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CATECHISMO DEGLI ADULTI

CATECHISMO DEGLI ADULTI
INDICE TEMATICO
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Catechismo degli Adulti

Redenzione 145-149 , 244-252 , 253-259

Liberi dalla schiavitù della ricchezza
[145] La vicinanza di Dio dà il coraggio delle scelte radicali. Innanzitutto libera dalla bramosia di possedere.
Gesù non è un asceta alla maniera di Giovanni Battista: «mangia e beve» (Mt 11,19), vive in mezzo alla gente, ha simpatia per il mondo. Però vive per il Padre, ancorato al suo amore, disponibile alla sua volontà. Per testimoniare la fiducia assoluta in lui e dedicarsi totalmente al suo regno, assume una vita povera e itinerante: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Lc 9,58). Vuole che anche i discepoli vadano a portare la lieta notizia alleggeriti da ogni zavorra: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno» (Lc 9,3). Ammonisce la gente a non lasciarsi suggestionare dalla ricchezza: «Nessuno può servire a due padroni...: non potete servire a Dio e al denaro» (Mt 6,24).
[146]  La ricchezza diventa padrona, quando uno ripone in essa la misura del proprio valore e la sicurezza della vita: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni» (Lc 12,15).
Si tratta di un pericolo molto concreto. Il giovane ricco non riesce a liberarsi dei suoi averi; volta le spalle a Gesù e se ne va triste. Il ricco della parabola è senza cuore verso Lazzaro, il mendicante affamato e coperto di piaghe; e i suoi cinque fratelli continuano a gozzovigliare spensierati, al punto che nemmeno un morto risuscitato potrebbe scuoterli. Le folle, che seguono Gesù, si aspettano da Dio facile abbondanza di beni materiali e, invece di accogliere nella fede lui e la sua volontà, lo strumentalizzano ai propri desideri e interessi
nota
Cf. Gv 6,26.
.
CdA, 134
CONFRONTAVAI
CdA 1121
CONFRONTAVAI
[147]  La preoccupazione del benessere va ridimensionata. Ci sono valori 4-85.pngpiù importanti e decisivi che non il cibo e il vestito: «Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (Mt 6,26-33). Occorre certo seminare e mietere, filare e tessere, progettare e lavorare, ma senza ansia per il domani
nota
Cf. Mt 6,19-21.
. Bisogna possedere senza essere posseduti, senza preferire il benessere alla solidarietà.
Il vangelo comanda di distribuire e mettere in circolazione i propri beni: «Fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma» (Lc 12,33). Condanna il possesso egoistico, che non tiene conto delle necessità altrui. Non chiede però di vivere nella miseria. Valore assoluto è la fraternità, non la povertà materiale. Lo conferma l’esperienza della prima Chiesa a Gerusalemme, dove i credenti avevano «un cuore solo e un’anima sola» (At 4,32), mettevano le loro cose in comune e così «nessuno tra loro era bisognoso» (At 4,34).
CdA, 1122
CONFRONTAVAI
Liberi dalla sete del potere
[148] Oltre che dalla ricchezza, la vicinanza di Dio libera anche dalla tentazione di dominare sugli altri.
Gesù è venuto non per essere servito, ma per servire
nota
Cf. Mc 10,45.
; e di fatto, a differenza dei maestri religiosi del suo tempo che di solito si lasciano accudire dagli allievi nelle necessità quotidiane, si comporta come un servitore: «Io sto in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 22,27). I discepoli dovranno seguire il suo esempio e servirsi l’un l’altro, comportandosi tra loro come fratelli di pari dignità e riconoscendo sopra di sé l’unico Padre
nota
Cf. Mt 23,8-9.
.
L’autorità, nella comunità cristiana, dovrà essere esercitata come un servizio, e non come un dominio oppressivo alla maniera dei re delle nazioni, che sfruttano la gente e si fanno chiamare benefattori: «Chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti» (Mc 10,44).
CCC, 2235-2236
[149]  Il regno di Dio non ha niente a che fare con uno stato teocratico: non impone il diritto e la giustizia con la forza; non si difende con le armi; non fa concorrenza ai regni di questo mondo
nota
Cf. Gv 18,36.
. Tuttavia non rimane indifferente neppure nei loro confronti: li giudica e ne denuncia le pretese totalitarie. Si deve dare «a Cesare ciò che è di Cesare», rispettando le autorità e osservando le leggi, perché hanno il compito di assicurare la pacifica convivenza e il progresso dei cittadini. Prima ancora però bisogna dare «a Dio ciò che è di Dio» (Mc 12,17), mettendo la sua volontà e la dignità dell’uomo al di sopra delle istituzioni, rimuovendo ogni soggezione falsamente religiosa verso il potere politico.
