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CATECHISMO DEGLI ADULTI

CATECHISMO DEGLI ADULTI
INDICE TEMATICO
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Catechismo degli Adulti

Esodo 48 , 113 , 117 , 434 , 108 , 114 , 117 , 434 , 485 , 821-822 , 826

[48]  A questi antichi patriarchi si ricollegano alcune tribù, che in Egitto finiscono per trovarsi in una condizione intollerabile di schiavitù e fuggono verso il Sinai. Le guida Mosè, un uomo straordinario, al quale nella solitudine del deserto Dio ha rivelato il suo nome misterioso: JHWH
nota
Scriviamo così il nome di Dio rivelato a Mosè. Il tetragramma sacro andrebbe letto “Jahvèh”, ma la tradizione ebraica considera questo nome impronunziabile e suggerisce di dire in suo luogo “Adonài”, cioè “Signore”, o di pronunziare un altro titolo divino. Per rispetto ai nostri fratelli ebrei, questo catechismo invita a fare altrettanto e in ogni caso riduce all’indispensabile l’uso del tetragramma sacro.
, «Io sono colui che sono!» (Es 3,14). Ora, nel deserto, con il dono dell’alleanza e della legge, Dio plasma un popolo, Israele, come sua proprietà, segno della sua presenza davanti alle nazioni: «Voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa» (Es 19,5-6).
Al cammino nel deserto fa seguito l’insediamento nella terra di Canaan, l’epoca di Giosuè e dei Giudici, segnata dai contatti e dai conflitti con le popolazioni del luogo. Il popolo nomade si trasforma lentamente in un popolo residenziale di agricoltori. Sorprendentemente, non assume la religione politeista del paese, incentrata sulle energie della natura e della fecondità; ne respinge, sia pure con fatica, la tentazione seducente e conserva il culto del suo unico Dio, JHWH.
La regalità di Dio nell’Antico Testamento
[113]  Come un re vittorioso, Dio liberò e fece uscire dall’Egitto il popolo ebraico
nota
Cf. Es 15,18.
; gli fece dono della sua alleanza e della sua legge; gli procurò il possesso di una terra fertile, dove scorreva latte e miele. Il suo disegno era quello di costituire una comunità, governata dalla sua legge e depositaria delle sue promesse, dove fosse riconosciuta la sua sovranità: «Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me. Ora, se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa» (Es 19,4-6).
La posizione di Gesù
[117]  Gesù si inserisce nel suo ambiente, inquieto e pieno di aspettative, con continuità e originalità. Il suo passaggio desta nella gente interesse, stupore, entusiasmo; a volte perfino un misterioso timore. Provoca in molti diffidenza, delusione, rifiuto e ostilità. Non lascia però indifferente nessuno.
Il suo annuncio è che il regno di Dio non è più solo da attendere nel futuro; è in arrivo, anzi in qualche modo è già presente. Viene in modo assai concreto, a risanare tutti i rapporti dell’uomo: con Dio, con se stesso, con gli altri e con le cose. Vuole attuare una pace perfetta, che abbraccia tutto e tutti. Al suo confronto l’esodo dall’Egitto e il ritorno da Babilonia erano solo pallidi presagi. Tuttavia il Regno non comporta né il trionfo della legge mosaica, né la rivoluzione nazionale, né gli sconvolgimenti cosmici. Bisogna credere innanzitutto all’amore di Dio Padre, che si manifesta attraverso Gesù, e convertirsi dal peccato, che è la radice di tutti i mali
nota
Cf. Mt 6,33.
.
La Chiesa definitivo popolo di Dio
[434]  I primi seguaci di Gesù sono convinti di essere il definitivo Israele, che lo Spirito di Dio ha riunito e santificato, dando compimento alle antiche profezie e a una lunga preparazione. Con la nascita della comunità cristiana di Gerusalemme, Dio ha ricostruito «la tenda di Davide che era caduta» (At 15,16), ha riparato le sue rovine e l’ha rimessa in piedi, perché anche i popoli pagani cerchino il Signore
nota
Cf. Am 9,11-12(LXX); At 9,15; 13,32.41.
.
