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CATECHISMO DEGLI ADULTI

CATECHISMO DEGLI ADULTI
INDICE TEMATICO
Z



Catechismo degli Adulti

Scrittura Sacra 63-73 , 55-56 , 59 , 60 , 621 , 63-64 , 65 , 66 , 67 , 68 , 69-72 , 69 , 70 , 71 , 78 , 482 , 609 , 612 , 615 , 616 , 625-629 , 630-631 , 941 , 996

Formazione del canone
[63]  Fin dall’inizio i cristiani nelle loro assemblee leggono gli scritti dell’Antico Testamento, in cui si è sedimentata l’esperienza 2-43.pngreligiosa d’Israele. Ad essi via via si affiancano gli scritti di origine apostolica, che vanno a costituire il Nuovo Testamento. Alcuni accenni, presenti nei documenti stessi, attestano questo processo di formazione. Nella Lettera ai Colossesi si incontra questo invito: «Quando questa lettera sarà stata letta da voi, fate che venga letta anche nella Chiesa dei Laodicesi e anche voi leggete quella inviata ai Laodicesi» (Col 4,16). E in un altro scritto del Nuovo Testamento troviamo questa esortazione: «La magnanimità del Signore nostro giudicatela come salvezza, come anche il nostro carissimo fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data; così egli fa in tutte le lettere, in cui tratta di queste cose. In esse ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina» (2Pt 3,15-16).
[64]  A poco a poco si forma la raccolta di libri che costituiscono la Bibbia cristiana, accostando alla Legge, ai Profeti e agli altri scritti dell’Antico Testamento i testi del Nuovo Testamento, cioè i Vangeli, gli Atti, le Lettere e l’Apocalisse. Successivamente, anche per respingere le infiltrazioni dell’eresia, viene ufficialmente fissato l’elenco completo, o “canone”, dei libri sacri, riconosciuti dalla fede di tutta la Chiesa come propria regola suprema. Infine, nel secolo XVI, il concilio di Trento, prendendo posizione di fronte ai dubbi e alle negazioni emerse nel contesto della Riforma protestante, pone su questo argomento il sigillo della sua definizione
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. IV, Decr. Sui libri sacri e le tradizioni apostoliche - DS 1502-1504.
.
Elenco dei libri sacri
[65]  L’Antico Testamento comprende 46 libri: Genesi, Esodo, Levitico, 2-44.pngNumeri, Deuteronomio, Giosuè, Giudici, Rut, i due libri di Samuele, i due libri dei Re, i due libri delle Cronache, Esdra e Neemìa, Tobia, Giuditta, Ester, i due libri dei Maccabei, Giobbe, i Salmi, i Proverbi, il Qoèlet, il Cantico dei cantici, la Sapienza, il Siracide, Isaia, Geremia, le Lamentazioni, Baruc, Ezechiele, Daniele, Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachìa. Il Nuovo Testamento comprende 27 libri: i Vangeli di Matteo, di Marco, di Luca e di Giovanni, gli Atti degli apostoli, le Lettere di Paolo ai Romani, la prima e la seconda ai Corinzi, ai Galati, agli Efesini, ai Filippesi, ai Colossesi, la prima e la seconda ai Tessalonicesi, la prima e la seconda a Timoteo, a Tito, a Filemone, la Lettera agli Ebrei, la Lettera di Giacomo, la prima e la seconda Lettera di Pietro, le tre Lettere di Giovanni, la Lettera di Giuda e l’Apocalisse.
Ispirazione
[66]  Le Sacre Scritture non solo sono documento, ma anche parte integrante di una storia animata dallo Spirito di Dio. Da sempre la fede della Chiesa le considera ispirate. Sebbene siano state composte da autori umani, in un arco di tempo di circa mille anni, e rechino l’impronta di diverse personalità, esperienze, epoche e culture, esse hanno allo stesso tempo per autore Dio, in quanto egli è stato attivamente presente con il suo Spirito in tutto il processo di formazione di questi scritti, per comunicare attraverso gli autori umani il suo messaggio di salvezza: «Mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio» (2Pt 1,21); perciò «tutta la Scrittura è ispirata da Dio» (2Tm 3,16). Non solo contiene la parola di Dio, ma è essa stessa parola di Dio
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 24.
.
Verità
[67]  Essendo parola di Dio, i libri della Bibbia ci comunicano la Verità che è Dio stesso. In quanto opera di autori umani, si esprimono però secondo modalità letterarie tipiche delle epoche storiche in cui furono composti e sono condizionati dalle conoscenze storiche e scientifiche di quei tempi. Dio non si rivela per rispondere ad interrogativi di storia o di scienza: la verità che comunica nella sua rivelazione ed assicura nella Sacra Scrittura è la verità che egli ci dona «per la nostra salvezza»
nota
Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 11.
