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CATECHISMO DEGLI ADULTI

CATECHISMO DEGLI ADULTI
INDICE TEMATICO
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Catechismo degli Adulti

Ecumenismo 460-469 , 460-461 , 462-463 , 464 , 465 , 466 , 466 , 467 , 737 , 468

L’unità ferita
[460]  L’unica Chiesa vive in molte Chiese, caratterizzate da varie esperienze spirituali, culturali e disciplinari. Ma ci sono anche diversità che non sono compatibili con l’unità. La piena unità della Chiesa non ammette divergenze riguardo alle verità della fede e ribellioni contrarie alla comunione gerarchica.
È doloroso rilevare come, a motivo dei peccati, dei dissensi teologici e dei condizionamenti psicologici, culturali e sociali, numerose divisioni segnino il cammino storico del cristianesimo. Ci limitiamo ad elencare quelle di maggior rilievo: i giudaizzanti estremisti degli inizi, lo gnosticismo, l’arianesimo, i manichei, i pelagiani, i nestoriani, i monofisiti, l’iconoclastia, la separazione della Chiesa d’oriente, gli albigesi, lo scisma d’occidente, la riforma protestante, gli anglicani, il giansenismo, i veterocattolici, i seguaci di Lefebvre. Molte di queste divisioni hanno esaurito da tempo il loro influsso; altre perdurano nelle comunità che ne sono derivate, tra le quali sono particolarmente importanti le Chiese ortodosse, quella anglicana e quelle protestanti. In Italia vivono piccole comunità ortodosse e protestanti. La più consistente numericamente è la Chiesa valdese, le cui origini risalgono al XII secolo.
[461] Le responsabilità delle scissioni non sono facilmente individuabili. Di solito non appartengono a una parte soltanto. Spettano in maniera diversa alla prima generazione che dà l’avvio e alle successive che ne raccolgono l’eredità. Le cause appaiono complesse e non sono di ordine esclusivamente religioso. A volte esplodono aspre polemiche e perfino guerre. In ogni caso si tratta di esperienze tristissime, che feriscono ogni coscienza autenticamente cristiana.
Le divisioni tra i seguaci di Cristo contraddicono la loro partecipazione alla comunione trinitaria; pregiudicano la credibilità del vangelo, facendolo apparire un’utopia irrealizzabile; ostacolano l’azione missionaria tra i non cristiani, seminando confusione e scandalo; provocano l’indifferenza religiosa e l’emarginazione della fede dalla vita culturale e sociale. Oggi la loro gravità risalta ancor più, in un mondo in cui cresce l’interdipendenza e si fa urgente il bisogno di riconciliazione e di solidarietà.
Verso la riconciliazione
[462] Provvidenzialmente alla stagione delle controversie è subentrata quella dell’ecumenismo, un grande dono dello Spirito Santo per il nostro tempo, un movimento in sicura crescita, specie dopo la fondazione del Consiglio ecumenico delle Chiese nel 1948 e la celebrazione del concilio Vaticano II dal 1962 al 1965. Si tratta di una mentalità e di una prassi che comportano il rammarico per le divisioni in atto, l’attenzione a ciò che ancora unisce, l’impegno a restaurare la piena unità visibile, a pregare con perseveranza per ottenerla dal Signore, a collaborare nei comuni valori della fede e della promozione dell’uomo. Vi sono coinvolti pastori, teologi e fedeli, con i gesti ufficiali e solenni, con gli studi teologici, con i comportamenti quotidiani in famiglia, al lavoro, a scuola, in ogni ambiente.
[463]  I cristiani divisi non sono del tutto separati; piuttosto hanno tra loro una comunione imperfetta
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Unitatis redintegratio, 3.
. Assai più importante di ciò che li divide è ciò che li unisce: lo Spirito Santo, il battesimo, la convergenza sulle principali verità della fede. Particolarmente vicine alla Chiesa cattolica sono le Chiese ortodosse, che custodiscono l’eredità di una gloriosa tradizione teologica, spirituale e liturgica, conservano il sacerdozio, l’eucaristia e tutti gli altri sacramenti, nutrono una fervida devozione alla Vergine Maria.
