Educat
CATECHISMO DEGLI ADULTI

CATECHISMO DEGLI ADULTI
INDICE TEMATICO
Z



Catechismo degli Adulti

Solidarietà 372-373 , 389 , 396-398 , 746-747 , 887 , 1110 , 1099-1100 , 1207

L’origine del male
[372] Tuttavia il male ci investe da ogni parte, in molte forme: disgrazie, violenze, malattie, miseria, oppressione, ingiustizia, solitudine, morte. Non possiamo evitare la domanda: da che cosa dipende questa infelice situazione? perché l’uomo è soggetto alla sofferenza?
Molti mali derivano senz’altro dai limiti naturali, dall’inserimento nel mondo. Partecipando a un processo evolutivo globale, l’uomo nasce, si trasforma e muore come gli altri esseri della natura. Può ricevere la vita solo a frammenti.
La precarietà della condizione creaturale viene poi aggravata da innumerevoli colpe personali, che procurano più o meno direttamente una infinità di guai, a sé e agli altri: basti ricordare i danni recati alla salute, le storture della convivenza sociale, le guerre.
[373] Questa solidarietà negativa non solo inclina a commettere i peccati personali, che causano molte sofferenze, ma impedisce di integrare nella vita, in maniera significativa, i dolori che provengono dagli altri uomini e dai limiti inerenti alla natura. Molte volte, più che il soffrire pesa il soffrire inutilmente, senza un significato. L’universale alienazione da Dio priva l’animo della forza e della gioia, che deriverebbero da un’intensa comunione con lui e sarebbero capaci di riempire e trasfigurare le stesse esperienze dolorose.
Corruzione di Israele
[389]  «Come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo» (1Cor 15,22): ci sono due misteriose solidarietà, l’una conduce alla perdizione e l’altra alla salvezza. Approfondire questa verità significa rispondere a domande come queste: perché Gesù Cristo è il salvatore di tutti gli uomini? perché gli uomini hanno bisogno di essere salvati? in che senso sono tutti peccatori? come si è arrivati a prendere coscienza di questa solidarietà nel male?
L’Antico Testamento vede la storia come un dialogo drammatico tra Dio e il suo popolo. Dio fa dono dell’alleanza e rimane sempre fedele. Israele tradisce l’alleanza e sperimenta quanto sia amaro e rovinoso allontanarsi dal Signore: «Tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento... perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci hai messo in balìa della nostra iniquità» (Is 64,5-6). Ma più Dio nella sua misericordia si mostra pronto a perdonare e a riprendere in mano l’avvenire del suo popolo, più questi torna a disfare e a ingarbugliare la tela.
Così Israele comprende che il male morale è difficile da estirpare; si rende conto di essere stato peccatore da sempre, a cominciare dagli antichi padri. Osserva che gli altri popoli lo sono ugualmente; intuisce che l’umanità intera è corrotta fin dalle origini e nessun vivente è giusto davanti a Dio.
Alienazione da Dio
[396] Le indicazioni provenienti dai documenti della fede possono essere ancora approfondite con la riflessione teologica, per evidenziare meglio il senso della verità rivelata, che peraltro rimane sempre misteriosa.
Ogni uomo è plasmato dalla solidarietà con gli altri, con chi lo ha preceduto e con chi lo accompagna. Mai si parte da zero. Viviamo inseriti in una comunicazione incessante di doni naturali, culturali e spirituali. La nostra libertà si attua sempre in una situazione storica oggettiva, da cui viene condizionata. La comunicazione della vita divina avviene in modo da valorizzare le mediazioni umane, perché l’umanità intera sia un solo corpo in Cristo.
I nostri peccati indeboliscono la comunicazione del bene e alimentano il contagio del male. Deformano la società con una mentalità e con strutture di peccato, che gravano sulle decisioni personali. Si sviluppa una storia alienata da Dio e avversa a Cristo, che non coopera alla comunicazione della vita divina, anzi la ostacola e la blocca. Se ogni peccato ha una dimensione sociale, il peccato primordiale dell’umanità ha un’influenza singolare, perché ha messo in moto tutta questa solidarietà negativa e ha impedito la trasmissione della giustizia originale con le sue modalità peculiari di integrità e immortalità.