. Lette nella prospettiva della salvezza, le pagine della Bibbia sono realmente la verità della nostra vita; in questo senso in esse non c’è alcun errore.
Unità della Bibbia
[68]  La Bibbia riferisce avvenimenti ed esperienze molto diversi tra loro; ma, proprio perché è ispirata da Dio, sa anche collegarli in una profonda unità, piena di significato. Vede tutta la storia come storia dell’alleanza di Dio con l’uomo, protesa verso una meta ultima. In definitiva, «tutta la Scrittura è un libro solo e quest’unico libro è Cristo»
nota
Ugo da San Vittore, L’arca di Noè, 2, 8.
. «Il Nuovo Testamento è nascosto nell’Antico e l’Antico Testamento è svelato nel Nuovo»
nota
Sant’Agostino, Questioni sull’Eptateuco, 2, 73.
. L’antica alleanza mantiene il suo valore come preparazione alla nuova. Attesa e compimento si illuminano reciprocamente.
Interpretazione
[69] In quanto opera umana la Bibbia va studiata con criteri scientifici, di critica letteraria e storica. I testi appartengono a generi assai diversi: narrazioni, leggi, poesie, proverbi, lettere e altre forme ancora. I racconti, anche quando sono di genere storico, non sono mai semplici resoconti, ma interpretazioni del senso religioso presente negli avvenimenti.
CdA, 616
CONFRONTAVAI
[70] La ricerca letteraria e storica è solo il primo passo. La Bibbia è soprattutto parola di Dio. In quanto tale, va letta con criteri di fede, cioè tenendo presente l’unità globale del progetto divino che si attua nella storia, il punto di vista definitivo rivelato in Cristo, l’interpretazione della Chiesa garantita dallo Spirito Santo secondo le promesse di Gesù.
[71] I testi si riferiscono a realtà e avvenimenti che, considerati nell’insieme del disegno di salvezza, possono diventare a loro volta segno di altre realtà e avvenimenti. Dal senso letterale del testo sgorga un senso spirituale: un senso che riguarda Cristo, la vita del cristiano, la gloria eterna. Così, ad esempio, il tempio di Gerusalemme è figura di Cristo, presenza personale di Dio nella storia; significa la Chiesa, corpo di Cristo e tempio vivo dello Spirito; indica l’inabitazione della Trinità nel cuore del credente; preannuncia infine la perfetta comunione di Dio con gli uomini nell’eternità.
CdA, 639-640
CONFRONTAVAI
[72]  La storia è presentata realisticamente, senza nascondere i difetti dei protagonisti umani. Dio stesso manifesta le esigenze etiche della sua santità con gradualità, secondo una sapiente pedagogia, tenendo conto della durezza di cuore degli uomini
nota
Cf. Mt 19,8.
.
Nell’insieme la Bibbia racconta e spiega ciò che Dio ha fatto, fa e farà per la nostra salvezza; indica ciò che egli si aspetta da noi. Richiama il cammino compiuto perché esso prosegua ancora.
[73] La Sacra Scrittura, documento della rivelazione storica di Dio in eventi e parole, è essa stessa parola di Dio: lo Spirito Santo, che ne è autore, ha ispirato alcuni uomini in modo che, anch’essi veri autori, esprimessero convenientemente e senza errori la verità riguardante la salvezza degli uomini.
La Chiesa, animata dal medesimo Spirito che ha ispirato la Scrittura, ha riconosciuto i libri sacri e ne ha fissato l’elenco; li ha accolti e li accoglie come regola della fede e della vita cristiana; li interpreta fedelmente, perché chiunque cerca Dio lo possa incontrare.
Tradizione e Scrittura in Israele
[55]  La rivelazione di Dio è comunicazione viva, in una storia 2-41.pngintessuta di avvenimenti, personali e collettivi, e di parole, affidate originariamente ai suoi inviati. Il messaggio da questi portato entra in una tradizione comunitaria. Ogni civiltà è tradizione che passa da una generazione all’altra. Ogni religione è tradizione. Il popolo di Dio non fa eccezione: in Israele si trasmettono ricordi storici, convinzioni religiose, riti, canti, preghiere, leggi, sentenze sapienziali. È un patrimonio considerato sacro, perché alla sua origine c’è la rivelazione, consegnata da Dio ai suoi inviati. Viene custodito gelosamente e si accresce nel tempo, con il progredire della rivelazione. Per assicurarne una trasmissione più facile e fedele, viene anche messo per iscritto. Le Sacre Scritture diventano regola di fede e di vita; sono accolte come ispirate da Dio stesso.