Tuttavia non bisogna sottovalutare la divisione. Dio vuole la piena unità, visibile nella concretezza della storia, come segno efficace e profezia della riunificazione di tutto il genere umano. Cristo ha pregato per questa unità. Dobbiamo dunque ricostruirla, con un cammino di conversione al Signore, con la ricerca sofferta della sua volontà, con il ritorno alle origini. Emblematico al riguardo è l’incontro a Gerusalemme del papa Paolo VI e del patriarca Atenagora nel 1964.
Dobbiamo aprirci ad accogliere tutta la ricchezza della rivelazione trasmessa dagli apostoli. Non basta limitarsi a un minimo comune denominatore. Non ha senso il compromesso diplomatico: l’unità autentica si raggiunge solo nella verità. Occorre invece evidenziare le prospettive valide che si trovano in ciascuna tradizione. Ognuno ha qualche contributo da portare alla crescita comune verso la pienezza di Cristo: i cattolici il senso della storia e della comunità; gli ortodossi l’accentuazione della risurrezione, dell’escatologia e del ruolo dello Spirito Santo; i protestanti il primato della parola di Dio. Ognuno ha limiti, da cui liberarsi. Anche la Chiesa cattolica. Essa, certo, nella fede non ha mai errato e non può errare; possiede la piena unità visibile e tutti i mezzi di salvezza
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Unitatis redintegratio, 3-4.
. Tuttavia le è necessaria la riforma incessante nei costumi, nella disciplina, nel modo stesso di esporre la dottrina.
Impegno ecumenico
[464]  La settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si celebra ogni anno dal 18 al 25 gennaio, ci ricorda che il primo contributo da dare all’ecumenismo è, insieme all’impegno per la propria santificazione, la preghiera assidua perché il Signore realizzi l’unità che egli vuole, nei tempi e con i mezzi che vuole: «Conversione del cuore e santità della vita insieme alle preghiere private e pubbliche per l’unità dei cristiani si devono ritenere come l’anima di tutto il movimento ecumenico e si possono giustamente chiamare ecumenismo spirituale»
nota
Concilio Vaticano II, Unitatis redintegratio, 8.
.
[465] Chi apre un dialogo autentico si lascia guidare dalla carità per le persone e dal desiderio di totale fedeltà al vangelo. Non mette in dubbio pregiudizialmente la sincera adesione a Cristo da parte dei fratelli di altre confessioni. Cerca di conoscerne in maniera non superficiale la storia, la dottrina, la psicologia religiosa, la vita spirituale e liturgica. Prende sul serio le divergenze, ben sapendo che soffrire per la disunione è più fruttuoso di una unità ambigua. Ha cura di far emergere le istanze valide, che di solito si nascondono anche nelle posizioni discordanti, ed è pronto ad accoglierle e valorizzarle.
[466]  La conoscenza reciproca genera la fiducia e rende possibile la 11-230.pngcollaborazione. Malgrado le divergenze, a volte notevoli, in vari ambiti della morale personale e sociale, si può e si deve giungere ad un’intesa per quanto riguarda le numerose opere di giustizia e di carità. Occorre invece un più attento discernimento in campo pastorale e liturgico.
È bene procedere a un reciproco riconoscimento del battesimo, redigendo una dichiarazione comune. Quanto alla cresima, è da considerare valida quella conferita nelle Chiese ortodosse. L’eucaristia è il vertice della comunione ecclesiale e non può rappresentare una tappa intermedia del cammino ecumenico, ma solo un punto di arrivo. Perciò ai sacerdoti non è lecito concelebrare insieme a ministri di altre confessioni. Anche i fedeli, in circostanze ordinarie, devono rivolgersi ognuno alla propria comunità. Un sacerdote cattolico può dare ai fedeli non cattolici i sacramenti dell’eucaristia, della penitenza e dell’unzione degli infermi, a condizione che lo chiedano liberamente, professino la stessa fede riguardo al sacramento richiesto, abbiano le disposizioni convenienti, si trovino nell’impossibilità di avvicinare un loro ministro. Alle stesse condizioni un fedele cattolico può ricevere questi sacramenti da un sacerdote ortodosso.
