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CATECHISMO DEGLI ADULTI

CATECHISMO DEGLI ADULTI
INDICE TEMATICO
Z



Catechismo degli Adulti

Beatitudini 127-135 , 852-866 , 853 , 854 , 133 , 857-864 , 555 , 1057

Una proclamazione di felicità
[127] Il regno di Dio non risolve i problemi e non cambia le situazioni come per incanto. Ci si può chiedere, allora, in che senso esso sia una buona notizia, quale felicità porti e a quali condizioni se ne possa fare l’esperienza.
Senz’altro Gesù di Nàzaret intende fare un annuncio e un’offerta di felicità. Le beatitudini del Regno, riferite dagli evangelisti Matteo e Luca, non vogliono essere soltanto una promessa, ma una proclamazione. A motivo del futuro che comincia a venire, assicurano già nel presente gioia e bellezza di vita, come un anticipo. Però è paradossale che ne siano destinatari i poveri e i sofferenti. Perché proprio loro?
Dio difensore degli oppressi
[128]  Nella Bibbia troviamo delineata con tratti impressionanti la condizione dei poveri: duramente sfruttati nei lavori occasionali; derubati del bue, dell’asino e delle pecore; curvati dalle fatiche e dalle umiliazioni; si nutrono di erbe trovate nei campi e di qualche grappolo rimasto nelle vigne dopo la vendemmia; passano la notte nudi e indifesi dal freddo, bagnati di pioggia, quando non trovano neppure una grotta dove rifugiarsi
nota
Cf. Gb 24,2-11.
. Più in generale però vengono considerati poveri tutti coloro che per la loro debolezza non riescono a far valere i propri diritti e quanti subiscono in un modo o nell’altro l’oppressione dei prepotenti.
[129]  Secondo la Bibbia, un re è giusto quando si fa difensore dei poveri, degli orfani e delle vedove, di quanti non sono in grado di farsi rispettare. A maggior ragione, la giustizia 3-72.pngregale di Dio si manifesta a favore degli oppressi: «Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe, chi spera nel Signore suo Dio, creatore del cielo e della terra, del mare e di quanto contiene. Egli è fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri, il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge lo straniero, egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie degli empi. Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione» (Sal 146,5-10).
Liberazione dalla sofferenza
[130]  Dando compimento all’attesa, Gesù annuncia che Dio, nella sua nuova 3-73.pnge definitiva manifestazione, si mette a fianco degli oppressi, degli affamati, dei malati, degli afflitti, dei perseguitati e comincia a liberarli.
Rendendo visibile con il suo comportamento l’agire stesso di Dio, il Maestro va incontro a ogni miseria spirituale e materiale. Nutre con la parola e con il pane le folle stanche e senza guida, disprezzate dai gruppi religiosi osservanti. Si commuove di fronte ai malati, che gli si accalcano intorno, e li guarisce. Avvicina varie categorie di emarginati, i bambini, le donne, i lebbrosi, i peccatori segnati a dito, come i pubblicani e le prostitute, i pagani. Tende la mano a chiunque è umiliato dal peccato, dalla sofferenza, dal disprezzo altrui.
Non si limita a operare in prima persona. Coinvolge i discepoli nella sua missione a servizio del Regno; esige da tutti un serio impegno, mediante le opere di misericordia, per la liberazione, sia pure parziale e provvisoria, da ogni forma di male, fino a quando non verrà la gloria del compimento totale.
CdA, 712
CONFRONTAVAI
CdA 854-856
CONFRONTAVAI
Beati gli ultimi
[131]  Gesù proclama beati gli ultimi della società, perché sono i 3-74.pngprimi destinatari del Regno. Proprio perché sono poveri e bisognosi, Dio nel suo amore gratuito e misericordioso va loro incontro e li chiama ad essere suoi figli, conferendo loro una dignità che nessuna circostanza esteriore può annullare o diminuire: né l’indigenza, né l’emarginazione, né la malattia, né l’insuccesso, né l’umiliazione, né la persecuzione, né alcun’altra avversità.