[56]  Gesù di Nàzaret accetta la tradizione di Israele, contenuta nei libri sacri
nota
Cf. Mt 5,17.
; considera però semplicemente umane, e perciò caduche, le pur antiche tradizioni interpretative che gli scribi trasmettono con essa
nota
Cf. Mc 7,5813.
.
Tradizione e Bibbia
[59] La Tradizione vivente della fede accoglie l’eredità apostolica, in particolare la Sacra Scrittura, come propria norma; la porta con sé attraverso i secoli, la interpreta e la vive. Lo Spirito che l’ha guidata a riconoscere i libri sacri autentici e a fissarne l’elenco, il canone, la pone costantemente in atteggiamento di ascolto e di obbedienza, perché l’interpretazione sia corretta e obiettiva. D’altra parte, la sua luce fa sì che nella Tradizione la Bibbia rimanga parola viva e feconda.
CdA, 615
CONFRONTAVAI
Ruolo del Magistero nella Tradizione
[60]  Sia nella Sacra Scrittura sia nella Chiesa risuonano molte voci. Non è sempre facile discernere il genuino messaggio rivelato. A servizio di esso, il Signore ha posto il magistero del papa e dei vescovi. Con l’autorità di Cristo e la grazia speciale dello Spirito, in atteggiamento di umile ascolto e di incondizionata fedeltà, essi hanno il compito di «interpretare autenticamente la parola di Dio scritta o trasmessa»
nota
Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 10.
.
CdA, 561
CONFRONTAVAI
CdA 563
CONFRONTAVAI
CdA 618-621
CONFRONTAVAI
[621]  Accanto all’insegnamento definitivo e infallibile, vi è un 14-296.pnginsegnamento ordinario non definitivo del papa e dei vescovi in materia di fede e di agire morale, che ha lo scopo di guidare il popolo di Dio verso una profonda comprensione e una coerente prassi cristiana. Anche questo insegnamento ordinario non definitivo gode di una particolare assistenza divina. Esige un assenso interiore, non però un’adesione totale di fede come il precedente.
Sacra Scrittura, Tradizione, magistero dei vescovi e del papa sono congiunti insieme «sotto l’azione del medesimo Spirito Santo»
nota
Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 10.
. Il Magistero è l’interprete autentico posto a servizio della Scrittura e della Tradizione: piamente ascolta, santamente custodisce e fedelmente espone la verità di Dio contenuta in esse
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 10.
.
Formazione del canone
[63]  Fin dall’inizio i cristiani nelle loro assemblee leggono gli scritti dell’Antico Testamento, in cui si è sedimentata l’esperienza 2-43.pngreligiosa d’Israele. Ad essi via via si affiancano gli scritti di origine apostolica, che vanno a costituire il Nuovo Testamento. Alcuni accenni, presenti nei documenti stessi, attestano questo processo di formazione. Nella Lettera ai Colossesi si incontra questo invito: «Quando questa lettera sarà stata letta da voi, fate che venga letta anche nella Chiesa dei Laodicesi e anche voi leggete quella inviata ai Laodicesi» (Col 4,16). E in un altro scritto del Nuovo Testamento troviamo questa esortazione: «La magnanimità del Signore nostro giudicatela come salvezza, come anche il nostro carissimo fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data; così egli fa in tutte le lettere, in cui tratta di queste cose. In esse ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina» (2Pt 3,15-16).
[64]  A poco a poco si forma la raccolta di libri che costituiscono la Bibbia cristiana, accostando alla Legge, ai Profeti e agli altri scritti dell’Antico Testamento i testi del Nuovo Testamento, cioè i Vangeli, gli Atti, le Lettere e l’Apocalisse. Successivamente, anche per respingere le infiltrazioni dell’eresia, viene ufficialmente fissato l’elenco completo, o “canone”, dei libri sacri, riconosciuti dalla fede di tutta la Chiesa come propria regola suprema. Infine, nel secolo XVI, il concilio di Trento, prendendo posizione di fronte ai dubbi e alle negazioni emerse nel contesto della Riforma protestante, pone su questo argomento il sigillo della sua definizione
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. IV, Decr. Sui libri sacri e le tradizioni apostoliche - DS 1502-1504.
.
