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CATECHISMO DEGLI ADULTI

CATECHISMO DEGLI ADULTI
INDICE TEMATICO
Z



Catechismo degli Adulti

Eucaristia 684-699 , 684 , 228-231 , 685 , 686 , 687 , 687 , 638 , 688-689 , 689 , 690 , 691-695 , 694 , 695 , 696 , 697 , 698 , 716 , 942 , 1205

Cuore della Chiesa
[684]  «La celebrazione della Messa, in quanto azione di Cristo e del popolo di Dio gerarchicamente ordinato, costituisce il centro di tutta la vita cristiana per la Chiesa universale, per quella locale e per i singoli fedeli»
nota
Messale Romano, Principi e norme, 1.
.
Se il battesimo è la porta di ingresso nella comunità cristiana, l’eucaristia ne è il centro e l’attuazione suprema. Ma la fede nell’eucaristia non è facile, come non è facile accogliere il mistero della croce di cui è la ripresentazione sacramentale. Per questo la Chiesa nei secoli l’ha circondata di tanti e mirabili segni di adorazione, di amore e di bellezza: monito sempre attuale per prevenire le tentazioni della superficialità, dell’abitudine e dell’incredulità.
Origine e sviluppo storico
[685]  Il convito eucaristico è prefigurato nei banchetti di Gesù con i peccatori e gli amici durante la vita pubblica, è istituito nell’ultima cena con i Dodici, è confermato nella gioia degli incontri a mensa dopo la risurrezione. Dalla Chiesa delle origini è celebrato come cena del Signore risorto e come «frazione del pane», segno efficace di comunione fraterna nel suo nome.
Presto il rito acquista una dinamica molto precisa, con una proclamazione della Parola e una liturgia eucaristica strettamente connesse tra loro. Gesù stesso nell’incontro con i discepoli di Emmaus prima spiega le Scritture, poi si mette a tavola e, pronunciando la benedizione, prende il pane, lo spezza e lo distribuisce. A Tròade, Paolo prima parla a lungo e poi spezza il pane con l’assemblea dei fedeli
nota
Cf. At 20,7-12.
. Nel II secolo il racconto del martire Giustino ribadisce lo stretto collegamento tra Parola ed eucaristia e presenta uno svolgimento che coincide sostanzialmente con la Messa dei nostri giorni: riunione dell’assemblea, letture, omelia, preghiera dei fedeli, presentazione del pane e del vino, azione di grazie consacratoria, comunione eucaristica: «Nel giorno chiamato del sole, tanto quelli che abitano in città come quelli che abitano in campagna si adunano nello stesso luogo, e si fa la lettura delle memorie degli apostoli e degli scritti dei profeti, sin che il tempo lo permette. Quando il lettore ha terminato, colui che presiede tiene un discorso, per ammonire ed esortare all’imitazione di questi buoni esempi. Poi tutti insieme ci leviamo e innalziamo preghiere; quindi, cessate le preci, si reca pane e vino e acqua; e il capo della comunità eleva preghiere e ringraziamenti con tutte le sue forze e il popolo acclama, dicendo: Amen. Quindi si fa la distribuzione e la spartizione a ciascuno degli alimenti consacrati e se ne manda, per mezzo dei diaconi, anche ai non presenti»
nota
San Giustino, Prima apologia, 67, 3-5.
.
CdA, 228-231
CONFRONTAVAI
Il ministro e l’assemblea
[686]  Già questa antica descrizione, pur attestando la partecipazione attiva di tutta l’assemblea, mette in forte risalto il ruolo del capo della comunità. Fin dall’inizio chi guida la comunità presiede anche l’eucaristia. Solo i vescovi e i presbìteri, validamente ordinati, possono consacrare validamente, essendo abilitati ad agire in nome di Cristo
nota
Cf. Concilio Lateranense IV, Costituzione 1 “De fide catholica” - DS 802.; Concilio di Trento, Sess. XXIII, Dottr. Sul sacramento dell’ordine, Can. 1 - DS 1771.
. D’altra parte tutti i cristiani, diventati per il battesimo popolo sacerdotale hanno il diritto e il dovere di associarsi all’azione liturgica
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 14; Messale Romano, Principi e norme, 62.
.
Il presidente e l’assemblea sono segni in cui Cristo attua la sua presenza. Per acclamare il Signore che viene e si esprime in questi segni, si cura la convocazione dell’assemblea e si solennizzano nella Messa i riti di introduzione.
Struttura della Messa
[687]  La celebrazione si articola in due parti: liturgia della Parola e liturgia eucaristica. Sono due modalità eminenti della presenza di Cristo, mensa della parola di Dio e mensa del corpo di Cristo da cui i fedeli ricevono alimento per la loro vita cristiana
nota
Cf. Messale Romano, Principi e norme, 8.
. Esse formano un solo atto di culto e i fedeli devono essere esortati a parteciparvi integralmente
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 56.
.
Come gli amici ravvivano la loro amicizia con la conversazione e 16-328.pngcon il mettersi a tavola insieme, così Dio rinnova l’alleanza con il suo popolo rivolgendogli la parola e ammettendolo a un convito sacrificale. La parola di Dio, proclamata e spiegata, delinea il mistero della salvezza, incentrato in Cristo, davanti allo sguardo della fede; l’eucaristia attrae e conforma ad esso con la forza dell’amore redentore. L’assemblea ascolta in riverente silenzio; medita e interpreta la propria storia alla luce della Parola; risponde con le acclamazioni, i canti, la professione di fede, la preghiera universale dei fedeli. Così si dispone a inserire se stessa, insieme con tutta la storia e la creazione, nel sacrificio pasquale di Cristo.
L’inserimento dell’uomo e del suo mondo nel dono di sé che il Cristo fa al Padre viene suggerito già dal primo rito della liturgia eucaristica: la presentazione del pane e del vino «frutto della terra e del lavoro dell’uomo»
nota
Messale Romano, Rito della Messa con il popolo, Liturgia eucaristica.
. Si compie però nella preghiera eucaristica e nella comunione sacramentale, che sono i riti essenziali.
CdA, 612
CONFRONTAVAI
CdA 628-629
CONFRONTAVAI
Memoria e presenza
[688] La liturgia eucaristica ripresenta, nel contesto di una preghiera di lode e di ringraziamento e nella forma di un convito sacrificale, il sacrificio pasquale di Cristo, perché diventi il nostro sacrificio e ci coinvolga nel suo dinamismo di carità.
