Educat
CATECHISMO DEGLI ADULTI

CATECHISMO DEGLI ADULTI
INDICE TEMATICO
Z



Catechismo degli Adulti

Miracoli 78 , 189-194 , 189 , 190 , 191 , 192 , 83 , 422-424 , 193 , 194 , 503

Singolarità di Gesù
[78] La figura di Gesù è così singolare che nessuno avrebbe potuto immaginarla, se non si fosse imposta da sé. Gesù è diverso dai grandi uomini religiosi: non manifesta incertezze, non si riconosce peccatore; parla e opera con una sicurezza e un potere senza pari. Identifica concretamente se stesso e il proprio agire con la presenza di Dio e la venuta del suo regno; rivendica un’autorità superiore a quella dei profeti; si considera decisivo per la salvezza, esigendo dedizione incondizionata.
CdA, 213
CONFRONTAVAI
Segni di Dio
[189] I miracoli annunciano e inaugurano il regno di Dio. C’è chi si chiede se abbia ancora senso parlare di miracoli, se essi siano oggi di aiuto alla fede o piuttosto di ostacolo, in quanto estranei alla mentalità scientifica dell’uomo moderno. È essenziale coglierne il significato.
Nell’Antico Testamento gli eventi prodigiosi dell’esodo e in genere i miracoli compiuti da Dio e dai suoi inviati attestano la presenza salvifica del Signore nella storia del suo popolo. Nel Nuovo Testamento questi fatti straordinari sono chiamati «miracoli (opere potenti), prodigi e segni» (At 2,22): opere potenti, perché manifestano la potenza creatrice di Dio; prodigi, perché sono avvenimenti straordinari e inspiegabili, che destano l’ammirazione degli uomini; segni, perché nel contesto della predicazione evangelica trasmettono un preciso significato, la venuta del Regno. Dei tre termini il più adeguato è proprio l’ultimo.
I miracoli sono gesti con cui Dio ci parla. Si rivolgono sempre alle persone, o perché le riguardano direttamente, come le guarigioni di malati, o almeno perché recano loro qualche beneficio materiale e spirituale, come accade nella moltiplicazione dei pani e in altre trasformazioni della natura. E per costituire il segno, non conta solo il fatto straordinario, ma anche il modo e il contesto in cui avviene.
Umiltà e autorità di Gesù
[190]  Gesù di Nàzaret mostra il suo stile inconfondibile anche nel fare miracoli. Coerente con la sua missione di Messia-Servo, fermo nel respingere le tentazioni della ricchezza, del successo e del dominio, non si serve mai del miracolo per il proprio interesse personale, ad esempio per alleviare la propria fame, sete, stanchezza. Rifiuta le richieste di miracoli spettacolari, che costringano a credere. Proibisce ai malati, che ha risanato, di fare pubblicità. Rimprovera chi con il miracolo vorrebbe punire i recalcitranti e i ribelli
nota
Cf. Lc 9,54-55.
, come talvolta era avvenuto nell’Antico Testamento. Si difende alla maniera dei deboli, nascondendosi davanti ai nemici. Non scende dalla croce, quando nell’ora suprema gli avversari lo sfidano con ingiuriosa ironia: «Ha salvato altri, non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo» (Mc 15,31-32).
Gesù come insegna con autorità, così compie i miracoli con autorità, a nome proprio: «Io ti dico» (Mc 5,41); «Ti ordino» (Mc 2,11). Agisce con naturalezza, senza sforzo e senza alcuna preparazione; gli basta una semplice parola. Il risultato è istantaneo, sebbene i casi siano diversissimi: guarigione di lebbrosi, ciechi, sordomuti, paralitici, epilettici; risurrezione di morti; moltiplicazione di pani e pesci, trasformazione dell’acqua in vino, una pesca miracolosa, una tempesta sedata. Alla singolarissima autorità si unisce una sorprendente umanità e tenerezza: a volte interviene senza essere richiesto, per compassione; a volte non esita a infrangere le prescrizioni della legge, guarendo in giorno di sabato o toccando i lebbrosi e i morti.
