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CATECHISMO DEGLI ADULTI

CATECHISMO DEGLI ADULTI
INDICE TEMATICO
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Catechismo degli Adulti

Giustificazione 196-198 , 374 , 401 , 673 , 708 , 812-813 , 930

Vicino ai peccatori
[196] Il regno di Dio, più ancora che nei miracoli, si manifesta nel perdono concesso ai peccatori, nella loro rigenerazione come uomini nuovi, ricondotti alla comunione con il Padre e con i fratelli.
L’annuncio dei profeti e l’esperienza della preghiera avevano maturato presso il popolo ebraico il senso del peccato e la certezza del perdono di Dio. Ora Gesù indica così il senso della sua missione: «Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto» (Lc 19,10).
Le persone devote si scandalizzano per il comportamento di Gesù; mormorano, protestano, dicono di lui: «Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori» (Mt 11,19). In realtà Gesù è misericordioso, ma non accomodante. Esige conversione: «Va’ e d’ora in poi non peccare più» (Gv 8,11); addita come norma la santità di Dio: «Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48). Se si intrattiene con i peccatori, lo fa perché sentano di essere amati da Dio, riconoscano il loro peccato, riprendano fiducia e imparino a loro volta ad amare: «”Simone, ho una cosa da dirti... Un creditore aveva due debitori: l’uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?”. Simone rispose: “Suppongo quello a cui ha condonato di più”. Gli disse Gesù: “Hai giudicato bene”» (Lc 7,40-43).
CdA, 701
CONFRONTAVAI
Gesù rivela il Padre misericordioso
[197]  Gesù sa di essere in totale sintonia con la misericordia del Padre. Dio ama per primo, appassionatamente; va a cercare i peccatori e, quando si convertono, fa grande festa: «Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta» (Lc 15,4-6).
L’unità di Gesù con il Padre è tale, che egli si attribuisce perfino il potere divino di rimettere i peccati, sebbene si levi intorno un mormorio di riprovazione e l’accusa di bestemmia: «Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua» (Mc 2,9-11).
Il convito del Regno
[198]  Nella parabola del padre misericordioso, la gioia del padre per il figlio perduto e ritrovato si esprime in un banchetto. Anche Gesù, malgrado lo scandalo dei benpensanti, siede spesso a mensa con i peccatori: cena a casa di Levi
nota
Cf. Mc 2,14-17.
e chiede l’ospitalità di Zaccheo
nota
Cf. Lc 19,1-10.
.
Da sempre nella cultura e nella religione ebraica il banchetto era 5-109.pngl’espressione fondamentale dell’amicizia, della festa e della pace: un banchetto alla presenza di Dio aveva concluso l’antica alleanza
nota
Cf. Es 24,11.
; «un banchetto di grasse vivande» (Is 25,6) sarebbe stata la festa escatologica
nota
Cf. Is 25,6-8.
. Con il gesto di prendere parte ai conviti, Gesù intende celebrare la festa del Regno che viene nel mondo, come offerta di perdono, di amicizia e di gioia. È la festa della nuova alleanza tra Dio e il suo popolo, una festa di nozze
nota
Cf. Mc 2,19.
, aperta a tutti gli uomini, nella quale però entrano solo coloro che riconoscono di aver bisogno della salvezza, i poveri, i peccatori e, più tardi, i pagani. È il trionfo della grazia e della misericordia. Desta sorpresa che Dio sia felice di ritrovare l’uomo, persino più felice di quanto lo è l’uomo di tornare a Dio.
CCC, 1439CCC 1443CdA, 225
CONFRONTAVAI
[374]  Secondo l’intenzione del Creatore, l’uomo dovrebbe vivere in un paradiso terrestre, in una condizione di perfetta armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso. L’offerta originaria della grazia includeva i doni dell’integrità e dell’immortalità. L’amicizia con Dio sarebbe stata così intima e tangibile da orientare con facilità al bene tutte le energie e le tendenze spontanee e da preservare dalla sofferenza e dalla morte angosciosa, come noi attualmente la sperimentiamo. Purtroppo questa condizione è stata perduta a causa del peccato.