[467] Esigono una particolare attenzione dal punto di vista ecumenico i matrimoni “misti”, tra cristiani di diverse confessioni. Queste unioni sono oggi più diffuse che nel passato e vanno incontro a difficoltà e pericoli in quanto i coniugi non possono condividere pienamente la fede, la vita liturgica, l’educazione dei figli. Se però si riesce ad evitare l’indifferenza religiosa, offrono l’opportunità di crescere nel rispetto e nella comprensione delle diverse tradizioni e di approfondire l’esperienza di Dio. I cattolici devono impegnarsi a frequentare la propria Chiesa, a seguirne gli insegnamenti, a fare il possibile per battezzare ed educare in essa i figli. La celebrazione del matrimonio deve avvenire nella forma del rito cattolico, a meno che per serie ragioni non venga concessa la dispensa per celebrarlo con rito diverso.
[468] A parte la disciplina dei sacramenti, l’accordo può riguardare formulari liturgici, libri di preghiere, ambienti e oggetti di culto. In particolare le traduzioni interconfessionali della Bibbia e la sua diffusione favoriscono l’ecumenismo e sono testimonianza di unità.
Valorizzare con gesti concreti gli elementi di unità esistenti, soffrire per le divergenze che ancora rimangono, confidare nella grazia del Signore: per queste vie matura l’unità, che è esperienza vissuta e dono di Dio.
[469] L’ecumenismo è un cammino di riconciliazione che mira a ricomporre la piena unità visibile tra i cristiani, appartenenti a diverse Chiese e comunità ecclesiali.
L’unità ferita
[460]  L’unica Chiesa vive in molte Chiese, caratterizzate da varie esperienze spirituali, culturali e disciplinari. Ma ci sono anche diversità che non sono compatibili con l’unità. La piena unità della Chiesa non ammette divergenze riguardo alle verità della fede e ribellioni contrarie alla comunione gerarchica.
È doloroso rilevare come, a motivo dei peccati, dei dissensi teologici e dei condizionamenti psicologici, culturali e sociali, numerose divisioni segnino il cammino storico del cristianesimo. Ci limitiamo ad elencare quelle di maggior rilievo: i giudaizzanti estremisti degli inizi, lo gnosticismo, l’arianesimo, i manichei, i pelagiani, i nestoriani, i monofisiti, l’iconoclastia, la separazione della Chiesa d’oriente, gli albigesi, lo scisma d’occidente, la riforma protestante, gli anglicani, il giansenismo, i veterocattolici, i seguaci di Lefebvre. Molte di queste divisioni hanno esaurito da tempo il loro influsso; altre perdurano nelle comunità che ne sono derivate, tra le quali sono particolarmente importanti le Chiese ortodosse, quella anglicana e quelle protestanti. In Italia vivono piccole comunità ortodosse e protestanti. La più consistente numericamente è la Chiesa valdese, le cui origini risalgono al XII secolo.
[461] Le responsabilità delle scissioni non sono facilmente individuabili. Di solito non appartengono a una parte soltanto. Spettano in maniera diversa alla prima generazione che dà l’avvio e alle successive che ne raccolgono l’eredità. Le cause appaiono complesse e non sono di ordine esclusivamente religioso. A volte esplodono aspre polemiche e perfino guerre. In ogni caso si tratta di esperienze tristissime, che feriscono ogni coscienza autenticamente cristiana.
Le divisioni tra i seguaci di Cristo contraddicono la loro partecipazione alla comunione trinitaria; pregiudicano la credibilità del vangelo, facendolo apparire un’utopia irrealizzabile; ostacolano l’azione missionaria tra i non cristiani, seminando confusione e scandalo; provocano l’indifferenza religiosa e l’emarginazione della fede dalla vita culturale e sociale. Oggi la loro gravità risalta ancor più, in un mondo in cui cresce l’interdipendenza e si fa urgente il bisogno di riconciliazione e di solidarietà.