Anzi, una situazione fallimentare può riuscire addirittura vantaggiosa. I poveri, i sofferenti e i peccatori sperimentano acutamente la loro debolezza. Sono disposti a lasciarsi salvare da Dio. Sono portati a misurare il valore della propria persona non dai beni esteriori, ma dall’amore che il Padre ha per loro. Così «passano avanti nel regno di Dio» (Mt 21,31). Per farne però l’esperienza gioiosa, devono abbandonarsi al suo amore, con umiltà e fiducia, e quindi convertirsi. In tal caso possono essere beati perfino in mezzo alle tribolazioni
nota
Cf. Lc 6,22-23.
.
La gioia di Gesù
[132]  Gesù stesso è povero e perseguitato, ma pieno di gioia; esulta nello Spirito Santo e loda il Padre
nota
Cf. Lc 10,21.
. Gli basta essere amato come Figlio. È lieto di ricevere tutto dal Padre e di essere nulla senza di lui. La sua povertà non si riduce a una condizione esteriore; è innanzitutto un atteggiamento spirituale, è umiltà: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11, 29).
Egli vuole comunicare la sua gioia: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò» (Mt 11,28); «La mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11); «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14, 27). Gesù dona una felicità, che può coesistere anche con la sofferenza, qualora non sia possibile eliminarla; anzi rende piena di significato la stessa sofferenza.
È necessario però condividere la sua comunione con il Padre, essere umili come lui, «poveri in spirito» (Mt 5,3), come egli si esprime. Il Regno è offerto a tutti, ma raggiunge effettivamente solo chi, riconoscendo la propria insufficienza e la precarietà dei beni terreni, attende la salvezza unicamente da Dio e, con la sua grazia, diventa giusto, mite e misericordioso con gli altri.
Le beatitudini
[133]  Gli atteggiamenti per accogliere il Regno sono ben esplicitati nella 3-75.pngredazione delle beatitudini fissata dall’evangelista Matteo. Rimandando alla lettura del testo
nota
Cf. Mt 5,3-10.
, qui viene presentata una interpretazione in prospettiva catechistica:
“Beati gli umili che confidano solo in Dio, perché ad essi è riservato il suo regno.
Beati coloro che si affliggono per il male presente nel mondo e in loro stessi, perché Dio li consolerà.
Beati i miti, coloro che sono accoglienti, cordiali, pazienti e rinunciano a imporsi agli altri con la forza, perché Dio concederà loro di conquistare il mondo.
Beati quelli che desiderano ardentemente la volontà di Dio per sé e per gli altri, perché Dio li sazierà alla sua mensa.
Beati i misericordiosi, che sanno perdonare e compiere opere di carità, perché Dio sarà misericordioso con loro.
Beati i puri di cuore, che hanno una coscienza retta, perché Dio li ammetterà alla sua presenza nella liturgia celeste.
Beati quelli che costruiscono una convivenza pacifica, giusta e fraterna, perché Dio li accoglierà come figli.
Beati i perseguitati a motivo della nuova giustizia evangelica, perché Dio, re giusto, li salverà”.
CdA, 857-864
CONFRONTAVAI
Illusoria autosufficienza
[134] L’attenzione preferenziale agli ultimi non significa esclusione degli altri. Gesù frequenta anche i “ricchi” e i “giusti”, coloro che nella società sono in vista per il benessere materiale o per la devota osservanza della Legge. Verso di loro però usa generalmente un linguaggio severo, perché li vede soddisfatti di sé, chiusi verso Dio e senza misericordia per il prossimo.
CCC, 2544-2547
[135] Beati i poveri, perché Dio li ama, si impegna a liberarli dalla sofferenza e fin d’ora conferisce loro la dignità di suoi figli, che nessuna circostanza esteriore può compromettere.
Chi vive consapevolmente la comunione filiale con Dio, fa esperienza di gioia anche in mezzo alle tribolazioni, come Gesù. È necessario però condividere l’atteggiamento del Maestro «mite e umile di cuore» ( Mt 11,29 ) e vivere secondo lo spirito delle beatitudini.
Confidare nella ricchezza, gloriarsi della propria giustizia, considerarsi autosufficienti: ecco ciò che impedisce di accogliere il regno di Dio, che è dono gratuito.
