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CATECHISMO DEGLI ADULTI

CATECHISMO DEGLI ADULTI
INDICE TEMATICO
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Catechismo degli Adulti

Grazia 341 , 354-355 , 341-342 , 810-815 , 649 , 827-828 , 650 , 818 , 813

Il dono
[341]  Lo Spirito Santo «è Persona-amore; è Persona-dono»
nota
Giovanni Paolo II, Dominum et vivificantem, 10.
; è amore donato dal Padre e accolto dal Figlio, dinamismo infinito e bellezza dell’essere insieme, per cui il Donatore e il Recettore sono uno nell’altro: «È il soffio del Padre, mentre dice il Verbo»
nota
San Giovanni Damasceno, Esposizione della fede ortodossa, 1, 8, 12.
. Il Padre genera il Figlio attirandolo a sé nello Spirito; il Figlio è attivamente rivolto al Padre nello Spirito.
In questo «Amore-dono»
nota
Giovanni Paolo II, Dominum et vivificantem, 10.
increato, trovano il loro supremo motivo i doni fatti da Dio alle creature: la vita, la santificazione, la gloria. Da lui proviene la novità inesauribile; da lui la tensione verso la perfezione e l’unità.
Lo Spirito è la forza dell’amore, il movimento per condurre ogni cosa al suo pieno compimento in Dio
nota
Cf. Sant’Agostino, Confessioni, 13, 7, 8.
. L’infinita energia dell’Amore viene dal Padre e a lui risale, attraverso il Figlio, attirando a lui tutte le creature, perché vivano pienamente.
A gloria della sua grazia
[354] CCC, 293-294 CdA, 812CdA 828
Da sempre il Padre genera il Figlio e lo attrae a sé nello Spirito; il Figlio è rivolto al Padre nello stesso Spirito. Dio non soffre di solitudine; è pienamente se stesso nella comunione trinitaria dell’amore: nulla può accrescere la sua perfezione e beatitudine. All’origine del mondo creato c’è solo la “grazia”, cioè l’amore sovranamente libero e gratuito del Padre
nota
Cf. Ef 1,69.
. Egli non ricava da noi alcuna utilità: «Dio non creò Adamo, perché aveva bisogno dell’uomo, ma per avere qualcuno in cui riporre i suoi benefici»
nota
Sant’Ireneo di Lione,Contro le eresie, 4, 14, 1.
. Il suo amore è del tutto disinteressato. Gli sta a cuore unicamente la nostra riuscita e la nostra felicità. Ci ama senza misura, fino a donare il Figlio e lo Spirito, e quindi se stesso.
[355]  Che senso ha allora l’affermazione di fede, secondo cui Dio ha creato il mondo per la sua gloria
nota
Cf. Concilio Vaticano I,Dei Filius, Canoni I, 5 - DS 3025.
? La gloria di Dio è la rivelazione della sua grazia, del suo amore gratuito; la sua gioia è unicamente quella del donare: «Non per aumentare la sua beatitudine né per acquistare perfezione, ma per manifestarla attraverso i beni che concede alle sue creature, questo solo vero Dio, con la più libera delle decisioni, ha creato dal nulla le creature spirituali e quelle corporee, insieme fin dall’inizio dei tempi»
nota
Concilio Vaticano I,Dei Filius, I, - DS 3002.
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Il dono
[341]  Lo Spirito Santo «è Persona-amore; è Persona-dono»
nota
Giovanni Paolo II, Dominum et vivificantem, 10.
; è amore donato dal Padre e accolto dal Figlio, dinamismo infinito e bellezza dell’essere insieme, per cui il Donatore e il Recettore sono uno nell’altro: «È il soffio del Padre, mentre dice il Verbo»
nota
San Giovanni Damasceno, Esposizione della fede ortodossa, 1, 8, 12.
. Il Padre genera il Figlio attirandolo a sé nello Spirito; il Figlio è attivamente rivolto al Padre nello Spirito.
In questo «Amore-dono»
nota
Giovanni Paolo II, Dominum et vivificantem, 10.
increato, trovano il loro supremo motivo i doni fatti da Dio alle creature: la vita, la santificazione, la gloria. Da lui proviene la novità inesauribile; da lui la tensione verso la perfezione e l’unità.
Lo Spirito è la forza dell’amore, il movimento per condurre ogni cosa al suo pieno compimento in Dio
nota
Cf. Sant’Agostino, Confessioni, 13, 7, 8.
. L’infinita energia dell’Amore viene dal Padre e a lui risale, attraverso il Figlio, attirando a lui tutte le creature, perché vivano pienamente.
[342]  Lo Spirito «soffia dove vuole» (Gv 3,8); è misterioso e 9-173.pnginafferrabile, come i suoi simboli biblici: vento, acqua, fuoco, nube, unzione. Arriva ovunque, come presenza attiva del Padre e del Figlio che fa vivere e santifica. Ma è soprattutto la Chiesa il luogo dove «fiorisce lo Spirito»
nota
Sant’Ippolito di Roma, La tradizione apostolica, 35.