CCC, 447
Significato dei miracoli
[191]  I miracoli di Gesù sono strettamente collegati alla sua predicazione. È sempre in cammino, infaticabile, per città e villaggi della Galilea, «predicando la buona novella del Regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo» (Mt 4,23)
nota
Cf. Mt 9,35.
. Affida ai discepoli la stessa duplice missione: «Li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi» (Lc 9,2). Predicazione e miracoli attestano e attuano la nuova venuta salvifica di Dio nella storia. La sua parola converte; la sua parola risana. Il messaggio è centrato sul regno di Dio; i miracoli ne lasciano intravedere la presenza, ne sono i segni trasparenti.
Il loro significato è molteplice. Dio si è fatto vicino in modo nuovo, per vincere il peccato, la malattia, la morte e ogni forma di male, per dare all’uomo la salvezza integrale, spirituale, corporea, sociale e cosmica, ora come in un anticipo e poi alla fine della storia in pienezza, facendo «nuove tutte le cose» (Ap 21,5). Gesù è il Messia, «colui che deve venire» (Mt 11,3)
nota
Cf. Lc 7,20-22.
. Il popolo, davanti a questi gesti divini è chiamato a credere e convertirsi.
La stessa riluttanza a compiere miracoli, che Gesù manifesta più volte, ha un suo significato. Egli vuole evitare che la gente strumentalizzi Dio ai propri interessi immediati
nota
Cf. Gv 6,26.
. Per chi non cerca la comunione con Dio, ma unicamente i suoi benefici, il miracolo diventa fuorviante. Gesù esige almeno una fede iniziale, un’apertura al mistero. Alla folla curiosa e avida di prodigi si sottrae volentieri, appena capita l’occasione favorevole
nota
Cf. Mc 1,36-38.
.
CdA, 422-424
CONFRONTAVAI
Storicità dei miracoli
[192]  Nella Chiesa delle origini i miracoli accompagnano normalmente la diffusione del vangelo e sostengono l’attività missionaria. Tuttavia non vengono sopravvalutati; rimangono in secondo piano rispetto alla vita nuova, alla santità. Gli stessi miracoli compiuti da Gesù durante la vita pubblica vengono narrati con sorprendente sobrietà. È un indizio di autenticità storica. Di indizi ve ne sono anche altri e molto solidi: le numerose sentenze evangeliche, assai antiche e attendibili, che menzionano l’attività taumaturgica di Gesù e il suo significato; le varie controversie con i farisei, che presuppongono guarigioni miracolose effettivamente compiute; le manifestazioni di entusiasmo da parte della gente, altrimenti inspiegabili
nota
Cf. Mc 1,21-45.
; l’elevato numero di miracoli ricordati nei quattro Vangeli, globalmente nei sommari e distintamente in una trentina di episodi. Tutta la narrazione evangelica viene meno se si tolgono i racconti dei miracoli. Perfino una fonte ebraica menziona l’attività taumaturgica di Gesù, ricordando che fu giustiziato perché «ha praticato magia e ha sedotto Israele»
nota
Talmud babilonese, Sanhedrin, 43.
.
Il miracolo e la scienza
[193] Del resto, miracoli nel nome di Gesù avvengono nella storia della Chiesa fino ai nostri giorni, rendendo credibili quelli attribuiti a lui nella sua vita terrena.
Molti nostri contemporanei ritengono che fatti del genere siano 5-107.pngincompatibili con la conoscenza scientifica della natura. Al più sono disposti ad ammettere alcuni fenomeni eccezionali, come effetto di suggestione o di altre forze psichiche e fisiche ancora sconosciute.
Una così radicale diffidenza non appare giustificata. Il mondo si presenta come un processo evolutivo, sempre aperto a molte possibilità, caratterizzato dalla continuità e nello stesso tempo dalla novità. In questa prospettiva è possibile concepire il miracolo come superamento creativo di una data situazione, per virtù divina, valorizzando le stesse cause naturali. Non dunque un sovvertimento, ma una ricomposizione dell’ordine delle cose, quasi un anticipo del compimento definitivo.