CdA, 1103
CONFRONTAVAI
Dio primo protagonista
[244]  Chi ha provocato la morte di Gesù? I suoi avversari storici soltanto? 6-129.pngOppure Dio ha fatto ricadere su di lui il castigo dovuto ai nostri peccati? Ha fondamento l’immagine di un Dio inflessibile, che soddisfa le esigenze della giustizia attraverso il sacrificio di un innocente? Addentrandoci in questi interrogativi ci accostiamo al significato della redenzione.
Dal punto di vista storico, la morte di Gesù è stata voluta dalle autorità ebraiche e romane del tempo e dalla folla di Gerusalemme abilmente manipolata; non da tutti gli ebrei di allora; tanto meno da quelli delle generazioni successive
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Nostra aetate, 4.
.
Ma le cause storiche non spiegano adeguatamente la croce di Cristo: ad un livello diverso tutti gli uomini ne sono responsabili. Quei pochi che, in varia misura, l’hanno provocata direttamente sono soltanto i rappresentanti del peccato, radicato in ogni uomo, in ogni popolo e in ogni epoca: «Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture» (1Cor 15,3).
«Secondo le Scritture» significa: secondo il progetto di Dio adombrato nell’Antico Testamento. Dietro la morte di Gesù c’è dunque un disegno di Dio, un disegno di amore, che la fede della Chiesa chiama “mistero della redenzione”. Come l’antico Israele fu liberato dalla schiavitù d’Egitto per ricevere il dono dell’alleanza e della terra promessa
nota
Cf. Gs 24,1-28.
, così l’umanità intera viene redenta, cioè liberata dalla schiavitù del peccato e introdotta nel regno di Dio. Sorprendendo ogni umana aspettativa, Dio si rivela nella debolezza e nella stoltezza della croce come amore senza misura; abbraccia mediante il Crocifisso coloro che sono lontani da lui
nota
Cf. Rm 5,8.
; quindi finalizza la morte del suo Messia alla salvezza dei peccatori, mediante la gloriosa risurrezione
nota
Cf. Rm 5,8.
.
Mistero d’amore
[245] Il mistero della redenzione, secondo il Nuovo Testamento, è mistero di amore. Per avvicinarci ad esso il più possibile, nessuna prospettiva o linguaggio è più adatto di quello dell’amore gratuito.
Dio è in sé perfettissimo, felice e immutabile: non può né diminuire né crescere, né perdere né acquistare. È per amore del tutto libero e gratuito che chiama in essere le creature e concede la sua alleanza. Non acquista nulla per sé; vuole solo comunicare vita e perfezione; ma lo vuole con assoluta serietà, appassionatamente.
[246]  L’uomo, creato libero, si chiude con il peccato all’amore e ai doni di Dio. Danneggia se stesso, non Dio. A ognuno potrebbero essere rivolte le parole di Eliu nel libro di Giobbe: «Contempla il cielo e osserva, considera le nubi: sono più alte di te. Se pecchi, che gli fai? Se moltiplichi i tuoi delitti, che danno gli arrechi? Se tu sei giusto, che cosa gli dai o che cosa riceve dalla tua mano? Su un uomo come te ricade la tua malizia, su un figlio d’uomo la tua giustizia!» (Gb 35,5-8). E con il concilio Vaticano II si potrebbe aggiungere: «Il peccato è una diminuzione per l’uomo stesso, impedendogli di conseguire la propria pienezza»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 13.
.
Tuttavia il peccatore offende Dio e gli procura una misteriosa «sofferenza»
nota
Cf. Giovanni Paolo II, Dominum et vivificantem, 39.
, che, secondo la Bibbia, è amarezza e delusione, gelosia, ira e soprattutto compassione. Al di là degli evidenti antropomorfismi, dobbiamo pensare che Dio viene offeso nel suo amore di Creatore e di Padre, con cui liberamente si rivolge all’uomo e si lega a lui; viene offeso nel suo voler donare e si oppone attivamente con la sua volontà santificatrice alla miseria dell’uomo come fosse la propria, per vincere il male con il bene.
