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CATECHISMO DEGLI ADULTI

CATECHISMO DEGLI ADULTI
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Catechismo degli Adulti

Consacrazione 688 , 542-557
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Memoria e presenza
[688] La liturgia eucaristica ripresenta, nel contesto di una preghiera di lode e di ringraziamento e nella forma di un convito sacrificale, il sacrificio pasquale di Cristo, perché diventi il nostro sacrificio e ci coinvolga nel suo dinamismo di carità.
Secondo l’uso degli ebrei, che a tavola lodavano e ringraziavano Dio per i doni della vita, del nutrimento e dell’alleanza, anche Gesù nell’ultima cena pronuncia sul pane e sul vino una sua preghiera di benedizione e di ringraziamento per l’opera della salvezza che si va compiendo. Quindi dà il pane a mangiare e il vino a bere, come sacramento del suo corpo donato e del suo sangue versato per la riconciliazione universale: «Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”» (1Cor 11,23-25). Quando era stata conclusa l’alleanza del monte Sinai, il sangue delle vittime, sparso sull’altare e sul popolo, indicava plasticamente, secondo la mentalità dell’uomo antico, un rapporto di consanguineità e di parentela tra Dio e Israele. Gesù, con la sua morte e risurrezione, pone tra il Padre e l’umanità intera il suo corpo e il suo sangue, cioè la sua persona e la sua vita, per la nuova ed eterna alleanza.
Alla luce dell’esperienza di Pasqua e di Pentecoste, nello stupore e nella gioia per le opere mirabili della creazione, della redenzione e della santificazione, la Chiesa riprende la preghiera di lode e di ringraziamento di Gesù al Padre e la prolunga nei secoli: «È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre Santo...»
nota
Messale Romano, Prefazio comune II.
.
Nello stesso tempo, obbediente al comando: «Fate questo in memoria di me», la Chiesa ripete il gesto e le parole del Signore sul pane e sul vino, invocando lo Spirito consacratore: «Manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo, perché diventino il corpo e il sangue di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, che ci ha comandato di celebrare questi misteri... Egli prese il pane... Allo stesso modo prese il calice...»
nota
Messale Romano, Preghiera eucaristica III.
.
CdA, 636-638
CONFRONTAVAI
Dono divino
[542]  La vita consacrata è «dono divino che la Chiesa ha ricevuto dal suo Signore»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 43.
. Essa «imita più da vicino e rappresenta permanentemente nella Chiesa quella forma di vita che il Figlio di Dio scelse per se stesso quando venne nel mondo a fare la volontà del Padre, e che poi propose ai discepoli che lo seguivano»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 44.
. Ha il suo prototipo nell’esperienza di quei primi seguaci di Gesù.
Tra quanti credono in lui, alcuni sono chiamati a lasciare per la causa del regno di Dio abitazione, professione e famiglia, abbracciando l’ideale della perfetta castità, che non tutti possono capire, «ma solo coloro ai quali è stato concesso» (Mt 19,11). Rinunciando ai beni materiali e al matrimonio, seguono più da vicino il Maestro e si dedicano più liberamente al servizio apostolico. Assumendo uno stile di vita diverso dall’ordinario, professano più apertamente la fede in lui e diventano un segno più evidente della nuova vicinanza di Dio e dell’inizio di un mondo nuovo che si compirà nella risurrezione futura, quando «non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo» (Mt 22,30).
CdA, 200
CONFRONTAVAI
Le prime esperienze
[543]  La comunità itinerante dei primi discepoli ha un seguito nella 12-259.pngprima Chiesa di Gerusalemme, riunita intorno al Signore risorto in virtù del suo Spirito. Il Maestro ormai è invisibile; ma è più presente che mai e nella fede si vive in intima comunione con lui. L’unità con lui genera unità tra i suoi: «La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore e un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune» (At 4,32).
A Gerusalemme guarderanno, come a un modello perfetto, tutte le comunità cristiane successive; ma saranno specialmente le comunità di vita consacrata che si sentiranno chiamate a rivivere quel modello con la stessa radicalità.
CdA, 429
CONFRONTAVAI
[544]  Fin dal tempo degli apostoli l’intimità con il Cristo risorto trova un’espressione privilegiata nella verginità e nel celibato.
Certo, anche il matrimonio è una via alla santità cristiana. Ma la verginità e il celibato manifestano con più chiarezza la dedizione al Signore e la fede nella realtà nuova che sta iniziando. Costituiscono per tutti un appello deciso a non lasciarsi imprigionare dai beni terreni, che passano.
Mirabile varietà
[545]  Nei primi secoli, mescolati tra i comuni cristiani, vivono numerosi asceti e vergini: «Molti uomini e donne, che ora hanno sessanta o settanta anni di età, istruiti fin dalla loro infanzia nell’insegnamento di Cristo, hanno osservato la verginità»
nota
San Giustino, Prima apologia, 15, 6.