Quanto alla suggestione, non è difficile rendersi conto che si tratta di una spiegazione insostenibile. Nessuna fiducia, per quanto grande, può causare guarigioni istantanee di gravi malattie organiche, come la lebbra, il cancro, le fratture ossee. Senza dire che a volte vengono guarite persone non coscienti o in coma, vengono risuscitati i morti, viene trasformata la natura inanimata.
È sempre possibile ipotizzare l’intervento di forze sconosciute. Gli scienziati si limitano a constatare che il fatto prodigioso è scientificamente inspiegabile, oltre le costanti della nostra osservazione. L’interpretazione rimane aperta. Ma se l’evento straordinario avviene in un contesto religioso di serietà morale, di bontà, di umile fiducia in Dio, di preghiera, allora diventa un segno inequivocabile. Non per niente Gesù reagisce con indignazione quando gli scribi attribuiscono a Satana i suoi miracoli, che invece sono gesti evidenti di potenza benevola e misericordiosa, liberatrice e dispensatrice di vita.
Aiuto alla fede
[194]  Essendo «segni certissimi della divina rivelazione»
nota
Concilio Vaticano I, Dei Filius, III - DS 3009; cf. Ivi, Canoni III, 3 - DS 3033.
, i miracoli aiutano a credere in modo ragionevole. Lo suggerisce Gesù stesso: «Se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre» (Gv 10,38).
Tuttavia non bastano certo i miracoli a produrre la fede: è l’attrazione interiore del Padre che la suscita
nota
Cf. Gv 6,44.
. Né sono i miracoli gli eventi salvifici principali: il vero pane non è quello moltiplicato, ma quello eucaristico
nota
Cf. Gv 6,26-58.
; la vera luce non è quella restituita al cieco nato, ma quella della fede battesimale
nota
Cf. Gv 9,1-41.
. I sacramenti, prefigurati dai miracoli, sono una comunicazione di salvezza più alta.
CdA, 156
CONFRONTAVAI
Segni di Dio
[189] I miracoli annunciano e inaugurano il regno di Dio. C’è chi si chiede se abbia ancora senso parlare di miracoli, se essi siano oggi di aiuto alla fede o piuttosto di ostacolo, in quanto estranei alla mentalità scientifica dell’uomo moderno. È essenziale coglierne il significato.
Nell’Antico Testamento gli eventi prodigiosi dell’esodo e in genere i miracoli compiuti da Dio e dai suoi inviati attestano la presenza salvifica del Signore nella storia del suo popolo. Nel Nuovo Testamento questi fatti straordinari sono chiamati «miracoli (opere potenti), prodigi e segni» (At 2,22): opere potenti, perché manifestano la potenza creatrice di Dio; prodigi, perché sono avvenimenti straordinari e inspiegabili, che destano l’ammirazione degli uomini; segni, perché nel contesto della predicazione evangelica trasmettono un preciso significato, la venuta del Regno. Dei tre termini il più adeguato è proprio l’ultimo.
I miracoli sono gesti con cui Dio ci parla. Si rivolgono sempre alle persone, o perché le riguardano direttamente, come le guarigioni di malati, o almeno perché recano loro qualche beneficio materiale e spirituale, come accade nella moltiplicazione dei pani e in altre trasformazioni della natura. E per costituire il segno, non conta solo il fatto straordinario, ma anche il modo e il contesto in cui avviene.
Umiltà e autorità di Gesù
[190]  Gesù di Nàzaret mostra il suo stile inconfondibile anche nel fare miracoli. Coerente con la sua missione di Messia-Servo, fermo nel respingere le tentazioni della ricchezza, del successo e del dominio, non si serve mai del miracolo per il proprio interesse personale, ad esempio per alleviare la propria fame, sete, stanchezza. Rifiuta le richieste di miracoli spettacolari, che costringano a credere. Proibisce ai malati, che ha risanato, di fare pubblicità. Rimprovera chi con il miracolo vorrebbe punire i recalcitranti e i ribelli
nota
Cf. Lc 9,54-55.