Secondo l’uso degli ebrei, che a tavola lodavano e ringraziavano Dio per i doni della vita, del nutrimento e dell’alleanza, anche Gesù nell’ultima cena pronuncia sul pane e sul vino una sua preghiera di benedizione e di ringraziamento per l’opera della salvezza che si va compiendo. Quindi dà il pane a mangiare e il vino a bere, come sacramento del suo corpo donato e del suo sangue versato per la riconciliazione universale: «Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”» (1Cor 11,23-25). Quando era stata conclusa l’alleanza del monte Sinai, il sangue delle vittime, sparso sull’altare e sul popolo, indicava plasticamente, secondo la mentalità dell’uomo antico, un rapporto di consanguineità e di parentela tra Dio e Israele. Gesù, con la sua morte e risurrezione, pone tra il Padre e l’umanità intera il suo corpo e il suo sangue, cioè la sua persona e la sua vita, per la nuova ed eterna alleanza.
Alla luce dell’esperienza di Pasqua e di Pentecoste, nello stupore e nella gioia per le opere mirabili della creazione, della redenzione e della santificazione, la Chiesa riprende la preghiera di lode e di ringraziamento di Gesù al Padre e la prolunga nei secoli: «È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre Santo...»
nota
Messale Romano, Prefazio comune II.
.
Nello stesso tempo, obbediente al comando: «Fate questo in memoria di me», la Chiesa ripete il gesto e le parole del Signore sul pane e sul vino, invocando lo Spirito consacratore: «Manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo, perché diventino il corpo e il sangue di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, che ci ha comandato di celebrare questi misteri... Egli prese il pane... Allo stesso modo prese il calice...»
nota
Messale Romano, Preghiera eucaristica III.
.
CdA, 636-638
CONFRONTAVAI
[689]  Nella forma di un convito sacrificale la Chiesa rivive l’evento totale della Pasqua; fa memoria della morte e risurrezione del Signore
nota
Cf. 1Cor 11,26.
, una memoria che non è semplice ricordo, ma ripresentazione reale dell’evento stesso nel rito. Il Crocifisso risorto si fa presente come Agnello immolato e vivente
nota
Cf. Ap 5,6.
. Il pane è realmente il suo corpo donato; il vino è realmente il suo sangue versato. La sua parola con la potenza dello Spirito compie davvero quello che annuncia. Il pane e il vino non sono più cibo e bevanda usuali; sono diventati, per una conversione singolare e mirabile, che la Chiesa chiama transustanziazione
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. XIII, Decr. Sul sacramento dell’eucaristia, 4 - DS 1642.
, il corpo e il sangue del Signore, la sua nuova presenza, «vera, reale e sostanziale»
nota
Cf.Ivi, 1 - DS 1636.
, dinamica e personale, nell’atto di donare se stesso e non solo nella sua efficacia santificante come negli altri sacramenti.
Il santo sacrificio
[690]  A motivo di questa memoria che si fa presenza, la Chiesa non 16-329.png esita a considerare l’eucaristia vero sacrificio, senza timore di compromettere l’unicità del sacrificio della croce: «Celebrando il memoriale del tuo Figlio, morto per la nostra salvezza, gloriosamente risorto e asceso al cielo, nell’attesa della sua venuta, ti offriamo, o Padre, in rendimento di grazie questo sacrificio vivo e santo»
nota
Messale Romano, Preghiera eucaristica III.
. Anzi, fin dal I secolo è abituale vedere nelle celebrazioni eucaristiche l’attuazione del sacrificio preannunciato dal profeta Malachìa
nota
Cf. Ml 1,11.
: «Ogni domenica, giorno del Signore, riuniti spezzate il pane e rendete grazie, dopo che avete confessato i vostri peccati, affinché il vostro sacrificio sia puro... Così infatti ha detto il Signore: In ogni luogo e in ogni tempo, è offerto al mio nome un sacrificio puro»
nota
Didachè, 14, 1, 3.
.
16-330.png L’eucaristia non compromette l’unicità della croce, perché non è una ripetizione né un’aggiunta, ma la ripresentazione, qui e ora, sotto i segni sacramentali, di quello stesso atto di donazione con cui Gesù è morto ed è stato glorificato
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. XIII, Dottr. Sul sacrificio della messa, 1 - DS 1740.
. «Anche noi oggi offriamo quel sacrificio, quello offerto una volta, quello inesauribile... Noi non compiamo un altro sacrificio... bensì sempre lo stesso; meglio, noi facciamo il memoriale di quel sacrificio»
nota
San Giovanni Crisostomo, Omelie sulla Lettera agli Ebrei, 17, 3.
.
Il sacrificio pasquale fu compiuto «una volta per sempre» (Eb 10,10); ma rimane sempre attuale presso il Padre come «redenzione eterna» (Eb 9,12). Cristo nello Spirito offre al Padre se stesso, la Chiesa e tutta la creazione. Esprime visibilmente questa offerta nel rito liturgico, che è innanzitutto un suo gesto simbolico. La Chiesa, animata dal medesimo Spirito, si associa a Cristo nello stesso rito e offre al Padre lui e se stessa con lui
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 11.
.
«Cristo nostra Pasqua si è immolato. Egli continua a offrirsi per noi e intercede come nostro avvocato: sacrificato sulla croce più non muore e con i segni della passione vive immortale»
nota
Messale Romano, Prefazio pasquale III.
. «Sacerdote vero ed eterno, egli istituì il rito del sacrificio perenne;... si offrì vittima di salvezza, e comandò a noi di perpetuare l’offerta in sua memoria»
nota
Messale Romano, Prefazio della SS. Eucaristia I.
. Perciò «noi crediamo che la Messa... è il sacrificio del Calvario reso sacramentalmente presente sui nostri altari»
nota
Paolo VI, Credo del Popolo di Dio, 24.
.
Comunione con Cristo e con i fratelli
[691]  La comunione eucaristica ha un carattere tutt’altro che intimistico e sentimentale. Far comunione con il Signore crocifisso e risorto significa donarsi con lui al Padre e ai fratelli: «A noi, che ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo, perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito. Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito»
nota
Messale Romano, Preghiera eucaristica III.
.
Il Signore Gesù viene a vivere in noi e ci assimila a sé: «La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me» (Gv 6,55-57). La vita che egli comunica è la sua carità verso il Padre e verso tutti gli uomini.
[692]  Unendoci a sé, Gesù Cristo ci unisce anche tra noi: lo esprime bene 16-331.pngil segno del pane e del vino, condivisi in un convito fraterno. I molti diventano un solo corpo in virtù dell’unico pane
nota
Cf. 1Cor 10,17.