Verso la riconciliazione
[462] Provvidenzialmente alla stagione delle controversie è subentrata quella dell’ecumenismo, un grande dono dello Spirito Santo per il nostro tempo, un movimento in sicura crescita, specie dopo la fondazione del Consiglio ecumenico delle Chiese nel 1948 e la celebrazione del concilio Vaticano II dal 1962 al 1965. Si tratta di una mentalità e di una prassi che comportano il rammarico per le divisioni in atto, l’attenzione a ciò che ancora unisce, l’impegno a restaurare la piena unità visibile, a pregare con perseveranza per ottenerla dal Signore, a collaborare nei comuni valori della fede e della promozione dell’uomo. Vi sono coinvolti pastori, teologi e fedeli, con i gesti ufficiali e solenni, con gli studi teologici, con i comportamenti quotidiani in famiglia, al lavoro, a scuola, in ogni ambiente.
[463]  I cristiani divisi non sono del tutto separati; piuttosto hanno tra loro una comunione imperfetta
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Unitatis redintegratio, 3.
. Assai più importante di ciò che li divide è ciò che li unisce: lo Spirito Santo, il battesimo, la convergenza sulle principali verità della fede. Particolarmente vicine alla Chiesa cattolica sono le Chiese ortodosse, che custodiscono l’eredità di una gloriosa tradizione teologica, spirituale e liturgica, conservano il sacerdozio, l’eucaristia e tutti gli altri sacramenti, nutrono una fervida devozione alla Vergine Maria.
Tuttavia non bisogna sottovalutare la divisione. Dio vuole la piena unità, visibile nella concretezza della storia, come segno efficace e profezia della riunificazione di tutto il genere umano. Cristo ha pregato per questa unità. Dobbiamo dunque ricostruirla, con un cammino di conversione al Signore, con la ricerca sofferta della sua volontà, con il ritorno alle origini. Emblematico al riguardo è l’incontro a Gerusalemme del papa Paolo VI e del patriarca Atenagora nel 1964.
Dobbiamo aprirci ad accogliere tutta la ricchezza della rivelazione trasmessa dagli apostoli. Non basta limitarsi a un minimo comune denominatore. Non ha senso il compromesso diplomatico: l’unità autentica si raggiunge solo nella verità. Occorre invece evidenziare le prospettive valide che si trovano in ciascuna tradizione. Ognuno ha qualche contributo da portare alla crescita comune verso la pienezza di Cristo: i cattolici il senso della storia e della comunità; gli ortodossi l’accentuazione della risurrezione, dell’escatologia e del ruolo dello Spirito Santo; i protestanti il primato della parola di Dio. Ognuno ha limiti, da cui liberarsi. Anche la Chiesa cattolica. Essa, certo, nella fede non ha mai errato e non può errare; possiede la piena unità visibile e tutti i mezzi di salvezza
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Unitatis redintegratio, 3-4.
. Tuttavia le è necessaria la riforma incessante nei costumi, nella disciplina, nel modo stesso di esporre la dottrina.
Impegno ecumenico
[464]  La settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si celebra ogni anno dal 18 al 25 gennaio, ci ricorda che il primo contributo da dare all’ecumenismo è, insieme all’impegno per la propria santificazione, la preghiera assidua perché il Signore realizzi l’unità che egli vuole, nei tempi e con i mezzi che vuole: «Conversione del cuore e santità della vita insieme alle preghiere private e pubbliche per l’unità dei cristiani si devono ritenere come l’anima di tutto il movimento ecumenico e si possono giustamente chiamare ecumenismo spirituale»
nota
Concilio Vaticano II, Unitatis redintegratio, 8.
.