Elenco dei libri sacri
[65]  L’Antico Testamento comprende 46 libri: Genesi, Esodo, Levitico, 2-44.pngNumeri, Deuteronomio, Giosuè, Giudici, Rut, i due libri di Samuele, i due libri dei Re, i due libri delle Cronache, Esdra e Neemìa, Tobia, Giuditta, Ester, i due libri dei Maccabei, Giobbe, i Salmi, i Proverbi, il Qoèlet, il Cantico dei cantici, la Sapienza, il Siracide, Isaia, Geremia, le Lamentazioni, Baruc, Ezechiele, Daniele, Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachìa. Il Nuovo Testamento comprende 27 libri: i Vangeli di Matteo, di Marco, di Luca e di Giovanni, gli Atti degli apostoli, le Lettere di Paolo ai Romani, la prima e la seconda ai Corinzi, ai Galati, agli Efesini, ai Filippesi, ai Colossesi, la prima e la seconda ai Tessalonicesi, la prima e la seconda a Timoteo, a Tito, a Filemone, la Lettera agli Ebrei, la Lettera di Giacomo, la prima e la seconda Lettera di Pietro, le tre Lettere di Giovanni, la Lettera di Giuda e l’Apocalisse.
Ispirazione
[66]  Le Sacre Scritture non solo sono documento, ma anche parte integrante di una storia animata dallo Spirito di Dio. Da sempre la fede della Chiesa le considera ispirate. Sebbene siano state composte da autori umani, in un arco di tempo di circa mille anni, e rechino l’impronta di diverse personalità, esperienze, epoche e culture, esse hanno allo stesso tempo per autore Dio, in quanto egli è stato attivamente presente con il suo Spirito in tutto il processo di formazione di questi scritti, per comunicare attraverso gli autori umani il suo messaggio di salvezza: «Mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio» (2Pt 1,21); perciò «tutta la Scrittura è ispirata da Dio» (2Tm 3,16). Non solo contiene la parola di Dio, ma è essa stessa parola di Dio
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 24.
.
Verità
[67]  Essendo parola di Dio, i libri della Bibbia ci comunicano la Verità che è Dio stesso. In quanto opera di autori umani, si esprimono però secondo modalità letterarie tipiche delle epoche storiche in cui furono composti e sono condizionati dalle conoscenze storiche e scientifiche di quei tempi. Dio non si rivela per rispondere ad interrogativi di storia o di scienza: la verità che comunica nella sua rivelazione ed assicura nella Sacra Scrittura è la verità che egli ci dona «per la nostra salvezza»
nota
Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 11.
. Lette nella prospettiva della salvezza, le pagine della Bibbia sono realmente la verità della nostra vita; in questo senso in esse non c’è alcun errore.
Unità della Bibbia
[68]  La Bibbia riferisce avvenimenti ed esperienze molto diversi tra loro; ma, proprio perché è ispirata da Dio, sa anche collegarli in una profonda unità, piena di significato. Vede tutta la storia come storia dell’alleanza di Dio con l’uomo, protesa verso una meta ultima. In definitiva, «tutta la Scrittura è un libro solo e quest’unico libro è Cristo»
nota
Ugo da San Vittore, L’arca di Noè, 2, 8.
. «Il Nuovo Testamento è nascosto nell’Antico e l’Antico Testamento è svelato nel Nuovo»
nota
Sant’Agostino, Questioni sull’Eptateuco, 2, 73.
. L’antica alleanza mantiene il suo valore come preparazione alla nuova. Attesa e compimento si illuminano reciprocamente.
Interpretazione
[69] In quanto opera umana la Bibbia va studiata con criteri scientifici, di critica letteraria e storica. I testi appartengono a generi assai diversi: narrazioni, leggi, poesie, proverbi, lettere e altre forme ancora. I racconti, anche quando sono di genere storico, non sono mai semplici resoconti, ma interpretazioni del senso religioso presente negli avvenimenti.
CdA, 616
CONFRONTAVAI
[70] La ricerca letteraria e storica è solo il primo passo. La Bibbia è soprattutto parola di Dio. In quanto tale, va letta con criteri di fede, cioè tenendo presente l’unità globale del progetto divino che si attua nella storia, il punto di vista definitivo rivelato in Cristo, l’interpretazione della Chiesa garantita dallo Spirito Santo secondo le promesse di Gesù.
[71] I testi si riferiscono a realtà e avvenimenti che, considerati nell’insieme del disegno di salvezza, possono diventare a loro volta segno di altre realtà e avvenimenti. Dal senso letterale del testo sgorga un senso spirituale: un senso che riguarda Cristo, la vita del cristiano, la gloria eterna. Così, ad esempio, il tempio di Gerusalemme è figura di Cristo, presenza personale di Dio nella storia; significa la Chiesa, corpo di Cristo e tempio vivo dello Spirito; indica l’inabitazione della Trinità nel cuore del credente; preannuncia infine la perfetta comunione di Dio con gli uomini nell’eternità.