: «Mistero di amore! Simbolo di unità! Vincolo di carità!»
nota
Sant’Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, 26, 13.
. Come i chicchi di grano si fondono in un solo pane e gli acini d’uva in un solo vino, così noi diventiamo uno in Cristo
nota
Cf. Didachè, 9, 4.
. L’eucaristia presuppone, rafforza e manifesta l’unità della Chiesa
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. XIII, Decr. Sul sacramento dell’eucaristia, Proemio - DS 1635.; Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 3.
. Esige l’unità della fede e impegna a superare le divisioni contrarie alla carità
nota
Cf. 1Cor 11,18.
.
[693]  In sintonia con la carità universale di Cristo, la Preghiera eucaristica si fa intercessione per il mondo e per la Chiesa universale e particolare, per i presenti e per gli assenti, per i vivi e per i defunti: «Per questo sacrificio di riconciliazione dona, Padre, pace e salvezza al mondo intero. Conferma nella fede e nell’amore la tua Chiesa pellegrina sulla terra: il tuo servo e nostro papa, il nostro vescovo, il collegio episcopale, tutto il clero e il popolo che tu hai redento. Ascolta la preghiera di questa famiglia, che hai convocato alla tua presenza. Ricongiungi a te, Padre misericordioso, tutti i tuoi figli ovunque dispersi. Accogli nel tuo regno i nostri fratelli defunti e tutti i giusti che, in pace con te, hanno lasciato questo mondo»
nota
Messale Romano, Preghiera eucaristica III.
. Farsi uno con Cristo vuol dire aprire il cuore alle dimensioni dell’umanità intera.
[694]  Gli atteggiamenti espressi dalla Preghiera eucaristica animano anche i successivi riti di comunione: la preghiera del Padre nostro, il segno della pace, la frazione del pane, la comunione sacramentale. Verso quest’ultima tende tutta la celebrazione. Perciò la Chiesa raccomanda vivamente di ricevere la comunione eucaristica ogni volta che si partecipa alla santa Messa
nota
Cf. Messale Romano, Principi e norme, 56.
, accostandosi anche al calice, quando il rito lo prevede
nota
Cf. Messale Romano, Principi e norme, 241-252.
.
[695]  D’altra parte si comprende come senza le dovute disposizioni la comunione sacramentale sarebbe inautentica. Già san Paolo esortava i cristiani: «Ciascuno, pertanto, esamini se stesso... perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna» (1Cor 11,28-29). Chi è consapevole di aver commesso peccato mortale, prima di accostarsi alla comunione eucaristica, deve pentirsi e tornare in grazia di Dio. Più precisamente deve recarsi dal sacerdote e ricevere l’assoluzione; non può limitarsi a fare il proposito di confessarsi al più presto, a meno che in una particolare situazione non sopravvengano motivi gravi.
Desta preoccupazione la disinvoltura, con cui alcune persone, che non si confessano da lungo tempo, vanno a fare la comunione, soprattutto in occasione di feste solenni, di matrimoni e di funerali.
Sono doverosi anche alcuni segni esteriori di rispetto: osservare la legge del digiuno eucaristico, che obbliga a non prendere cibi e bevande, eccetto l’acqua, durante l’ora che precede la comunione; rispondere: «Amen» alle parole del ministro; presentare le mani pulite per ricevere il pane eucaristico; essere attenti ad eventuali frammenti, in modo da metterli in bocca e non lasciarli cadere.
Pegno della gloria futura
[696]  Far comunione con colui che è passato da questo mondo al 16-332.png Padre significa ricevere un anticipo della vita eterna. Cristo conforma a sé la nostra personalità, preparando la completa trasformazione della gloriosa risurrezione: «Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti... Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,48-4954). Il convito pasquale prelude al «banchetto delle nozze dell’Agnello» (Ap 19,9) e accende il desiderio del suo ritorno: «Marana tha: vieni, o Signore!» (1Cor 16,22). «Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga» (1Cor 11,26). Si rafforza la speranza. Si fa più intensa l’unione con l’assemblea celeste, «con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con i tuoi santi apostoli, i gloriosi martiri e tutti i santi, nostri intercessori presso di te»
nota
Messale Romano, Preghiera eucaristica III.
. «O sacro convito, in cui Cristo è nostro cibo; si perpetua il memoriale della sua Pasqua; l’anima nostra è ricolma di grazia, e ci è dato il pegno della gloria futura»
nota
Rito della comunione fuori della Messa e culto eucaristico, 28 (Antifona.
.
Sorgente della missione
[697]  Infondendo nel cuore la carità di Cristo e la speranza del regno di Dio, l’eucaristia diventa la sorgente della missione del cristiano e della comunità ecclesiale. Lo sciogliersi dell’assemblea è anche un invio: «Glorificate il Signore con la vostra vita. Andate in pace»
nota
Messale Romano, Rito della Messa con il popolo, Riti di conclusione.
. La Messa si prolunga nelle strade, nelle case, nei luoghi del lavoro e del tempo libero. Trasformato dalla partecipazione al mistero di amore di Cristo, il cristiano assume la carità come principio che dà forma a tutta la sua vita: «Questo sacramento ci fa fare la comunione di tutti i nostri beni temporali e spirituali»
nota
Sant’Alberto Magno, Commento al Vangelo di Giovanni, 6, 64.
. «Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non trascurarlo quando si trova nudo. Non rendergli onore qui nel tempio con stoffe di seta, per poi trascurarlo fuori, dove patisce freddo e nudità. Colui che ha detto: “Questo è il mio corpo”, è il medesimo che ha detto: “Voi mi avete visto affamato e mi avete nutrito”, e: “Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli l’avete fatto a me.”... A che serve che la tavola eucaristica sia sovraccarica di calici d’oro, quando lui muore di fame? Comincia a saziare lui affamato, poi con quello che resterà potrai ornare anche l’altare»
nota
San Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo, 50, 3-4.
. La raccolta di denaro e di altri doni, che si fa durante la presentazione delle offerte, è un gesto emblematico, che vuole stimolare il nostro impegno costante a favore della comunità e dei poveri.