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«Senza lo Spirito Santo, Dio è lontano, il Cristo resta nel passato, il vangelo è lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l’autorità una dominazione, la missione una propaganda, il culto un’evocazione, l’agire cristiano una morale da schiavi. Ma in lui... il cosmo è sollevato e geme nel parto del Regno; l’uomo lotta contro la carne; Gesù Cristo Signore risorto è presente; il vangelo è potenza di vita; la Chiesa è segno di comunione trinitaria; l’autorità è servizio liberatore; la missione è una Pentecoste; la liturgia è memoriale e anticipazione; l’agire umano è deificato»
nota
IV Assemblea mondiale delle Chiese (Uppsala 1968), Discorso di Ignatios Hazim metropolita di Lattaquié (Laodicea) del patriarcato ortodosso greco di Antiochia.
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Vita spirituale
[810]  L’uomo nuovo nasce e si sviluppa nella comunione con Dio, uno e 21-405.pngtrino. Per vivere consapevolmente questa sua condizione, occorre che stabilisca un rapporto non solo genericamente con Dio, ma propriamente con ciascuna delle Persone divine, pur nell’unità con le altre.
Così l’esistenza cristiana diviene «vita spirituale, ossia vita animata e guidata dallo Spirito verso la santità o perfezione della carità»
nota
Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, 19.
, un vivere o camminare secondo lo Spirito. Sant’Ireneo di Lione ha questa incisiva espressione: «Tutti coloro che temono Dio, credono nella venuta del suo Figlio e per mezzo della fede ospitano nei loro cuori lo Spirito di Dio, meritano di essere chiamati puri, spirituali e viventi per Dio, perché hanno lo Spirito del Padre, che purifica l’uomo e lo eleva alla vita di Dio»
nota
Sant’Ireneo di Lione, Contro le eresie, 5, 9, 2.
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CCC, 1997-1999CdA, 338
CONFRONTAVAI
[811]  Gli effetti sono sorprendenti. Lo Spirito fa riconoscere Gesù come Signore
nota
Cf. 1Cor 12,3.
. Ci unisce e ci assimila a Cristo: lo forma in noi
nota
Cf. Gal 4,19.
. Ci fa partecipare alla sua vita filiale e ci fa dire con lui: «Abbà, Padre!» (Rm 8,15)
nota
Cf. Gal 4,4-7.
. «Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio» (Rm 8,14). Coloro che accolgono la carità di Dio, si amano anche gli uni gli altri; anzi aprono il cuore a tutti gli uomini.
Cooperare con la grazia
[812]  Lo Spirito rende giusto l’uomo peccatore; anima e sostiene interiormente l’uomo nuovo. Accompagna il nostro cammino di santificazione dal principio alla fine: prepara la nostra giustificazione, la realizza, la mantiene, la perfeziona fino alla gloria celeste. Agisce nell’intimo con le sue mozioni, tradizionalmente dette “grazie attuali”: illumina l’intelligenza, attrae le tendenze spontanee, opera il bene insieme con noi, dà gioia e pace. I nostri buoni comportamenti sono i suoi frutti
nota
Cf. Gal 5,22.
. Il nostro agire virtuoso non è solo nostro; «è Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo i suoi benevoli disegni» (Fil 2,13).
CCC, 2000-2005
[813]  Tuttavia siamo liberi e responsabili: ciascuno riceverà «la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male» (2Cor 5,10). La priorità dunque appartiene alla grazia; siamo noi però che crediamo, amiamo e operiamo in una personale vicenda storica. Lo Spirito sostiene il cammino, ma è l’uomo che cammina. La nostra libertà non è meno autentica per il fatto che ci è donata: «Siamo opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo» (Ef 2,10).
Noi cooperiamo con la grazia e ci disponiamo ad accoglierla ancora fino al compimento ultimo della vita eterna. Rimane però esclusa ogni possibilità di vanto. Si acquistano meriti davanti a Dio accogliendo i suoi doni, in modo da essere preparati a riceverne altri. I nostri meriti sono suoi doni e la ricompensa della vita eterna è il dono supremo
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. VI, Decr. Sulla giustificazione, 16; Can. 24; 26; 32 - DS 1548; 1574; 1576; 1582.
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Umiltà, docilità e fiducia
[814]  Se vivere da figli di Dio è cooperare con lo Spirito, la nostra attenzione a lui si sostanzia di umiltà, docilità e fiducia. Umili, perché senza di lui «niente è nell’uomo, niente senza colpa»
nota
Cf. Messale Romano, Solennità di Pentecoste, Sequenza.
; docili, perché è lui che conosce i «benevoli disegni» (Fil 2,13) del Padre; fiduciosi, anzi audaci, perché possiamo confidare in una riserva infinita di energia: «L’umile trova tutto il coraggio nella sua incapacità: più si sente debole e più diventa intraprendente, perché tutta la sua fiducia è riposta in Dio, che si compiace di manifestare la sua potenza nella nostra debolezza»
nota
San Francesco di Sales, Introduzione alla vita devota, 3, 5.
