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CATECHISMO DEGLI ADULTI

CATECHISMO DEGLI ADULTI
INDICE TEMATICO
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Catechismo degli Adulti

Spirito Santo 336-343 , 180 , 287 , 421 , 303 , 773 , 353-354 , 363 , 647 , 648 , 671-675 , 679-683 , 808 , 810-815 , 845-851 , 930 , 969 , 1227-1228 , 410-413 , 425-427 , 415-420 , 422 , 424 , 432-437 , 483 , 485 , 560 , 615 , 621 , 616-618 , 742-744 , 80 , 90 , 497-501 , 502 , 834 , 950-951 , 513 , 516-517 , 519 , 527 , 533 , 546 , 549
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Lo Spirito rivelato nella storia
[336]  Significativamente si fa menzione dello Spirito in apertura e in chiusura della Bibbia: tutta la storia, dalla creazione al compimento ultimo, si svolge sotto il potente “soffio” di Dio. Lo Spirito è l’onnipotenza dell’amore con cui Dio attua il suo progetto nel mondo: produce le cose, dà la vita, suscita i profeti, giustifica i peccatori, fa risorgere i morti
nota
Cf. Ez 37,1-14.
. Come mai allora rimane in ombra nella coscienza di molti cristiani? Qual è la sua identità personale e il suo rapporto con noi?
[337]  Gesù è il Cristo, il consacrato con l’unzione di Spirito Santo: lo riceve dal Padre e lo dona agli uomini. La missione dell’uno è inseparabile da quella dell’altro. Vera missione è quella pubblica di Gesù; missione diversa, ma non meno vera, è quella interiore dello Spirito Santo: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna... E... ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!» (Gal 4,46).
[338]  Il suo compito è quello di introdurci nella comunione con Dio. Per mezzo di lui l’amore di Dio viene riversato nei nostri cuori e il Padre e il Figlio prendono dimora in noi. Per mezzo di lui noi diventiamo fratelli di Cristo, a lui uniti come suo corpo, partecipi del suo rapporto filiale verso il Padre, capaci di condividere la sua carità verso tutti, coeredi della sua gloria. Il dono dello Spirito compendia la realtà della nuova alleanza e della salvezza.
CdA, 743
CONFRONTAVAI
CdA 810-814
CONFRONTAVAI
[339]  Nel testo sopra citato della Lettera ai Galati, il parallelismo 9-172.png tra la missione del Figlio e dello Spirito, indica che questi, sebbene indissolubilmente unito con il Padre e il Figlio, non è solo energia divina, ma soggetto personale distinto; così in altri testi, dove si dice che agisce liberamente, desidera, intercede, si rattrista; così nelle formule in cui è posto come terzo accanto al Padre e al Figlio; così soprattutto nei discorsi dell’ultima cena dove appare come l’altro “paraclito”, amico e difensore, dopo Gesù, inviato dal Padre e da Gesù stesso. Il suo manifestarsi come persona divina è collegato alla nuova abbondante effusione nel mistero della Pentecoste, compimento della Pasqua.
[340]  Secondo la fede della Chiesa, lo Spirito Santo è Dio insieme al Padre e al Figlio e procede «dal Padre e dal Figlio non come da due principî, ma come da uno solo»
nota
Concilio di Lione II, Costituzione “Fideli ac devota”, 1: La somma Trinità e la fede cattolica - DS 850. Cf. Concilio di Firenze, Bolla di unione dei Greci “Laetentur caeli” - DS 1300-1301; Id., Bolla di unione dei Copti “Cantate Domino” - DS 1331.
, nel senso che il Padre è la sorgente principale e il Figlio è quella derivata. Per questo diciamo anche, in accordo con i cristiani d’oriente, che lo Spirito procede «dal Padre attraverso il Figlio»
nota
Concilio di Firenze, Bolla di unione dei Greci “Laetentur caeli” - DS 1301; Concilio Vaticano II, Ad gentes, 2.
. D’altra parte, proprio perché procede dal Padre in quanto tale, procede anche dal Figlio e suppone la sua generazione.
Il dono
[341]  Lo Spirito Santo «è Persona-amore; è Persona-dono»
nota
Giovanni Paolo II, Dominum et vivificantem, 10.
; è amore donato dal Padre e accolto dal Figlio, dinamismo infinito e bellezza dell’essere insieme, per cui il Donatore e il Recettore sono uno nell’altro: «È il soffio del Padre, mentre dice il Verbo»
nota
San Giovanni Damasceno, Esposizione della fede ortodossa, 1, 8, 12.
. Il Padre genera il Figlio attirandolo a sé nello Spirito; il Figlio è attivamente rivolto al Padre nello Spirito.
In questo «Amore-dono»
nota
Giovanni Paolo II, Dominum et vivificantem, 10.
increato, trovano il loro supremo motivo i doni fatti da Dio alle creature: la vita, la santificazione, la gloria. Da lui proviene la novità inesauribile; da lui la tensione verso la perfezione e l’unità.
Lo Spirito è la forza dell’amore, il movimento per condurre ogni cosa al suo pieno compimento in Dio
nota
Cf. Sant’Agostino, Confessioni, 13, 7, 8.
. L’infinita energia dell’Amore viene dal Padre e a lui risale, attraverso il Figlio, attirando a lui tutte le creature, perché vivano pienamente.
[342]  Lo Spirito «soffia dove vuole» (Gv 3,8); è misterioso e 9-173.pnginafferrabile, come i suoi simboli biblici: vento, acqua, fuoco, nube, unzione. Arriva ovunque, come presenza attiva del Padre e del Figlio che fa vivere e santifica. Ma è soprattutto la Chiesa il luogo dove «fiorisce lo Spirito»
nota
Sant’Ippolito di Roma, La tradizione apostolica, 35.
.
«Senza lo Spirito Santo, Dio è lontano, il Cristo resta nel passato, il vangelo è lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l’autorità una dominazione, la missione una propaganda, il culto un’evocazione, l’agire cristiano una morale da schiavi. Ma in lui... il cosmo è sollevato e geme nel parto del Regno; l’uomo lotta contro la carne; Gesù Cristo Signore risorto è presente; il vangelo è potenza di vita; la Chiesa è segno di comunione trinitaria; l’autorità è servizio liberatore; la missione è una Pentecoste; la liturgia è memoriale e anticipazione; l’agire umano è deificato»
nota
IV Assemblea mondiale delle Chiese (Uppsala 1968), Discorso di Ignatios Hazim metropolita di Lattaquié (Laodicea) del patriarcato ortodosso greco di Antiochia.
.
[343] Lo Spirito è la terza persona della Santissima Trinità, l’Amore-dono che procede dal Padre e dal Figlio. Viene comunicato a noi per unirci a Cristo e renderci figli di Dio.
[180] Gesù è il Figlio amato del Padre; ma l’intimità divina, invece di separarlo, lo congiunge ai peccatori: Dio è vicino a chi si riconosce povero e bisognoso di essere salvato. Il Padre si compiace del suo Figlio e gli affida la missione di salvezza; gli comunica la potenza dello Spirito per attuarla.
Messia glorificato
[287]  I primi credenti dell’ambiente palestinese professano che Gesù è il Cristo, il Messia glorificato, consacrato con l’unzione di Spirito Santo, intronizzato alla destra del Padre.
Quel titolo, che durante la vita terrena del Maestro poteva far pensare a una sovranità in senso politico nazionale, adesso si libera di ogni ambiguità. Gesù è Messia-re di un regno che riguarda tutti i popoli e la loro storia, ma soprattutto va al di là della storia. Davvero Dio ha glorificato il suo Servo obbediente
nota
Cf. At 3,13.
!
La professione di fede: «Gesù è il Cristo», diventa a poco a poco un nome proprio, “Gesù Cristo”, quasi a indicare che tutta la sua esistenza umana si identifica con la missione di salvatore. E ad Antiòchia di Siria i suoi seguaci per la prima volta ricevono il nome di «cristiani» (At 11,26): nome che poi si è affermato, perché adatto a suggerire l’intimo legame con il Cristo, la partecipazione alla sua vita e alla sua missione, la consacrazione con l’unzione del suo Spirito nel battesimo e nella cresima.
CdA, 216
CONFRONTAVAI
Consacrati come Gesù
[421]  Nella teofania al fiume Giordano, Dio con l’effusione dello Spirito Santo ha consacrato e presentato pubblicamente Gesù di Nàzaret come Messia, per manifestare attraverso di lui la potenza misericordiosa del suo regno. Nella Pentecoste, Gesù, risorto dalla morte e costituito Messia e Signore nella pienezza del suo potere, consacra e presenta pubblicamente con il dono dello Spirito la comunità dei credenti come popolo messianico, per manifestare attraverso di essa l’efficacia della sua redenzione. Lo Spirito Santo ha condiviso la vicenda terrena di Gesù come «un compagno inseparabile,... una presenza continua»
nota
San Basilio di Cesarea, Sullo Spirito Santo, 16.
. Ora viene comunicato ai suoi discepoli, perché partecipino alla sua vita e cooperino alla sua missione.
CCC, 668-672
Nel racconto di Luca
[303]  L’evangelista Luca racconta la nascita e la vita nascosta di Gesù in parallelo con quella di Giovanni Battista, presentandolo come dono incomparabile e gratuito di Dio ai poveri
nota
Cf. Lc 1,1-2.
. In ogni epoca ci sono degli uomini che sono un dono straordinario, che aprono prospettive nuove di fraternità e di speranza. Per Israele è dono grande Giovanni Battista, che preparerà le vie del Signore; non per niente nasce da genitori sterili in virtù della benedizione divina, come un tempo Isacco e Samuele. Ma dono assolutamente unico per tutte le genti è Gesù, il Figlio dell’Altissimo, il Salvatore, il Cristo Signore: per questo nasce da una Vergine, umile e povera, in virtù dello Spirito Santo. La sua nascita verginale indica che è Figlio del Padre celeste e che la salvezza è frutto della grazia e non delle capacità umane.
Maternità divina
[773]  Fin dalle origini la dignità della divina maternità ha attirato l’attenzione e lo stupore della Chiesa. L’evangelista Luca onora Maria come la Madre del Signore, tenda della divina presenza, arca della nuova alleanza. I cristiani cominciano presto a invocarla come Madre di Dio. Lo attesta già una bella preghiera del III secolo: «Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta»
nota
Liturgia delle ore, Compieta, Antifone della Beata Vergine Maria.
. Più tardi, nel 431, il concilio di Efeso definisce che Maria è Madre di Dio
nota
Cf. Concilio di Efeso, Seconda lettera di Cirillo a Nestorio - DS 251.
. Ovviamente con ciò non intende affermare che Maria è stata principio della divinità, cosa evidentemente assurda; ma che ha generato nella sua umanità il Figlio eterno, che è vero Dio e veramente è diventato uomo.
Per ogni donna la maternità comporta un legame personale permanente con il figlio. La maternità di Maria integra questa dimensione umana ordinaria in una comunione con Dio senza pari. Il Padre celeste le comunica lo Spirito di infinita tenerezza, con cui egli si compiace del Figlio generandolo nell’eternità; la fa partecipare alla propria fecondità perché il Figlio nasca anche nella storia, come uomo e come primogenito di molti fratelli. Madre di Dio è «il nome proprio dell’unione con Dio, concessa a Maria Vergine», «che realizza nel modo più eminente la predestinazione soprannaturale... elargita a ogni uomo»
nota
Giovanni Paolo II, Mulieris dignitatem, 4.
. Maria vive questa grazia singolarissima con atteggiamento di accoglienza grata, amante e adorante, in modo simile a tutti i credenti, ma con una radicalità e pienezza inaudita. Questo è il suo modo di ricevere la Parola e di partecipare alla vita divina. Allo stesso tempo è il modo più sublime di attuare la femminilità, come accoglienza e donazione di vita.
CdA, 309-310
CONFRONTAVAI
CdA 312
CONFRONTAVAI
[353]  La storia obbedisce a un disegno di amore
nota
Cf. Ef 1,9.
, «nascosto da secoli nella mente di Dio,... attuato in Cristo Gesù» (Ef 3,911), 10-182.png«rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito» (Ef 3,5).