Adorazione eucaristica
[698] Terminata la santa Messa, il pane eucaristico viene conservato nel tabernacolo per il viatico dei moribondi, per la comunione dei malati e di altre persone che non sono potute intervenire. La presenza del Signore nel pane consacrato dura finché rimane l’aspetto di pane. Per questo la Chiesa promuove l’adorazione eucaristica anche fuori della Messa in varie forme: visita al SS. Sacramento, comunione spirituale, benedizione eucaristica, solenne processione nella solennità del Corpo e Sangue del Signore, quarant’ore di adorazione, congressi eucaristici. In questi incontri più o meno prolungati, il Signore ci parla ancora con la sua donazione silenziosa; ci chiama a morire a noi stessi per risorgere alla vita autentica della carità; ci aiuta a discernere secondo una prospettiva pasquale le situazioni e gli avvenimenti. Da parte nostra possiamo in qualche modo prolungare la preghiera eucaristica della Messa, in cui sono sintetizzati gli atteggiamenti fondamentali di ogni preghiera cristiana: memoria, lode, ringraziamento, offerta, supplica, intercessione.
[699] «Nella notte in cui fu tradito, egli prese il pane, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli, e disse: Prendete, e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo, offerto in sacrificio per voi.
Dopo la cena, allo stesso modo, prese il calice, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo diede ai suoi discepoli, e disse: Prendete, e bevetene tutti: questo è il calice del mio Sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati.
Fate questo in memoria di me»
nota
Messale Romano, Preghiera eucaristica III.
.
Cuore della Chiesa
[684]  «La celebrazione della Messa, in quanto azione di Cristo e del popolo di Dio gerarchicamente ordinato, costituisce il centro di tutta la vita cristiana per la Chiesa universale, per quella locale e per i singoli fedeli»
nota
Messale Romano, Principi e norme, 1.
.
Se il battesimo è la porta di ingresso nella comunità cristiana, l’eucaristia ne è il centro e l’attuazione suprema. Ma la fede nell’eucaristia non è facile, come non è facile accogliere il mistero della croce di cui è la ripresentazione sacramentale. Per questo la Chiesa nei secoli l’ha circondata di tanti e mirabili segni di adorazione, di amore e di bellezza: monito sempre attuale per prevenire le tentazioni della superficialità, dell’abitudine e dell’incredulità.
Festa del Regno che viene
[228]  Al sopraggiungere della pasqua ebraica, Gesù si mette a mensa con i Dodici
nota
Cf. Mc 14,17.
, che rappresentano l’Israele degli ultimi tempi, e durante il banchetto manifesta il suo atteggiamento davanti alla morte imminente.
CdA, 198
CONFRONTAVAI
CdA 685
CONFRONTAVAI
[229]  Innanzitutto testimonia una certezza: il regno di Dio verrà comunque, il raduno di Israele proseguirà.
La cena pasquale ebraica, memoriale della liberazione dall’Egitto e rendimento di grazie per le meraviglie compiute da Dio in occasione dell’esodo, aveva sempre più accentuato, con il passare dei secoli, il carattere di attesa della liberazione definitiva e della venuta del regno di Dio.
Da parte sua, Gesù ha già celebrato più volte la festa del Regno con pubblici conviti; l’ha già presentata in una parabola come un banchetto, che rischia di fallire per il rifiuto degli invitati, ma poi ottiene uno splendido successo. Ora, di fronte alla incombente minaccia di morte, egli celebra il banchetto, nella ferma fiducia che il Regno sta venendo, nonostante l’apparente fallimento: «Da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio» (Lc 22,18). I Dodici sederanno ancora a mensa con lui; le dodici tribù si raccoglieranno nell’unità intorno a lui: neppure la morte potrà impedirgli di offrire commensalità e comunione ai suoi amici. Dio infatti «non è un Dio dei morti ma dei viventi!» (Mc 12,27) e non abbandona i giusti nella morte.
Dono di se stesso
[230] Gesto di speranza è dunque l’ultima cena. Ma ancor più è gesto di autodonazione per la salvezza dell’umanità.
Mentre mangiavano, Gesù «preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi”» (Lc 22,19-20).
[231]  Durante la cena Gesù ha voluto anche lavare i piedi dei suoi discepoli
nota
Cf. Gv 13,1-15.
, e ha detto «Io sto in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 22,27): un gesto e una parola che sintetizzano il senso della sua vita e della sua morte, come servizio a Dio a favore dell’umanità; un appello ai credenti perché seguano il suo esempio e diano testimonianza ogni giorno all’amore senza limiti con cui Dio ha amato il mondo. La cena viene ad essi consegnata come “memoriale”, ricordo e attualizzazione, nel rito, della sua dedizione: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22,19). Dall’eucaristia, sacramento del suo sacrificio, riceveranno forza per fare di se stessi un dono al Padre e ai fratelli.
CdA, 691-693
CONFRONTAVAI
CdA 697
CONFRONTAVAI
Origine e sviluppo storico
[685]  Il convito eucaristico è prefigurato nei banchetti di Gesù con i peccatori e gli amici durante la vita pubblica, è istituito nell’ultima cena con i Dodici, è confermato nella gioia degli incontri a mensa dopo la risurrezione. Dalla Chiesa delle origini è celebrato come cena del Signore risorto e come «frazione del pane», segno efficace di comunione fraterna nel suo nome.
Presto il rito acquista una dinamica molto precisa, con una proclamazione della Parola e una liturgia eucaristica strettamente connesse tra loro. Gesù stesso nell’incontro con i discepoli di Emmaus prima spiega le Scritture, poi si mette a tavola e, pronunciando la benedizione, prende il pane, lo spezza e lo distribuisce. A Tròade, Paolo prima parla a lungo e poi spezza il pane con l’assemblea dei fedeli
nota
Cf. At 20,7-12.
. Nel II secolo il racconto del martire Giustino ribadisce lo stretto collegamento tra Parola ed eucaristia e presenta uno svolgimento che coincide sostanzialmente con la Messa dei nostri giorni: riunione dell’assemblea, letture, omelia, preghiera dei fedeli, presentazione del pane e del vino, azione di grazie consacratoria, comunione eucaristica: «Nel giorno chiamato del sole, tanto quelli che abitano in città come quelli che abitano in campagna si adunano nello stesso luogo, e si fa la lettura delle memorie degli apostoli e degli scritti dei profeti, sin che il tempo lo permette. Quando il lettore ha terminato, colui che presiede tiene un discorso, per ammonire ed esortare all’imitazione di questi buoni esempi. Poi tutti insieme ci leviamo e innalziamo preghiere; quindi, cessate le preci, si reca pane e vino e acqua; e il capo della comunità eleva preghiere e ringraziamenti con tutte le sue forze e il popolo acclama, dicendo: Amen. Quindi si fa la distribuzione e la spartizione a ciascuno degli alimenti consacrati e se ne manda, per mezzo dei diaconi, anche ai non presenti»
nota
San Giustino, Prima apologia, 67, 3-5.
.