[465] Chi apre un dialogo autentico si lascia guidare dalla carità per le persone e dal desiderio di totale fedeltà al vangelo. Non mette in dubbio pregiudizialmente la sincera adesione a Cristo da parte dei fratelli di altre confessioni. Cerca di conoscerne in maniera non superficiale la storia, la dottrina, la psicologia religiosa, la vita spirituale e liturgica. Prende sul serio le divergenze, ben sapendo che soffrire per la disunione è più fruttuoso di una unità ambigua. Ha cura di far emergere le istanze valide, che di solito si nascondono anche nelle posizioni discordanti, ed è pronto ad accoglierle e valorizzarle.
[466]  La conoscenza reciproca genera la fiducia e rende possibile la 11-230.pngcollaborazione. Malgrado le divergenze, a volte notevoli, in vari ambiti della morale personale e sociale, si può e si deve giungere ad un’intesa per quanto riguarda le numerose opere di giustizia e di carità. Occorre invece un più attento discernimento in campo pastorale e liturgico.
È bene procedere a un reciproco riconoscimento del battesimo, redigendo una dichiarazione comune. Quanto alla cresima, è da considerare valida quella conferita nelle Chiese ortodosse. L’eucaristia è il vertice della comunione ecclesiale e non può rappresentare una tappa intermedia del cammino ecumenico, ma solo un punto di arrivo. Perciò ai sacerdoti non è lecito concelebrare insieme a ministri di altre confessioni. Anche i fedeli, in circostanze ordinarie, devono rivolgersi ognuno alla propria comunità. Un sacerdote cattolico può dare ai fedeli non cattolici i sacramenti dell’eucaristia, della penitenza e dell’unzione degli infermi, a condizione che lo chiedano liberamente, professino la stessa fede riguardo al sacramento richiesto, abbiano le disposizioni convenienti, si trovino nell’impossibilità di avvicinare un loro ministro. Alle stesse condizioni un fedele cattolico può ricevere questi sacramenti da un sacerdote ortodosso.
[466]  La conoscenza reciproca genera la fiducia e rende possibile la 11-230.pngcollaborazione. Malgrado le divergenze, a volte notevoli, in vari ambiti della morale personale e sociale, si può e si deve giungere ad un’intesa per quanto riguarda le numerose opere di giustizia e di carità. Occorre invece un più attento discernimento in campo pastorale e liturgico.
È bene procedere a un reciproco riconoscimento del battesimo, redigendo una dichiarazione comune. Quanto alla cresima, è da considerare valida quella conferita nelle Chiese ortodosse. L’eucaristia è il vertice della comunione ecclesiale e non può rappresentare una tappa intermedia del cammino ecumenico, ma solo un punto di arrivo. Perciò ai sacerdoti non è lecito concelebrare insieme a ministri di altre confessioni. Anche i fedeli, in circostanze ordinarie, devono rivolgersi ognuno alla propria comunità. Un sacerdote cattolico può dare ai fedeli non cattolici i sacramenti dell’eucaristia, della penitenza e dell’unzione degli infermi, a condizione che lo chiedano liberamente, professino la stessa fede riguardo al sacramento richiesto, abbiano le disposizioni convenienti, si trovino nell’impossibilità di avvicinare un loro ministro. Alle stesse condizioni un fedele cattolico può ricevere questi sacramenti da un sacerdote ortodosso.
[467] Esigono una particolare attenzione dal punto di vista ecumenico i matrimoni “misti”, tra cristiani di diverse confessioni. Queste unioni sono oggi più diffuse che nel passato e vanno incontro a difficoltà e pericoli in quanto i coniugi non possono condividere pienamente la fede, la vita liturgica, l’educazione dei figli. Se però si riesce ad evitare l’indifferenza religiosa, offrono l’opportunità di crescere nel rispetto e nella comprensione delle diverse tradizioni e di approfondire l’esperienza di Dio. I cattolici devono impegnarsi a frequentare la propria Chiesa, a seguirne gli insegnamenti, a fare il possibile per battezzare ed educare in essa i figli. La celebrazione del matrimonio deve avvenire nella forma del rito cattolico, a meno che per serie ragioni non venga concessa la dispensa per celebrarlo con rito diverso.