[852] Il cristianesimo è la religione dell’amore, in cui il dovere è integrato e oltrepassato. Per questo è anche la religione della gioia. Non a caso la figura letteraria della “beatitudine” è piuttosto frequente nella Bibbia. Come mai allora molti credenti non mostrano di essere particolarmente felici? Qual è la via cristiana alla felicità?
Beatitudini nell’Antico Testamento
[853]  Secondo le beatitudini dell’Antico Testamento, la felicità si trova 22-422.pngnella fede in Dio, nel devoto rispetto verso di lui, nell’obbedienza alla sua legge: «Beata la nazione il cui Dio è il Signore, il popolo che si è scelto come erede» (Sal 33,12); «Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe, chi spera nel Signore suo Dio, creatore del cielo e della terra, del mare e di quanto contiene. Egli è fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati» (Sal 146,5-7); «Beato l’uomo che teme il Signore e cammina nelle sue vie» (Sal 128,1); «Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti; ma si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte» (Sal 1,1-2).
Beatitudini evangeliche
[854]  Nel Nuovo Testamento si incontrano le beatitudini della fede, della scoperta di Gesù, della vigilanza operosa
nota
Cf. Mt 24,46.
, del servizio reciproco
nota
Cf. Gv 13,17.
e altre ancora. Soprattutto risaltano le beatitudini del Regno, che sintetizzano la perfezione cristiana e delineano il ritratto del discepolo di Gesù. Anzi, prima ancora, «sono una specie di autoritratto di Cristo e, proprio per questo, sono inviti alla sua sequela e alla comunione di vita con lui»
nota
Giovanni Paolo II, Veritatis splendor, 16.
. Esse indicano una via imprevedibile e paradossale alla felicità: è la via dell’amore crocifisso, che dà significato alla sofferenza anche prima di eliminarla e, quando è possibile, lotta con mezzi pacifici per superarla.
CdA, 127-133
CONFRONTAVAI
La verifica dell’esperienza
[855]  I poveri, i malati, i perseguitati possono essere felici. Con il dono di se stessi nell’amore partecipano alla vita e alla gioia di Dio, che riscatta qualsiasi situazione. L’annuncio di Gesù trova una sorprendente verifica nell’esperienza concreta dei suoi discepoli. Così si esprime Paolo con i cristiani di Corinto: «Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione» (2Cor 1,3-4); «Afflitti, ma sempre lieti; poveri, ma facciamo ricchi molti; gente che non ha nulla e invece possediamo tutto!» (2Cor 6,10); «Sono pieno di consolazione, pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione» (2Cor 7,4); «Mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte» (2Cor 12,10). Anche nella comunità ecclesiale Paolo vede coesistere tribolazione e gioia, povertà e generosità
nota
Cf. 2Cor 8,2.
.
La storia della Chiesa abbonda di analoghe testimonianze. Ricordiamo la “perfetta letizia” di San Francesco, che del resto è già un tema biblico
nota
Cf. Gc 1,2.
: «Se io avrò avuto pazienza e non mi sarò conturbato, io ti dico che qui è la vera letizia»
nota
San Francesco d’Assisi, Della vera e perfetta letizia.
. San Filippo Neri, il santo della gioia, amava ripetere: «Un servo di Dio dovrebbe sempre stare allegro». E Santa Teresa di Gesù Bambino arriva a dire: «La nostra gioia cercata e gustata nella sofferenza è una dolcissima realtà»
nota
Santa Teresa di Lisieux, Manoscritti autobiografici, Lettera 190.
.
CdA, 1021-1022
CONFRONTAVAI
Esperienza pasquale
[856]  Questa gioia, che può coesistere anche con la sofferenza, è partecipazione del cristiano alla Pasqua di Cristo: «Come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione» (2Cor 1,5); «Abbiamo questo tesoro in vasi di creta... portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo» (2Cor 4,710). Viene così sperimentata nella propria esistenza la conformazione a Cristo morto e risorto, operata dal battesimo e dall’eucaristia.
La via cristiana alla felicità si delinea con particolare nitidezza nella redazione delle beatitudini secondo Matteo, più precisamente nella prima parte di ognuna di esse.