[397] Ogni uomo, senza alcuna responsabilità personale, inizia la sua esistenza in questo contesto umano inquinato. Viene al mondo privo della grazia santificante, incapace di entrare in dialogo filiale con il Padre e di amarlo sopra ogni cosa, incline a chiudersi nell’esperienza terrena e ad assolutizzare i beni temporali. Così la sua libertà, indebolita interiormente e per di più condizionata negativamente all’esterno da un ambiente divenuto opaco nei confronti di Dio, non riuscirà ad osservare i comandamenti e arriverà, prima o poi, a commettere gravi peccati personali, incamminandosi verso la perdizione eterna.
[398] La triste condizione, in cui l’uomo nasce, è uno stato oggettivo della natura umana, trasmesso insieme ad essa, non un atto delle persone. Viene chiamata “peccato originale”, non perché sia una colpa, ma perché deriva dalla colpa altrui e fruttifica in successive colpe personali. Presenta analogie con la situazione permanente di peccato, che si determina in chi ha commesso una grave colpa. Può essere chiamata anche con altri nomi, ad esempio corruzione o alienazione originale.
Comunione di beni spirituali e materiali
[746]  La comunione di carità con Cristo e con il Padre nello Spirito si prolunga in una comunione fraterna di uomini e si manifesta nella storia. «Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 17,21). È impossibile essere amici di Dio se non si è amici tra credenti. Anzi è impossibile aderire a Cristo senza avvicinarsi a tutti gli uomini, specie ai sofferenti
nota
Cf. Mt 25,40.
, perché egli ha voluto farsi uno con tutti nella sua appassionata carità. Chi vive in Cristo ama il prossimo con un amore gratuito, fedele, misericordioso e pratico, simile al suo.
[747]  La Chiesa, nella sua più intima verità, è comunione con Dio, vissuta dentro una comunione tra persone umane; comunione di fede amante e operosa, che riceve la carità di Dio e la prolunga nella carità fraterna in modo visibile e tangibile, mettendo in circolazione beni spirituali, culturali e materiali. Tutto ciò che siamo o facciamo entra in questa comunione: il lavoro delle madri e dei padri di famiglia, la predicazione dei pastori, la preghiera dei monaci, lo studio dei teologi, la creazione degli artisti, la ricerca degli scienziati, l’attenzione degli educatori, la premura dei medici, il servizio dei volontari, la saggezza dei politici... Tutti possono donare e ricevere; tutti sono preziosi, anche gli emarginati, i malati, gli anziani; anzi «molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi» (Mc 10,31). Lutero, sebbene contestasse le indulgenze, non mise mai in discussione il mistero della comunione dei santi, anzi ne traeva grande conforto: «Il mio peso, altri lo portano, la loro forza è la mia. La fede della Chiesa viene in soccorso alla mia angoscia, la castità altrui mi sorregge nelle tentazioni della mia lascivia, gli altrui digiuni tornano a mio vantaggio, un altro si prende cura di me nella preghiera... Chi dunque potrà disperare nei peccati? Chi non gioirà nelle pene, dal momento che egli non porta più i suoi peccati né le sue pene, o se li porta non li porta da solo, aiutato com’è da così numerosi santi figli di Dio e soprattutto dallo stesso Cristo. Tanto grande è la comunione dei santi e la Chiesa di Cristo!»
nota
M. Lutero, Libretto consolatorio per gli affaticati e gli oppressi, 6.
.
Settimo comandamento
[887]  Il settimo comandamento “Non rubare” educa al corretto uso delle cose materiali nella relazione con gli altri, alla luce del primato di Dio e della carità fraterna. Proibisce di offendere il prossimo usurpando o danneggiando i suoi beni. Prescrive l’osservanza della giustizia, esigendo che si rispettino sia l’universale destinazione dei beni sia il diritto alla proprietà privata. Promuove la solidarietà tra le persone e tra i popoli, con una speciale attenzione ai poveri, nel rispetto dell’integrità del creato.
CCC, 2401-2449CdA, 1112-1143
CONFRONTAVAI
La cooperazione per lo sviluppo
[1110]  I paesi del sottosviluppo interpellano quelli del benessere, come il povero Lazzaro alla porta del ricco. All’origine dei mali non c’è alcuna fatalità, ma una serie di cause concomitanti, alle quali è possibile rimediare: colonialismo, sfrenata concorrenza 28-529.pngcommerciale, imprevidenza dei governi locali, conflittualità prolungata e soprattutto arretratezza culturale. La soluzione è di natura innanzitutto etica e si chiama solidarietà.