. Credere nello Spirito è credere nella sua inesauribile creatività e nelle possibilità del nostro futuro.
CCC, 2006-2011
[815] «Che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio» (Gal 4,6-7).
[649]  Tutti i sacramenti, a chi non pone ostacolo con l’attaccamento volontario al peccato, conferiscono la “grazia santificante”, cioè una partecipazione alla vita divina, che eleva intimamente nell’essere e nell’agire e abilita al dialogo con le Persone divine nella carità. Così la vita intera della Chiesa può diventare culto «in Spirito e verità» (Gv 4,23), proclamazione delle opere meravigliose di Dio che l’ha chiamata «dalle tenebre alla sua ammirabile luce» (1Pt 2,9).
CdA, 808
CONFRONTAVAI
CdA 827-828
CONFRONTAVAI
La grazia santificante
[827]  Chiamato al dialogo con le persone divine, l’uomo viene abilitato a questo rapporto mediante una trasformazione di tutta la sua personalità: anima, intelligenza, volontà, affettività, corporeità. Viene purificato, santificato e rigenerato; diventa «nuova creatura» (Gal 6,15), un «uomo nuovo» (Ef 4,24).
CCC, 1266
[828]  Riceviamo innanzitutto un nuovo modo di essere, per cui 21-409.pngdiventiamo «partecipi della natura divina» (2Pt 1,4), siamo «chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!» (1Gv 3,1). Questa radicale elevazione alla vita divina si chiama tradizionalmente “grazia santificante”
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. VI, Decr. Sulla giustificazione, 7; Can. 11 - DS 1529-1530; 1561.
. Così la parola “grazia”, già impiegata per indicare l’amore gratuito e misericordioso di Dio, il dono dello Spirito Santo, le sue mozioni sull’agire umano, acquista un quarto significato teologico: la vita divina diventata nostra, la bellezza spirituale che ci è data per essere degni di stare al cospetto di Dio, in una relazione senza paragone più perfetta e intima di quella creaturale.
CdA, 341
CONFRONTAVAI
CdA 354-355
CONFRONTAVAI
CdA 743
CONFRONTAVAI
CdA 812
CONFRONTAVAI
[650]  I singoli sacramenti rendono presente l’unico mistero pasquale in forme simboliche diverse: il battesimo, ad esempio, lo fa in forma 15-310.pngdi lavacro; l’eucaristia in forma di convito. Di conseguenza esprimono significati diversi e comunicano la vita nuova secondo aspetti diversi, in relazione ad alcune situazioni esistenziali tipiche di chi li riceve. Il battesimo dà la grazia come rigenerazione e passaggio dalla morte alla vita; la confermazione come crescita e forza di testimonianza; l’eucaristia come comunione e dono di sé; la penitenza come riconciliazione; l’unzione degli infermi come purificazione e conforto; l’ordine come servizio pastorale in nome di Cristo; il matrimonio come alleanza coniugale. Nei singoli sacramenti la grazia assume modalità diverse, come la luce si rifrange nei vari colori dell’arcobaleno. Si parla perciò di “grazia sacramentale”.
Configurati a Cristo
[818]  I mezzi ordinari e certi, con cui il Signore ci assimila a sé, sono la Parola e i sacramenti, soprattutto il battesimo e l’eucaristia. «Il battesimo configura radicalmente il fedele a Cristo nel mistero pasquale della morte e risurrezione, lo riveste di Cristo... La partecipazione poi all’eucaristia, sacramento della nuova alleanza, è vertice dell’assimilazione a Cristo, fonte di vita eterna, principio e forza del dono totale di sé»
nota
Giovanni Paolo II, Veritatis splendor, 21.
. Ascoltando la Parola e ricevendo i sacramenti con fede, il cristiano viene trasfigurato a immagine di Cristo; diventa sua irradiazione e riflesso speculare, come egli è l’immagine perfetta del Padre e lo manifesta nel mondo.
CdA, 607-608
CONFRONTAVAI
[813]  Tuttavia siamo liberi e responsabili: ciascuno riceverà «la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male» (2Cor 5,10). La priorità dunque appartiene alla grazia; siamo noi però che crediamo, amiamo e operiamo in una personale vicenda storica. Lo Spirito sostiene il cammino, ma è l’uomo che cammina. La nostra libertà non è meno autentica per il fatto che ci è donata: «Siamo opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo» (Ef 2,10).
Noi cooperiamo con la grazia e ci disponiamo ad accoglierla ancora fino al compimento ultimo della vita eterna. Rimane però esclusa ogni possibilità di vanto. Si acquistano meriti davanti a Dio accogliendo i suoi doni, in modo da essere preparati a riceverne altri. I nostri meriti sono suoi doni e la ricompensa della vita eterna è il dono supremo
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. VI, Decr. Sulla giustificazione, 16; Can. 24; 26; 32 - DS 1548; 1574; 1576; 1582.
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