In tutta la storia
[401]  Il potere del peccato si propaga insieme al genere umano a partire 10-199.pngdalle origini e perciò raggiunge inesorabilmente tutti gli uomini. Ma anche la redenzione abbraccia tutta la storia.
Il racconto biblico del peccato primordiale contiene già una promessa di salvezza, il primo vangelo
nota
Cf. Gen 3,15.
. Il racconto del diluvio si conclude con un’alleanza, che Dio concede attraverso Noè a tutte le nazioni; un’alleanza perenne, che ha il suo splendido simbolo nell’arcobaleno, ponte di luce tra il cielo e la terra
nota
Cf. Gen 9,8-17.
. La divina volontà di salvezza si estende anche ai pagani, non si lascia circoscrivere in un orizzonte particolare. Dio non abbandona l’uomo in potere del peccato e della morte; ma a tutti viene incontro, perché coloro che lo cercano lo possano trovare
nota
Cf. Messale Romano, Preghiera eucaristica IV.
. In considerazione della morte redentrice di Cristo, attrae a sé con la forza del suo Spirito gli uomini di ogni epoca e nazione. Tutti nascono peccatori, tutti nascono redenti. Se tutta la storia è storia di peccato, più ancora è storia di salvezza: «Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù» (Rm 3,23-24).
CdA, 24
CONFRONTAVAI
CdA 42
CONFRONTAVAI
Nuova nascita
[673]  L’inserimento in Cristo e nella Chiesa, attuato dallo Spirito Santo, 16-321.pngimplica un profondo rinnovamento interiore
nota
Cf. Tt 3,3-7.
, che è liberazione dal peccato originale e da tutti i peccati personali eventualmente commessi
nota
Cf. Concilio di Firenze, Bolla di unione degli Armeni “Exsultate Deo” - DS 1316.
e soprattutto dono della grazia santificante, in virtù della quale partecipiamo addirittura alla vita divina della Trinità fin da adesso
nota
Cf. 2Pt 1,4.
, siamo «chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente» (1Gv 3,1), diventiamo eredi dei beni eterni, dal momento che, «se siamo figli, siamo anche eredi» (Rm 8,17). Il battesimo «non è un semplice suggello alla conversione, quasi un segno esteriore che la dimostri e l’attesti»
nota
Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 47.
, ma comporta una nuova nascita e nuovi legami con le persone divine. Fa sì che il battezzato sia una nuova creatura e abbia nuove possibilità. Non per niente nella Chiesa delle origini i cristiani si considerano «santi» (2Cor 1,1), cioè appartenenti a Dio, e sono consapevoli di dover vivere «come si addice a santi» (Ef 5,3) e di doversi rivestire come «amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza» (Col 3,12).
CdA, 399
CONFRONTAVAI
CdA 808
CONFRONTAVAI
CdA 827-828
CONFRONTAVAI
[708]  Al peccatore che manifesta il suo pentimento mediante la confessione dei peccati e l’accettazione di un impegno di penitenza, Dio concede il suo perdono attraverso l’assoluzione data dal sacerdote
nota
Cf. Rito della penitenza, Premesse, 6.
. Il Padre accoglie il figlio che torna a casa; Cristo prende sulle spalle la pecora perduta
nota
Cf. Lc 15,4-7.
; lo Spirito santifica ancora il tempio della sua presenza
nota
Cf. Ef 2,21-22.
.
Il sacerdote, come il Signore Gesù, è fratello che comprende, medico che cura, maestro che insegna la strada, giudice che lega e scioglie. L’assoluzione che egli dà, è riconciliazione con Dio e con la Chiesa, come insegna il concilio Vaticano II: «Coloro che si accostano al sacramento della penitenza ottengono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese a lui arrecate e la riconciliazione con la Chiesa che hanno ferito col loro peccato»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 11.
.
Il peccato è offesa all’amore di Dio e insieme danno arrecato, direttamente o indirettamente, alla Chiesa: è quindi ragionevole che la riconciliazione con Dio sia congiunta alla riconciliazione con la Chiesa; è ragionevole che si debba ricorrere al sacerdote che la rappresenta. Di più, la presenza del sacerdote indica che la giustificazione è dono che si riceve, non traguardo che si conquista. Non ci si battezza da soli e non ci si assolve da soli: un peccatore non può darsi la vita nuova dei figli di Dio, come un morto non può risuscitare se stesso.