Un commento alle beatitudini
[857]  «Beati i poveri in spirito» (Mt 5,3), cioè gli umili di cuore. I Padri della Chiesa di solito interpretano la povertà in spirito come umiltà: «Aggiunse “in spirito”, perché si intendesse l’umiltà, non la penuria»
nota
San Girolamo, Commento al Vangelo di Matteo, 1, 5.
. Abbastanza spesso però vi includono anche il distacco interiore dalla ricchezza e la povertà volontaria: «Non si tratta di poveri in rapporto alla ricchezza, ma di coloro che hanno scelto la povertà interiormente»
nota
San Basilio di Cesarea, Commento ai Salmi, 33, 7, 11.
. Si tratta sostanzialmente di un atteggiamento di abbandono fiducioso in Dio, che implica libertà da se stessi e dalle cose, solidarietà con i poveri. Gli umili sono felici dei beni che ricevono e più ancora di riceverli da Dio. Si accettano come sono, lieti anche della loro debolezza, che consente alla forza di Dio di manifestarsi. Non si deprimono nelle difficoltà. Sanno valorizzare tutte le possibilità di bene. Non si lasciano possedere dalle cose: «Ho imparato ad essere povero e ho imparato ad essere ricco» (Fil 4,12). Tuttavia sanno che una certa disponibilità di beni materiali è necessaria alla crescita della persona umana; quindi, per amore dei fratelli, lottano contro la miseria e l’ingiustizia. In tutto il loro comportamento seguono Cristo, il quale per salvarci, «da ricco che era, si è fatto povero» (2Cor 8,9), si è svuotato di se stesso per obbedire in ogni cosa al disegno del Padre
nota
Cf. Fil 2,7.
.
[858]  «Beati gli afflitti» (Mt 5,4). Sono quelli che si addolorano per il male che è nel mondo, come Gesù piange su Gerusalemme. Essi anelano a un mondo nuovo. Espiano i propri peccati e riparano quelli degli altri. Portano la croce dietro a Gesù. Dio li consola in ogni tribolazione e li rende capaci di consolare gli altri
nota
Cf. 2Cor 1,3-5.
.
[859]  «Beati i miti» (Mt 5,5). Beati coloro che sono umili, pazienti e miti. Chi è umile davanti a Dio è mite, rispettoso e condiscendente con il prossimo. Non avanza pretese eccessive. È comprensivo, affabile, umano, non violento. Rinuncia a primeggiare sugli altri. A volte è capace perfino di rinunciare alla difesa dei propri diritti e alla propria giustificazione di fronte a ingiuste accuse. Segue Gesù «mite e umile di cuore» (Mt 11,29) e come lui conquista il mondo con la forza della sua umanità e carità.
[860]  «Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia» (Mt 5,6), quanti seriamente e appassionatamente desiderano attuare nella propria vita la nuova giustizia evangelica
nota
Cf. Mt 5,20.
. Non si adagiano nella verità che possiedono, nella virtù che praticano. Cercano di crescere, per essere perfetti a somiglianza del Padre celeste
nota
Cf. Mt 5,48.
. In questo modo seguono Gesù che ha compiuto «ogni giustizia» (Mt 3,15).
[861]  «Beati i misericordiosi» (Mt 5,7), coloro che sanno perdonare
nota
Cf. Mt 6,12.
e compiono opere di misericordia verso il prossimo che si trova in difficoltà. Imitano Gesù che incarna la misericordia del Padre
nota
Cf. Mt 9,13.
.
[862]  «Beati i puri di cuore» (Mt 5,8). Sono le persone rette di cuore. Consapevoli del profondo disordine che si radica nel cuore dell’uomo, vigilano su se stessi e si purificano incessantemente. Sono leali con Dio e sinceri nel cercare la sua volontà; sono schietti e franchi con gli altri, come Gesù
nota
Cf. Mt 22,16.
.
[863]  «Beati gli operatori di pace» (Mt 5,9), coloro che per amore progettano e costruiscono rapporti giusti. Si impegnano a creare una convivenza armoniosa, in cui sia rispettata la dignità di ogni persona e l’originalità di ogni gruppo sociale. Promuovono per tutti il benessere materiale e spirituale, temporale ed eterno. Partecipano così alla missione di Gesù, che porta agli uomini la pienezza della vita, la vera pace.