CdA, 228-231
CONFRONTAVAI
Il ministro e l’assemblea
[686]  Già questa antica descrizione, pur attestando la partecipazione attiva di tutta l’assemblea, mette in forte risalto il ruolo del capo della comunità. Fin dall’inizio chi guida la comunità presiede anche l’eucaristia. Solo i vescovi e i presbìteri, validamente ordinati, possono consacrare validamente, essendo abilitati ad agire in nome di Cristo
nota
Cf. Concilio Lateranense IV, Costituzione 1 “De fide catholica” - DS 802.; Concilio di Trento, Sess. XXIII, Dottr. Sul sacramento dell’ordine, Can. 1 - DS 1771.
. D’altra parte tutti i cristiani, diventati per il battesimo popolo sacerdotale hanno il diritto e il dovere di associarsi all’azione liturgica
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 14; Messale Romano, Principi e norme, 62.
.
Il presidente e l’assemblea sono segni in cui Cristo attua la sua presenza. Per acclamare il Signore che viene e si esprime in questi segni, si cura la convocazione dell’assemblea e si solennizzano nella Messa i riti di introduzione.
Struttura della Messa
[687]  La celebrazione si articola in due parti: liturgia della Parola e liturgia eucaristica. Sono due modalità eminenti della presenza di Cristo, mensa della parola di Dio e mensa del corpo di Cristo da cui i fedeli ricevono alimento per la loro vita cristiana
nota
Cf. Messale Romano, Principi e norme, 8.
. Esse formano un solo atto di culto e i fedeli devono essere esortati a parteciparvi integralmente
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 56.
.
Come gli amici ravvivano la loro amicizia con la conversazione e 16-328.pngcon il mettersi a tavola insieme, così Dio rinnova l’alleanza con il suo popolo rivolgendogli la parola e ammettendolo a un convito sacrificale. La parola di Dio, proclamata e spiegata, delinea il mistero della salvezza, incentrato in Cristo, davanti allo sguardo della fede; l’eucaristia attrae e conforma ad esso con la forza dell’amore redentore. L’assemblea ascolta in riverente silenzio; medita e interpreta la propria storia alla luce della Parola; risponde con le acclamazioni, i canti, la professione di fede, la preghiera universale dei fedeli. Così si dispone a inserire se stessa, insieme con tutta la storia e la creazione, nel sacrificio pasquale di Cristo.
L’inserimento dell’uomo e del suo mondo nel dono di sé che il Cristo fa al Padre viene suggerito già dal primo rito della liturgia eucaristica: la presentazione del pane e del vino «frutto della terra e del lavoro dell’uomo»
nota
Messale Romano, Rito della Messa con il popolo, Liturgia eucaristica.
. Si compie però nella preghiera eucaristica e nella comunione sacramentale, che sono i riti essenziali.
CdA, 612
CONFRONTAVAI
CdA 628-629
CONFRONTAVAI
Struttura della Messa
[687]  La celebrazione si articola in due parti: liturgia della Parola e liturgia eucaristica. Sono due modalità eminenti della presenza di Cristo, mensa della parola di Dio e mensa del corpo di Cristo da cui i fedeli ricevono alimento per la loro vita cristiana
nota
Cf. Messale Romano, Principi e norme, 8.
. Esse formano un solo atto di culto e i fedeli devono essere esortati a parteciparvi integralmente
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 56.
.
Come gli amici ravvivano la loro amicizia con la conversazione e 16-328.pngcon il mettersi a tavola insieme, così Dio rinnova l’alleanza con il suo popolo rivolgendogli la parola e ammettendolo a un convito sacrificale. La parola di Dio, proclamata e spiegata, delinea il mistero della salvezza, incentrato in Cristo, davanti allo sguardo della fede; l’eucaristia attrae e conforma ad esso con la forza dell’amore redentore. L’assemblea ascolta in riverente silenzio; medita e interpreta la propria storia alla luce della Parola; risponde con le acclamazioni, i canti, la professione di fede, la preghiera universale dei fedeli. Così si dispone a inserire se stessa, insieme con tutta la storia e la creazione, nel sacrificio pasquale di Cristo.
L’inserimento dell’uomo e del suo mondo nel dono di sé che il Cristo fa al Padre viene suggerito già dal primo rito della liturgia eucaristica: la presentazione del pane e del vino «frutto della terra e del lavoro dell’uomo»
nota
Messale Romano, Rito della Messa con il popolo, Liturgia eucaristica.
. Si compie però nella preghiera eucaristica e nella comunione sacramentale, che sono i riti essenziali.
CdA, 612
CONFRONTAVAI
CdA 628-629
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[638]  Il cristianesimo non comporta l’abolizione delle celebrazioni rituali, 15-306.pngma un profondo cambiamento di significato.
Secondo il Nuovo Testamento, Gesù stesso istituisce il rito eucaristico, come memoriale dell’unico e perfetto sacrificio della croce: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22,191Cor 11,24). Non si tratta né di una semplice evocazione mentale, né di una ripetizione, né di un’aggiunta, ma di una ripresentazione efficace mediante un’azione simbolica, quella della cena.
L’atto di donazione, con cui Gesù è morto, rimane nel Signore risorto come perenne intercessione presso il Padre
nota
Cf. Eb 7,25.
, come «redenzione eterna» (Eb 9,12) in virtù dello «Spirito eterno» (Eb 9,14). L’evento pasquale è l’unico avvenimento che non passa. È il centro dell’economia salvifica. In esso trovano compimento e rimangono in qualche modo attuali anche gli altri avvenimenti della vita di Cristo e le figure dell’Antico Testamento. In esso virtualmente sono contenute la santificazione e la gloria futura dell’umanità redenta. Ebbene, questo evento viene ripresentato nell’eucaristia e dispiega in vari modi la sua efficacia anche negli altri sacramenti e in tutta la liturgia
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 7; 61; Id., Lumen gentium, 7.
. I riti rimangono nel tempo della Chiesa come celebrazione del mistero pasquale, perché i credenti possano inserirsi in esso mediante la fede e attingere la vita nuova.
Memoria e presenza
[688] La liturgia eucaristica ripresenta, nel contesto di una preghiera di lode e di ringraziamento e nella forma di un convito sacrificale, il sacrificio pasquale di Cristo, perché diventi il nostro sacrificio e ci coinvolga nel suo dinamismo di carità.