Cooperare con la grazia
[812]  Lo Spirito rende giusto l’uomo peccatore; anima e sostiene interiormente l’uomo nuovo. Accompagna il nostro cammino di santificazione dal principio alla fine: prepara la nostra giustificazione, la realizza, la mantiene, la perfeziona fino alla gloria celeste. Agisce nell’intimo con le sue mozioni, tradizionalmente dette “grazie attuali”: illumina l’intelligenza, attrae le tendenze spontanee, opera il bene insieme con noi, dà gioia e pace. I nostri buoni comportamenti sono i suoi frutti
nota
Cf. Gal 5,22.
. Il nostro agire virtuoso non è solo nostro; «è Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo i suoi benevoli disegni» (Fil 2,13).
CCC, 2000-2005
[813]  Tuttavia siamo liberi e responsabili: ciascuno riceverà «la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male» (2Cor 5,10). La priorità dunque appartiene alla grazia; siamo noi però che crediamo, amiamo e operiamo in una personale vicenda storica. Lo Spirito sostiene il cammino, ma è l’uomo che cammina. La nostra libertà non è meno autentica per il fatto che ci è donata: «Siamo opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo» (Ef 2,10).
Noi cooperiamo con la grazia e ci disponiamo ad accoglierla ancora fino al compimento ultimo della vita eterna. Rimane però esclusa ogni possibilità di vanto. Si acquistano meriti davanti a Dio accogliendo i suoi doni, in modo da essere preparati a riceverne altri. I nostri meriti sono suoi doni e la ricompensa della vita eterna è il dono supremo
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. VI, Decr. Sulla giustificazione, 16; Can. 24; 26; 32 - DS 1548; 1574; 1576; 1582.
.
Conversione fondamentale
[930] Mentre smaschera il peccato, la fede ci fa conoscere la misericordia di Dio; mentre abbatte l’orgoglio e la presunzione, ci solleva dallo scoraggiamento e dalla disperazione.
Dio ama i peccatori, prima ancora che si convertano. Li va a cercare, come il pastore cerca la pecora smarrita
nota
Cf. Lc 15,4-7.
. Li converte e li rende giusti. Da soli non riuscirebbero mai a liberarsi dal peccato
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. VI, Decr. Sulla giustificazione, Can. 3; 10 - DS 1553; 1560.
: prigionieri di un egoismo tenace e di una logica tutta terrestre, immersi in un contesto sociale corrotto, non potrebbero mai rovesciare il proprio centro di interesse e i propri criteri di valutazione; morti alla vita di comunione con Dio, non potrebbero mai risuscitare se stessi. Ma lo Spirito Santo li raggiunge con la sua forza e li guida sulla via del ritorno: cooperando con la sua grazia, essi prendono coscienza dei loro peccati, ne provano rimorso, si aprono alla fiducia, al desiderio di riconciliarsi con Dio
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. VI, Decr. Sulla giustificazione, Can. 4; 9 - DS 1554; 1559.
. Finalmente viene il momento in cui rinnegano il peccato, assumono un progetto di vita conforme al vangelo ed entrano in un atteggiamento filiale verso Dio e fraterno verso il prossimo. È la conversione fondamentale, la giustificazione. Per i cristiani avviene solo in connessione con il sacramento della riconciliazione: o nella celebrazione di esso o prima della celebrazione mediante il dolore perfetto, che include il proposito di confessarsi al più presto
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. VI, Decr. Sulla giustificazione, Can. 24; 26 - DS 1574; 1576.
. Come Pietro, «anche tu, se vuoi meritare il perdono, cancella le tue colpe con le lacrime: in quel momento Cristo ti guarda. Se incappi in qualche colpa, egli testimone presente di tutta la tua vita segreta, ti guarda per ricordarti l’errore e spingerti a confessarlo»
nota
Sant’Ambrogio, Commento al Vangelo di Luca, 10, 89.
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CCC, 1427-1429