Dio ha voluto condividere con altri la sua vita. Ha creato gli uomini, per introdurli nella comunione trinitaria: «In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà» (Ef 1,4-6). Ha deciso di associare dei fratelli al Figlio unigenito, mediante la sua incarnazione e il dono dello Spirito Santo. Li ha «predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli» (Rm 8,29).
Cristo è il primo eletto. Noi siamo progettati in modo da poter realizzare la nostra identità in dipendenza da lui. È questa la nostra vocazione costitutiva, che può essere rifiutata, non annullata. Da parte sua Dio vuole che tutti si salvino
nota
Cf. 1Tm 1,14.
. La predestinazione è alla salvezza e non alla perdizione.
A gloria della sua grazia
[354] CCC, 293-294 CdA, 812CdA 828
Da sempre il Padre genera il Figlio e lo attrae a sé nello Spirito; il Figlio è rivolto al Padre nello stesso Spirito. Dio non soffre di solitudine; è pienamente se stesso nella comunione trinitaria dell’amore: nulla può accrescere la sua perfezione e beatitudine. All’origine del mondo creato c’è solo la “grazia”, cioè l’amore sovranamente libero e gratuito del Padre
nota
Cf. Ef 1,69.
. Egli non ricava da noi alcuna utilità: «Dio non creò Adamo, perché aveva bisogno dell’uomo, ma per avere qualcuno in cui riporre i suoi benefici»
nota
Sant’Ireneo di Lione,Contro le eresie, 4, 14, 1.
. Il suo amore è del tutto disinteressato. Gli sta a cuore unicamente la nostra riuscita e la nostra felicità. Ci ama senza misura, fino a donare il Figlio e lo Spirito, e quindi se stesso.
Il mediatore della creazione
[363]  Se il Padre è l’origine prima e il fine ultimo di tutte le cose, Gesù Cristo è il mediatore universale della creazione, non meno che della salvezza. Un motivo in più per alimentare la nostra fiducia e liberarci da ogni soggezione nei confronti di forze minacciose e oppressive: «In realtà, anche se vi sono cosiddetti dèi sia nel cielo sia sulla terra,... per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per lui» (1Cor 8,5-6).
Come gli antichi ebrei a partire dall’esperienza dell’esodo hanno approfondito la conoscenza di Dio salvatore, fino a riconoscerlo creatore del cielo e della terra, così i cristiani, a partire dall’esperienza della Pasqua penetrano nel mistero del Cristo salvatore fino a comprendere che tutto viene creato per mezzo di lui e trova in lui consistenza e significato. In Gesù di Nàzaret incontrano il Verbo, espressione perfetta ed eterna del Padre, autore con lui della creazione, che riflette la sua perfezione in tutte le cose e illumina tutti i popoli: «In principio era il Verbo... tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini» (Gv 1,13-4).
Le creature vengono all’esistenza e si sviluppano, in quanto il Padre le chiama dal nulla e le attrae a sé mediante il Figlio con la potenza dello Spirito. Il Verbo e lo Spirito Santo sono, per così dire, «le mani»
nota
Sant’Ireneo di Lione, Contro le eresie, 4, 7, 4.
del Padre e «non c’è nulla che non abbia origine e compimento mediante il Verbo e nello Spirito»
nota
Sant’Atanasio di Alessandria, Lettera a Serapione, 1, 31.
. Noi esistiamo e ci muoviamo verso la perfezione come eco della Parola eterna e riflesso della sua bellezza, come dono elargito a motivo del primo Dono.
Per la consacrazione e santificazione dell’uomo a lode di Dio
[647]  La liturgia è memoriale (anàmnesi), in quanto attualizza nell’azione simbolica il mistero pasquale; è invocazione (epìclesi), in quanto comunica il dono pasquale dello Spirito con molteplici doni particolari; è lode e glorificazione (dossologia) di Dio, in quanto riconosce in lui il primo riferimento dell’intera esistenza e di tutta la storia: «Dio al primo posto; la preghiera, prima nostra obbligazione; la liturgia, prima fonte della vita divina a noi comunicata, prima scuola della nostra vita spirituale, primo dono che noi possiamo fare al popolo cristiano... e primo invito al mondo, perché sciolga in preghiera beata e verace la muta sua lingua e senta l’ineffabile potenza rigeneratrice del cantare con noi le lodi divine e le speranze umane, per Cristo Signore e nello Spirito Santo»
nota
Paolo VI, Discorso di chiusura del secondo periodo del Concilio Vaticano II, 4 dicembre 1963.
.
CCC, 1103-1109
[648]  Mediante l’azione liturgica lo Spirito incorpora a Cristo e rende partecipi della sua vita filiale. Tre sacramenti, il battesimo, la cresima e l’ordine, imprimono il carattere, un sigillo spirituale permanente, a motivo del quale non possono essere ripetuti
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. VII, Decr. Sui sacramenti, Can. sui sacramenti in genere 9 - DS 1609.
. Si tratta di una consacrazione, che conforma a Cristo sul quale «il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo» (Gv 6,27) e abilita a condividere con tutta la comunità la sua missione di profeta, re e sacerdote; una consacrazione irrevocabile, segno dell’amore fedele di Dio per i singoli cristiani e per la Chiesa, al cui servizio sono posti
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 10.
.
Morti e risorti con Cristo
[671]  Il significato del battesimo va ben oltre il simbolismo naturale del lavare con acqua, che indica una purificazione; lo si può cogliere 16-319.pngsolo alla luce della storia della salvezza.
Molti eventi nell’Antico Testamento prefigurano questo sacramento. Sulle acque della creazione aleggia lo Spirito di Dio, per suscitare la vita in tutte le sue forme
nota
Cf. Gen 1,2.
. Dalle acque del diluvio, come da un battesimo cosmico, esce un’umanità nuova. Attraversate le acque del mar Rosso, gli Israeliti si lasciano dietro le spalle la schiavitù e diventano il popolo di Dio, portatore dell’alleanza. Sfiniti dalla sete nel deserto, riprendono vita bevendo l’acqua scaturita miracolosamente dalla roccia
nota
Cf. Es 17,1-7.
. Bagnandosi sette volte nel fiume Giordano, Nàaman viene guarito dalla lebbra e recupera la freschezza di un bambino. Immersi da Giovanni Battista nelle acque del Giordano, i peccatori manifestano la loro volontà di conversione e ottengono la promessa di essere salvati nel giorno imminente del giudizio
nota
Cf. Lc 3,1-18.
.
[672]  Uniti e configurati a Cristo, formiamo la Chiesa suo mistico corpo: un solo battesimo, un solo Dio Padre, un solo Signore Gesù Cristo, un solo corpo ecclesiale, animato da un solo Spirito Santo
nota
Cf. Ef 4,4-5.
. Consacrati con il carattere battesimale, siamo resi partecipi della missione profetica, regale e sacerdotale del Messia, così che ognuno di noi può dire con lui: «Lo Spirito del Signore è sopra di me... mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio... per rimettere in libertà gli oppressi» (Lc 4,18)
nota
Cf. Is 61,1-2.
. Siamo abilitati a professare la fede con le parole e le opere, a ordinare secondo giustizia e carità le relazioni con gli altri, a offrire in unione al sacrificio eucaristico il lavoro, la sofferenza, l’esistenza intera.
CdA, 497
CONFRONTAVAI
CdA 742-744
CONFRONTAVAI
Nuova nascita
[673]  L’inserimento in Cristo e nella Chiesa, attuato dallo Spirito Santo, 16-321.pngimplica un profondo rinnovamento interiore
nota
Cf. Tt 3,3-7.
, che è liberazione dal peccato originale e da tutti i peccati personali eventualmente commessi
nota
Cf. Concilio di Firenze, Bolla di unione degli Armeni “Exsultate Deo” - DS 1316.
e soprattutto dono della grazia santificante, in virtù della quale partecipiamo addirittura alla vita divina della Trinità fin da adesso
nota
Cf. 2Pt 1,4.
, siamo «chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente» (1Gv 3,1), diventiamo eredi dei beni eterni, dal momento che, «se siamo figli, siamo anche eredi» (Rm 8,17). Il battesimo «non è un semplice suggello alla conversione, quasi un segno esteriore che la dimostri e l’attesti»
nota
Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 47.
, ma comporta una nuova nascita e nuovi legami con le persone divine. Fa sì che il battezzato sia una nuova creatura e abbia nuove possibilità. Non per niente nella Chiesa delle origini i cristiani si considerano «santi» (2Cor 1,1), cioè appartenenti a Dio, e sono consapevoli di dover vivere «come si addice a santi» (Ef 5,3) e di doversi rivestire come «amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza» (Col 3,12).
CdA, 399
CONFRONTAVAI
CdA 808
CONFRONTAVAI
CdA 827-828
CONFRONTAVAI
La celebrazione
[674]  Battesimo, cresima ed eucaristia formano un’unità sacramentale 16-322.pngdinamica, e vengono celebrati in un’unica liturgia per i candidati adulti. Essa è preceduta nel tempo da altri riti: ammissione al catecumenato, elezione o iscrizione del nome, scrutini, consegne del simbolo e della preghiera del Signore, riti immediatamente preparatori, che si concludono con l’unzione mediante l’olio dei catecumeni. Dopo la celebrazione dei tre sacramenti, il cammino prosegue con il tempo della “mistagogìa”, per una più profonda comprensione del mistero celebrato
nota
Cf. Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti, Premesse, 4-40.
.
Nel caso dei bambini, il battesimo è anticipato di alcuni anni rispetto alla confermazione e all’eucaristia. La celebrazione vera e propria del sacramento coincide ovviamente con quella degli adulti nel rito essenziale; ma se ne discosta in una parte dei riti esplicativi, che hanno la funzione di esprimere la ricchezza di significato e di grazia del sacramento
nota
Cf. Rito del battesimo dei bambini, Premesse, 15-22.
. Il segno iniziale della croce, impresso sulla fronte, esprime l’accoglienza nella comunità fondata sulla fede in Cristo crocifisso e risorto. La proclamazione della parola di Dio situa il battesimo nella storia della salvezza e provoca genitori e padrini alla risposta di fede. Un’orazione a modo di esorcismo precede l’unzione con l’olio dei catecumeni, segno della lotta vittoriosa contro il male. La benedizione dell’acqua invoca il dono dello Spirito, perché il candidato possa rinascere «da acqua e da Spirito» (Gv 3,5), ed è seguita dall’impegno di genitori e padrini a rinunciare al male e a professare la fede cristiana. Il rito essenziale consiste nell’immergere la persona nell’acqua e risollevarla tre volte oppure nel versare l’acqua sopra la testa tre volte, mentre si dice: «Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». Il suo significato è l’inserimento in Cristo morto e risorto, con la conseguente liberazione dal peccato e partecipazione alla comunione trinitaria. La forma per immersione esprime meglio il morire e risorgere con Cristo, l’entrare con lui nelle acque della morte e l’uscire da esse, divenute feconde di nuova vita
nota
Cf. Rm 6,3-4.
. L’unzione con il crisma, olio profumato, preannuncia la cresima e significa il dono iniziale già ricevuto dello Spirito, che fa partecipare alla consacrazione profetica, regale e sacerdotale di Cristo. La consegna della veste bianca indica che il cristiano si è rivestito di Cristo
nota
Cf. Gal 3,27.
ed è risorto con lui. La consegna della candela, accesa al cero pasquale, significa che egli è illuminato dal Signore risorto.
Necessità del battesimo
[675]  Il battesimo è necessario alla salvezza: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio» (Gv 3,5). Chi dunque lo rifiuta colpevolmente non può salvarsi.
Per quanto riguarda coloro che non hanno avuto la grazia di conoscere il vangelo, si deve ricordare che sono stati creati anch’essi con un orientamento implicito a Gesù Cristo. Se vivono secondo i giusti dettami della propria coscienza, anche a loro è donata da Dio in Cristo la possibilità di raggiungere la salvezza in una forma di battesimo, che possiamo qualificare come battesimo di desiderio, sia pure inconsapevole.