CdA, 639-640
CONFRONTAVAI
[72]  La storia è presentata realisticamente, senza nascondere i difetti dei protagonisti umani. Dio stesso manifesta le esigenze etiche della sua santità con gradualità, secondo una sapiente pedagogia, tenendo conto della durezza di cuore degli uomini
nota
Cf. Mt 19,8.
.
Nell’insieme la Bibbia racconta e spiega ciò che Dio ha fatto, fa e farà per la nostra salvezza; indica ciò che egli si aspetta da noi. Richiama il cammino compiuto perché esso prosegua ancora.
Interpretazione
[69] In quanto opera umana la Bibbia va studiata con criteri scientifici, di critica letteraria e storica. I testi appartengono a generi assai diversi: narrazioni, leggi, poesie, proverbi, lettere e altre forme ancora. I racconti, anche quando sono di genere storico, non sono mai semplici resoconti, ma interpretazioni del senso religioso presente negli avvenimenti.
CdA, 616
CONFRONTAVAI
[70] La ricerca letteraria e storica è solo il primo passo. La Bibbia è soprattutto parola di Dio. In quanto tale, va letta con criteri di fede, cioè tenendo presente l’unità globale del progetto divino che si attua nella storia, il punto di vista definitivo rivelato in Cristo, l’interpretazione della Chiesa garantita dallo Spirito Santo secondo le promesse di Gesù.
[71] I testi si riferiscono a realtà e avvenimenti che, considerati nell’insieme del disegno di salvezza, possono diventare a loro volta segno di altre realtà e avvenimenti. Dal senso letterale del testo sgorga un senso spirituale: un senso che riguarda Cristo, la vita del cristiano, la gloria eterna. Così, ad esempio, il tempio di Gerusalemme è figura di Cristo, presenza personale di Dio nella storia; significa la Chiesa, corpo di Cristo e tempio vivo dello Spirito; indica l’inabitazione della Trinità nel cuore del credente; preannuncia infine la perfetta comunione di Dio con gli uomini nell’eternità.
CdA, 639-640
CONFRONTAVAI
Singolarità di Gesù
[78] La figura di Gesù è così singolare che nessuno avrebbe potuto immaginarla, se non si fosse imposta da sé. Gesù è diverso dai grandi uomini religiosi: non manifesta incertezze, non si riconosce peccatore; parla e opera con una sicurezza e un potere senza pari. Identifica concretamente se stesso e il proprio agire con la presenza di Dio e la venuta del suo regno; rivendica un’autorità superiore a quella dei profeti; si considera decisivo per la salvezza, esigendo dedizione incondizionata.
CdA, 213
CONFRONTAVAI
Apostolicità della Chiesa
[482]  Per i primi cristiani il regno di Dio coincide con la presenza del Signore Gesù che comunica il suo Spirito; non è un’intuizione o un progetto da elaborare, ma una persona da accogliere.
La Chiesa vive di Cristo mediante lo Spirito. È chiamata a conformarsi a lui e, per conformarsi a lui, ha bisogno di ricordare tutto quello che egli ha detto e ha fatto
nota
Cf. Gv 14,26.
. Sa che il fondamento è stato posto una volta per sempre e solo su quello si deve edificare: solo condividendo l’esperienza originaria degli apostoli, si può entrare nella comunione del Padre e del Figlio
nota
Cf. 1Gv 1,1-3.
; solo attraverso la loro mediazione, che rimane operante sino alla fine del mondo, le nazioni diventano discepole di Gesù.
La Chiesa è apostolica in quanto, attraverso la Scrittura e la Tradizione vivente, riceve dagli apostoli la dottrina e l’esperienza della fede, i sacramenti della grazia e il ministero dei pastori, in modo da essere fedele a Cristo e partecipare alla sua vita.
CdA, 608
CONFRONTAVAI
609] Non si vive di solo pane. I credenti vivono della parola di Dio, consegnata una volta per sempre nella Sacra Scrittura e attualizzata incessantemente dallo Spirito di verità mediante la Tradizione viva della Chiesa. Dall’ascolto assiduo, attento e devoto di essa prendono forza e orientamento l’annuncio, la preghiera e l’impegno cristiano.
Rivelazione attualizzata
[612]  Il cristianesimo non è la religione di un libro, per quanto sacro possa essere, ma la religione «della Parola incarnata e vivente»
nota
San Bernardo di Chiaravalle, Lodi alla Beata Vergine Maria che riceve l’annunzio, 4, 11.