[864]  «Beati i perseguitati per causa della giustizia» (Mt 5,10). Si tratta di chi subisce insulti, discriminazioni e violenze a motivo della nuova giustizia evangelica, e quindi a motivo della sua identità cristiana: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia» (Mt 5,11). L’amore appassionato per Cristo e il fascino del suo vangelo danno il coraggio, e anche la gioia, di affrontare le prove, quotidiane o eccezionali che siano, nella consapevolezza di seguire più da vicino il Maestro, ingiustamente perseguitato.
Gesù nostra via
[865]  Gli atteggiamenti indicati dalle beatitudini tracciano la via cristiana alla felicità; in definitiva si riassumono nell’affidarsi totalmente all’amore di Dio e nel riamare Dio e gli altri fino al dono totale di sé. Su questa via Gesù si pone davanti a noi come modello vivo e personale, con una forza di persuasione e una ricchezza di valori che trascende qualsiasi norma etica. Egli incarna la legge e la supera nell’amore. È la «via nuova e vivente» (Eb 10,20), «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). Chi lo segue «non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12).
[866] La via della vita e della gioia, indicata dalle beatitudini evangeliche, è la via della fede e dell’amore, che riscatta anche le situazioni negative. In essa Gesù ci precede come modello personale, normativo e pieno di fascino.
Beatitudini nell’Antico Testamento
[853]  Secondo le beatitudini dell’Antico Testamento, la felicità si trova 22-422.pngnella fede in Dio, nel devoto rispetto verso di lui, nell’obbedienza alla sua legge: «Beata la nazione il cui Dio è il Signore, il popolo che si è scelto come erede» (Sal 33,12); «Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe, chi spera nel Signore suo Dio, creatore del cielo e della terra, del mare e di quanto contiene. Egli è fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati» (Sal 146,5-7); «Beato l’uomo che teme il Signore e cammina nelle sue vie» (Sal 128,1); «Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti; ma si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte» (Sal 1,1-2).
Beatitudini evangeliche
[854]  Nel Nuovo Testamento si incontrano le beatitudini della fede, della scoperta di Gesù, della vigilanza operosa
nota
Cf. Mt 24,46.
, del servizio reciproco
nota
Cf. Gv 13,17.
e altre ancora. Soprattutto risaltano le beatitudini del Regno, che sintetizzano la perfezione cristiana e delineano il ritratto del discepolo di Gesù. Anzi, prima ancora, «sono una specie di autoritratto di Cristo e, proprio per questo, sono inviti alla sua sequela e alla comunione di vita con lui»
nota
Giovanni Paolo II, Veritatis splendor, 16.
. Esse indicano una via imprevedibile e paradossale alla felicità: è la via dell’amore crocifisso, che dà significato alla sofferenza anche prima di eliminarla e, quando è possibile, lotta con mezzi pacifici per superarla.
CdA, 127-133
CONFRONTAVAI
Le beatitudini
[133]  Gli atteggiamenti per accogliere il Regno sono ben esplicitati nella 3-75.pngredazione delle beatitudini fissata dall’evangelista Matteo. Rimandando alla lettura del testo
nota
Cf. Mt 5,3-10.
, qui viene presentata una interpretazione in prospettiva catechistica:
“Beati gli umili che confidano solo in Dio, perché ad essi è riservato il suo regno.
Beati coloro che si affliggono per il male presente nel mondo e in loro stessi, perché Dio li consolerà.
Beati i miti, coloro che sono accoglienti, cordiali, pazienti e rinunciano a imporsi agli altri con la forza, perché Dio concederà loro di conquistare il mondo.
Beati quelli che desiderano ardentemente la volontà di Dio per sé e per gli altri, perché Dio li sazierà alla sua mensa.
Beati i misericordiosi, che sanno perdonare e compiere opere di carità, perché Dio sarà misericordioso con loro.
Beati i puri di cuore, che hanno una coscienza retta, perché Dio li ammetterà alla sua presenza nella liturgia celeste.
Beati quelli che costruiscono una convivenza pacifica, giusta e fraterna, perché Dio li accoglierà come figli.
Beati i perseguitati a motivo della nuova giustizia evangelica, perché Dio, re giusto, li salverà”.