A maggior ragione si deve pensare a un battesimo di desiderio per i catecumeni che si preparano ai sacramenti dell’iniziazione cristiana. Se poi uno di loro dovesse morire martire per Cristo, riceverebbe un battesimo di sangue, che lo assimila al Signore crocifisso e risorto e lo introduce nella gloria.
Riguardo ai bambini che muoiono prima di arrivare all’uso di ragione senza essere battezzati, la Chiesa, sicura com’è che Dio vuole la salvezza di tutti e che Cristo è morto per tutti
nota
Cf. 1Tm 2,4-6.
, confida nella loro salvezza, ma non sa in che modo possano arrivare a beneficiarne. Per questo fin dai primi tempi ha avvertito il dovere di battezzare i bambini, specie in pericolo di morte.
Storia del sacramento
[679]  Gesù di Nàzaret, ricevuto il Battesimo, risale dal fiume Giordano e viene ricolmato di Spirito Santo
nota
Cf. Lc 3,21-22.
. I cristiani, rinati nel battesimo dall’acqua e dallo Spirito, ricevono dopo l’abluzione un’ulteriore effusione dello stesso Spirito con abbondanza di doni carismatici pentecostali .
Fin dalle origini il gesto battesimale è seguito da altri riti, con i quali si trasmette ancora lo Spirito: Pietro e Giovanni pregano e impongono le mani ai samaritani, già battezzati da Filippo
nota
Cf. At 8,14-17.
; Paolo fa la stessa cosa ai discepoli di Efeso, dopo averli fatti battezzare nel nome di Gesù
nota
Cf. At 19,1-7.
.
Nei primi secoli è diffusa ovunque la pratica di aggiungere dopo il battesimo i riti dell’imposizione delle mani e dell’unzione crismale sulla fronte, accompagnati dalla preghiera per avere un dono più abbondante di Spirito Santo. Questi riti significano anche il pieno inserimento nella Chiesa e nella sua missione, e perciò sono riservati al vescovo. Quando poi il cristianesimo si diffonde nelle campagne e si moltiplicano i luoghi del battesimo, il vescovo non può più essere presente dappertutto. Allora in occidente la confermazione viene staccata dal rito battesimale; in oriente invece rimane unita, ma il presbitero può amministrarla solo con il crisma benedetto dal vescovo. Oggi anche in occidente, a motivo della vastità delle diocesi, sempre più spesso vengono delegati alcuni presbìteri per aiutare il vescovo in questa celebrazione.
Sviluppo del battesimo
[680]  Dalla storia del sacramento emerge anche il suo significato 16-325.pngfondamentale. La confermazione è per ogni fedele ciò che per tutta la Chiesa è stata la Pentecoste, ciò che per Gesù è stata la discesa dello Spirito all’uscita dal Giordano. Essa rafforza l’incorporazione battesimale a Cristo e alla Chiesa e la consacrazione alla missione profetica, regale e sacerdotale. Comunica l’abbondanza dei doni dello Spirito, “i sette doni” che consentono di giungere alla perfezione della carità. Se dunque il battesimo è il sacramento della nascita, la cresima è il sacramento della crescita
nota
Cf. San Tommaso d’Aquino, Somma Teologica, III, q. 72, a. 1.
. Per ciò stesso è anche il sacramento della testimonianza, perché questa è strettamente legata alla maturità dell’esistenza cristiana
nota
Cf. San Tommaso d’Aquino, Somma Teologica, III, q. 72, a. 2.
. Mediante la confermazione i fedeli acquisiscono un legame più perfetto con la Chiesa, «sono arricchiti di una forza speciale dello Spirito Santo e obbligati più strettamente a diffondere e a difendere la fede con la parola e con l’azione, come veri testimoni di Cristo»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 11.
. «Questo dono dello Spirito santo rende i fedeli in modo più perfetto conformi a Cristo e comunica loro la forza di rendere a lui testimonianza, per l’edificazione del suo corpo nella fede e nella carità»
nota
Rito della confermazione, Premesse, 2.
. Infine, si può aggiungere che, concretizzandosi la comune vocazione alla santità e alla missione in vocazioni particolari, la cresima sostiene il cristiano nella ricerca della propria forma di vita e del servizio da offrire alla Chiesa e alla società: «Lo Spirito Santo diffonde sull’anima la pioggia d’oro dei suoi carismi e fa della creatura, come cera plasmabile santificata dalla sua forza e grazia incandescente, il riflesso dello splendore del Verbo»
nota
Pseudo-Macario, Omelie, 17, 4.
.
I riti
[681]  La celebrazione sottolinea tutto questo con suggestiva semplicità. Il vescovo, ministro originario del sacramento
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 26.
, benedice il crisma per tutta la diocesi nella messa crismale in prossimità della Pasqua. Al momento opportuno presiede, o di persona o per mezzo di un suo delegato, la liturgia del sacramento. Chiama i candidati, presentati dalla comunità cristiana e accompagnati dai loro padrini, a rinnovare gli impegni battesimali. Stende le mani e invoca l’effusione abbondante dello Spirito, continuando il gesto degli apostoli e mostrando il legame che unisce i cresimati alla Chiesa. Quindi pone la mano destra su ciascun cresimato, in segno di benedizione e di missione; lo unge sulla fronte con il crisma, olio profumato da cui deriva a questo sacramento il nome di cresima, esprimendo la partecipazione alla consacrazione messianica di Gesù e il dono dello Spirito per la testimonianza evangelica; nello stesso tempo pronuncia la formula: «Ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono», con la quale si indica il rafforzamento del battesimo e l’appartenenza irrevocabile a Cristo.
L’unzione crismale
[682]  Il rito dell’unzione crismale va ricollegato alle figure della storia della salvezza. In Israele i re e i sacerdoti erano consacrati con olio, per avere il sostegno dello Spirito nel loro servizio; i profeti invece ricevevano in genere un’unzione solo interiore di Spirito Santo, per diventare gli uomini della parola di Dio, i suoi portavoce. Consacrato con l’unzione in modo unico è il misterioso personaggio preannunciato da Isaia, il Servo del Signore, il quale assomma in sé il compito regale di instaurare la giustizia e il diritto, il compito profetico di annunciare la parola di Dio alle genti, il compito sacerdotale di offrire la vita a vantaggio dei fratelli.
Questa misteriosa figura si realizza perfettamente in Gesù
nota
Cf. Lc 4,18.
: egli ha la pienezza dell’unzione e i cristiani partecipano alla sua abbondanza: «È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo, e ci ha conferito l’unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori» (2Cor 1,21-22) e «diffonde per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza nel mondo intero» (2Cor 2,14). Associato a Cristo, ogni credente è responsabile della testimonianza al vangelo secondo la vocazione e i doni ricevuti: nella comunità ecclesiale, nella famiglia, nella scuola, nella professione, nella società civile, nel servizio ai più bisognosi.
[683] La confermazione perfeziona il battesimo mediante l’effusione pentecostale dello Spirito: consolida l’appartenenza a Cristo e alla Chiesa; comunica in abbondanza i doni dello Spirito Santo, per accompagnare il cammino verso la maturità cristiana e per sostenere la testimonianza delle parole e delle opere.
Abitati dalla Trinità
[808]  Questa nuova presenza interiore, che i teologi chiamano “inabitazione”, viene attribuita innanzitutto allo Spirito Santo. Ma con lui vengono ad abitare nell’uomo anche il Figlio e il Padre: «Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23). Il Padre è nel Figlio e il Figlio è nei discepoli, mediante lo Spirito, perché diventino una sola cosa e siano perfetti nell’unità.
Entriamo così in una dimensione misteriosa e sublime, la comunione trinitaria
nota
Cf. 1Gv 1,3.
. Elevati dallo Spirito Santo e assimilati a Dio nell’essere e nell’agire, partecipiamo alla sua conoscenza e al suo amore; ci apriamo alle divine persone con una esperienza ancora oscura, ma già protesa alla visione beatifica. La loro presenza, quando nei mistici diventa luminosa e trasparente, si manifesta come una realtà meravigliosa e inebriante, che nessuna parola può descrivere. Che cosa sarà allora l’ultimo compimento di questa alleanza nuziale dell’Agnello con la Chiesa, sua sposa?
Siamo chiamati a entrare in relazione non solo con le persone e le cose di questo mondo, ma anche e soprattutto con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, già adesso e poi nell’eternità. Sta qui la nostra più alta dignità
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 19.
e il valore inaudito del nostro faticoso cammino.
CCC, 260CdA, 348
CONFRONTAVAI
CdA 744
CONFRONTAVAI
Vita spirituale
[810]  L’uomo nuovo nasce e si sviluppa nella comunione con Dio, uno e 21-405.pngtrino. Per vivere consapevolmente questa sua condizione, occorre che stabilisca un rapporto non solo genericamente con Dio, ma propriamente con ciascuna delle Persone divine, pur nell’unità con le altre.
Così l’esistenza cristiana diviene «vita spirituale, ossia vita animata e guidata dallo Spirito verso la santità o perfezione della carità»
nota
Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, 19.
, un vivere o camminare secondo lo Spirito. Sant’Ireneo di Lione ha questa incisiva espressione: «Tutti coloro che temono Dio, credono nella venuta del suo Figlio e per mezzo della fede ospitano nei loro cuori lo Spirito di Dio, meritano di essere chiamati puri, spirituali e viventi per Dio, perché hanno lo Spirito del Padre, che purifica l’uomo e lo eleva alla vita di Dio»
nota
Sant’Ireneo di Lione, Contro le eresie, 5, 9, 2.
.
CCC, 1997-1999CdA, 338
CONFRONTAVAI
[811]  Gli effetti sono sorprendenti. Lo Spirito fa riconoscere Gesù come Signore
nota
Cf. 1Cor 12,3.
. Ci unisce e ci assimila a Cristo: lo forma in noi
nota
Cf. Gal 4,19.
. Ci fa partecipare alla sua vita filiale e ci fa dire con lui: «Abbà, Padre!» (Rm 8,15)
nota
Cf. Gal 4,4-7.
. «Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio» (Rm 8,14). Coloro che accolgono la carità di Dio, si amano anche gli uni gli altri; anzi aprono il cuore a tutti gli uomini.
Cooperare con la grazia
[812]  Lo Spirito rende giusto l’uomo peccatore; anima e sostiene interiormente l’uomo nuovo. Accompagna il nostro cammino di santificazione dal principio alla fine: prepara la nostra giustificazione, la realizza, la mantiene, la perfeziona fino alla gloria celeste. Agisce nell’intimo con le sue mozioni, tradizionalmente dette “grazie attuali”: illumina l’intelligenza, attrae le tendenze spontanee, opera il bene insieme con noi, dà gioia e pace. I nostri buoni comportamenti sono i suoi frutti
nota
Cf. Gal 5,22.
. Il nostro agire virtuoso non è solo nostro; «è Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo i suoi benevoli disegni» (Fil 2,13).
CCC, 2000-2005
[813]  Tuttavia siamo liberi e responsabili: ciascuno riceverà «la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male» (2Cor 5,10). La priorità dunque appartiene alla grazia; siamo noi però che crediamo, amiamo e operiamo in una personale vicenda storica. Lo Spirito sostiene il cammino, ma è l’uomo che cammina. La nostra libertà non è meno autentica per il fatto che ci è donata: «Siamo opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo» (Ef 2,10).
Noi cooperiamo con la grazia e ci disponiamo ad accoglierla ancora fino al compimento ultimo della vita eterna. Rimane però esclusa ogni possibilità di vanto. Si acquistano meriti davanti a Dio accogliendo i suoi doni, in modo da essere preparati a riceverne altri. I nostri meriti sono suoi doni e la ricompensa della vita eterna è il dono supremo
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. VI, Decr. Sulla giustificazione, 16; Can. 24; 26; 32 - DS 1548; 1574; 1576; 1582.
.
Umiltà, docilità e fiducia
[814]  Se vivere da figli di Dio è cooperare con lo Spirito, la nostra attenzione a lui si sostanzia di umiltà, docilità e fiducia. Umili, perché senza di lui «niente è nell’uomo, niente senza colpa»
nota
Cf. Messale Romano, Solennità di Pentecoste, Sequenza.