. La loro scelta non comporta una svalutazione del matrimonio: «Noi stimiamo beata la castità e beati coloro ai quali il Signore ne ha fatto dono; ma ammiriamo anche la bellezza dell’unico matrimonio»
nota
Clemente d’Alessandria, Stromati, 2, 1, 4.3.
.
Dal III secolo ad oggi, la storia della Chiesa vede sorgere in ogni 12-260.pngepoca figure carismatiche di santi fondatori e riformatori, quasi profeti del Nuovo Testamento, e da loro vede germogliare, in virtù dello Spirito, movimenti spirituali e famiglie religiose di uomini e di donne, con le più diverse finalità: energie potenti, che, propagandosi quasi a ondate successive, danno slancio a tutto il popolo di Dio. Un elenco, sia pure scarno ed incompleto, può servire a darne una idea.
Sant’Antonio e gli eremiti nel deserto. Le comunità monastiche di San Pacomio e di San Basilio. I monaci occidentali della Gallia, di Lerino e d’Irlanda. Le comunità di Sant’Agostino, incentrate nella carità fraterna. Le abbazie ordinate secondo la regola di San Benedetto, sintesi armoniosa di preghiera e lavoro, di solitudine e di vita comune. Gli analoghi monasteri femminili.
Il rinnovamento monastico medievale con l’ordine di Cluny e con i Cistercensi di San Bernardo. Le correnti che uniscono vita comune e vita eremitica, come i Camaldolesi di San Romualdo e i Certosini di San Bruno. La fioritura dei canonici regolari, tra i quali i Premostratensi di San Norberto. Gli ordini cavallereschi e ospedalieri.
I Frati Minori di San Francesco, con il carisma della povertà evangelica, condiviso anche dalle monache di Santa Chiara. I Frati Predicatori di San Domenico, che uniscono contemplazione e vita apostolica, sostenuti dalla preghiera delle monache Domenicane. Altri ordini mendicanti come i Carmelitani, gli Agostiniani, i Mercedari, i Servi di Maria, i Fatebenefratelli.
I chierici regolari, consacrati a Dio nell’apostolato, tra i quali ricordiamo i Gesuiti di Sant’Ignazio di Loyola, caratterizzati dal carisma dell’obbedienza in vista della missione, i Teatini, i Barnabiti, i Somaschi, i Camilliani. La Compagnia di Sant’Orsola, fondata da Sant’Angela Merici, che anticipa i futuri istituti secolari. Le riforme degli ordini tradizionali, tra cui quella dei Carmelitani e delle Carmelitane ad opera di Santa Teresa d’Avila e di San Giovanni della Croce. Le prime società di vita apostolica, come la Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, le Figlie della Carità e la Congregazione della Missione di San Vincenzo de’ Paoli.
Le congregazioni religiose di laici e di chierici, quali i Fratelli delle 12-261.pngScuole Cristiane, i Passionisti, i Redentoristi, i Monfortani, gli Oblati di Maria Immacolata, i Salesiani di San Giovanni Bosco, con le Figlie di Maria Ausiliatrice, la Società San Paolo. Le società e le congregazioni a scopo specificamente missionario verso i non cristiani, come la Società per le Missioni Estere di Parigi, il Pontificio Istituto Missioni Estere di Milano, i Padri Bianchi, i Comboniani, i Verbiti, i Saveriani. Le numerosissime congregazioni femminili moderne, a scopo prevalentemente caritativo ed educativo.
Infine le esperienze recenti, tra cui gli istituti secolari, formati da consacrati inseriti nella vita ordinaria, e i nuclei di persone consacrate che animano i nuovi movimenti ecclesiali, sorti intorno al concilio Vaticano II.
Al di là dei limiti e delle miserie sempre presenti in ogni realtà umana, la meravigliosa varietà di tanti carismi e istituzioni rivela la multiforme sapienza di Dio; veste di bellezza la Chiesa, come una sposa adorna per il suo Sposo; la abilita ad ogni opera buona secondo le esigenze dei tempi
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Perfectae caritatis, 1.
.
CdA, 1075-1078
CONFRONTAVAI
Una sequela più espressiva
[546] La vita consacrata è un carisma dello Spirito, finalizzato sia alla santificazione personale che all’edificazione della Chiesa. Comporta un nuovo modo di essere e di agire.
Se tutti i fedeli sono chiamati a seguire Gesù, i consacrati sono chiamati a seguirlo più da vicino, configurati a lui anche nel genere esteriore di vita
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 46; Id., Perfectae caritatis, 25.