CdA, 857-864
CONFRONTAVAI
Un commento alle beatitudini
[857]  «Beati i poveri in spirito» (Mt 5,3), cioè gli umili di cuore. I Padri della Chiesa di solito interpretano la povertà in spirito come umiltà: «Aggiunse “in spirito”, perché si intendesse l’umiltà, non la penuria»
nota
San Girolamo, Commento al Vangelo di Matteo, 1, 5.
. Abbastanza spesso però vi includono anche il distacco interiore dalla ricchezza e la povertà volontaria: «Non si tratta di poveri in rapporto alla ricchezza, ma di coloro che hanno scelto la povertà interiormente»
nota
San Basilio di Cesarea, Commento ai Salmi, 33, 7, 11.
. Si tratta sostanzialmente di un atteggiamento di abbandono fiducioso in Dio, che implica libertà da se stessi e dalle cose, solidarietà con i poveri. Gli umili sono felici dei beni che ricevono e più ancora di riceverli da Dio. Si accettano come sono, lieti anche della loro debolezza, che consente alla forza di Dio di manifestarsi. Non si deprimono nelle difficoltà. Sanno valorizzare tutte le possibilità di bene. Non si lasciano possedere dalle cose: «Ho imparato ad essere povero e ho imparato ad essere ricco» (Fil 4,12). Tuttavia sanno che una certa disponibilità di beni materiali è necessaria alla crescita della persona umana; quindi, per amore dei fratelli, lottano contro la miseria e l’ingiustizia. In tutto il loro comportamento seguono Cristo, il quale per salvarci, «da ricco che era, si è fatto povero» (2Cor 8,9), si è svuotato di se stesso per obbedire in ogni cosa al disegno del Padre
nota
Cf. Fil 2,7.
.
[858]  «Beati gli afflitti» (Mt 5,4). Sono quelli che si addolorano per il male che è nel mondo, come Gesù piange su Gerusalemme. Essi anelano a un mondo nuovo. Espiano i propri peccati e riparano quelli degli altri. Portano la croce dietro a Gesù. Dio li consola in ogni tribolazione e li rende capaci di consolare gli altri
nota
Cf. 2Cor 1,3-5.
.
[859]  «Beati i miti» (Mt 5,5). Beati coloro che sono umili, pazienti e miti. Chi è umile davanti a Dio è mite, rispettoso e condiscendente con il prossimo. Non avanza pretese eccessive. È comprensivo, affabile, umano, non violento. Rinuncia a primeggiare sugli altri. A volte è capace perfino di rinunciare alla difesa dei propri diritti e alla propria giustificazione di fronte a ingiuste accuse. Segue Gesù «mite e umile di cuore» (Mt 11,29) e come lui conquista il mondo con la forza della sua umanità e carità.
[860]  «Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia» (Mt 5,6), quanti seriamente e appassionatamente desiderano attuare nella propria vita la nuova giustizia evangelica
nota
Cf. Mt 5,20.
. Non si adagiano nella verità che possiedono, nella virtù che praticano. Cercano di crescere, per essere perfetti a somiglianza del Padre celeste
nota
Cf. Mt 5,48.
. In questo modo seguono Gesù che ha compiuto «ogni giustizia» (Mt 3,15).
[861]  «Beati i misericordiosi» (Mt 5,7), coloro che sanno perdonare
nota
Cf. Mt 6,12.
e compiono opere di misericordia verso il prossimo che si trova in difficoltà. Imitano Gesù che incarna la misericordia del Padre
nota
Cf. Mt 9,13.
.
[862]  «Beati i puri di cuore» (Mt 5,8). Sono le persone rette di cuore. Consapevoli del profondo disordine che si radica nel cuore dell’uomo, vigilano su se stessi e si purificano incessantemente. Sono leali con Dio e sinceri nel cercare la sua volontà; sono schietti e franchi con gli altri, come Gesù
nota
Cf. Mt 22,16.
.
[863]  «Beati gli operatori di pace» (Mt 5,9), coloro che per amore progettano e costruiscono rapporti giusti. Si impegnano a creare una convivenza armoniosa, in cui sia rispettata la dignità di ogni persona e l’originalità di ogni gruppo sociale. Promuovono per tutti il benessere materiale e spirituale, temporale ed eterno. Partecipano così alla missione di Gesù, che porta agli uomini la pienezza della vita, la vera pace.