; docili, perché è lui che conosce i «benevoli disegni» (Fil 2,13) del Padre; fiduciosi, anzi audaci, perché possiamo confidare in una riserva infinita di energia: «L’umile trova tutto il coraggio nella sua incapacità: più si sente debole e più diventa intraprendente, perché tutta la sua fiducia è riposta in Dio, che si compiace di manifestare la sua potenza nella nostra debolezza»
nota
San Francesco di Sales, Introduzione alla vita devota, 3, 5.
. Credere nello Spirito è credere nella sua inesauribile creatività e nelle possibilità del nostro futuro.
CCC, 2006-2011
[815] «Che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio» (Gal 4,6-7).
[845] Lo Spirito Santo ci introduce nella dinamica della carità; ci porta ad osservare i comandamenti e a rispettare l’ordine naturale della creazione, con convinzione e libertà interiore; ci fa pregustare nel dono di noi stessi la libertà e la gioia proprie di Cristo e di Dio.
[846] Spesso nella nostra cultura si esalta la trasgressione, come affermazione di libertà. Ma è vera libertà? È corretto separare libertà e legge morale?
Schiavitù del peccatore
[847]  «Chiunque commette il peccato è schiavo del peccato» (Gv 8,34). L’uomo, alienato da Dio, è esposto alla solitudine e alla precarietà. Per sentirsi vivo, cerca affannosamente sicurezze e piaceri, che non gli bastano mai; si crea idoli. Si sente minacciato da forze oscure ed è incline alla magia e alla superstizione. Tutto proteso all’affermazione di sé, vede negli altri dei concorrenti; teme la loro diversità; non rispetta la loro dignità; tenta di assimilarli, sottometterli o addirittura eliminarli. Non solo non riesce ad osservare la legge morale, ma neppure comprende i valori che essa esprime e tutela. La subisce come un’imposizione, covando un sordo rancore contro Dio.
Obbedienza filiale
[848]  «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32). Gesù Cristo ci porta la buona notizia che siamo amati da Dio e ci persuade interiormente con il dono dello Spirito Santo. Noi possiamo accogliere Dio come Padre e gli altri come fratelli; ci sentiamo liberi dalla solitudine e dall’ossessione del successo ad ogni costo; riusciamo ad accettare perfino le situazioni dolorose senza ribellarci, anzi benedicendo.
Lo Spirito ci fa guardare a Cristo come modello di vita; ci aiuta ad agire come lui in sintonia con la volontà del Padre, per poter diventare anche noi “amore”, come «Dio è amore» (1Gv 4,16). Ci fa comprendere che i comandamenti esprimono le esigenze autentiche della nostra crescita e promuovono il nostro vero bene. Ci dà la capacità di osservarli secondo l’antica promessa: «Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro;... perché seguano i miei decreti e osservino le mie leggi e le mettano in pratica» (Ez 11,19-20). Ci porta ad osservarli non «per timore del castigo», come lo schiavo, non per «attrattiva della ricompensa», come il mercenario, ma «per il bene in se stesso e per l’amore di colui che comanda», come figli
nota
San Basilio di Cesarea,Regole maggiori, Prologo, 3.
. Costruisce personalità libere e responsabili, in un certo senso autonome.
CdA, 151-152
CONFRONTAVAI
[849]  Lo Spirito ci conduce, nella logica dell’amore, oltre le prescrizioni della legge, che sono uguali per tutti. Ci dispone ad accogliere i «molteplici consigli»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 42.
, gli appelli personalizzati, gli inviti al bene, che il Signore rivolge ad ognuno nelle diverse situazioni. Guida il cammino del cristiano verso il dono totale di sé. Ed è proprio il dono totale di sé l’atto supremo della libertà: «Io offro la mia vita... Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso» (Gv 10,17-18).
Libertà nella carità
[850]  La vera libertà non è quella dell’affermazione egoistica di sé, ma quella di amare: «Voi, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri» (Gal 5,13). La vera libertà coincide con la nuova legge della carità. L’una e l’altra sono dono dello Spirito Santo: «Dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà» (2Cor 3,17) e c’è la nuova legge, «scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori» (2Cor 3,3). Lo Spirito ci rende liberi e padroni di noi stessi, perché possiamo fare di noi un dono nell’obbedienza al Padre e nel servizio dei fratelli. Così diventiamo partecipi della vita e della gioia stessa di Dio. «La nuova legge è la stessa grazia dello Spirito Santo»
nota
San Tommaso d’Aquino,Somma Teologica, I-II, q. 106, a. 1.
.
CCC, 1828CdA, 161
CONFRONTAVAI
[851] Lo Spirito ci libera dall’egoismo e dall’angoscia; ci rende capaci di osservare i comandamenti di Dio per amore filiale; ci dispone ad accogliere gli inviti personali che Dio ci rivolge; ci conduce a fare di noi stessi un dono totale nella carità.
Conversione fondamentale
[930] Mentre smaschera il peccato, la fede ci fa conoscere la misericordia di Dio; mentre abbatte l’orgoglio e la presunzione, ci solleva dallo scoraggiamento e dalla disperazione.
Dio ama i peccatori, prima ancora che si convertano. Li va a cercare, come il pastore cerca la pecora smarrita
nota
Cf. Lc 15,4-7.
. Li converte e li rende giusti. Da soli non riuscirebbero mai a liberarsi dal peccato
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. VI, Decr. Sulla giustificazione, Can. 3; 10 - DS 1553; 1560.
: prigionieri di un egoismo tenace e di una logica tutta terrestre, immersi in un contesto sociale corrotto, non potrebbero mai rovesciare il proprio centro di interesse e i propri criteri di valutazione; morti alla vita di comunione con Dio, non potrebbero mai risuscitare se stessi. Ma lo Spirito Santo li raggiunge con la sua forza e li guida sulla via del ritorno: cooperando con la sua grazia, essi prendono coscienza dei loro peccati, ne provano rimorso, si aprono alla fiducia, al desiderio di riconciliarsi con Dio
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. VI, Decr. Sulla giustificazione, Can. 4; 9 - DS 1554; 1559.
. Finalmente viene il momento in cui rinnegano il peccato, assumono un progetto di vita conforme al vangelo ed entrano in un atteggiamento filiale verso Dio e fraterno verso il prossimo. È la conversione fondamentale, la giustificazione. Per i cristiani avviene solo in connessione con il sacramento della riconciliazione: o nella celebrazione di esso o prima della celebrazione mediante il dolore perfetto, che include il proposito di confessarsi al più presto
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. VI, Decr. Sulla giustificazione, Can. 24; 26 - DS 1574; 1576.
. Come Pietro, «anche tu, se vuoi meritare il perdono, cancella le tue colpe con le lacrime: in quel momento Cristo ti guarda. Se incappi in qualche colpa, egli testimone presente di tutta la tua vita segreta, ti guarda per ricordarti l’errore e spingerti a confessarlo»
nota
Sant’Ambrogio, Commento al Vangelo di Luca, 10, 89.
.
CCC, 1427-1429
Si prega nello Spirito e si prega lo Spirito
[969]  Lo Spirito Santo ci fa dire: «Abbà, Padre!» (Rm 8,15) e «intercede per i credenti secondo i disegni di Dio» (Rm 8,27). «Unisce tutta la Chiesa all’unica preghiera di Cristo e la rivolge al Padre»
nota
Messale Romano, Principi e norme, 8.
. È anche il dono fondamentale che dobbiamo chiedere
nota
Cf. Lc 11,13.
. Essendo poi persona divina, è interlocutore della nostra preghiera: non solo prega in noi e per noi, ma è pregato da noi. La liturgia contiene splendide invocazioni rivolte allo Spirito, come la sequenza di Pentecoste “Vieni, Santo Spirito”
nota
Cf. Messale Romano, Solennità di Pentecoste, Sequenza.
e l’inno “Vieni, Spirito creatore”
nota
Cf. Liturgia delle ore, Vespri della solennità di Pentecoste, Inno.
.
Comunione immediata con Dio
[1227]  Per inaudita condiscendenza del suo amore, Dio che abita «una luce inaccessibile» (1Tm 6,16) si china sull’uomo e lo innalza fino all’immediatezza della sua presenza. Prima ci viene incontro nella storia con l’incarnazione del Figlio e l’effusione dello Spirito, ci rende suoi figli e ci dispone a entrare nella sua intimità; poi, dopo la morte, perfeziona in noi la vita di grazia e apre il nostro spirito, perché possiamo vederlo e amarlo direttamente come è in se stesso. «Noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è» (1Gv 3,2).
Il cielo cresce nel seno della terra. Un bambino nel grembo materno è già dotato di intelligenza e volontà, ma deve crescere, perché possa effettivamente intendere e volere. Così noi nella vita terrena siamo già assimilati a Dio, orientati e uniti a lui mediante la grazia santificante, la fede, la speranza e la carità, ma occorre un ulteriore sviluppo perché possiamo incontrarlo in modo manifesto: «Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto» (1Cor 13,12).
Il magistero della Chiesa precisa che Dio si offrirà a noi direttamente senza il tramite di alcuna creatura e ci introdurrà nel segreto della vita trinitaria. I beati «vedono chiaramente Dio, uno e trino, come egli è, più o meno perfettamente a seconda dei loro meriti»
nota
Concilio di Firenze, Bolla di unione dei Greci “Laetentur caeli” - DS 1305.
.
La comunione immediata di conoscenza e di amore coronerà la vicinanza inaugurata nella storia. Saremo associati pienamente a Cristo risorto dallo Spirito Santo e accolti con lui presso il Padre: «Per mezzo di lui possiamo presentarci... al Padre in un solo Spirito» (Ef 2,18). Si realizzerà per intero la preghiera del Signore Gesù: «Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità» (Gv 17,23). Non è pensabile per l’uomo un destino più alto della visione beatifica: partecipare alla comunione trinitaria; conoscere, amare, essere felici come Dio conosce, ama, è felice.
CdA, 313
CONFRONTAVAI
CdA 348
CONFRONTAVAI
CdA 808
CONFRONTAVAI
[1228]  Nella beatitudine celeste, come già nel cammino terreno, sarà sempre Gesù Cristo la porta di accesso al Padre. Il Signore crocifisso e risorto, comunicando in modo definitivo il suo Spirito, ci unirà perfettamente a sé e ci renderà pienamente figli di Dio, capaci di vedere il Padre «come egli è» (1Gv 3,2). Dio «sarà visto nel regno dei cieli nella pienezza della sua paternità. Lo Spirito infatti prepara gli uomini nel Figlio. Il Figlio li conduce al Padre. Il Padre dona l’incorruttibilità e la vita eterna, che derivano dalla visione di Dio»
nota
Sant’Ireneo di Lione, Contro le eresie, 4, 20, 5.
.
[410] Il libro degli Atti degli apostoli racconta l’ascensione visibile di Gesù al cielo, come una svolta nella storia della salvezza.
Il Signore risorto scompare agli occhi dei discepoli: «Una nube lo sottrasse al loro sguardo» ( At 1,9 ). A Gerusalemme, in questo momento, cessa la sua presenza visibile, la sua vicenda storica personale. E da Gerusalemme parte il cammino della Chiesa, secondo il programma tracciato da lui stesso: «Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino agli estremi confini della terra» ( At 1,8 ).
[411] Ricevuto il dono promesso, i discepoli gli danno testimonianza, non come a un personaggio defunto, relegato nel passato, ma come a un vivo, risorto dalla morte e presente ancora nella storia degli uomini, sia pure in modo diverso. Anzi sono convinti che attraverso i suoi inviati è lui stesso, il Messia-Servo, ucciso dagli uomini e glorificato da Dio, a comunicare la salvezza a tutte le nazioni, secondo l’antica profezia: «Io ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra» ( Is 49,6; cf. At 13,4726,23). Lo Spirito Santo non viene a supplire la sua assenza, ma ad attuare la sua nuova presenza. Con il dono dello Spirito e la missione della Chiesa, egli rimane nella storia, per attirare gli uomini a sé e ricondurli al Padre. Il tempo della Chiesa, che è anche tempo dello Spirito, trova così la sua collocazione tra la risurrezione di Cristo e la risurrezione universale.