Situazioni difficili e irregolari
[737] La complessità, la mobilità, il pluralismo culturale e religioso della odierna società si ripercuotono in misura rilevante sul matrimonio.
Sono sempre più frequenti i matrimoni misti, tra cattolici e cristiani 18-358.pngdi altre confessioni, e i matrimoni interreligiosi, tra cattolici e seguaci di religioni non cristiane. È necessario un prudente discernimento e un’adeguata preparazione. Occorre in particolare una verifica riguardo alla concezione del matrimonio e un’ampia informazione sulle convergenze e divergenze delle diverse tradizioni religiose, etiche e culturali. La parte cattolica deve ottenere anche la dispensa dal proprio vescovo.
Tra i matrimoni invalidi, non sono rari quelli per mancanza di pieno consenso e per incapacità psichica, oltre che per altri impedimenti comunemente conosciuti: età immatura, consanguineità, affinità, impotenza fisica, comportamento delittuoso ecc. Quando emergono fondati indizi, bisogna procedere a una verifica con l’aiuto di consulenti qualificati. L’eventuale dichiarazione di nullità del tribunale ecclesiastico non è da confondere con il divorzio: altro è riconoscere che un matrimonio non è mai esistito e altro è distruggere un matrimonio valido.
Aumenta il numero dei coniugi separati. Hanno bisogno di un’attenzione premurosa da parte della comunità cristiana. Possono essere ammessi ai sacramenti, se non ricercano il divorzio e il matrimonio civile, se si pentono dei propri torti e sono disponibili a perdonare quelli altrui, e fanno quanto è in loro potere per ristabilire la convivenza.
I divorziati non risposati, se sono responsabili della divisione, devono pentirsi e cercare di riparare, per quanto è possibile, il male compiuto; se invece hanno subìto il divorzio e rimangono fedeli ai loro doveri familiari, sono in piena comunione con la Chiesa.
I divorziati risposati a volte finiscono nell’indifferenza religiosa; altre volte rimangono vicini alla Chiesa e desiderano essere ammessi ai sacramenti. Gli sposati solo civilmente rifiutano o rimandano il matrimonio religioso per vari motivi, come la perdita della fede, l’ignoranza del significato cristiano del matrimonio, il bisogno di fare un esperimento, le pressioni dell’ambiente. I conviventi si mettono insieme senza alcun riconoscimento pubblico, né religioso né civile; spesso rifiutano di prendere un impegno reciproco definitivo.
Queste ultime tre situazioni sono oggettivamente le più gravi. Coloro che si trovano in una di esse, finché non si convertono, non sono in piena comunione con la Chiesa: perciò non possono essere ammessi alla riconciliazione sacramentale e alla comunione eucaristica, né fungere da padrini o essere membri di consigli pastorali o responsabili di attività ecclesiali. Però appartengono ancora alla Chiesa: è importante che preghino, ascoltino la parola di Dio, partecipino alla Messa, compiano opere di carità, educhino cristianamente i figli. I sacerdoti e gli altri fedeli della comunità siano loro vicini; abbiano per loro amicizia e rispetto; preghino per loro e li esortino a confidare sempre nella misericordia del Signore. Da una parte bisogna affermare con chiarezza la verità del matrimonio cristiano; dall’altra evitare di giudicare le coscienze e saper comprendere le difficoltà concrete. Amore alla verità e amore alle persone devono andare insieme.
CdA, 467
CONFRONTAVAI
[468] A parte la disciplina dei sacramenti, l’accordo può riguardare formulari liturgici, libri di preghiere, ambienti e oggetti di culto. In particolare le traduzioni interconfessionali della Bibbia e la sua diffusione favoriscono l’ecumenismo e sono testimonianza di unità.
Valorizzare con gesti concreti gli elementi di unità esistenti, soffrire per le divergenze che ancora rimangono, confidare nella grazia del Signore: per queste vie matura l’unità, che è esperienza vissuta e dono di Dio.