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CATECHISMO DEGLI ADULTI

CATECHISMO DEGLI ADULTI
INDICE TEMATICO
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Catechismo degli Adulti

Testamento 47-52 , 68
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L’Antico Testamento
[47]  Gli eventi prendono avvio con alcuni pastori nomadi, in cui successivamente il popolo di Israele riconoscerà i propri antenati: Abramo, Isacco e Giacobbe. Il primo di loro viene presentato come grande amico di Dio e padre dei credenti. Dio lo chiama fuori della sua terra di origine e lo benedice con una promessa di portata universale: «Renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare... Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra» (Gen 22,1718).
[48]  A questi antichi patriarchi si ricollegano alcune tribù, che in Egitto finiscono per trovarsi in una condizione intollerabile di schiavitù e fuggono verso il Sinai. Le guida Mosè, un uomo straordinario, al quale nella solitudine del deserto Dio ha rivelato il suo nome misterioso: JHWH
nota
Scriviamo così il nome di Dio rivelato a Mosè. Il tetragramma sacro andrebbe letto “Jahvèh”, ma la tradizione ebraica considera questo nome impronunziabile e suggerisce di dire in suo luogo “Adonài”, cioè “Signore”, o di pronunziare un altro titolo divino. Per rispetto ai nostri fratelli ebrei, questo catechismo invita a fare altrettanto e in ogni caso riduce all’indispensabile l’uso del tetragramma sacro.
, «Io sono colui che sono!» (Es 3,14). Ora, nel deserto, con il dono dell’alleanza e della legge, Dio plasma un popolo, Israele, come sua proprietà, segno della sua presenza davanti alle nazioni: «Voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa» (Es 19,5-6).
Al cammino nel deserto fa seguito l’insediamento nella terra di Canaan, l’epoca di Giosuè e dei Giudici, segnata dai contatti e dai conflitti con le popolazioni del luogo. Il popolo nomade si trasforma lentamente in un popolo residenziale di agricoltori. Sorprendentemente, non assume la religione politeista del paese, incentrata sulle energie della natura e della fecondità; ne respinge, sia pure con fatica, la tentazione seducente e conserva il culto del suo unico Dio, JHWH.
[49] Intorno al 1000 a.C. la federazione delle tribù diventa un regno organizzato. Però, contrariamente a ciò che accade presso le nazioni circostanti, il re non viene divinizzato; rimane sottoposto a giudizio e contestazione. Dio guida il popolo soprattutto attraverso i profeti, da lui chiamati e fortificati con una speciale manifestazione della sua presenza; lo conduce avanti per strade non facili verso esperienze inedite.
[50]  Duri di cuore, inclini all’idolatria, all’ingiustizia e alla corruzione, 2-39.pnggli israeliti entrano nei giochi delle potenze politiche e militari del tempo: assiri, egiziani, babilonesi. Finiscono per ricadere nella schiavitù e vengono condotti in esilio, lungo «i fiumi di Babilonia» (Sal 137,1). Per opera dei profeti, animati dallo Spirito di Dio, la sventura diventa purificazione. La religione dei vinti non scompare, come di solito accade; matura al contrario come un monoteismo più consapevole e con più elevate esigenze etiche. La speranza nel futuro non solo non si spegne, ma diventa attesa di un intervento definitivo di Dio, capace di produrre un rinnovamento totale. Perduta l’indipendenza politica, si accentua la consapevolezza di essere soprattutto una comunità religiosa. Con il ritorno dall’esilio, all’epoca dell’impero persiano, il popolo di Dio ritrova in Gerusalemme il proprio centro religioso, ma non la capitale di un regno, prospero e duraturo. Si sviluppa, invece, il fenomeno della “diaspora”, la dispersione di comunità israelite in mezzo alle nazioni pagane. Intanto Dio continua ad educare il suo popolo con l’insegnamento dei saggi; lo prepara ad accogliere il Messia; mantiene desta la speranza.
[51]  Il lungo cammino di Israele è una vera storia umana, con persone e 2-40.pngistituzioni, vicende private e pubbliche, episodi di bontà e di iniquità, di grandezza e di miseria. È anche una storia sorprendente per più aspetti: il monoteismo appassionato ed eticamente esigente, la personalità originale dei profeti, l’attesa del Messia salvatore. Caratteristica, soprattutto, è la consapevolezza di essere il popolo dell’alleanza: nella sua vicenda secolare, Israele sa di aver fatto l’esperienza della fedeltà di Dio, malgrado la propria infedeltà
nota
Cf. Os 2,4-25.
.
Il Nuovo Testamento
[52]  La rivelazione storica di Dio fin dall’inizio era orientata verso una meta. Giunge a compimento in Gesù di Nàzaret: «Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio» (Eb 1,1-2). «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge» (Gal 4,4).
Gesù visse in Palestina al tempo degli imperatori romani Augusto e Tiberio. «Passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui... Lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse... a testimoni prescelti» (At 10,38-41). Gesù, «appartenente alla stirpe di David, figlio di Maria, realmente nacque, mangiò e bevve. Realmente fu perseguitato sotto Ponzio Pilato; realmente fu crocifisso e morì alla presenza del cielo, della terra e degli inferi. Realmente risuscitò dai morti»
nota
Sant’Ignazio di Antiochia, Lettera ai cristiani di Tralle, 9, 1-2.
.
In lui Dio comunica personalmente se stesso
nota
Cf. Gv 14,9.
; manifesta il suo disegno di salvezza verso tutto il genere umano
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 2.
; ci induce a riconoscere che «Dio è amore» (1Gv 4,16). Gesù di Nàzaret è la Parola eterna di Dio fatta carne
nota
Cf. Gv 1,14.
, la sua rivelazione storica perfetta e insuperabile.
Unità della Bibbia
[68]  La Bibbia riferisce avvenimenti ed esperienze molto diversi tra loro; ma, proprio perché è ispirata da Dio, sa anche collegarli in una profonda unità, piena di significato. Vede tutta la storia come storia dell’alleanza di Dio con l’uomo, protesa verso una meta ultima. In definitiva, «tutta la Scrittura è un libro solo e quest’unico libro è Cristo»
nota
Ugo da San Vittore, L’arca di Noè, 2, 8.
. «Il Nuovo Testamento è nascosto nell’Antico e l’Antico Testamento è svelato nel Nuovo»
nota
Sant’Agostino, Questioni sull’Eptateuco, 2, 73.
. L’antica alleanza mantiene il suo valore come preparazione alla nuova. Attesa e compimento si illuminano reciprocamente.