, come talvolta era avvenuto nell’Antico Testamento. Si difende alla maniera dei deboli, nascondendosi davanti ai nemici. Non scende dalla croce, quando nell’ora suprema gli avversari lo sfidano con ingiuriosa ironia: «Ha salvato altri, non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo» (Mc 15,31-32).
Gesù come insegna con autorità, così compie i miracoli con autorità, a nome proprio: «Io ti dico» (Mc 5,41); «Ti ordino» (Mc 2,11). Agisce con naturalezza, senza sforzo e senza alcuna preparazione; gli basta una semplice parola. Il risultato è istantaneo, sebbene i casi siano diversissimi: guarigione di lebbrosi, ciechi, sordomuti, paralitici, epilettici; risurrezione di morti; moltiplicazione di pani e pesci, trasformazione dell’acqua in vino, una pesca miracolosa, una tempesta sedata. Alla singolarissima autorità si unisce una sorprendente umanità e tenerezza: a volte interviene senza essere richiesto, per compassione; a volte non esita a infrangere le prescrizioni della legge, guarendo in giorno di sabato o toccando i lebbrosi e i morti.
CCC, 447
Significato dei miracoli
[191]  I miracoli di Gesù sono strettamente collegati alla sua predicazione. È sempre in cammino, infaticabile, per città e villaggi della Galilea, «predicando la buona novella del Regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo» (Mt 4,23)
nota
Cf. Mt 9,35.
. Affida ai discepoli la stessa duplice missione: «Li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi» (Lc 9,2). Predicazione e miracoli attestano e attuano la nuova venuta salvifica di Dio nella storia. La sua parola converte; la sua parola risana. Il messaggio è centrato sul regno di Dio; i miracoli ne lasciano intravedere la presenza, ne sono i segni trasparenti.
Il loro significato è molteplice. Dio si è fatto vicino in modo nuovo, per vincere il peccato, la malattia, la morte e ogni forma di male, per dare all’uomo la salvezza integrale, spirituale, corporea, sociale e cosmica, ora come in un anticipo e poi alla fine della storia in pienezza, facendo «nuove tutte le cose» (Ap 21,5). Gesù è il Messia, «colui che deve venire» (Mt 11,3)
nota
Cf. Lc 7,20-22.
. Il popolo, davanti a questi gesti divini è chiamato a credere e convertirsi.
La stessa riluttanza a compiere miracoli, che Gesù manifesta più volte, ha un suo significato. Egli vuole evitare che la gente strumentalizzi Dio ai propri interessi immediati
nota
Cf. Gv 6,26.
. Per chi non cerca la comunione con Dio, ma unicamente i suoi benefici, il miracolo diventa fuorviante. Gesù esige almeno una fede iniziale, un’apertura al mistero. Alla folla curiosa e avida di prodigi si sottrae volentieri, appena capita l’occasione favorevole
nota
Cf. Mc 1,36-38.
.
CdA, 422-424
CONFRONTAVAI
Storicità dei miracoli
[192]  Nella Chiesa delle origini i miracoli accompagnano normalmente la diffusione del vangelo e sostengono l’attività missionaria. Tuttavia non vengono sopravvalutati; rimangono in secondo piano rispetto alla vita nuova, alla santità. Gli stessi miracoli compiuti da Gesù durante la vita pubblica vengono narrati con sorprendente sobrietà. È un indizio di autenticità storica. Di indizi ve ne sono anche altri e molto solidi: le numerose sentenze evangeliche, assai antiche e attendibili, che menzionano l’attività taumaturgica di Gesù e il suo significato; le varie controversie con i farisei, che presuppongono guarigioni miracolose effettivamente compiute; le manifestazioni di entusiasmo da parte della gente, altrimenti inspiegabili
nota
Cf. Mc 1,21-45.