[247]  Nel suo amore sempre fedele, nella sua misericordia senza limiti, 6-130.png«Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Lo ha mandato, uomo tra gli uomini; gli ha ispirato e comunicato il suo amore misericordioso per i peccatori
nota
Cf. San Tommaso d’Aquino, Somma Teologica, III, q. 47, a. 3; q. 49, a. 4.
, lo ha consegnato nelle loro mani, donandolo incondizionatamente, nonostante il rifiuto ostinato e omicida
nota
Cf. Mc 9,31.
.
L’iniziativa è del Padre: «È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo» (2Cor 5,19). È lui che ama per primo; è lui che per primo «soffre una passione d’amore»
nota
Origene, Omelie su Ezechiele, 6, 6.
, «la passione dell’impassibile»
nota
San Gregorio Taumaturgo, A Teopompo sulla passibilità o impassibilità di Dio.
; è lui che infonde nel Cristo la carità e suscita la sua mediazione redentrice, da cui derivano a noi tutti i benefici della salvezza. «Questo imperscrutabile e indicibile “dolore” di Padre» suscita «l’ammirabile economia dell’amore redentivo di Gesù Cristo»
nota
Giovanni Paolo II, Dominum et vivificantem, 39.
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[248]  Il Cristo accoglie liberamente l’iniziativa del Padre: «Il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa» (Gv 5,19). Condivide l’atteggiamento misericordioso del Padre, la sua volontà e il suo progetto: «Ha dato se stesso per i nostri peccati..., secondo la volontà di Dio e Padre nostro» (Gal 1,4). Si è donato agli uomini senza riserve, si è consegnato nelle loro mani, senza tirarsi indietro di fronte alla loro ostilità, prendendo su di sé il peso del loro peccato: «Uno è morto per tutti» (2Cor 5,14). Così ha vissuto e testimoniato nella sua carne la fedeltà incondizionata di Dio all’umanità peccatrice. Questa è la sua obbedienza e la sua offerta sacrificale a Dio: «Ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore» (Ef 5,2).
[249]  Si è offerto «con uno Spirito eterno» (Eb 9,14). Come il fuoco consumava le vittime sacrificali degli antichi sacrifici rituali, così «lo Spirito Santo agì in modo speciale in questa assoluta autodonazione del Figlio dell’uomo, per trasformare la sofferenza in amore redentivo»
nota
Giovanni Paolo II, Dominum et vivificantem, 40.
. Lo Spirito Santo era la forza divina della carità che il Padre ispirava nel Figlio e il Figlio accoglieva, offrendosi per noi.
Il Crocifisso risorto, nostro Salvatore
[250]  Dio, nella sua misericordia, non solo dona agli uomini 6-131.png peccatori il Figlio unigenito irrevocabilmente, fino alla morte in croce, ma lo risuscita a loro vantaggio, costituendolo loro «capo e salvatore» (At 5,31). Dopo aver reso Gesù solidale con noi fino alla morte, il Padre lo ricolma della sua compiacenza, lo glorifica con la risurrezione e lo costituisce principio di rigenerazione per tutti gli uomini con la potenza dello Spirito Santo: «È stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione» (Rm 4,25).
Nell’evento globale della morte e risurrezione di Cristo si attua il mistero della redenzione, in quanto viene preparato e «reso perfetto» (Eb 5,9) per il genere umano il Salvatore, incarnazione dell’amore misericordioso e potente del Padre. «Colui che è più forte di ogni cosa al mondo, è apparso immensamente debole... Egli si è abbassato per gli uomini facendosi uomo e noi siamo saliti su un uomo abbassatosi fino a terra. Egli si è rialzato e noi siamo stati elevati»
nota
San Gregorio Magno, Commento al Libro di Giobbe, 16, 30, 37.
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CdA, 274
CONFRONTAVAI
CdA 399
CONFRONTAVAI
CdA 401-404
CONFRONTAVAI
[251]  Dopo l’evento pasquale, attraverso il ministero della Chiesa, in virtù dello Spirito di Cristo, la salvezza raggiunge i singoli uomini. Così la vita nuova «viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione... Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro» (2Cor 5,1820).
I credenti, accogliendo la redenzione, diventano anche cooperatori della salvezza degli altri. Seguendo Cristo, sostenuti dalla sua grazia, abbracciano la croce, muoiono al proprio egoismo, ricevono la forza nuova dell’amore e la introducono nel tessuto sociale della famiglia umana.
[252] Dio Padre ha mandato il suo Figlio tra gli uomini, lo ha lasciato in balìa della loro violenza, lo ha reso solidale con i peccatori fino alla morte in croce, lo ha risuscitato come loro Salvatore: «Ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» ( Gv 3,16 ).