.
Nella Chiesa «Dio parla al suo popolo e Cristo annunzia ancora il vangelo»
nota
Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 33.
. Lo fa attualizzando incessantemente la rivelazione compiuta «una volta per sempre» e consegnata alla Sacra Scrittura e alla Tradizione della fede
nota
Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 7.
. Quando nella Chiesa sotto la guida dei pastori si legge e si interpreta correttamente la Sacra Scrittura, il Cristo risorto rivolge ancora la sua parola agli uomini, una parola viva, come risuscitata dal libro, carica della forza dello Spirito Santo
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 7.
. Non insegna solo una dottrina, ma realizza un incontro e un evento di grazia: suscita la fede; rigenera chi ascolta
nota
Cf. 1Pt 1,23.
e lo fa passare «dalla morte alla vita» (Gv 5,24); raduna il popolo di Dio e lo conduce per le sue vie
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Presbyterorum ordinis, 4.
.
CCC, 79CCC 108CCC 1084CdA, 58
CONFRONTAVAI
La Sacra Scrittura norma della fede
[615]  Molti, anche praticanti, si considerano cattolici, ma a modo 14-294.pngproprio. Non si curano seriamente della parola di Dio. Ignorano la Sacra Scrittura, oppure ne danno un’interpretazione individuale o di gruppo, senza tener conto dell’interpretazione autentica del magistero ecclesiale. Invece, chiamato a vivere la fede, il cristiano ha bisogno di leggere il libro sacro e di leggerlo in accordo con la Chiesa.
Infallibilità della Chiesa
[616]  La fede della Chiesa riconosce nella Scrittura la propria norma e ad essa si sente vincolata; tuttavia, come a suo tempo ne ha fissato il canone, l’elenco dei libri sacri, così in ogni epoca si sente autorizzata a interpretarla, perché sa di essere animata dal medesimo Spirito Santo, che ne è l’autore
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 12.
. Gesù si è impegnato ad accompagnare «fino alla fine del mondo» (Mt 28,20) gli annunciatori del vangelo, da lui stesso inviati, tanto che «chi non crederà sarà condannato» (Mc 16,16); ha assicurato per sempre l’assistenza dello Spirito Paraclito, per condurre i discepoli «alla verità tutta intera» (Gv 16,13) e sostenere la loro testimonianza di fede. Perciò la Chiesa, fin dalle origini, è convinta di possedere questa presenza del Signore risorto e del suo Spirito, che fa di lei la «colonna» e il «sostegno della verità» (1Tm 3,15) e consente ai suoi pastori di guidare i fratelli «all’unità della fede e della conoscenza» (Ef 4,13) e di custodire inalterato il «deposito» (2Tm 1,14) della dottrina cristiana. Di fatto, pur avendo commesso errori in altri campi, mai si è contraddetta nella dottrina della fede, in mezzo a tanti sconvolgimenti storici.
Discepoli e testimoni della Parola
[625] La fede è una vittoria difficile, sempre rimessa in questione. La speranza spesso è contraddetta dall’esperienza. La carità può perdere facilmente il suo fervore. Dove attingere energia per la vita cristiana? Su quale fondamento edificare la comunità?
Il cristiano e la Chiesa nascono e crescono in virtù della parola di Dio e dei sacramenti. La Chiesa proclama e ascolta la Parola: vive di essa. La proclamazione assume forme diverse. Un primo annuncio del vangelo, incentrato sulla persona di Gesù Cristo e sul mistero pasquale, viene portato, in vista della conversione, a coloro che ancora non l’hanno conosciuto o sono rimasti indifferenti o increduli. Una catechesi più completa e sistematica viene proposta a quanti si mettono in cammino verso una fede più matura. Una liturgia della Parola costituisce la prima parte della santa Messa, centro di tutta l’esperienza cristiana. Anzi ogni celebrazione di sacramenti, di benedizioni, di liturgia delle ore riceve la sua impronta dalla parola di Dio, contenuta nella Sacra Scrittura: «Da essa vengono tratte le letture da spiegare nell’omelia e i salmi da cantare; del suo afflato e del suo spirito sono permeate le preci, le orazioni e gli inni liturgici e da essa prendono significato le azioni e i segni»
nota
Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 24.
.
CCC, 1349
[626]  Attraverso testi redatti in tempi lontani, Dio ci rivolge adesso la sua parola. Ci ricorda le meraviglie compiute nell’Antico e nel Nuovo Testamento, perché vuole ancora agire nella stessa direzione. Ci ripropone la memoria di Cristo, per ricreare in noi i suoi atteggiamenti e prolungare, in certo modo, la sua incarnazione in virtù dello Spirito
nota
Cf. Ef 3,17.
