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CATECHISMO DEGLI ADULTI

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Catechismo degli Adulti

Immortalità 1195
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[1195] Possiamo concludere che dopo la morte sopravvive l’io personale, dotato di coscienza e di volontà. Se si vuole chiamarlo “anima”, bisogna intendere questa parola alla maniera biblica. Esso perde il corpo, cioè l’insieme dei suoi rapporti sensibili con il mondo naturale e umano, ma continua a sussistere nella sua singolarità, in attesa di raggiungere la completa perfezione, al termine della storia, con la risurrezione. Se, come dicono i testimoni di Geova, la morte fosse un annientamento e la risurrezione una seconda creazione dal nulla, allora l’uomo risorto non sarebbe più identico all’uomo terreno: potrebbe magari essere una copia uguale in tutto, ma non sarebbe lo stesso uomo, lo stesso io personale irripetibile.
Il soggetto umano percorre una vicenda lineare di partecipazione alla vita del Signore risorto. Comincia a risuscitare già adesso sulla terra con un’esistenza di fede e di carità: «Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli» (1Gv 3,14). Al termine della sua vita terrena passa a un’esistenza ancora più alta, dando la sua adesione definitiva a Dio, senza più pericolo di perderlo. Infine, al termine della storia, la risurrezione si estenderà alla dimensione corporea e cosmica.