Messaggero e protagonista
[108]  I concetti, tra loro intimamente collegati, di vangelo e di regno 3-66.pngdi Dio, fanno riferimento ad alcuni oracoli del libro di Isaia, che prospettano un grandioso intervento di Dio a favore di Israele, un nuovo esodo. Dio si prenderà cura personalmente del suo popolo, come un pastore fa con il suo gregge. Lo libererà, lo risanerà, lo guiderà verso Gerusalemme. Un messaggero correrà avanti a portare la buona notizia, «messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza, che dice a Sion: “Regna il tuo Dio”» (Is 52,7); messaggero «mandato a portare il lieto annunzio ai miseri... per allietare gli afflitti di Sion, per dare loro una corona invece della cenere» (Is 61,13).
[114]  Israele vide nell’esodo dall’Egitto il fondamento e il simbolo di tutte le salvezze successive. Di generazione in generazione imparò a riconoscere la presenza di Dio nella propria storia e ad acclamarla nella liturgia con il grido gioioso: «Il Signore regna!» (Sal 96,10). Coltivò la speranza che in futuro la gloria del Signore avrebbe attirato verso Gerusalemme l’attenzione dei popoli e avrebbe diffuso la pace sulla terra
nota
Cf. Is 2,2-5.
.
Arrivò invece un’altra sciagura nazionale, l’esilio a Babilonia, amaro frutto di una serie interminabile di ribellioni contro Dio e di ingiustizie contro il prossimo. Nell’ora della desolazione si levò la voce del profeta Ezechiele a confortare e incoraggiare: il Signore manifesterà ancora la santità e la potenza del suo nome; guiderà Israele personalmente e per mezzo di un nuovo David; lo radunerà, lo purificherà, gli darà il suo Spirito, perché possa osservare i comandamenti, lo risusciterà a nuova vita. Mentre l’esilio si protraeva, un altro grande profeta, che noi oggi siamo soliti chiamare il “secondo Isaia”, portò finalmente una buona notizia, un vangelo: Dio interverrà presto, come ai giorni dell’esodo, per liberare e risanare il suo popolo; si metterà alla sua testa come un re e lo ricondurrà attraverso il deserto fino a Gerusalemme.
Ci fu il ritorno; ma il successo fu mediocre e provvisorio. Sopraggiunsero altre invasioni, altre amarezze e sventure. Tuttavia le delusioni, anziché far appassire la speranza dei credenti, la resero più audace: Dio verrà definitivamente a liberare i poveri e gli oppressi, a portare giustizia e pace; «Il Signore sarà re di tutta la terra e ci sarà il Signore soltanto, e soltanto il suo nome» (Zc 14,9); farà brillare la sua luce in Gerusalemme davanti a tutti i popoli; stabilirà il suo regno per sempre, affidandolo a un personaggio misterioso, «simile ad un figlio di uomo», e «al popolo dei santi dell’Altissimo» (Dn 7,1327).
La posizione di Gesù
[117]  Gesù si inserisce nel suo ambiente, inquieto e pieno di aspettative, con continuità e originalità. Il suo passaggio desta nella gente interesse, stupore, entusiasmo; a volte perfino un misterioso timore. Provoca in molti diffidenza, delusione, rifiuto e ostilità. Non lascia però indifferente nessuno.
Il suo annuncio è che il regno di Dio non è più solo da attendere nel futuro; è in arrivo, anzi in qualche modo è già presente. Viene in modo assai concreto, a risanare tutti i rapporti dell’uomo: con Dio, con se stesso, con gli altri e con le cose. Vuole attuare una pace perfetta, che abbraccia tutto e tutti. Al suo confronto l’esodo dall’Egitto e il ritorno da Babilonia erano solo pallidi presagi. Tuttavia il Regno non comporta né il trionfo della legge mosaica, né la rivoluzione nazionale, né gli sconvolgimenti cosmici. Bisogna credere innanzitutto all’amore di Dio Padre, che si manifesta attraverso Gesù, e convertirsi dal peccato, che è la radice di tutti i mali
nota
Cf. Mt 6,33.
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La Chiesa definitivo popolo di Dio
[434]  I primi seguaci di Gesù sono convinti di essere il definitivo Israele, che lo Spirito di Dio ha riunito e santificato, dando compimento alle antiche profezie e a una lunga preparazione. Con la nascita della comunità cristiana di Gerusalemme, Dio ha ricostruito «la tenda di Davide che era caduta» (At 15,16), ha riparato le sue rovine e l’ha rimessa in piedi, perché anche i popoli pagani cerchino il Signore
nota
Cf. Am 9,11-12(LXX); At 9,15; 13,32.41.