.
La Parola scuote il nostro torpore, risponde alle nostre domande, allarga i nostri orizzonti, ci offre i criteri per interpretare e valutare i fatti e le situazioni. D’altra parte viene compresa sempre in modo nuovo. È come uno specchio, in cui ciascuno può scorgere la propria immagine e la propria storia
nota
Cf. Gc 1,23-25.
. «La Scrittura cresce con chi la legge»
nota
San Gregorio Magno, Omelie su Ezechiele, 1, 7, 8. Cf. Origene, I principî, 4, 2, 4; Smaragdo, Diadema dei monaci, 3.
.
[627]  Il credente, docile all’ascolto, viene assimilato a Cristo nel pensare e nell’agire. Può dire con l’apostolo Paolo: «Per me il vivere è Cristo» (Fil 1,21). Diventa egli stesso un’eco della Parola, una «lettera di Cristo... scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente», che può essere «conosciuta e letta da tutti gli uomini» (2Cor 3,2-3). «Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Lc 11,28).
La proclamazione liturgica
[628]  Particolare efficacia ha la Parola proclamata nel contesto della celebrazione dei sacramenti. La salvezza, preparata mediante le figure dell’Antico Testamento e attuata una volta per sempre in Gesù Cristo nel Nuovo Testamento, viene ripresentata nei riti sacramentali, per essere poi accolta e vissuta nell’esistenza quotidiana: «Quelle cose che crediamo siano avvenute storicamente, devono ora attualizzarsi in noi misticamente»
nota
San Gregorio Magno, Commento al Libro di Giobbe, 35, 15, 35.
. La Parola conduce al sacramento; ne fa emergere il significato; ne prepara la ricezione fruttuosa, alimentando le convenienti disposizioni.
CCC, 103
[629]  Soprattutto nella santa Messa la mensa della parola prepara quella del corpo di Cristo. «Nutrita spiritualmente all’una e all’altra mensa, la Chiesa da una parte si arricchisce nella dottrina e dall’altra si rafforza nella santità»
nota
Messale Romano, Ordinamento delle letture della Messa, 10.
. Vengono proclamate tre letture nei giorni festivi secondo un ciclo triennale e due nei giorni feriali secondo un ciclo biennale. Segue l’omelia, che svolge una funzione attualizzante, come l’intervento di Gesù nella sinagoga di Nàzaret, dopo la lettura del testo di Isaia: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi» (Lc 4,21). Non dovrebbero mancare riferimenti a situazioni concrete, a esperienze e testimonianze di vita cristiana, per guidare i fedeli ad «esprimere nella vita ciò che hanno ricevuto nella fede»
nota
Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 10.
. «La predica è efficace, ha una sua eloquenza, quando parlano le opere»
nota
Sant’Antonio di Padova, Discorsi per la Pentecoste, 1, 5.
.
Lectio divina
[630] Altro ambito privilegiato per l’ascolto orante della Parola è quello costituito dalla pratica della “lectio divina”.
Già nella Sacra Scrittura è insistente l’invito a recitare e meditare assiduamente la parola di Dio, per poterla vivere: «Non si allontani dalla tua bocca il libro di questa legge, ma mèditalo giorno e notte, perché tu cerchi di agire secondo quanto vi è scritto» (Gs 1,8); «La bocca del giusto proclama la sapienza, e la sua lingua esprime la giustizia; la legge del suo Dio è nel suo cuore, i suoi passi non vacilleranno» (Sal 37,30-31).
Presso i Padri della Chiesa la lettura orante della Bibbia è raccomandata come via privilegiata per stabilire un contatto vivo con Dio: «Impara a conoscere il cuore di Dio nelle parole di Dio»
nota
San Gregorio Magno, Registro delle lettere, 5, 46.
. I monaci si accostano al libro sacro, cercando «non tanto la scienza, quanto il gusto delle realtà divine»
nota
Arnolfo di Bohéries, Lo specchio dei monaci, 1.
. Individuano i principali momenti in cui si articola questa preghiera. «La lettura è l’applicazione dello spirito alle Sacre Scritture; la meditazione è l’investigazione accurata di una verità nascosta con l’aiuto della ragione; l’orazione è la tensione devota del cuore verso Dio per allontanare il male e ottenere il bene; la contemplazione è l’elevazione dell’anima a Dio, anima che è avvinta dal gusto delle gioie eterne. La lettura ricerca la dolcezza ineffabile della vita beata; la meditazione la trova; l’orazione la chiede; la contemplazione la gusta... La lettura porta il nutrimento alla bocca, la meditazione lo mastica e lo trita; l’orazione lo assapora e la contemplazione è questo sapore medesimo che riempie di gioia e rifocilla»
nota
Guigo II il Certosino, Sul modo di fare orazione, 1, 1; 2, 2.