Secondo l’uso degli ebrei, che a tavola lodavano e ringraziavano Dio per i doni della vita, del nutrimento e dell’alleanza, anche Gesù nell’ultima cena pronuncia sul pane e sul vino una sua preghiera di benedizione e di ringraziamento per l’opera della salvezza che si va compiendo. Quindi dà il pane a mangiare e il vino a bere, come sacramento del suo corpo donato e del suo sangue versato per la riconciliazione universale: «Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”» (1Cor 11,23-25). Quando era stata conclusa l’alleanza del monte Sinai, il sangue delle vittime, sparso sull’altare e sul popolo, indicava plasticamente, secondo la mentalità dell’uomo antico, un rapporto di consanguineità e di parentela tra Dio e Israele. Gesù, con la sua morte e risurrezione, pone tra il Padre e l’umanità intera il suo corpo e il suo sangue, cioè la sua persona e la sua vita, per la nuova ed eterna alleanza.
Alla luce dell’esperienza di Pasqua e di Pentecoste, nello stupore e nella gioia per le opere mirabili della creazione, della redenzione e della santificazione, la Chiesa riprende la preghiera di lode e di ringraziamento di Gesù al Padre e la prolunga nei secoli: «È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre Santo...»
nota
Messale Romano, Prefazio comune II.
.
Nello stesso tempo, obbediente al comando: «Fate questo in memoria di me», la Chiesa ripete il gesto e le parole del Signore sul pane e sul vino, invocando lo Spirito consacratore: «Manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo, perché diventino il corpo e il sangue di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, che ci ha comandato di celebrare questi misteri... Egli prese il pane... Allo stesso modo prese il calice...»
nota
Messale Romano, Preghiera eucaristica III.
.
CdA, 636-638
CONFRONTAVAI
[689]  Nella forma di un convito sacrificale la Chiesa rivive l’evento totale della Pasqua; fa memoria della morte e risurrezione del Signore
nota
Cf. 1Cor 11,26.
, una memoria che non è semplice ricordo, ma ripresentazione reale dell’evento stesso nel rito. Il Crocifisso risorto si fa presente come Agnello immolato e vivente
nota
Cf. Ap 5,6.
. Il pane è realmente il suo corpo donato; il vino è realmente il suo sangue versato. La sua parola con la potenza dello Spirito compie davvero quello che annuncia. Il pane e il vino non sono più cibo e bevanda usuali; sono diventati, per una conversione singolare e mirabile, che la Chiesa chiama transustanziazione
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. XIII, Decr. Sul sacramento dell’eucaristia, 4 - DS 1642.
, il corpo e il sangue del Signore, la sua nuova presenza, «vera, reale e sostanziale»
nota
Cf.Ivi, 1 - DS 1636.
, dinamica e personale, nell’atto di donare se stesso e non solo nella sua efficacia santificante come negli altri sacramenti.
[689]  Nella forma di un convito sacrificale la Chiesa rivive l’evento totale della Pasqua; fa memoria della morte e risurrezione del Signore
nota
Cf. 1Cor 11,26.
, una memoria che non è semplice ricordo, ma ripresentazione reale dell’evento stesso nel rito. Il Crocifisso risorto si fa presente come Agnello immolato e vivente
nota
Cf. Ap 5,6.
. Il pane è realmente il suo corpo donato; il vino è realmente il suo sangue versato. La sua parola con la potenza dello Spirito compie davvero quello che annuncia. Il pane e il vino non sono più cibo e bevanda usuali; sono diventati, per una conversione singolare e mirabile, che la Chiesa chiama transustanziazione
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. XIII, Decr. Sul sacramento dell’eucaristia, 4 - DS 1642.
, il corpo e il sangue del Signore, la sua nuova presenza, «vera, reale e sostanziale»
nota
Cf.Ivi, 1 - DS 1636.
, dinamica e personale, nell’atto di donare se stesso e non solo nella sua efficacia santificante come negli altri sacramenti.
Il santo sacrificio
[690]  A motivo di questa memoria che si fa presenza, la Chiesa non 16-329.png esita a considerare l’eucaristia vero sacrificio, senza timore di compromettere l’unicità del sacrificio della croce: «Celebrando il memoriale del tuo Figlio, morto per la nostra salvezza, gloriosamente risorto e asceso al cielo, nell’attesa della sua venuta, ti offriamo, o Padre, in rendimento di grazie questo sacrificio vivo e santo»
nota
Messale Romano, Preghiera eucaristica III.
. Anzi, fin dal I secolo è abituale vedere nelle celebrazioni eucaristiche l’attuazione del sacrificio preannunciato dal profeta Malachìa
nota
Cf. Ml 1,11.
: «Ogni domenica, giorno del Signore, riuniti spezzate il pane e rendete grazie, dopo che avete confessato i vostri peccati, affinché il vostro sacrificio sia puro... Così infatti ha detto il Signore: In ogni luogo e in ogni tempo, è offerto al mio nome un sacrificio puro»
nota
Didachè, 14, 1, 3.
.
16-330.png L’eucaristia non compromette l’unicità della croce, perché non è una ripetizione né un’aggiunta, ma la ripresentazione, qui e ora, sotto i segni sacramentali, di quello stesso atto di donazione con cui Gesù è morto ed è stato glorificato
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. XIII, Dottr. Sul sacrificio della messa, 1 - DS 1740.
. «Anche noi oggi offriamo quel sacrificio, quello offerto una volta, quello inesauribile... Noi non compiamo un altro sacrificio... bensì sempre lo stesso; meglio, noi facciamo il memoriale di quel sacrificio»
nota
San Giovanni Crisostomo, Omelie sulla Lettera agli Ebrei, 17, 3.
.
Il sacrificio pasquale fu compiuto «una volta per sempre» (Eb 10,10); ma rimane sempre attuale presso il Padre come «redenzione eterna» (Eb 9,12). Cristo nello Spirito offre al Padre se stesso, la Chiesa e tutta la creazione. Esprime visibilmente questa offerta nel rito liturgico, che è innanzitutto un suo gesto simbolico. La Chiesa, animata dal medesimo Spirito, si associa a Cristo nello stesso rito e offre al Padre lui e se stessa con lui
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 11.
.
«Cristo nostra Pasqua si è immolato. Egli continua a offrirsi per noi e intercede come nostro avvocato: sacrificato sulla croce più non muore e con i segni della passione vive immortale»
nota
Messale Romano, Prefazio pasquale III.
. «Sacerdote vero ed eterno, egli istituì il rito del sacrificio perenne;... si offrì vittima di salvezza, e comandò a noi di perpetuare l’offerta in sua memoria»
nota
Messale Romano, Prefazio della SS. Eucaristia I.
. Perciò «noi crediamo che la Messa... è il sacrificio del Calvario reso sacramentalmente presente sui nostri altari»
nota
Paolo VI, Credo del Popolo di Dio, 24.