[412] Ma il mistero della Chiesa è in qualche modo presente in tutta la storia. Essa infatti è progettata nell’eterno disegno del Padre; è prefigurata fin dall’origine del mondo, in quanto tutto è orientato a lei; è preparata nell’Antico Testamento; è fondata da Gesù Cristo nella pienezza dei tempi; è manifestata pubblicamente mediante il dono pentecostale dello Spirito Santo; si compirà nella gloria eterna.
[413] Ora presenteremo la Chiesa come popolo di Dio degli ultimi tempi, radunato da Gesù Cristo e animato dallo Spirito Santo (capitolo 11). Tratteremo la varietà dei carismi, dei ministeri, delle vocazioni e, in particolare, la distinzione dei fedeli in tre stati di vita: ministri ordinati, laici, persone di vita consacrata (capitolo 12). Esporremo la missione della Chiesa a servizio del regno di Dio, da accogliere, annunciare, celebrare e testimoniare (capitolo 13).
Il tempo della Chiesa
[425] Il Nuovo Testamento attribuisce alla Chiesa un tempo specifico nella storia della salvezza.
L’evangelista Luca distingue il tempo della preparazione, in cui sono in vigore «la Legge e i Profeti fino a Giovanni» (Lc 16,16), il tempo dell’attuazione «in cui il Signore Gesù ha vissuto in mezzo a noi» (At 1,21), il tempo della Chiesa, dall’ascensione di Gesù alla sua ultima venuta gloriosa, in cui la salvezza viene diffusa e testimoniata «fino agli estremi confini della terra» (At 1,8).
Paolo conosce un tempo tra la risurrezione di Cristo e il compimento totale, durante il quale le potenze ostili vengono sottomesse e i popoli entrano nella Chiesa
nota
Cf. Rm 11,25.
.
Secondo Matteo, Gesù stesso prevede un futuro, in cui «molti verranno dall’oriente e dall’occidente e sederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe» (Mt 8,11); sarà anche stagione in cui la zizzania crescerà insieme al grano in attesa della mietitura
nota
Cf. Mt 13,30.
.
Analogamente, secondo Giovanni, il Maestro preannuncia che lo Spirito e i discepoli gli renderanno testimonianza e le pecore disperse si raduneranno in un unico gregge.
CdA, 202
CONFRONTAVAI
La Chiesa segno e strumento
[426]  Nel Nuovo Testamento il regno di Dio, presente nella storia durante il tempo intermedio tra la Pasqua e la parusia, viene chiamato anche regno di Cristo. La Chiesa ne è l’attuazione manifesta, il segno pubblico e lo strumento efficace, o sacramento. In virtù di una comunicazione speciale dello Spirito, acquista una funzione profetica
nota
Cf. At 2,17.
; diventa il «sale della terra», la «luce del mondo», la «città collocata sopra un monte» (Mt 5,13-14), la «nazione santa» (1Pt 2,9) chiamata a rivelare la santità di Dio in mezzo a tutti i popoli.
CCC, 774-776
[427] Sebbene il Regno faccia germogliare grandi valori ovunque, solo nella Chiesa si rende apertamente visibile. Non è la fede della Chiesa che deve essere subordinata a criteri mondani, ma al contrario è il mondo che deve essere valutato in base all’insegnamento e all’esperienza di fede della Chiesa. Solo nella comunità dei credenti è possibile seguire Cristo in modo adeguato. Custodendo la testimonianza degli apostoli, essa offre la possibilità di conoscerlo fedelmente; celebrando i sacramenti, procura la possibilità di incontrarlo personalmente. A differenza di ogni altra aggregazione umana, non solo conserva la memoria del suo fondatore, ma nello Spirito mantiene un contatto vivente con lui e da lui continua a ricevere luce.
[415] Nel nostro paese molti si dichiarano cattolici per tradizione culturale, perché la Chiesa è “l’agenzia del sacro” più autorevole. Molti vedono la comunità cristiana come un fatto sociale positivo, perché svolge un’importante azione educativa e assistenziale. Nello stesso tempo, però, non la ritengono necessaria per il loro rapporto con Dio. L’individualismo religioso è molto diffuso. Ma è giusto considerare la Chiesa come una realtà semplicemente umana? Occorre ricercare la sua origine e il segreto della sua vitalità.
Nasce il popolo messianico
[416]  Durante la vita pubblica, Gesù di Nàzaret ha avviato con i discepoli un’esperienza di comunione e di missione. Risorto dalla morte, li riunisce di nuovo intorno a sé con le apparizioni pasquali dei quaranta giorni, e traccia il programma della loro missione universale. Con l’ascensione si sottrae al loro sguardo; ma essi rimangono uniti nel suo nome e si raccolgono in una casa di Gerusalemme insieme a Maria, sua madre
nota
Cf. At 1,9-14.
.
Sono pochi: gli apostoli, i parenti, alcune donne, altri seguaci; in tutto, dice l’evangelista Luca, circa centoventi persone. Eppure sono persuasi che da loro sta ripartendo il raduno dell’Israele degli ultimi tempi: per questo, con l’elezione di Mattia al posto di Giuda, reintegrano il collegio dei Dodici, simbolo delle dodici tribù introdotte nel regno messianico
nota
Cf. At 1,15-26.
. Riconoscono di essere uomini poveri, fragili e deboli, ma aspettano fiduciosi il dono dello Spirito Santo, promesso dal Maestro, e perseverano «assidui e concordi nella preghiera» (At 1,14).
CdA, 200-205
CONFRONTAVAI
[417]  Viene il giorno di Pentecoste: festa della mietitura, in cui si 11-213.pngoffrono al tempio le primizie del raccolto, ma soprattutto festa dell’alleanza, in cui si celebra la legge data da Dio attraverso Mosè. Quanto accade in questo giorno ai seguaci di Gesù, viene narrato come una teofania, simile a quella del monte Sinai: rumore fragoroso, vento potente, lingue di fuoco. «Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi» (At 2,2-4). Lo Spirito è la nuova legge scritta nei cuori, che era stata promessa attraverso i profeti: «Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi» (Ez 36,27). «Era conveniente che nel giorno in cui fu data la legge antica, in quello stesso giorno, fosse data la grazia dello Spirito»
nota
Severiano di Gabala, Commento agli Atti degli apostoli, 2, 1.
.
La nuova legge dello Spirito è vita in Cristo, energia di amore, luce di sapienza, varietà di doni, prima ancora di essere comandamento. Consacra i discepoli di Gesù come assemblea della nuova alleanza, germoglio del popolo di Dio radunato negli ultimi tempi, secondo le promesse e le attese.
[418]  Il popolo messianico nasce aperto a tutte le genti. Il gruppo originario narra «le grandi opere di Dio» (At 2,11), cominciando a «parlare in altre lingue» (At 2,4). Pietro fa risonare il primo annuncio del vangelo davanti a una folla di persone «di ogni nazione che è sotto il cielo» (At 2,5). Molti di loro accettano il messaggio e si fanno battezzare. È davvero la festa del raccolto! «Lo Spirito riconduceva all’unità le tribù separate e offriva al Padre le primizie di tutte le genti»
nota
Sant’Ireneo di Lione, Contro le eresie, 3, 17, 2.
.
Una perenne Pentecoste
[419]  A Pentecoste si completa la fondazione della Chiesa e si avvia la sua espansione. L’evento di quel giorno è un mistero perenne. La comunità cristiana vive e si rigenera incessantemente in una comunicazione di fede e di carità, attivata dallo Spirito Santo
nota
Cf. At 9,31.
: «Dove è la Chiesa, là è anche lo Spirito di Dio; e dove è lo Spirito di Dio, là è la Chiesa e ogni grazia»
nota
Sant’Ireneo di Lione, Contro le eresie, 3, 24, 1.
. Ogni giorno la Chiesa nasce dall’alto, dallo Spirito del Signore. Solo secondariamente sorge dalla libera decisione dei credenti, «che si sottomettono a lui» (At 5,32) e si lasciano convocare. È l’iniziativa della grazia a suscitare la risposta della fede. Il dono risplende nella povertà di coloro che lo ricevono: «Noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi» (2Cor 4,7); «Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono» (1Cor 1,27-28).
[420] La Chiesa vive per il dono dello Spirito Santo, accolto con umiltà e fede dai seguaci di Gesù Cristo.
Regno di Dio e signoria di Gesù
[422] Gesù, mentre predicava il vangelo del Regno, perdonava i peccatori e guariva i malati: indicava così che il regno di Dio era già presente come germe di una salvezza completa, spirituale e corporea.
I discepoli, da parte loro, proclamano che Dio ha risuscitato Gesù, il Crocifisso, e lo «ha costituito Signore e Cristo» (At 2,36). Il cuore del loro messaggio e della fede cristiana è questo: Gesù è morto, è risorto, «è il Signore» (Rm 10,9). Ormai il regno del Padre si identifica con la signoria del Risorto: perciò Filippo in Samarìa reca «la buona novella del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo» (At 8,12) e Paolo a Roma incontra la gente «annunziando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo» (At 28,31).
Come quella del Maestro anche la predicazione dei discepoli si mostra efficace, operando conversioni e guarigioni in gran numero. I miracoli, uniti all’annuncio del vangelo, manifestano lo Spirito Santo, dato alla Chiesa come primizia della salvezza totale; nello stesso tempo indicano che Gesù è veramente risorto e continua ancora a operare attraverso i suoi inviati.
CdA, 208
CONFRONTAVAI
CdA 211
CONFRONTAVAI
CdA 262
CONFRONTAVAI
[424] Le conversioni e i miracoli, che accompagnano la predicazione degli apostoli e dei loro collaboratori, attestano tangibilmente che il regno di Dio coincide con la presenza del Signore risorto e che questa coincide con il dono dello Spirito Santo. Come Dio, Re e Padre, si rendeva visibile attraverso Gesù, così il Signore Gesù si rende visibile attraverso la comunità dei credenti, animata dal suo Spirito.
CdA, 191
CONFRONTAVAI
Rilettura della storia
[432]  Negli Atti degli Apostoli i discorsi, attribuiti a Pietro, a Paolo e ad altri personaggi, occupano un terzo del libro: si può intuire quanto sia importante la loro funzione. In essi risuona la voce profetica della Chiesa nascente, che animata dallo Spirito Santo interpreta la storia nella prospettiva della Pasqua di Cristo. Le vicende di Israele, gli avvenimenti della vita di Gesù, i primi passi della comunità cristiana vengono collegati in una visione coerente, di grande respiro, e proiettati verso il futuro; si delinea così il ruolo della Chiesa nella storia della salvezza, la sua posizione rispetto a Israele.
CCC, 59-64CCC 839-840
Israele
[433]  Dio ha voluto avere un popolo santo in mezzo ai popoli della terra
nota
Cf. Dt 7,6.
. Ha scelto Israele, perché fosse sua proprietà e seguisse una particolare forma di vita, confidando solo nel Signore per avere la salvezza. L’Antico Testamento mostra però quanto ricorrente sia per lui la tentazione di costruirsi da solo il proprio destino e di inseguire miraggi mondani. Come ogni altro popolo, Israele ricerca una terra, un re, una dinastia, un esercito, una capitale, un tempio, una cultura. Ripetutamente deve sperimentare la precarietà di queste mete umane. Dio lo porta a camminare faticosamente in avanti, verso una terra che è sempre più in là. Abramo viene chiamato a lasciare la casa di suo padre e parte «senza sapere dove andava» (Eb 11,8). I suoi discendenti diventano in Egitto un popolo numeroso, ma finiscono schiavi
nota
Cf. Es 1,714.
. Liberati, entrano in possesso della terra promessa, hanno una legge, un re e un tempio; ma la prosperità li trascina all’infedeltà e alla sventura. Tornati dall’esilio, ricostruiscono il tempio e la vita nazionale, ma cadono sotto l’oppressione dei re ellenisti e degli imperatori romani
nota
Cf. Dn 3,26-45.
. Al tempo delle origini cristiane, molti alimentano ancora propositi di riscossa nazionale. Ma i “poveri di JHWH”, una minoranza, si aprono a un’attesa più pura e spirituale, che si trova in sintonia con l’esperienza di Gesù e dei suoi discepoli.