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[485]  Come Israele, liberato dall’Egitto e costituito popolo di Dio 11-236.pngmediante l’antica alleanza, peregrinò a lungo nel deserto tra pericoli e tentazioni prima di arrivare alla terra promessa, così la Chiesa, nata dalla Pasqua di Cristo e diventata, in virtù della nuova alleanza, il definitivo popolo di Dio, è pellegrina nel mondo verso la perfezione del regno di Dio, in mezzo a tentazioni, difficoltà e tribolazioni, «tanto interne che esterne»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 8.
. «Entra nella storia degli uomini, ma al tempo stesso trascende i tempi e i confini dei popoli»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 9.
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Come nave nella tempesta, la Chiesa subisce la violenza delle onde, ma non affonda. La minacciano in ogni epoca persecuzioni, eresie, scismi, corruzione morale, compromessi mondani; possono ferirla e deturparla, ma non snaturarla o distruggerla, perché, come le è stato promesso, «le porte degli inferi non prevarranno contro di essa» (Mt 16,18).
Per il sostegno e la grazia del Signore, anche le contraddizioni e le sofferenze, seminate sul suo cammino, possono diventare benefiche. Nel libro dell’Apocalisse lo Spirito Santo fa pervenire al responsabile della Chiesa di Smirne questa parola di conforto: «Conosco la tua tribolazione, la tua povertà - tuttavia sei ricco» (Ap 2,9).
Viceversa, i successi possono essere pericolosi e in ogni caso sono sempre provvisori. La sicurezza può risultare illusoria; la ricchezza può diventare una prigione. Ancora nell’Apocalisse, lo Spirito rivolge questo rimprovero al responsabile della Chiesa di Laodicèa: «Tu dici: “Sono ricco, mi sono arricchito; non ho bisogno di nulla”, ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo» (Ap 3,17).
Lo Spirito Santo conduce avanti attraverso i secoli il cammino della Chiesa e le impedisce di indugiare sulle mete raggiunte. Mentre la induce a guardare indietro nel passato, verso Gesù di Nàzaret, in cui la rivelazione e la salvezza si sono compiute una volta per sempre, la fa guardare anche avanti verso il Signore risorto, che è il futuro del mondo e la novità ultima. La bimillenaria storia della Chiesa può essere considerata un grande esodo, misteriosamente guidato dallo Spirito di Dio, verso traguardi sempre nuovi, nella sostanziale continuità con le origini, malgrado le innumerevoli infedeltà personali dei credenti e le deformazioni della comunità.
Rivolti alla meta
[821]  Il Signore Gesù ha detto: «Io sono la via» 21-408.png(Gv 14,6); «Io sono la porta» (Gv 10,7). La meta alla quale conduce, la dimora in cui fa entrare è il Padre
nota
Cf. Gv 14,2-6.
. «La porta è il Figlio... la chiave della porta è lo Spirito Santo... la casa è il Padre... Se la chiave non apre..., la porta non viene aperta; ma se la porta non si apre, nessuno entra nella casa del Padre»
nota
San Simeone Nuovo Teologo,Catechesi, 33, 96-106.
.
I cristiani, «mossi» dallo Spirito Santo, «seguono Cristo povero, umile e carico della croce», obbedendo a Dio Padre, «che adorano in spirito e verità»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 41.
. La loro esistenza è camminare secondo lo Spirito, seguire Cristo, andare al Padre: «Coloro che hanno ricevuto e portano lo Spirito di Dio vengono condotti al Verbo, cioè al Figlio, e il Figlio li accoglie e li presenta al Padre, e il Padre dona loro l’incorruttibilità»
nota
Sant’Ireneo di Lione, Esposizione della predicazione apostolica, 7.
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CdA, 328-334
CONFRONTAVAI
Come figli amati
[822]  La Pasqua di Gesù è stata un passaggio «da questo mondo al Padre» (Gv 13,1); tutta la sua vita terrena è stata un anelito verso il Padre, nella lode, nella gratitudine, nell’obbedienza filiale. In questo continuo esodo si è espresso lo slancio eterno, con cui il Figlio da sempre è rivolto verso il Padre
nota
Cf. Gv 1,1-218.
. I suoi seguaci ricevono lo Spirito per poter partecipare alla sua vita filiale. Sono consapevoli di essere amati come è amato il Figlio unigenito
nota
Cf. Gv 17,23.
e di essere rigenerati a sua immagine in virtù dello Spirito.
[826] Configurato a Cristo in virtù dello Spirito Santo, il cristiano è rivolto al Padre in un atteggiamento di adorazione, lode, gratitudine, fiducia e obbedienza filiale.