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CATECHISMO DEGLI ADULTI

CATECHISMO DEGLI ADULTI
INDICE TEMATICO
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Catechismo degli Adulti

Culto 20 , 635 , 158 , 384 , 792-795
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Il senso religioso
[20] Il senso religioso è l’apertura al Mistero che sostiene il mondo e l’esistenza umana. Viene vissuto all’interno di una comunità, mediante l’accettazione di una dottrina, il culto pubblico e l’osservanza di norme morali. Del Mistero, intravisto solo indirettamente, si parla con il linguaggio dei simboli e delle analogie. Con i riti si evoca la sua presenza e se ne riceve l’energia, che conserva e accresce la vita. Con il giusto comportamento si partecipa all’ordine sapiente del mondo, da esso stabilito.
Linguaggio simbolico
[635]  L’uomo, essere spirituale e corporeo, percepisce ed esprime le realtà 15-305.pngspirituali mediante segni materiali o simboli. La sua vita quotidiana è intessuta di azioni simboliche: sorrisi, lacrime, strette di mano, baci, abbracci. Basta pensare ai rapporti tra amici, fidanzati, sposi, genitori e figli. Le parole da sole sarebbero del tutto inadeguate, specialmente nei momenti intensi di amore, di gioia e di dolore. I gesti rafforzano le parole; danno corpo alle intuizioni, ai valori e ai sentimenti; toccano il cuore e plasmano la personalità.
Il linguaggio simbolico è un modo di essere e di comunicare. Coinvolge tutta la persona: intelligenza, volontà, affettività e corporeità. Non solo rappresenta le realtà spirituali invisibili, ma le contiene e le comunica effettivamente.
L’esperienza religiosa si serve del linguaggio simbolico come mediazione dell’incontro con la divinità. Il mondo è come un grande simbolo della grandezza di Dio e della sua vicinanza. La luce, il fuoco, l’aria, l’acqua, l’avvicendarsi delle stagioni, i frutti della terra, ogni realtà visibile rimanda al di là di se stessa, verso il Mistero. I gesti della vita sociale si caricano spontaneamente di senso religioso. Partecipare a un convito non è solo prendere cibo, ma è un modo di interpretare la realtà, un modo di essere con le cose, con gli altri e in definitiva con Dio. La relazione con Dio viene vissuta con più intensità nei passaggi critici della vita - nascita, crescita, matrimonio, morte - o negli avvenimenti storici in cui si riconoscono importanti valori e motivi di speranza.
Tutte le religioni fanno largo uso di gesti simbolici, organizzandoli in sistemi più o meno complessi, cioè in riti. I simboli presentano analogie e convergenze sorprendenti; ma i significati sono per lo più molto diversi da una religione all’altra.
CCC, 1145-1149
[158]  In questa prospettiva Gesù ridimensiona lo stesso culto incentrato sul tempio di Gerusalemme
nota
Cf. Gv 4,21.
, simbolo dell’unità e dell’identità di Israele. Più volte all’anno, in occasione delle grandi 4-90.pngfeste, sale in pellegrinaggio alla città santa, con esemplare devozione. Eppure dice parole e compie gesti, che inequivocabilmente relativizzano il ruolo del tempio. Dichiara più necessario riconciliarsi con il fratello che non portare offerte sacrificali all’altare
nota
Cf. Mt 5,23-24.
, rispettare i genitori che non consacrare doni votivi
nota
Cf. Mt 15,3-6.
. Si ritiene esente dal dovere di pagare la tassa annuale al tempio. Considera se stesso più grande del tempio
nota
Cf. Mt 12,6.
e si rende protagonista di un’azione simbolica, la cacciata dei venditori, con cui intende significare non tanto la purificazione, quanto il superamento del culto tradizionale. Infine preannuncia la distruzione dell’edificio stesso: «Non rimarrà qui pietra su pietra» (Mc 13,2).
È facile capire perché a Gerusalemme tra i sacerdoti e i notabili della setta dei sadducei ci si metta in allarme e si cerchi di farlo morire
nota
Cf. Lc 19,47.
. La loro ostilità va ad aggiungersi a quella di una parte dei farisei, che lo incalza già dai primi giorni della predicazione in Galilea. Ai loro occhi Gesù di Nàzaret appare un falso profeta, perché non restaura, ma sovverte la religione tradizionale.
[384] Le rappresentazioni letterarie e artistiche dei secoli passati sono diventate estranee alla cultura del nostro tempo. Sarebbe però un errore pericoloso relegare il demonio nel mondo della pura fantasia: la più fine astuzia del diavolo, secondo un detto famoso, sta proprio nel persuadere la gente che lui non esiste. D’altra parte non bisogna vedere la sua presenza dappertutto e alimentare paure irrazionali o un interesse malsano. Satana esercita un certo fascino sull’uomo moderno, che all’efficienza tecnica tende ad associare l’efficienza magica, cioè la manipolazione a proprio vantaggio delle forze preternaturali. Di qui la diffusione di pratiche superstiziose e culti satanici. Chi cerca Satana, l’ha già trovato. La sete di potere ad ogni costo si oppone radicalmente all’atteggiamento di fede, che è abbandono fiducioso alla volontà di Dio.