La Chiesa definitivo popolo di Dio
[434]  I primi seguaci di Gesù sono convinti di essere il definitivo Israele, che lo Spirito di Dio ha riunito e santificato, dando compimento alle antiche profezie e a una lunga preparazione. Con la nascita della comunità cristiana di Gerusalemme, Dio ha ricostruito «la tenda di Davide che era caduta» (At 15,16), ha riparato le sue rovine e l’ha rimessa in piedi, perché anche i popoli pagani cerchino il Signore
nota
Cf. Am 9,11-12(LXX); At 9,15; 13,32.41.
.
[435]  Sebbene nuova sia l’alleanza, di cui Cristo è mediatore
nota
Cf. Eb 9,15.
, l’idea di un “nuovo” popolo di Dio non ha alcun rilievo negli scritti del Nuovo Testamento. Non c’è la sostituzione di Israele, ma il suo perfezionamento: Dio non ricomincia daccapo, va avanti.
Israele è “la radice santa”, dalla quale si sviluppa il cristianesimo; è “l’olivo buono”, sul quale vengono innestati i pagani, perché portino frutto
nota
Cf. Rm 11,1624.
. Gesù rimane il Messia di Israele
nota
Cf. At 3,20.
. La prima comunità, composta di giudeo-cristiani, rappresenta “il resto” di Israele
nota
Cf. Rm 11,5.
. Nel libro dell’Apocalisse, la continuità viene messa in evidenza mediante la figura della donna, che indica il popolo eletto prima e dopo la venuta del Messia
nota
Cf. Ap 12,1-17.
, e mediante l’immagine della città santa, aperta ad accogliere i pagani che vengono in pellegrinaggio.
Se già nell’antica alleanza Israele ha ricevuto il nome di assemblea di Dio, a maggior ragione merita questo nome il definitivo popolo di Dio. “Chiesa” significa precisamente “assemblea”: assemblea radunata dal Padre intorno a Cristo con il dono dello Spirito, Chiesa «di Dio in Gesù Cristo» (1Ts 2,14).
La Chiesa è dunque la forma definitiva del popolo di Dio nella storia, capace di attirare tutte le genti. «La legge e la parola sono usciti da Gerusalemme... e noi ci siamo rifugiati presso il Dio di Israele. Sebbene fossimo esperti nella guerra, nell’assassinio, in ogni specie di mali, abbiamo trasformato le spade in aratri, le lance in falci; e ora costruiamo il timor di Dio, la giustizia, la solidarietà, la fede e la speranza»
nota
San Giustino, Dialogo con Trifone, 18, 2-3.
.
Quanti con il battesimo vengono inseriti in Cristo, formano il popolo dei “santi”, «la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui» (1Pt 2,9).
Santità e peccato nella Chiesa
[436]  La Chiesa è il popolo santo, consacrato da Dio. Il suo capo, Cristo, la unisce a sé e la vivifica con il dono dello Spirito; la rigenera incessantemente con la sua parola e i sacramenti; le comunica la forza della carità, partecipazione alla vita stessa di Dio, che abilita a praticare la nuova giustizia, prospettata nel discorso della montagna.
Tutti i cristiani sono chiamati alla santità, che consiste nella perfezione della carità. Non si tratta semplicemente di un’esortazione o di un dovere, ma di «un’insopprimibile esigenza del mistero della Chiesa»
nota
Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 16.
e di una possibilità reale offerta ai fedeli di qualsiasi condizione. Di fatto molti cristiani, in ogni epoca, vivono secondo la logica della carità. Non pochi giungono fino all’eroismo e tra essi alcuni vengono riconosciuti ufficialmente come “santi”. Fioriscono molte comunità fervorose e molte opere esemplari di promozione umana. Si sviluppa un’azione assidua per la difesa della persona e dei suoi diritti fondamentali, per la riconciliazione e la pace.
[437]  Tuttavia la Chiesa include anche i peccatori; «è santa e insieme 11-219.pngbisognosa di purificazione»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 8.
. La zizzania cresce insieme al grano. Già nelle prime comunità, fondate direttamente dagli apostoli, compare il peccato: a Gerusalemme la menzogna di Ananìa e Saffìra e le tensioni per gli ostacoli posti da alcuni all’ingresso dei pagani convertiti; a Corinto le divisioni, il disordine e perfino un caso di incesto. I secoli successivi, fino ai nostri giorni, hanno visto corruzione, violenza, sete di potere e di ricchezza, discriminazioni, intolleranza, scismi, eresie. Dov’è dunque la santità del popolo di Dio? Dov’è la pace messianica intravista dai profeti
nota
Cf. Is 2,3-4.
? Come è possibile credere che il Messia sia venuto, se nel mondo nulla è cambiato? È questo l’interrogativo che gli ebrei pongono ai cristiani fin dai primi tempi
nota
Cf. San Giustino, Dialogo con Trifone, 110, 1-2.
.
La risposta è che la Chiesa, pur essendo la forma autentica e definitiva del popolo di Dio, è ancora in cammino nella storia. Sebbene per l’assistenza dello Spirito Santo sia preservata da una defezione totale, è ancora soggetta nei suoi membri alla tentazione di voltare le spalle a Dio, come lo fu Israele in cammino nel deserto. La Chiesa non è il Regno compiuto; è solo il segno, lo strumento e il germe di esso.
[483]  Gesù non è un’idea o un simbolo; è una persona, con una storia concreta
nota
Cf. Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 18.
. In virtù dello Spirito Santo la sua storia si prolunga in quella della Chiesa, continua a plasmare la vita dei credenti e delle comunità. Non si tratta però di ripetere meccanicamente le stesse cose, ma di rivivere in situazioni diverse l’esperienza originaria, con inesauribile creatività. Lo Spirito è unità e fedeltà, ma anche libertà e novità. La buona notizia è anche profezia; la memoria è carica di speranza. La Chiesa è chiamata ad essere fedele rinnovandosi incessantemente, come un corpo vivo rimane identico a se stesso mentre si sviluppa e cambia. Si trasforma la figura esteriore, si evolve la coscienza di sé, ma con coerenza e continuità.
[485]  Come Israele, liberato dall’Egitto e costituito popolo di Dio 11-236.pngmediante l’antica alleanza, peregrinò a lungo nel deserto tra pericoli e tentazioni prima di arrivare alla terra promessa, così la Chiesa, nata dalla Pasqua di Cristo e diventata, in virtù della nuova alleanza, il definitivo popolo di Dio, è pellegrina nel mondo verso la perfezione del regno di Dio, in mezzo a tentazioni, difficoltà e tribolazioni, «tanto interne che esterne»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 8.
. «Entra nella storia degli uomini, ma al tempo stesso trascende i tempi e i confini dei popoli»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 9.
.
Come nave nella tempesta, la Chiesa subisce la violenza delle onde, ma non affonda. La minacciano in ogni epoca persecuzioni, eresie, scismi, corruzione morale, compromessi mondani; possono ferirla e deturparla, ma non snaturarla o distruggerla, perché, come le è stato promesso, «le porte degli inferi non prevarranno contro di essa» (Mt 16,18).
Per il sostegno e la grazia del Signore, anche le contraddizioni e le sofferenze, seminate sul suo cammino, possono diventare benefiche. Nel libro dell’Apocalisse lo Spirito Santo fa pervenire al responsabile della Chiesa di Smirne questa parola di conforto: «Conosco la tua tribolazione, la tua povertà - tuttavia sei ricco» (Ap 2,9).
Viceversa, i successi possono essere pericolosi e in ogni caso sono sempre provvisori. La sicurezza può risultare illusoria; la ricchezza può diventare una prigione. Ancora nell’Apocalisse, lo Spirito rivolge questo rimprovero al responsabile della Chiesa di Laodicèa: «Tu dici: “Sono ricco, mi sono arricchito; non ho bisogno di nulla”, ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo» (Ap 3,17).
Lo Spirito Santo conduce avanti attraverso i secoli il cammino della Chiesa e le impedisce di indugiare sulle mete raggiunte. Mentre la induce a guardare indietro nel passato, verso Gesù di Nàzaret, in cui la rivelazione e la salvezza si sono compiute una volta per sempre, la fa guardare anche avanti verso il Signore risorto, che è il futuro del mondo e la novità ultima. La bimillenaria storia della Chiesa può essere considerata un grande esodo, misteriosamente guidato dallo Spirito di Dio, verso traguardi sempre nuovi, nella sostanziale continuità con le origini, malgrado le innumerevoli infedeltà personali dei credenti e le deformazioni della comunità.
Il mandato missionario
[560]  Cristo risorto è la forza che anima la missione universale: gli apostoli, entrati con lui in intima comunione, condividono il suo amore per tutti gli uomini e diventano suoi collaboratori nell’opera della salvezza. Il Signore affida loro il grande compito di fare discepole tutte le genti e di introdurle nella vita di Dio: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,18-20). Promette che li accompagnerà sempre con la sua presenza: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Confermando la loro predicazione con opere prodigiose
nota
Cf. Mc 16,20.
, mostra di mantenere la promessa. Li sostiene con il dono dello Spirito Santo, che li spinge ad annunciare il vangelo e suscita la fede negli ascoltatori. In virtù dello Spirito, il mandato missionario diventa un’esigenza interiore, scritta nel cuore: l’esigenza di condividere con altri l’esperienza di fede e la comunione con Dio. «Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» (At 4,20). «Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo» (1Gv 1,3).
La Sacra Scrittura norma della fede
[615]  Molti, anche praticanti, si considerano cattolici, ma a modo 14-294.pngproprio. Non si curano seriamente della parola di Dio. Ignorano la Sacra Scrittura, oppure ne danno un’interpretazione individuale o di gruppo, senza tener conto dell’interpretazione autentica del magistero ecclesiale. Invece, chiamato a vivere la fede, il cristiano ha bisogno di leggere il libro sacro e di leggerlo in accordo con la Chiesa.
[621]  Accanto all’insegnamento definitivo e infallibile, vi è un 14-296.pnginsegnamento ordinario non definitivo del papa e dei vescovi in materia di fede e di agire morale, che ha lo scopo di guidare il popolo di Dio verso una profonda comprensione e una coerente prassi cristiana. Anche questo insegnamento ordinario non definitivo gode di una particolare assistenza divina. Esige un assenso interiore, non però un’adesione totale di fede come il precedente.
Sacra Scrittura, Tradizione, magistero dei vescovi e del papa sono congiunti insieme «sotto l’azione del medesimo Spirito Santo»
nota
Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 10.
. Il Magistero è l’interprete autentico posto a servizio della Scrittura e della Tradizione: piamente ascolta, santamente custodisce e fedelmente espone la verità di Dio contenuta in esse
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 10.
.
Infallibilità della Chiesa
[616]  La fede della Chiesa riconosce nella Scrittura la propria norma e ad essa si sente vincolata; tuttavia, come a suo tempo ne ha fissato il canone, l’elenco dei libri sacri, così in ogni epoca si sente autorizzata a interpretarla, perché sa di essere animata dal medesimo Spirito Santo, che ne è l’autore
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 12.
. Gesù si è impegnato ad accompagnare «fino alla fine del mondo» (Mt 28,20) gli annunciatori del vangelo, da lui stesso inviati, tanto che «chi non crederà sarà condannato» (Mc 16,16); ha assicurato per sempre l’assistenza dello Spirito Paraclito, per condurre i discepoli «alla verità tutta intera» (Gv 16,13) e sostenere la loro testimonianza di fede. Perciò la Chiesa, fin dalle origini, è convinta di possedere questa presenza del Signore risorto e del suo Spirito, che fa di lei la «colonna» e il «sostegno della verità» (1Tm 3,15) e consente ai suoi pastori di guidare i fratelli «all’unità della fede e della conoscenza» (Ef 4,13) e di custodire inalterato il «deposito» (2Tm 1,14) della dottrina cristiana. Di fatto, pur avendo commesso errori in altri campi, mai si è contraddetta nella dottrina della fede, in mezzo a tanti sconvolgimenti storici.