Il primo e decisivo contributo è il sostegno a programmi di educazione e di sviluppo culturale, perché «lo sviluppo di un popolo non deriva primariamente né dal denaro, né dagli aiuti materiali, né dalle strutture tecniche, bensì dalla formazione delle coscienze, dalla maturazione delle mentalità e dei costumi. È l’uomo il protagonista dello sviluppo, non il denaro o la tecnica»
nota
Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 58.
.
Accanto all’opera formativa occorrono altre forme di aiuto: sostegno ai regimi rispettosi dei diritti umani; forniture di tecnologie semplici, di servizi primari, di incentivi all’agricoltura; riforma del commercio internazionale e del sistema monetario e finanziario mondiale.
È già un fatto positivo che cresca la consapevolezza della interdipendenza degli uomini e delle nazioni. Ma bisogna assumere impegni precisi secondo le proprie possibilità, modificando, per quanto è necessario, anche il proprio stile di vita. Cooperare allo sviluppo dei popoli «è un imperativo per tutti e per ciascuno degli uomini e delle donne, per le società e le nazioni»
nota
Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, 32.
.
CCC, 1908
Pluralismo e solidarietà
[1099]  Purtroppo non mancano tensioni e lacerazioni. Una certa conflittualità sociale è inevitabile, perché esistono interessi oggettivamente concorrenti. Essa svolge un ruolo addirittura positivo, quando si configura come «lotta per la giustizia sociale»
nota
Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 14.
e privilegia la trattativa e il ragionevole compromesso. Non ha senso invece esaltare la lotta distruttiva, la contraddizione e la guerra come «fattori di progresso e di avanzamento della storia»
nota
Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 18.
. Gli interessi convergenti sono più rilevanti ancora di quelli concorrenti; anzi gli uomini di per sé sono un bene gli uni per gli altri.
Una convivenza degna dell’uomo non può fondarsi sui rapporti di forza, ma sulla verità, la giustizia, l’amore e la libertà
nota
Cf. Giovanni XXIII, Pacem in terris, 18.
. Tutti devono sentirsi responsabili di tutti
nota
Cf. Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, 38.
. Ognuno deve guardare al prossimo come a un altro se stesso. «La legge fondamentale dell’umana perfezione, e perciò anche della trasformazione del mondo, è il nuovo comandamento della carità»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 38.
. La carità impegna a fare il possibile per edificare una convivenza solidale e pluralista, che consenta alle persone e ai popoli di svilupparsi liberamente, ciascuno con la propria identità e originalità.
CCC, 1934-1942
Principio di sussidiarietà
[1100]  L’autentica solidarietà rifugge sia dall’individualismo che dal collettivismo; valorizza la famiglia e le comunità particolari, in cui le persone sono coinvolte più da vicino. Si articola a vari livelli secondo il principio di sussidiarietà. «Come è illecito togliere ai singoli ciò che essi possono compiere con le forze e l’iniziativa propria per affidarlo alla comunità, così è ingiusto affidare a una maggiore e più alta società quello che può essere fatto dalle minori e inferiori comunità»
nota
Pio XI, Quadragesimo anno, 72
. Anzi le società superiori devono sostenere, integrare e coordinare quelle inferiori, che sono espressione più diretta della persona e le consentono una partecipazione più creativa.
Intercessione solidale
[1207]  Appare ragionevole ammettere anche l’efficacia dei suffragi, se la collochiamo nel contesto dell’essenziale socialità dell’uomo, che si attua pienamente 32-583.pngnella comunione dei santi. Solo in relazione agli altri si vive e si cresce. Per questo la solidarietà dei credenti e della comunità cristiana ha un potere di intercessione presso Dio per facilitare la purificazione dei defunti. Ovviamente tale potere è concesso da Dio stesso, il quale ci vuole solidali davanti a sé e ci chiede di cooperare con la sua grazia.
Questa solidarietà trova espressione particolare nelle esequie cristiane: con la preghiera, il rito della benedizione e soprattutto la celebrazione eucaristica accompagniamo i fratelli all’incontro con il Padre, nella luce del mistero della Pasqua di morte e risurrezione.
CCC, 1475CCC 1683