; l’elevato numero di miracoli ricordati nei quattro Vangeli, globalmente nei sommari e distintamente in una trentina di episodi. Tutta la narrazione evangelica viene meno se si tolgono i racconti dei miracoli. Perfino una fonte ebraica menziona l’attività taumaturgica di Gesù, ricordando che fu giustiziato perché «ha praticato magia e ha sedotto Israele»
nota
Talmud babilonese, Sanhedrin, 43.
.
[83]  Parimenti, in ogni epoca, fino ai nostri giorni, continuano a verificarsi nel nome di Gesù «guarigioni, miracoli e prodigi» (At 4,30), come agli inizi. Molte volte si tratta di fantasie popolari; spesso però sono fatti così ben documentati da escludere ogni ragionevole dubbio e riconosciuti scientificamente inspiegabili, in quanto comportano trasformazioni eccezionali e istantanee nell’organismo umano e nella natura. È sorprendente che simili fatti avvengano costantemente in circostanze religiose, in connessione con il Cristo e secondo la sua promessa.
Regno di Dio e signoria di Gesù
[422] Gesù, mentre predicava il vangelo del Regno, perdonava i peccatori e guariva i malati: indicava così che il regno di Dio era già presente come germe di una salvezza completa, spirituale e corporea.
I discepoli, da parte loro, proclamano che Dio ha risuscitato Gesù, il Crocifisso, e lo «ha costituito Signore e Cristo» (At 2,36). Il cuore del loro messaggio e della fede cristiana è questo: Gesù è morto, è risorto, «è il Signore» (Rm 10,9). Ormai il regno del Padre si identifica con la signoria del Risorto: perciò Filippo in Samarìa reca «la buona novella del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo» (At 8,12) e Paolo a Roma incontra la gente «annunziando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo» (At 28,31).
Come quella del Maestro anche la predicazione dei discepoli si mostra efficace, operando conversioni e guarigioni in gran numero. I miracoli, uniti all’annuncio del vangelo, manifestano lo Spirito Santo, dato alla Chiesa come primizia della salvezza totale; nello stesso tempo indicano che Gesù è veramente risorto e continua ancora a operare attraverso i suoi inviati.
CdA, 208
CONFRONTAVAI
CdA 211
CONFRONTAVAI
CdA 262
CONFRONTAVAI
[423]  Il primo miracolo che viene narrato dagli Atti degli apostoli è la guarigione dello storpio che chiedeva l’elemosina alla porta Bella del tempio di Gerusalemme: «Vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, domandò loro l’elemosina. Allora Pietro fissò lo sguardo su di lui insieme a Giovanni e disse: “Guarda verso di noi”. Ed egli si volse verso di loro, aspettandosi di ricevere qualche cosa. Ma Pietro gli disse: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!”. E, presolo per la mano destra, lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono e balzato in piedi camminava; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio» (At 3,3-8).
Il miracolo attira la folla. Pietro allora prende la parola e spiega: «Uomini d’Israele, perché vi meravigliate di questo e continuate a fissarci come se per nostro potere e nostra pietà avessimo fatto camminare quest’uomo?... Il nome di Gesù ha dato vigore a quest’uomo che voi vedete e conoscete» (At 3,1216). Successivamente Pietro e Giovanni vengono arrestati e portati davanti al sinedrio, il tribunale supremo. E lì Pietro ribadisce con forza: «Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo... In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (At 4,1012).
[424] Le conversioni e i miracoli, che accompagnano la predicazione degli apostoli e dei loro collaboratori, attestano tangibilmente che il regno di Dio coincide con la presenza del Signore risorto e che questa coincide con il dono dello Spirito Santo. Come Dio, Re e Padre, si rendeva visibile attraverso Gesù, così il Signore Gesù si rende visibile attraverso la comunità dei credenti, animata dal suo Spirito.