[617] La verità è un dono che la Chiesa riceve dal Signore; non è motivo di vanto, ma di umile gratitudine e grave responsabilità. Gesù Cristo non si è limitato a parlare una volta per sempre nel lontano passato, ma riprende la stessa parola e l’attualizza incessantemente con la luce del suo Spirito, attraverso mediazioni umane. Non abbandona il suo messaggio alle fragili risorse della ricerca umana, ma garantisce e offre lui stesso, infallibilmente, la verità salvifica, come attraverso i sacramenti offre la grazia santificante, indipendentemente dalla dignità morale del ministro. Senza questa garanzia i credenti rischierebbero di smarrire l’oggettività e l’integrità della rivelazione; finirebbero per ridurre Dio alla misura della loro esperienza e per credere più a se stessi che a lui. È possibile essere cristiani solo ricevendo in dono la verità e la grazia che sono tra loro complementari.
Il comune senso della fede
[618]  «Dove è la Chiesa, lì è anche lo Spirito di Dio, e dove è lo Spirito di Dio è la Chiesa ed ogni grazia. E lo Spirito è la verità»
nota
Sant’Ireneo di Lione, Contro le eresie, 3, 24, 1.
. Nella continuità della tradizione vivente, tutto il popolo di Dio - papa, vescovi, sacerdoti e laici - fa esperienza spirituale della Parola e, quando è concorde nel ritenere una verità come rivelata, «non può sbagliarsi nel credere»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 12.
, a motivo del comune senso della fede che gli è dato per grazia.
Singolare appartenenza
[742] La Chiesa è riunita intorno a Cristo. Si tratta di un legame soltanto morale o di una realtà più profonda?
Il popolo di Dio porta con sé nella storia un mistero di comunione. Una voce potente ferma Paolo sulla via di Damasco: «”Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”. Rispose: “Chi sei, o Signore?”. E la voce: “Io sono Gesù, che tu perseguiti!”» (At 9,4-5). Le persecuzioni contro i cristiani feriscono personalmente Cristo stesso, perché la Chiesa è misteriosamente unita a lui, è suo corpo.
Il Signore morto e risorto attrae a sé tutti coloro che non si chiudono nel rifiuto: «Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Così potente è la sua carità, che i credenti vengono assunti in lui e lui viene a vivere in essi: «Rimanete in me e io in voi... Io sono la vite, voi i tralci» (Gv 15,4-5).
Il suo corpo individuale, cioè la sua concreta umanità personale, 19-367.pngconsegnato alla morte e glorificato presso Dio, può accogliere in sé la moltitudine, per la quale si è offerto in sacrificio. Questa unità ha inizio con il battesimo e si perfeziona con l’eucaristia ed è così intima, che Paolo arriva a dire ai cristiani: «Voi siete corpo di Cristo» (1Cor 12,27); «Tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28). Più tardi, esprimendo la stessa verità con un linguaggio in parte diverso, le lettere paoline della prigionia presenteranno Cristo come capo, cioè principio vitale e direttivo, e la Chiesa come corpo, prolungamento vivo di lui, sociale e visibile.
Questa visione di fede è rimasta nella Tradizione fino ai nostri giorni. Secondo la dottrina del concilio Vaticano II, «la santa Chiesa, che è comunità di fede, speranza e carità, è stata voluta da Cristo unico mediatore come un organismo visibile sulla terra; egli lo sostenta incessantemente e se ne serve per espandere su tutti la verità e la grazia. Ma la società gerarchicamente organizzata da una parte e il corpo mistico dall’altra, l’aggregazione visibile e la comunità spirituale, la Chiesa della terra e la Chiesa ormai in possesso dei beni celesti, non si devono considerare come due realtà; esse costituiscono al contrario un’unica realtà complessa, fatta di un duplice elemento, umano e divino»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 8.
. La comunità storica, concretamente identificabile, è segno di una misteriosa partecipazione alla comunione d’amore delle Persone divine.
Lo Spirito dell’unità
[743]  Il vincolo, con cui il Signore incorpora a sé i credenti, è lo Spirito Santo. Ecco a riguardo tre formule assai incisive. La prima è di san Paolo: siamo stati immersi in «un solo Spirito» per essere inseriti in «un solo corpo» (1Cor 12,13). La seconda è di sant’Ireneo: «Come dalla farina non si può fare, senz’acqua, un solo pane, così noi, che siamo molti, non potevamo diventare uno in Cristo Gesù, senza l’acqua che viene dal cielo»
nota
Sant’Ireneo di Lione, Contro le eresie, 3, 17, 2.
. La terza è del concilio Vaticano II: «Comunicando il suo Spirito», il Figlio di Dio «costituisce i suoi fratelli misticamente suo corpo»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 7.
.
Il corpo ecclesiale di Cristo è dunque animato dallo Spirito Santo: «unico e identico nel capo e nelle membra, egli dà a tutto il corpo vita, unità e moto»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 7.
, un po’ come fa l’anima nel corpo umano individuale. Quando ci comportiamo da veri seguaci di Cristo, lo Spirito ama, prega e opera insieme a noi. Egli è il “paraclito”, l’amico accanto a noi, o meglio dentro di noi, perché «inabita nella Chiesa e nei cuori dei fedeli come in un tempio»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 4.
.
CdA, 338
CONFRONTAVAI
Uniti e distinti
[744]  Uniti intimamente a Cristo mediante lo Spirito, i fedeli non rischiano di perdere la loro personalità, libertà e originalità, perché lo Spirito, mentre unisce, crea anche la varietà dei doni, delle vocazioni, dei servizi. Cristo e la Chiesa si appartengono reciprocamente ma rimangono distinti, come lo sposo e la sposa diventano “una sola carne” ma sono uno di fronte all’altro. L’immagine nuziale integra opportunamente quella del corpo.
Nel Nuovo Testamento vi sono anche altre immagini per evocare il mistero della Chiesa nel suo rapporto con Cristo e con le altre persone divine: ovile
nota
Cf. Gv 10,1-10.
, gregge, vigna scelta, tralci della vite
nota
Cf. Gv 15,1-8.
, campo di Dio
nota
Cf. 1Cor 3,9.
, ulivo
nota
Cf. 2Cor 3,1-3.
, lettera di Cristo, tempio e casa di Dio, città santa
nota
Cf. Ap 21,1-2.
. A volte viene sottolineata di più l’unità, altre volte la distinzione, ma ambedue sono essenziali. La comunione è unità dei distinti, attuata dallo Spirito Santo.
Già l’amicizia umana è capace di creare una certa unità. Gli amici si incontrano, stanno volentieri insieme, si confidano i segreti più intimi; anzi si trasferiscono in qualche modo uno nell’altro, si identificano affettivamente, fino a diventare “un’anima in due corpi”. In questa prospettiva, ma a ben diversa profondità, possiamo collocare le parole di Gesù ai suoi discepoli: «Vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,15); «Io sono nel Padre e voi in me e io in voi» (Gv 14,20). Lo Spirito, che unisce il Figlio al Padre, in modo simile unisce i discepoli al Figlio per ricondurli al Padre.
CCC, 753-757CdA, 499-502
CONFRONTAVAI
Presenza continua
[80]  Secondo il Nuovo Testamento, il Signore risorto continua ad essere presente nella comunità dei credenti con la potenza dello Spirito Santo, fino alla fine del mondo. Tale presenza è nascosta, ma si manifesta indirettamente attraverso molti doni dello Spirito, in particolare la perseveranza nella fede e nella retta dottrina, la santità della vita e la forza dei miracoli, perché la Chiesa sia segno pubblico ed efficace della salvezza.
Dono di Dio
[90]  La fede è un dono o una scelta? Quando Paolo venne a portare il vangelo in Europa, nella città di Filippi «c’era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia... e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo» (At 16,14). Non basta l’annuncio esteriore a suscitare la fede; occorre anche una illuminazione interiore.
Già l’Antico Testamento aveva chiara consapevolezza che la fede è 2-51.pngfrutto di una iniziativa di Dio: «Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti... Riconoscete dunque che il Signore vostro Dio è Dio, il Dio fedele» (Dt 7,79). Gesù stesso ha dichiarato pubblicamente: «Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato» (Gv 6,44). La fede è dono dello Spirito Santo, che la previene, la suscita, la sostiene, l’aiuta a crescere. È lui che illumina l’intelligenza, attrae la volontà, rivolge il cuore a Dio, facendo accettare con gioia e comprendere sempre meglio la rivelazione storica di Cristo, senza aggiungere ad essa nulla di estraneo
nota
Cf. Gv 16,14.
.
CdA, 811-813
CONFRONTAVAI
Pari dignità
[497]  Nell’Antico Testamento lo Spirito Santo veniva effuso su alcuni 12-244.pngpersonaggi straordinari; nel giorno di Pentecoste è dato invece in abbondanza a tutta la comunità cristiana. Lo sottolinea il discorso di Pietro, secondo cui si compie la promessa del Signore contenuta nel libro di Gioele
nota
Cf. Gl 3,1-5.
: «Io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profeteranno» (At 2,17). Tutto il popolo messianico partecipa all’ufficio profetico, regale e sacerdotale di Cristo.
Tutti i fedeli ricevono lo Spirito; tutti sono incorporati a Cristo mediante il battesimo; tutti sono figli di Dio, fratelli tra di loro, eredi della vita eterna. Tutti sono chiamati alla santità, che consiste nella perfezione della carità; tutti cooperano a edificare la Chiesa
nota
Cf. Ef 4,12-13.
e partecipano alla sua missione universale di salvezza: «Ogni fedele è chiamato alla santità e alla missione»
nota
Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 90.
.
CCC, 871-873
[498]  Le discriminazioni, presenti nella società, non hanno alcun senso nella vita ecclesiale: «Tutti voi siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,26-28). Lo schiavo diventa «un fratello carissimo» (1Fm 16); la donna una sorella e una cooperatrice all’evangelizzazione
nota
Cf. Rm 16,1312.
. Tutti i cristiani hanno pari dignità; anzi sono uniti a Cristo e tra di loro, come una sola persona.
Diversità e complementarità
[499]  Sparisce allora ogni differenza? L’uguaglianza fondamentale e la comunione comportano forse l’uniformità? Certamente no: dallo stesso Spirito derivano unità e varietà. Gli Atti degli apostoli mostrano che, se tutti i credenti hanno una funzione profetica, alcuni però hanno un dono particolare di profezia
nota
Cf. At 21,9-10.
; se tutti partecipano alla vita comunitaria, alcuni, come gli apostoli, i loro primi sette collaboratori e gli anziani, hanno compiti specifici
nota
Cf. At 6,615,6.
. Liberamente l’unico e identico Spirito concede doni diversi «per l’utilità comune» (1Cor 12,7). Mentre alimenta in tutti i fedeli il senso della fede, la santità e la fraternità, infonde nei singoli capacità particolari per rispondere a molteplici esigenze
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 4.
.
CCC, 814CdA, 747
CONFRONTAVAI
[500]  L’unica Chiesa, non solo esiste in molte Chiese e si esprime in 12-245.pngmolte culture, ma si edifica e compie la sua missione con il contributo di vari carismi, ministeri, stati di vita, vocazioni.
La comunità ecclesiale è come un organismo vivo e operante: «In un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione... Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi» (Rm 12,46). «Dio ha composto il corpo» in modo che «le varie membra avessero cura le une delle altre» (1Cor 12,24-25). Tutti sono abbastanza poveri per dover ricevere; tutti abbastanza ricchi per poter dare. «Non può l’occhio dire alla mano: “Non ho bisogno di te”; né la testa ai piedi: “Non ho bisogno di voi”. Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie» (1Cor 12,21-22). I credenti sono responsabili gli uni degli altri; tra loro vige la legge della reciprocità: devono stimarsi a vicenda, accogliersi, edificarsi, servirsi, sostenersi, correggersi, confortarsi. Nel mutevole intrecciarsi di tante storie personali si attua una incessante comunicazione di carità.