.
CCC, 1177CCC 2708
[631] Oggi la pratica della “lectio divina” si va diffondendo tra i fedeli, con qualche integrazione rispetto al modello classico. Si possono indicare cinque momenti, che corrispondono al dinamismo stesso della fede.
La lettura offre il cibo della Parola. Va fatta con attenzione, pacatezza, senza sorvolare ciò che sembra secondario, interpretando correttamente il senso oggettivo storico. Occorre leggere e rileggere, rilevando ciò che appare più significativo, lasciandosi mettere in questione.
La meditazione rumina la parola, la custodisce nel cuore come Maria
nota
Cf. Lc 2,1951.
. Ciò che è stato letto viene confrontato con passi biblici paralleli, con i misteri della fede, con la vita personale, con gli avvenimenti e le situazioni della storia di oggi. Si risvegliano sentimenti di pace, di gioia, di generosità e di coraggio. Si cerca di discernere la concreta volontà del Signore e si prende un impegno preciso.
L’orazione esprime i sentimenti e i desideri santi che nascono nel 14-299.pngcuore. La parola di Dio entrata in noi si fa parola nostra rivolta a Dio. Si possono ripetere in dialogo con lui formule ricavate dal testo letto o espressioni spontanee di lode, di gratitudine, di rimorso, di supplica, di intercessione.
La contemplazione rivolge a Dio l’attenzione amorosa e adorante, in profondo silenzio, senza parole. Per qualche istante può ottenere un’intuizione vivida della sua presenza.
La comunicazione condivide con altri fratelli la risonanza interiore che la Parola, letta, meditata, pregata e contemplata, ha avuto nel proprio cuore. Può avvenire all’interno di una sobria celebrazione comunitaria, in cui si proclama ancora la stessa Parola, acclamandola eventualmente con il canto.
Questo ultimo momento della preghiera vera e propria si prolunga nella missione, testimoniando con le azioni della vita quotidiana la Parola che ha preso carne nel credente. Accogliendo in sé l’amore di Dio per tutti, ci si dona generosamente agli altri.
Il metodo, così articolato e completo, mette in particolare evidenza come la parola di Dio comunichi la vita di Dio. I metodi nella preghiera possono essere molti, come del resto nella catechesi e nello studio. Ma l’incontro assiduo con la Parola è necessario a tutti per ricevere, mantenere e sviluppare la vita cristiana.
[941]  La vita spirituale si nutre della parola di Dio. Il contatto con essa deve essere assiduo. Le modalità possono essere varie: proclamazione liturgica e omelia, catechesi, studio personale, meditazione e lettura spirituale. Chi ne ha la possibilità è bene che almeno qualche volta faccia l’esperienza estremamente fruttuosa di un ascolto prolungato e intenso nei ritiri e negli esercizi spirituali.
CdA, 625-631
CONFRONTAVAI
Meditazione
[996]  La meditazione consiste nel riflettere su qualche verità della fede, per crederla con più convinzione, amarla come un valore attraente e concreto, praticarla con l’aiuto dello Spirito Santo. Si tratta di una «conoscenza amorosa»
nota
San Giovanni della Croce,Salita del monte Carmelo, 2, 14, 2.
. Implica riflessione, amore e proposito pratico. Il suo valore sta «non nel molto pensare, ma nel molto amare»
nota
Santa Teresa d’Avila, Castello interiore, 4, 1, 7; Id.,Fondazioni, 5, 2.
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I metodi possono essere quanto mai diversi. Si può meditare recitando adagio il “Padre nostro”, ripetendo lentamente una frase biblica, guardando con devozione un’immagine sacra. Di solito ci si aiuta con la lettura di un passo biblico, di un testo liturgico o di un libro di spiritualità. Eccone una esemplificazione per una durata di almeno mezz’ora: mettersi alla presenza di Dio, coinvolgendo anche il corpo in posizione adatta; invocare lo Spirito Santo maestro interiore della preghiera; leggere un testo breve; considerare il contenuto, il suo valore, le sue motivazioni; rivedere alla sua luce la propria vita, le carenze, gli ostacoli e le possibilità; dialogare con il Signore, esprimendo affetti e propositi; condensare l’impegno preso o il senso centrale dell’esercizio svolto in una giaculatoria o comunque in una formula breve, da ricordare e vivere durante il giorno.