. Si impegnano a organizzare in funzione di un’intima comunione con lui tutti i loro rapporti con le cose, con gli altri e con se stessi; ad essere memoria viva della forma originaria ed esemplare della sequela dei primi discepoli.
In concreto la vita consacrata è caratterizzata dalla professione dei tre consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza in una forma di vita stabile e riconosciuta dalla Chiesa. La castità è totale dono di sé al Signore, un dono vissuto nella perfetta continenza sessuale e nell’amicizia disinteressata verso tutti. La povertà è libertà di fronte alle cose, rinuncia al possesso, sobrietà nell’uso, disponibilità a condividere. L’obbedienza è accoglienza della volontà di Dio, mediante la sottomissione alla regola, ai superiori e alla comunità, rinunciando a programmare in modo individuale la propria esistenza. Insieme i tre consigli riportano le grandi tendenze del cuore umano nella logica della carità; rendono umili e vuoti di sé, aperti a Dio e ai fratelli, pronti a camminare verso la perfezione. L’impegno a viverli viene assunto con i voti o con altri vincoli sacri. Associato ad altri elementi, come la centralità della preghiera, della parola di Dio e dell’eucaristia, gli esercizi ascetici ed eventualmente la comunità religiosa e le attività di apostolato, questo impegno viene a costituire una forma stabile di vita, che l’autorità della Chiesa riconosce canonicamente.
CCC, 1973-1974
[547]  Si tratta di una forma di vita non più santa o più facile, ma che manifesta più incisivamente i valori comuni della vita cristiana: l’unione a Cristo, il primato di Dio, la chiamata alla perfezione della carità. Soprattutto testimonia il mondo futuro e l’umanità nuova; anticipa profeticamente la perfetta comunione e la festa eterna di coloro che «seguono l’Agnello dovunque va» (Ap 14,4).
[548]  La professione dei consigli evangelici costituisce «una certa consacrazione speciale, che ha le sue profonde radici nella consacrazione battesimale e che la esprime con maggior pienezza»
nota
Concilio Vaticano II, Perfectae caritatis, 5.
. Si tratta di un’alleanza sponsale con Cristo, un dono di sé totale e reciproco, dichiarato pubblicamente, analogo al matrimonio.
Come la Vergine Maria, i consacrati accolgono e manifestano al mondo in modo peculiare la presenza salvifica di Gesù. L’intimità con lui, sposo e amico, riempie il loro cuore e plasma il loro stile di vita.
L’uomo si consacra, ma prima ancora è Dio che consacra. Ricevendo e benedicendo la professione religiosa, la Chiesa manifesta l’iniziativa del Padre, che unisce e conforma a Gesù mediante lo Spirito.
Il carisma dell’istituto
[549]  Gli elementi costitutivi della vita consacrata vengono organizzati da ogni istituto in modo proprio, secondo uno specifico carisma. Ogni 12-262.pngfondatore infatti ha una sua esperienza dello Spirito e la trasmette ai fratelli che Dio gli dà.
Tale esperienza comporta di solito la profonda comprensione esistenziale di qualche parola evangelica, che diventa chiave di lettura di tutto il messaggio cristiano, prospettiva privilegiata per una nuova sintesi del mistero di salvezza. Assumono così una fisionomia caratteristica in primo luogo le componenti della vita consacrata: la pratica dei consigli, l’ascesi, la preghiera, la comunione fraterna, l’apostolato, la presenza nel mondo.
L’esperienza del fondatore attrae seguaci e si propaga come una corrente di grazia da una generazione all’altra. Per integrarsi nella Chiesa e per essere trasmessa più fedelmente, prende corpo in un ordinamento stabile e pubblico. Nasce così l’istituto, con una regola approvata dalla Chiesa e con un’eredità viva da custodire e da attualizzare nel mutare delle situazioni storiche.
[550]  La grande varietà delle forme di vita consacrata si riconduce ad alcuni tipi generali, che accentuano l’una o l’altra dimensione fondamentale del mistero di Cristo e della Chiesa
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 46; Id., Ad gentes, 40.
.
Monaci
[551]  La vita monastica professa i consigli evangelici con voti pubblici; 12-263.pngpratica la fraternità nella comunità del monastero, con una certa separazione dal mondo. Organizza i rapporti e le attività in funzione di un’appassionata ricerca di Dio attraverso l’ascesi, l’ascolto della Parola, la contemplazione, la lode.
Imita Cristo che prega sul monte
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 46.
; proclama esistenzialmente che Dio è l’unico necessario; intercede per i bisogni di tutti gli uomini. Esprime splendidamente l’anelito della Chiesa peregrinante, protesa alla patria celeste, come Maria, sorella di Mosè, che accompagnava cantando e danzando l’esodo di Israele verso la terra promessa e come i dodici esploratori che andarono avanti a scoprire il paese di Canaan.