CdA, 191
CONFRONTAVAI
Il miracolo e la scienza
[193] Del resto, miracoli nel nome di Gesù avvengono nella storia della Chiesa fino ai nostri giorni, rendendo credibili quelli attribuiti a lui nella sua vita terrena.
Molti nostri contemporanei ritengono che fatti del genere siano 5-107.pngincompatibili con la conoscenza scientifica della natura. Al più sono disposti ad ammettere alcuni fenomeni eccezionali, come effetto di suggestione o di altre forze psichiche e fisiche ancora sconosciute.
Una così radicale diffidenza non appare giustificata. Il mondo si presenta come un processo evolutivo, sempre aperto a molte possibilità, caratterizzato dalla continuità e nello stesso tempo dalla novità. In questa prospettiva è possibile concepire il miracolo come superamento creativo di una data situazione, per virtù divina, valorizzando le stesse cause naturali. Non dunque un sovvertimento, ma una ricomposizione dell’ordine delle cose, quasi un anticipo del compimento definitivo.
Quanto alla suggestione, non è difficile rendersi conto che si tratta di una spiegazione insostenibile. Nessuna fiducia, per quanto grande, può causare guarigioni istantanee di gravi malattie organiche, come la lebbra, il cancro, le fratture ossee. Senza dire che a volte vengono guarite persone non coscienti o in coma, vengono risuscitati i morti, viene trasformata la natura inanimata.
È sempre possibile ipotizzare l’intervento di forze sconosciute. Gli scienziati si limitano a constatare che il fatto prodigioso è scientificamente inspiegabile, oltre le costanti della nostra osservazione. L’interpretazione rimane aperta. Ma se l’evento straordinario avviene in un contesto religioso di serietà morale, di bontà, di umile fiducia in Dio, di preghiera, allora diventa un segno inequivocabile. Non per niente Gesù reagisce con indignazione quando gli scribi attribuiscono a Satana i suoi miracoli, che invece sono gesti evidenti di potenza benevola e misericordiosa, liberatrice e dispensatrice di vita.
Aiuto alla fede
[194]  Essendo «segni certissimi della divina rivelazione»
nota
Concilio Vaticano I, Dei Filius, III - DS 3009; cf. Ivi, Canoni III, 3 - DS 3033.
, i miracoli aiutano a credere in modo ragionevole. Lo suggerisce Gesù stesso: «Se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre» (Gv 10,38).
Tuttavia non bastano certo i miracoli a produrre la fede: è l’attrazione interiore del Padre che la suscita
nota
Cf. Gv 6,44.
. Né sono i miracoli gli eventi salvifici principali: il vero pane non è quello moltiplicato, ma quello eucaristico
nota
Cf. Gv 6,26-58.
; la vera luce non è quella restituita al cieco nato, ma quella della fede battesimale
nota
Cf. Gv 9,1-41.
. I sacramenti, prefigurati dai miracoli, sono una comunicazione di salvezza più alta.
CdA, 156
CONFRONTAVAI
[503]  I carismi, sebbene l’uso che spesso si fa di questa parola possa far pensare a qualcosa di eccezionale, vengono concessi a tutti i fedeli. «Sono dati alla persona singola, ma possono anche essere condivisi da altri»; possono prolungarsi nel tempo e passare da una generazione all’altra «come una preziosa e viva eredità», dando luogo a «una particolare affinità spirituale»
nota
Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 24.
.
Essi sono innumerevoli come le esigenze alle quali rispondono. Alcuni sono del tutto ordinari, come il matrimonio, la verginità, l’assistenza ai malati e ai poveri, altri straordinari come i miracoli; alcuni occasionali e spontanei, come il parlare lingue sconosciute, altri stabili come il compito di maestro, altri perfino istituzionali come gli uffici di presbitero e di evangelizzatore, conferiti con l’imposizione delle mani. Il Nuovo Testamento ignora ogni dualismo tra carisma e istituzione: lo Spirito è libero di agire come vuole, fuori e dentro l’istituzione.