[501]  «Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio 12-246.pngdegli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio» (1Pt 4,10). Nella dinamica di questo scambio, con doni diversi e complementari, lo Spirito sostiene la vita e la missione della Chiesa. Come un uomo «vede con gli occhi, ode con gli orecchi, sente odori con le narici, parla con la lingua, opera con le mani, cammina con i piedi, a tutte le membra dà la vita, a ognuno il suo compito», così lo Spirito Santo «in alcuni santi compie miracoli, in altri annuncia la verità, in altri custodisce la verginità, in altri ancora custodisce la pudicizia coniugale; in alcuni santi questo, in altri quello; a ciascuno concede di realizzare l’opera propria, a tutti parimenti di vivere»
nota
Sant’Agostino, Discorsi, 276, 4.
.
Carismi
[502]  I carismi sono grazie speciali dello Spirito Santo, con le quali ogni fedele viene reso adatto e pronto ad assumere qualche compito e a svolgere qualche attività, in modo da giovare, direttamente o indirettamente, alla santità della Chiesa, alla sua vitalità apostolica, al bene delle persone e della società
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 12; Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 24.
. Intesi in senso proprio, si distinguono dalle grazie concesse per la santificazione personale: sono dati a vantaggio degli altri. Tuttavia la capacità di contribuire al bene degli altri di solito è strettamente collegata alla qualità della propria vita spirituale. Non per niente nella Bibbia, quando Dio affida a qualcuno una missione, provoca anche un cambiamento radicale nel suo modo di vivere. Il primo dono da fare ai fratelli è la propria esistenza, la propria personalità.
CCC, 951CCC 2003
I sette doni
[834]  Per facilitare l’esercizio e la crescita delle virtù teologali e umane, riceviamo i sette doni dello Spirito Santo che, sulla base di un testo 21-410.pngprofetico
nota
Cf. Is 11,2-3.
, vengono tradizionalmente così individuati: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di Dio. Al di là del numero e delle precisazioni, si tratta di doni abbondanti per la santificazione personale. Mentre i carismi riguardano direttamente l’utilità del prossimo e perciò sono variamente distribuiti, questi doni, che si possono chiamare mistici, riguardano lo sviluppo della vita cristiana e perciò sono concessi a tutti, anche se con accentuazioni diverse. Sono attitudini che rendono docili allo Spirito Santo anche nelle azioni più ordinarie; dispongono a lasciarsi muovere da lui come vele spiegate al vento. Rendono le virtù facili, stabili e attraenti; le portano a maturazione, come «frutto dello Spirito» (Gal 5,22), frutti saporosi per chi li possiede e poi anche per il prossimo.
Crescente spontaneità
[950]  «Non che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch’io sono stato conquistato da Gesù Cristo» (Fil 3,12).
Il progresso della vita spirituale è dono di Dio, a cui il cristiano è chiamato a cooperare. Accogliendo i primi doni, ci disponiamo a riceverne di più grandi: è questo il concetto di merito.
Più ci avviciniamo a Dio e più camminiamo speditamente
nota
Cf. San Tommaso d’Aquino, Somma Teologica, II-II, q. 24, a. 4.
: compiere il bene diventa sempre più connaturale e spontaneo. La pratica della carità e di tutte le virtù è sempre più sostenuta dai doni dello Spirito Santo, come una nave che avanza a vele spiegate, sospinta più dalla forza del vento che dalle braccia dei rematori.
Carità perfetta
[951] Si giunge così alla perfetta unione sponsale con Dio nella carità: unione non intimistica, ma aperta all’amore di tutte le creature, nella semplicità della vita quotidiana. Le modalità di attuazione sono estremamente varie.
In alcuni cristiani prevalgono i doni operativi dello Spirito Santo: la dedizione a Dio si esprime soprattutto mediante l’attività in campo ecclesiale, familiare, professionale, sociale, culturale, politico, con totale disinteresse, fino al sacrificio più arduo.
[513]  Nella Chiesa delle origini gli apostoli occupano il primo posto tra 12-249.pngtutti i carismi. Sono i testimoni ufficiali del Risorto; i suoi ambasciatori, inviati con la forza dello Spirito Santo e accreditati con i miracoli; i dispensatori dei doni di Dio; i ministri della riconciliazione.
Formano un collegio, presieduto da Pietro, e guidano insieme il cammino iniziale della prima comunità di Gerusalemme. Cresce però in fretta il numero dei credenti ed essi sentono il bisogno di associarsi dei collaboratori. Creano prima sette responsabili per una parte della comunità, quella di lingua e cultura greca, che presto verrà perseguitata e cacciata dalla città
nota
Cf. At 6,1-6.
. Affidano poi l’altra parte, quella di cultura ebraica, a Giacomo, cugino del Signore, coadiuvato da un collegio di presbìteri, secondo il modello delle sinagoghe. Giacomo, la prima figura conosciuta di pastore unico a capo di una comunità locale, morirà martire e avrà come successore Simeone, un altro cugino di Gesù.
Successori degli apostoli
[516]  Il senso di questa successione va precisato. Gli apostoli, con la loro testimonianza diretta e originaria su Cristo, pongono il fondamento della Chiesa una volta per sempre. I pastori, che collaborano con loro e poi prendono il loro posto, curano che la costruzione dell’edificio prosegua sul medesimo fondamento: «Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio... Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni ad insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé» (At 20,28-30). Il Signore ha stabilito «pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo», perché non siano più «come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina» e possano vivere «secondo la verità nella carità» (Ef 4,11-1214-15).
I pastori succedono dunque agli apostoli, in quanto custodiscono e trasmettono fedelmente la loro testimonianza, «il buon deposito» (2Tm 1,14), con la grazia dello Spirito Santo, per consentire a tutti i credenti di rivivere l’esperienza originaria e di essere veramente Chiesa di Cristo.
CCC, 861-862
Il carisma dell’autorità
[517]  In concreto alimentano la fede e la carità di tutti i credenti con il servizio della Parola e la celebrazione dei sacramenti; verificano e coordinano i vari carismi, in una disciplina ordinata, che sia segno visibile della comunione in Cristo. Fanno questo con l’autorità ricevuta «per edificare» (2Cor 13,10), cioè per radunare il popolo di Dio. Anzi, hanno avuto un carisma particolare dallo Spirito Santo, attraverso il rito sacramentale dell’ordinazione, come dice la seconda Lettera a Timòteo: «Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l’imposizione delle mie mani» (2Tm 1,6)
nota
Cf. 1Tm 4,14.
.
CCC, 894-895
In unione a Cristo rappresentanti della Chiesa
[519] Mentre rappresentano Cristo di fronte alla Chiesa, rappresentano in unione a Cristo la Chiesa davanti al Padre e intercedono per lei. La rappresentano anche davanti agli uomini, in quanto costituiscono il fondamento visibile della sua unità e fedeltà evangelica. Si tratta di una rappresentanza sacramentale in virtù dello Spirito e non di una rappresentanza in senso democratico. I ministri ordinati ricevono il potere da Cristo, non dalla comunità. Non sono delegati di essa, neppure quando vengono designati con la sua partecipazione.
Ciò non vuol dire che debbano agire in maniera autoritaria, senza consultare nessuno. Al contrario devono farsi interpreti e servitori della vita della Chiesa, in piena fedeltà al vangelo. Le decisioni devono maturare in un clima di preghiera, di fraternità, di ascolto reciproco e di conversione al Signore da parte di tutti, pastori compresi. Se è vero che i pastori non sono dalla Chiesa, sono però per la Chiesa e nella Chiesa. Rimangono cristiani come gli altri, ascoltano la parola che predicano e ricevono l’eucaristia che distribuiscono. Inoltre devono esercitare il loro ministero in una prassi di comunione, valorizzando gli altri carismi e ministeri: «I vescovi non devono solo insegnare, ma anche imparare»
nota
San Cipriano di Cartagine, Lettere, 74, 10, 1.
.
CCC, 1552-1553
[527]  Ogni vescovo in quanto tale è membro del collegio episcopale. «L’episcopato è uno e indiviso»
nota
San Cipriano di Cartagine, L’unità della Chiesa cattolica, 5.
; «come non vi è che un’unica Chiesa... così non vi è che un unico episcopato rappresentato da una molteplicità di vescovi uniti tra loro»
nota
San Cipriano di Cartagine, Lettere, 66, 8, 3.
. Poiché i vescovi, per il dono dello Spirito, governano come rappresentanti di Cristo, in definitiva c’è un solo Pastore in molti pastori: «Cristo è lui solo che pasce il gregge, ma lo fa impersonandosi nei singoli pastori» e «tutti i pastori si identificano con la persona di uno solo, sono una cosa sola»
nota
Sant’Agostino, Discorsi, 46, 29-30.
. All’interno della comunione in Cristo di tutti i fedeli, vi è una speciale comunione dei pastori.
Il collegio è formato dai vescovi insieme al papa e ha «piena e suprema potestà su tutta la Chiesa... In quanto composto da molti, sta ad esprimere la varietà e l’universalità del popolo di Dio; in quanto raccolto sotto un solo capo, sta ad esprimere l’unità del gregge di Cristo»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 22.
. Così viene promossa la comunione pluriforme, dinamica e tesa alla mondialità; viene garantita una maggiore ricchezza nell’insegnamento.
Visibile principio di unità
[533]  Il vescovo di Roma, erede della testimonianza di Pietro, «è il perpetuo e visibile principio e il fondamento dell’unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 23.
. Impersona l’unità del collegio episcopale; manifesta e promuove quella della Chiesa.
Una sequela più espressiva
[546] La vita consacrata è un carisma dello Spirito, finalizzato sia alla santificazione personale che all’edificazione della Chiesa. Comporta un nuovo modo di essere e di agire.
Se tutti i fedeli sono chiamati a seguire Gesù, i consacrati sono chiamati a seguirlo più da vicino, configurati a lui anche nel genere esteriore di vita
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 46; Id., Perfectae caritatis, 25.
. Si impegnano a organizzare in funzione di un’intima comunione con lui tutti i loro rapporti con le cose, con gli altri e con se stessi; ad essere memoria viva della forma originaria ed esemplare della sequela dei primi discepoli.
In concreto la vita consacrata è caratterizzata dalla professione dei tre consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza in una forma di vita stabile e riconosciuta dalla Chiesa. La castità è totale dono di sé al Signore, un dono vissuto nella perfetta continenza sessuale e nell’amicizia disinteressata verso tutti. La povertà è libertà di fronte alle cose, rinuncia al possesso, sobrietà nell’uso, disponibilità a condividere. L’obbedienza è accoglienza della volontà di Dio, mediante la sottomissione alla regola, ai superiori e alla comunità, rinunciando a programmare in modo individuale la propria esistenza. Insieme i tre consigli riportano le grandi tendenze del cuore umano nella logica della carità; rendono umili e vuoti di sé, aperti a Dio e ai fratelli, pronti a camminare verso la perfezione. L’impegno a viverli viene assunto con i voti o con altri vincoli sacri. Associato ad altri elementi, come la centralità della preghiera, della parola di Dio e dell’eucaristia, gli esercizi ascetici ed eventualmente la comunità religiosa e le attività di apostolato, questo impegno viene a costituire una forma stabile di vita, che l’autorità della Chiesa riconosce canonicamente.
CCC, 1973-1974
Il carisma dell’istituto
[549]  Gli elementi costitutivi della vita consacrata vengono organizzati da ogni istituto in modo proprio, secondo uno specifico carisma. Ogni 12-262.pngfondatore infatti ha una sua esperienza dello Spirito e la trasmette ai fratelli che Dio gli dà.
Tale esperienza comporta di solito la profonda comprensione esistenziale di qualche parola evangelica, che diventa chiave di lettura di tutto il messaggio cristiano, prospettiva privilegiata per una nuova sintesi del mistero di salvezza. Assumono così una fisionomia caratteristica in primo luogo le componenti della vita consacrata: la pratica dei consigli, l’ascesi, la preghiera, la comunione fraterna, l’apostolato, la presenza nel mondo.
L’esperienza del fondatore attrae seguaci e si propaga come una corrente di grazia da una generazione all’altra. Per integrarsi nella Chiesa e per essere trasmessa più fedelmente, prende corpo in un ordinamento stabile e pubblico. Nasce così l’istituto, con una regola approvata dalla Chiesa e con un’eredità viva da custodire e da attualizzare nel mutare delle situazioni storiche.