Religiosi di vita apostolica
[552]  La vita apostolica cerca, contempla e serve Dio nel servizio degli uomini. Organizza tutto in funzione dell’apostolato. È segno di Gesù che insegna, guarisce e passa facendo del bene. È attuazione esemplare della Chiesa, mandata a proclamare il vangelo e a testimoniare l’amore di Dio per tutti. I consacrati sono agli avamposti della missione, con coraggio e genialità, nelle condizioni più disagiate e pericolose
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Ad gentes, 40.
.
Istituti secolari
[553]  Radicata da una parte nella dimensione laicale della vita cristiana e dall’altra nella prospettiva propria della speciale consacrazione è la 12-264.pngvita consacrata secolare. Chi vive questo carisma, professa i consigli evangelici con qualche vincolo sacro, voto privato, promessa o giuramento, rimanendo però dentro il mondo, cioè nelle ordinarie condizioni di vita. Manca la comunità vera e propria; i rapporti con l’istituto si riducono a incontri più o meno frequenti con gli altri membri e con i responsabili. I consacrati cercano Dio attraverso la fedeltà alle realtà secolari, lavorando con competenza e spirito di servizio, promuovendo la giustizia, la solidarietà e il senso civico, condividendo gioia e dolore con i compagni di strada. Sono segno di Gesù che a Nàzaret condivise per tanti anni la vita ordinaria di tutti gli uomini. Sono attuazione esemplare della Chiesa, mandata ad animare evangelicamente la società terrena. Con il loro esempio provocano alla santità soprattutto i fedeli laici, con i quali hanno affinità di vocazione.
Ordine delle vergini e società di vita apostolica
[554] L’ordine delle vergini comprende donne consacrate nel mondo con il “santo proposito” della verginità, un impegno pubblicamente accolto dalla Chiesa.
Infine, le società di vita apostolica sono assimilate agli istituti di vita consacrata. Praticano i consigli evangelici senza vincoli sacri obbligatori. Coltivano la vita comune e si dedicano all’apostolato.
Dono per la Chiesa
[555] Malgrado nella sua storia non manchino ombre e deviazioni, anche gravi, la vita consacrata è un dono prezioso, di cui la Chiesa ha bisogno per essere pienamente se stessa, per rivelare in modo trasparente la presenza salvifica di Dio. È sempre esistita e, sebbene i singoli istituti possano esaurirsi, non finirà mai.
Esperienza esemplare delle beatitudini
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 31.
, la vita consacrata costituisce per tutti i fedeli un segno luminoso della comune vocazione alla santità
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 44.
, un modello da cui prendere ispirazione e coraggio. Inoltre la comunità religiosa, basata su motivazioni di fede, sull’amore reciproco e sulla condivisione di uno stesso carisma, si pone come realizzazione esemplare della comunione e figura della Gerusalemme celeste, come appello alla riforma continua di ogni comunità ecclesiale.
La Chiesa, consapevole della centralità di questo dono di Dio nella propria vita, promuove la pastorale vocazionale per favorire l’accoglienza della chiamata divina alla vita consacrata nelle sue varie forme.
A servizio dell’umanità
[556]  Secondo un celebre detto, monaco «è colui che, separato da tutti, è unito a tutti»
nota
Evagrio Pontico, La preghiera, 124.
. I consacrati amano con il cuore di Cristo 12-265.pngtutti gli uomini; danno se stessi per la loro salvezza. La loro “fuga dal mondo”, quando c’è, si traduce in una nuova presenza. Quelli di vita contemplativa testimoniano pubblicamente il primato di Dio e intercedono per tutte le necessità spirituali e materiali. Quelli di vita attiva predicano il vangelo e compiono le opere di misericordia secondo le esigenze dei tempi: curano i malati, assistono gli emarginati, educano i giovani. Certo, il loro stile di vita è anche un prendere le distanze dalle realtà terrene. Non le contestano però in se stesse: si oppongono piuttosto alla tendenza ad assolutizzarle, che oggi si chiama consumismo, erotismo e successo individualistico.
La vocazione dei fedeli consacrati è complementare a quella dei pastori e dei fedeli laici. Insieme questi tre stati di vita, arricchiti ciascuno di una grande varietà di vocazioni particolari, di carismi e di ministeri, contribuiscono alla vita e alla missione della Chiesa
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 4.
.
[557] I fedeli di vita consacrata, mossi dallo Spirito, tendono alla perfezione della carità mediante la professione dei consigli evangelici. Così esprimono con maggiore pienezza la consacrazione battesimale; seguono Cristo più da vicino; si donano totalmente a Dio; edificano la Chiesa e cooperano alla salvezza del mondo in modo esemplare; diventano segno luminoso dell’umanità futura.