.
Comunione con Cristo e con i fratelli
[691]  La comunione eucaristica ha un carattere tutt’altro che intimistico e sentimentale. Far comunione con il Signore crocifisso e risorto significa donarsi con lui al Padre e ai fratelli: «A noi, che ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo, perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito. Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito»
nota
Messale Romano, Preghiera eucaristica III.
.
Il Signore Gesù viene a vivere in noi e ci assimila a sé: «La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me» (Gv 6,55-57). La vita che egli comunica è la sua carità verso il Padre e verso tutti gli uomini.
[692]  Unendoci a sé, Gesù Cristo ci unisce anche tra noi: lo esprime bene 16-331.pngil segno del pane e del vino, condivisi in un convito fraterno. I molti diventano un solo corpo in virtù dell’unico pane
nota
Cf. 1Cor 10,17.
: «Mistero di amore! Simbolo di unità! Vincolo di carità!»
nota
Sant’Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, 26, 13.
. Come i chicchi di grano si fondono in un solo pane e gli acini d’uva in un solo vino, così noi diventiamo uno in Cristo
nota
Cf. Didachè, 9, 4.
. L’eucaristia presuppone, rafforza e manifesta l’unità della Chiesa
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. XIII, Decr. Sul sacramento dell’eucaristia, Proemio - DS 1635.; Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 3.
. Esige l’unità della fede e impegna a superare le divisioni contrarie alla carità
nota
Cf. 1Cor 11,18.
.
[693]  In sintonia con la carità universale di Cristo, la Preghiera eucaristica si fa intercessione per il mondo e per la Chiesa universale e particolare, per i presenti e per gli assenti, per i vivi e per i defunti: «Per questo sacrificio di riconciliazione dona, Padre, pace e salvezza al mondo intero. Conferma nella fede e nell’amore la tua Chiesa pellegrina sulla terra: il tuo servo e nostro papa, il nostro vescovo, il collegio episcopale, tutto il clero e il popolo che tu hai redento. Ascolta la preghiera di questa famiglia, che hai convocato alla tua presenza. Ricongiungi a te, Padre misericordioso, tutti i tuoi figli ovunque dispersi. Accogli nel tuo regno i nostri fratelli defunti e tutti i giusti che, in pace con te, hanno lasciato questo mondo»
nota
Messale Romano, Preghiera eucaristica III.
. Farsi uno con Cristo vuol dire aprire il cuore alle dimensioni dell’umanità intera.
[694]  Gli atteggiamenti espressi dalla Preghiera eucaristica animano anche i successivi riti di comunione: la preghiera del Padre nostro, il segno della pace, la frazione del pane, la comunione sacramentale. Verso quest’ultima tende tutta la celebrazione. Perciò la Chiesa raccomanda vivamente di ricevere la comunione eucaristica ogni volta che si partecipa alla santa Messa
nota
Cf. Messale Romano, Principi e norme, 56.
, accostandosi anche al calice, quando il rito lo prevede
nota
Cf. Messale Romano, Principi e norme, 241-252.
.
[695]  D’altra parte si comprende come senza le dovute disposizioni la comunione sacramentale sarebbe inautentica. Già san Paolo esortava i cristiani: «Ciascuno, pertanto, esamini se stesso... perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna» (1Cor 11,28-29). Chi è consapevole di aver commesso peccato mortale, prima di accostarsi alla comunione eucaristica, deve pentirsi e tornare in grazia di Dio. Più precisamente deve recarsi dal sacerdote e ricevere l’assoluzione; non può limitarsi a fare il proposito di confessarsi al più presto, a meno che in una particolare situazione non sopravvengano motivi gravi.
Desta preoccupazione la disinvoltura, con cui alcune persone, che non si confessano da lungo tempo, vanno a fare la comunione, soprattutto in occasione di feste solenni, di matrimoni e di funerali.
Sono doverosi anche alcuni segni esteriori di rispetto: osservare la legge del digiuno eucaristico, che obbliga a non prendere cibi e bevande, eccetto l’acqua, durante l’ora che precede la comunione; rispondere: «Amen» alle parole del ministro; presentare le mani pulite per ricevere il pane eucaristico; essere attenti ad eventuali frammenti, in modo da metterli in bocca e non lasciarli cadere.
[694]  Gli atteggiamenti espressi dalla Preghiera eucaristica animano anche i successivi riti di comunione: la preghiera del Padre nostro, il segno della pace, la frazione del pane, la comunione sacramentale. Verso quest’ultima tende tutta la celebrazione. Perciò la Chiesa raccomanda vivamente di ricevere la comunione eucaristica ogni volta che si partecipa alla santa Messa
nota
Cf. Messale Romano, Principi e norme, 56.
, accostandosi anche al calice, quando il rito lo prevede
nota
Cf. Messale Romano, Principi e norme, 241-252.
.
[695]  D’altra parte si comprende come senza le dovute disposizioni la comunione sacramentale sarebbe inautentica. Già san Paolo esortava i cristiani: «Ciascuno, pertanto, esamini se stesso... perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna» (1Cor 11,28-29). Chi è consapevole di aver commesso peccato mortale, prima di accostarsi alla comunione eucaristica, deve pentirsi e tornare in grazia di Dio. Più precisamente deve recarsi dal sacerdote e ricevere l’assoluzione; non può limitarsi a fare il proposito di confessarsi al più presto, a meno che in una particolare situazione non sopravvengano motivi gravi.
Desta preoccupazione la disinvoltura, con cui alcune persone, che non si confessano da lungo tempo, vanno a fare la comunione, soprattutto in occasione di feste solenni, di matrimoni e di funerali.
Sono doverosi anche alcuni segni esteriori di rispetto: osservare la legge del digiuno eucaristico, che obbliga a non prendere cibi e bevande, eccetto l’acqua, durante l’ora che precede la comunione; rispondere: «Amen» alle parole del ministro; presentare le mani pulite per ricevere il pane eucaristico; essere attenti ad eventuali frammenti, in modo da metterli in bocca e non lasciarli cadere.
Pegno della gloria futura
[696]  Far comunione con colui che è passato da questo mondo al 16-332.png Padre significa ricevere un anticipo della vita eterna. Cristo conforma a sé la nostra personalità, preparando la completa trasformazione della gloriosa risurrezione: «Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti... Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,48-4954). Il convito pasquale prelude al «banchetto delle nozze dell’Agnello» (Ap 19,9) e accende il desiderio del suo ritorno: «Marana tha: vieni, o Signore!» (1Cor 16,22). «Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga» (1Cor 11,26). Si rafforza la speranza. Si fa più intensa l’unione con l’assemblea celeste, «con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con i tuoi santi apostoli, i gloriosi martiri e tutti i santi, nostri intercessori presso di te»
nota
Messale Romano, Preghiera eucaristica III.