Motivazioni e diffusione
[792]  Maria ha una posizione del tutto singolare nel mistero di Cristo e della Chiesa: è Madre del Figlio di Dio, cooperatrice del Salvatore, tutta santa, modello e madre della Chiesa, vicina con la sua intercessione e con la sua azione alle necessità di tutti gli uomini. Perciò giustamente viene venerata con un culto superiore a quello degli angeli e dei santi
nota
Cf. Paolo VI, Marialis cultus, 56.
. I santi stessi gareggiano nella lode verso di lei: «O Maria, mare pacifico, Maria donatrice di pace, Maria terra fruttifera. Tu, Maria, sei quella pianta novella della quale abbiamo il fiore odorifero del Verbo Unigenito figliuolo di Dio, perché in te, terra fruttifera, fu seminato questo Verbo. Tu sei la terra e sei la pianta. O Maria, carro di fuoco, tu portasti il fuoco nascosto e velato sotto la cenere della tua umanità»
nota
Santa Caterina da Siena, OrazioneXI.
.
CdA, 970-971
CONFRONTAVAI
[793]  «Tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc 1,48). Duemila anni di storia lo dimostrano: liturgia e devozione popolare, canti e immagini mirabili, rosario e “angelus Domini”, pellegrinaggi e santuari, comunità ecclesiali, congregazioni religiose e correnti di spiritualità, peccatori e santi alimentano su tutta la terra la lode perenne di Maria.
L’entusiasmo delle folle si accende facilmente in occasione di presunte apparizioni. La loro autenticità non può essere negata pregiudizialmente, perché Maria accompagna il nostro cammino storico con premura materna e può comunicare con noi, adattandosi alla nostra condizione terrena. Occorre però un prudente discernimento sotto la guida della competente autorità ecclesiale, perché illusioni e inganni sono frequenti e dannosi. In ogni caso non ci si deve attendere un messaggio nuovo rispetto al vangelo, ma solo un richiamo ad esso, in vista di una più seria conversione.
La vera devozione
[794]  Il concilio Vaticano II insegna che la vera devozione non ha niente 20-389.pnga che fare con la curiosità, la vana credulità, il miracolismo, il superficiale sentimentalismo e il formalismo delle pratiche esteriori; ma consiste piuttosto nel riconoscere la singolare dignità di Maria, nel rivolgersi a lei con fiducia e amore filiale, nell’imitare le sue virtù, per seguire Cristo insieme con lei
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 67.
.
Secondo sant’Agostino, «onorare e non imitare altro non è che bugiarda adulazione»
nota
Sant’Agostino, Discorsi, 325, 1.
. Maria vuole essere modello, non solo rifugio. Non è una madre protettiva e possessiva, che blocca i figli nell’infantilismo; ma una madre che fa crescere verso la maturità e spinge ad affrontare il rischio. Accogliere lei tra le cose proprie
nota
Cf. Gv 19,27.
, come il discepolo che Gesù amava, significa soprattutto assimilare i suoi atteggiamenti: fede coraggiosa, libertà e dono di sé, responsabilità e presenza nella storia, là dove si attua il disegno di Dio. Affidarsi o consacrarsi a lei significa vivere il proprio battesimo in sua compagnia, con coerenza e radicalità evangelica.
Nella venerazione della santa Vergine deve avere il primo posto il culto liturgico e le altre forme di devozione devono ispirarsi ad esso, in modo che Maria appaia sempre unita a Cristo nei suoi misteri e coinvolta nel movimento di adorazione, che egli nello Spirito Santo fa salire al Padre
nota
Cf. Paolo VI, Marialis cultus, 23; 25-27.
. Maria rimane «la serva del Signore» (Lc 1,38) e la sua gloria in cielo è ancora «la gloria di servire»
nota
Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, 41.
. Il suo cantico è sempre lo stesso: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore» (Lc 1,46); e sempre lo stesso è il suo invito: «Fate quello che vi dirà» (Gv 2,5).
[795] «La pietà della Chiesa verso la santa Vergine è elemento intrinseco del culto cristiano»
nota
Paolo VI , Marialis cultus , 56.
.
Il culto mariano, «pur essendo del tutto singolare, è però essenzialmente diverso da quel culto di adorazione che viene tributato al Verbo incarnato insieme al Padre e allo Spirito Santo»
nota
Concilio Vaticano II , Lumen gentium, 66.
.