Gesù Cristo, condividendo l’amore del Padre per noi peccatori, si è consegnato nelle nostre mani, si è donato senza riserve fino alla morte, ha portato il peso dei nostri peccati; quindi è risuscitato per comunicarci lo Spirito Santo e renderci giusti. Così ha manifestato l’amore misericordioso del Padre, lo ha glorificato.
Lo Spirito Santo, amore del Padre e del Figlio, ha animato l’esistenza umana di Gesù, in modo che fosse un continuo dono di sé agli uomini, fino al vertice supremo della morte in croce e della risurrezione.
Gli uomini, nella misura in cui sono peccatori, sono solidali con chi ha condannato e ucciso Gesù; ma possono convertirsi e diventare giusti, perché l’amore di Dio e di Cristo è più forte di ogni peccato.
Diversi linguaggi
[253]  «Guarda se trovi in me altro che amore»
nota
Beata Angela da Foligno, Il Libro, Memoriale, 4, 193.
, sentì dirsi da Dio una grande mistica. La prospettiva dell’amore gratuito aiuta a capire correttamente altre forme di linguaggio, con cui la Chiesa ha interpretato fin dalle origini l’inesauribile ricchezza del mistero della croce: riscatto, sacrificio, espiazione, soddisfazione, merito.
Riscatto
[254]  “Riscatto” «a caro prezzo» (1Cor 6,207,23) significa che l’opera della liberazione è stata onerosa per Cristo; non che egli abbia pagato il prezzo a Dio come a un creditore esoso. Anzi l’iniziativa parte proprio dall’amore di Dio ed è assolutamente gratuita, come la liberazione di Israele dall’Egitto.
Sacrificio
[255]  “Sacrificio” è la morte di Gesù in quanto porta a compimento «una volta per tutte» (Eb 7,27) il senso dei riti sacrificali dell’Antico Testamento: i sacrifici di alleanza, l’olocausto, l’oblazione, il sacrificio pacifico, quello di riparazione e quello di espiazione, soprattutto il sacrificio dell’agnello pasquale. Tali sacrifici convergono in definitiva verso un unico obiettivo: attuare la comunione dell’uomo con Dio, rendendolo partecipe della sua santità.
Espiazione
[256]  “Espiazione” è da intendere come purificazione, non come castigo sostitutivo. Cristo non è stato condannato da Dio al posto 6-132.pngnostro, anche se ha sofferto al posto nostro e a vantaggio nostro
nota
Cf. 2Cor 5,14.
. Dio lo ha consegnato, non condannato; lo ha fatto diventare «maledizione per noi» (Gal 3,13), ma non è stato lui a maledirlo. L’amore di Dio ha fatto di Cristo lo strumento di espiazione, cioè di purificazione dei nostri peccati, di riconciliazione dei peccatori e di restaurazione dell’alleanza. La croce del Redentore non ci esime dal portare la nostra. Al contrario ci risana e ci rimette in piedi, perché camminiamo sulle sue orme. Siamo chiamati, come lui, a servire gli altri, accettando fatiche, rinunce e sofferenze
nota
Cf. 1Pt 2,21.
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Soddisfazione
[257] “Soddisfazione” vuol dire che la croce di Cristo ricostruisce l’ordine oggettivo del mondo e il suo giusto rapporto con Dio, riparando i danni causati dal peccato. Dio è soddisfatto nel suo amore creatore e santificatore, nel suo voler dare appassionato. È giusto con se stesso, perché egli è carità. La sua è una giustizia giustificante, che rende giusto chi non lo è e concretamente coincide con la sua misericordia. È lui stesso che suscita la mediazione e l’intercessione di Cristo, e subordina ad essa ogni suo altro dono.
Merito
[258]  “Merito” esprime il valore sommo davanti a Dio dell’offerta di sé, con cui il Cristo si dispone a ricevere dal Padre la gloriosa risurrezione e a diventare principio di vita nuova per i peccatori
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. VI, Decr. Sulla giustificazione, 7 DS 1529.
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In definitiva tutte le interpretazioni convergono nell’indicare la compiacenza del Padre per la dedizione del Cristo e la costituzione di lui risorto come unico Salvatore per tutti.
[259] Le forme di linguaggio, con cui nella tradizione cristiana è stato presentato il mistero della redenzione, vengono interpretate correttamente nella prospettiva dell’amore prioritario e gratuito del Padre; fuori di essa rischiano di essere fraintese.