. «O sacro convito, in cui Cristo è nostro cibo; si perpetua il memoriale della sua Pasqua; l’anima nostra è ricolma di grazia, e ci è dato il pegno della gloria futura»
nota
Rito della comunione fuori della Messa e culto eucaristico, 28 (Antifona.
.
Sorgente della missione
[697]  Infondendo nel cuore la carità di Cristo e la speranza del regno di Dio, l’eucaristia diventa la sorgente della missione del cristiano e della comunità ecclesiale. Lo sciogliersi dell’assemblea è anche un invio: «Glorificate il Signore con la vostra vita. Andate in pace»
nota
Messale Romano, Rito della Messa con il popolo, Riti di conclusione.
. La Messa si prolunga nelle strade, nelle case, nei luoghi del lavoro e del tempo libero. Trasformato dalla partecipazione al mistero di amore di Cristo, il cristiano assume la carità come principio che dà forma a tutta la sua vita: «Questo sacramento ci fa fare la comunione di tutti i nostri beni temporali e spirituali»
nota
Sant’Alberto Magno, Commento al Vangelo di Giovanni, 6, 64.
. «Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non trascurarlo quando si trova nudo. Non rendergli onore qui nel tempio con stoffe di seta, per poi trascurarlo fuori, dove patisce freddo e nudità. Colui che ha detto: “Questo è il mio corpo”, è il medesimo che ha detto: “Voi mi avete visto affamato e mi avete nutrito”, e: “Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli l’avete fatto a me.”... A che serve che la tavola eucaristica sia sovraccarica di calici d’oro, quando lui muore di fame? Comincia a saziare lui affamato, poi con quello che resterà potrai ornare anche l’altare»
nota
San Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo, 50, 3-4.
. La raccolta di denaro e di altri doni, che si fa durante la presentazione delle offerte, è un gesto emblematico, che vuole stimolare il nostro impegno costante a favore della comunità e dei poveri.
Adorazione eucaristica
[698] Terminata la santa Messa, il pane eucaristico viene conservato nel tabernacolo per il viatico dei moribondi, per la comunione dei malati e di altre persone che non sono potute intervenire. La presenza del Signore nel pane consacrato dura finché rimane l’aspetto di pane. Per questo la Chiesa promuove l’adorazione eucaristica anche fuori della Messa in varie forme: visita al SS. Sacramento, comunione spirituale, benedizione eucaristica, solenne processione nella solennità del Corpo e Sangue del Signore, quarant’ore di adorazione, congressi eucaristici. In questi incontri più o meno prolungati, il Signore ci parla ancora con la sua donazione silenziosa; ci chiama a morire a noi stessi per risorgere alla vita autentica della carità; ci aiuta a discernere secondo una prospettiva pasquale le situazioni e gli avvenimenti. Da parte nostra possiamo in qualche modo prolungare la preghiera eucaristica della Messa, in cui sono sintetizzati gli atteggiamenti fondamentali di ogni preghiera cristiana: memoria, lode, ringraziamento, offerta, supplica, intercessione.
Il viatico
[716]  Quando la situazione di malattia è particolarmente grave, tanto da far prevedere la morte, è prassi antichissima della Chiesa unire alla celebrazione dell’unzione il conferimento della comunione eucaristica in forma di “viatico”. Cibo per il viaggio, il pane eucaristico sostiene il cristiano nel passaggio da questo mondo al Padre e lo munisce della garanzia della risurrezione, secondo la parola del Signore: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,54). È perciò un atto di vero amore confortare i propri cari con questo sacramento, l’ultimo prima che essi vedano Dio al di là dei segni sacramentali e partecipino alla gioia ineffabile del convito eterno. D’altra parte il morente, ricevendo il viatico, testimonia in modo significativo la fede nella vita eterna, di cui il cristiano è erede dal giorno del suo battesimo.
CdA, 1189
CONFRONTAVAI
[942] L’esistenza cristiana è plasmata dai sacramenti, soprattutto dall’eucaristia, che ci conforma a Cristo nella sua dedizione pasquale e ci comunica la sua carità e la sua gioia. Di qui l’urgenza di partecipare regolarmente e con fervore alla Messa festiva e l’utilità, quando è possibile, di farlo nei giorni feriali. Anche il sacramento della riconciliazione ha un’importanza decisiva, non solo per attuare la conversione dal peccato mortale alla vita di grazia, ma anche per sostenere la conversione permanente. È opportuno riceverlo con regolarità periodica, senza cadere nell’abitudine, rinnovando ogni volta una sincera contrizione e un fermo proposito. È bene che sia accompagnato da un minimo di direzione spirituale da parte del confessore.
CdA, 691
CONFRONTAVAI
CdA 709
CONFRONTAVAI
[1205]  Poco prima dell’era cristiana si diffuse nel mondo ebraico l’intercessione per la purificazione dei defunti, rimasti sostanzialmente fedeli all’alleanza ma con qualche incoerenza: Giuda Maccabeo, dopo una battaglia, fa pregare e manda ad offrire un sacrificio al tempio, perché i caduti siano purificati dai peccati, in vista della risurrezione nell’ultimo giorno. Gesù stesso sembra alludere a una possibilità di perdono nel secolo futuro.
Il cristianesimo antico, in continuità con la tradizione ebraica, coltiva la pietà verso i defunti: preghiera, elemosina, digiuno e soprattutto celebrazione dell’eucaristia. Col volgere dei secoli si sovrappongono credenze popolari e vivaci rappresentazioni riguardanti il luogo, la durata e la natura del purgatorio. Ma l’insegnamento del magistero ecclesiale si mantiene estremamente sobrio e si può così riassumere: al termine di questa vita terrena, è concessa ai defunti, che ne hanno ancora bisogno, una purificazione preliminare alla beatitudine celeste, nella quale possono essere aiutati dai suffragi della Chiesa e dei singoli cristiani, soprattutto dalla santa Messa
nota
Cf. Concilio di Lione II, Professione di fede dell’imperatore Michele Paleologo - DS 856.; Concilio di Firenze, Bolla di unione degli Armeni “Exsultate Deo” - DS 1324.; Concilio di Trento, Sess. VI, Decr. Sulla giustificazione, Can. 30 - DS 1580.; Id., Sess. XXV, Decr. Sul purgatorio - DS 1820.
.