[864]  «Beati i perseguitati per causa della giustizia» (Mt 5,10). Si tratta di chi subisce insulti, discriminazioni e violenze a motivo della nuova giustizia evangelica, e quindi a motivo della sua identità cristiana: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia» (Mt 5,11). L’amore appassionato per Cristo e il fascino del suo vangelo danno il coraggio, e anche la gioia, di affrontare le prove, quotidiane o eccezionali che siano, nella consapevolezza di seguire più da vicino il Maestro, ingiustamente perseguitato.
Dono per la Chiesa
[555] Malgrado nella sua storia non manchino ombre e deviazioni, anche gravi, la vita consacrata è un dono prezioso, di cui la Chiesa ha bisogno per essere pienamente se stessa, per rivelare in modo trasparente la presenza salvifica di Dio. È sempre esistita e, sebbene i singoli istituti possano esaurirsi, non finirà mai.
Esperienza esemplare delle beatitudini
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 31.
, la vita consacrata costituisce per tutti i fedeli un segno luminoso della comune vocazione alla santità
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 44.
, un modello da cui prendere ispirazione e coraggio. Inoltre la comunità religiosa, basata su motivazioni di fede, sull’amore reciproco e sulla condivisione di uno stesso carisma, si pone come realizzazione esemplare della comunione e figura della Gerusalemme celeste, come appello alla riforma continua di ogni comunità ecclesiale.
La Chiesa, consapevole della centralità di questo dono di Dio nella propria vita, promuove la pastorale vocazionale per favorire l’accoglienza della chiamata divina alla vita consacrata nelle sue varie forme.
Integrazione progressiva
[1057]  L’amore coniugale si costruisce giorno per giorno. Non si resta fedeli, ma lo si diventa continuamente, con rinnovata attenzione e progressiva integrazione delle capacità vitali. Al di là della sfera istintiva e affettiva, vi sono interessate molte altre esperienze: casa, lavoro, vita ecclesiale e sociale, avvenimenti e scelte quotidiane, disagi e difetti, gioie e amarezze. Prima però bisogna crederci, almeno con la stessa convinzione, che ci rende pronti a ricominciare con l’educazione dei figli dopo ogni insuccesso, e con la stessa tenacia con cui cerchiamo di perfezionare la nostra abilità lavorativa. Anche nel rapporto di coppia occorrono responsabilità, fedeltà agli impegni presi, spirito di sacrificio. Le tensioni non mancheranno mai, ma il superamento è sempre possibile. Occorre coltivare il dialogo di coppia e portare in famiglia lo spirito delle beatitudini: umiltà, mitezza, misericordia, giusto rispetto delle diversità, volontà di pace. «Non è il vostro amore a sostenere il matrimonio, ma d’ora innanzi è il matrimonio che sostiene il vostro amore»
nota
D. Bonhoeffer, Resistenza e resa, Predica di nozze dal carcere: Maggio 1943.
.
Il divorzio è contrario alla verità dell’amore coniugale; reca pregiudizio all’equilibrio e all’educazione dei figli; procura danni alla società. In caso di convivenza difficile il cristiano è chiamato a testimoniare le esigenze radicali della carità. Non si butta un matrimonio perché non soddisfa pienamente. Se viene a mancare il clima di entusiasmo affettivo, restano ancora altri valori: la compagnia, l’aiuto reciproco, il perdono, la fedeltà a Dio. Rimane inoltre la speranza che la crisi possa essere superata. Al più, in casi di particolare gravità, si potrà ricorrere alla separazione, senza risposarsi, lasciando aperta la porta alla riconciliazione
nota
Cf. Erma, Il pastore, 29, 7-8.
.
La Chiesa annuncia senza compromessi la verità dell’amore coniugale, unico, fedele, indissolubile. Tuttavia invita a non giudicare la coscienza di quanti convivono in modo irregolare. Anzi esorta a mantenere verso di loro atteggiamenti di misericordia, rispetto, amicizia.
CCC, 2382-2386