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CATECHISMO DEGLI ADULTI

CATECHISMO DEGLI ADULTI
INDICE TEMATICO
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Catechismo degli Adulti

Alleanza 47-48 , 51 , 68 , 389-390 , 435 , 443 , 805 , 880 , 68 , 230 , 417 , 435 , 806 , 636 , 730 , 1075-1076

L’Antico Testamento
[47]  Gli eventi prendono avvio con alcuni pastori nomadi, in cui successivamente il popolo di Israele riconoscerà i propri antenati: Abramo, Isacco e Giacobbe. Il primo di loro viene presentato come grande amico di Dio e padre dei credenti. Dio lo chiama fuori della sua terra di origine e lo benedice con una promessa di portata universale: «Renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare... Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra» (Gen 22,1718).
[48]  A questi antichi patriarchi si ricollegano alcune tribù, che in Egitto finiscono per trovarsi in una condizione intollerabile di schiavitù e fuggono verso il Sinai. Le guida Mosè, un uomo straordinario, al quale nella solitudine del deserto Dio ha rivelato il suo nome misterioso: JHWH
nota
Scriviamo così il nome di Dio rivelato a Mosè. Il tetragramma sacro andrebbe letto “Jahvèh”, ma la tradizione ebraica considera questo nome impronunziabile e suggerisce di dire in suo luogo “Adonài”, cioè “Signore”, o di pronunziare un altro titolo divino. Per rispetto ai nostri fratelli ebrei, questo catechismo invita a fare altrettanto e in ogni caso riduce all’indispensabile l’uso del tetragramma sacro.
, «Io sono colui che sono!» (Es 3,14). Ora, nel deserto, con il dono dell’alleanza e della legge, Dio plasma un popolo, Israele, come sua proprietà, segno della sua presenza davanti alle nazioni: «Voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa» (Es 19,5-6).
Al cammino nel deserto fa seguito l’insediamento nella terra di Canaan, l’epoca di Giosuè e dei Giudici, segnata dai contatti e dai conflitti con le popolazioni del luogo. Il popolo nomade si trasforma lentamente in un popolo residenziale di agricoltori. Sorprendentemente, non assume la religione politeista del paese, incentrata sulle energie della natura e della fecondità; ne respinge, sia pure con fatica, la tentazione seducente e conserva il culto del suo unico Dio, JHWH.
[51]  Il lungo cammino di Israele è una vera storia umana, con persone e 2-40.pngistituzioni, vicende private e pubbliche, episodi di bontà e di iniquità, di grandezza e di miseria. È anche una storia sorprendente per più aspetti: il monoteismo appassionato ed eticamente esigente, la personalità originale dei profeti, l’attesa del Messia salvatore. Caratteristica, soprattutto, è la consapevolezza di essere il popolo dell’alleanza: nella sua vicenda secolare, Israele sa di aver fatto l’esperienza della fedeltà di Dio, malgrado la propria infedeltà
nota
Cf. Os 2,4-25.
.
Unità della Bibbia
[68]  La Bibbia riferisce avvenimenti ed esperienze molto diversi tra loro; ma, proprio perché è ispirata da Dio, sa anche collegarli in una profonda unità, piena di significato. Vede tutta la storia come storia dell’alleanza di Dio con l’uomo, protesa verso una meta ultima. In definitiva, «tutta la Scrittura è un libro solo e quest’unico libro è Cristo»
nota
Ugo da San Vittore, L’arca di Noè, 2, 8.
. «Il Nuovo Testamento è nascosto nell’Antico e l’Antico Testamento è svelato nel Nuovo»
nota
Sant’Agostino, Questioni sull’Eptateuco, 2, 73.
. L’antica alleanza mantiene il suo valore come preparazione alla nuova. Attesa e compimento si illuminano reciprocamente.
Corruzione di Israele
[389]  «Come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo» (1Cor 15,22): ci sono due misteriose solidarietà, l’una conduce alla perdizione e l’altra alla salvezza. Approfondire questa verità significa rispondere a domande come queste: perché Gesù Cristo è il salvatore di tutti gli uomini? perché gli uomini hanno bisogno di essere salvati? in che senso sono tutti peccatori? come si è arrivati a prendere coscienza di questa solidarietà nel male?
L’Antico Testamento vede la storia come un dialogo drammatico tra Dio e il suo popolo. Dio fa dono dell’alleanza e rimane sempre fedele. Israele tradisce l’alleanza e sperimenta quanto sia amaro e rovinoso allontanarsi dal Signore: «Tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento... perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci hai messo in balìa della nostra iniquità» (Is 64,5-6). Ma più Dio nella sua misericordia si mostra pronto a perdonare e a riprendere in mano l’avvenire del suo popolo, più questi torna a disfare e a ingarbugliare la tela.
Così Israele comprende che il male morale è difficile da estirpare; si rende conto di essere stato peccatore da sempre, a cominciare dagli antichi padri. Osserva che gli altri popoli lo sono ugualmente; intuisce che l’umanità intera è corrotta fin dalle origini e nessun vivente è giusto davanti a Dio.
Corruzione dell’umanità
[390] La prospettiva dell’alleanza viene estesa alla storia universale: ciò che accade tra Dio e Israele, accade in modo analogo tra Dio e l’umanità. All’inizio Dio offre all’uomo la propria amicizia e una condizione di vita paradisiaca. L’uomo gli si ribella con il primo peccato, che stravolge la sua esistenza, e poi affonda in una moltitudine di peccati. Dio, fedele e misericordioso, gli rimane vicino e lo conforta, promettendogli la salvezza.
[435]  Sebbene nuova sia l’alleanza, di cui Cristo è mediatore
nota
Cf. Eb 9,15.
, l’idea di un “nuovo” popolo di Dio non ha alcun rilievo negli scritti del Nuovo Testamento. Non c’è la sostituzione di Israele, ma il suo perfezionamento: Dio non ricomincia daccapo, va avanti.
Israele è “la radice santa”, dalla quale si sviluppa il cristianesimo; è “l’olivo buono”, sul quale vengono innestati i pagani, perché portino frutto
nota
Cf. Rm 11,1624.
. Gesù rimane il Messia di Israele
nota
Cf. At 3,20.
. La prima comunità, composta di giudeo-cristiani, rappresenta “il resto” di Israele
nota
Cf. Rm 11,5.
. Nel libro dell’Apocalisse, la continuità viene messa in evidenza mediante la figura della donna, che indica il popolo eletto prima e dopo la venuta del Messia
nota
Cf. Ap 12,1-17.
, e mediante l’immagine della città santa, aperta ad accogliere i pagani che vengono in pellegrinaggio.
Se già nell’antica alleanza Israele ha ricevuto il nome di assemblea di Dio, a maggior ragione merita questo nome il definitivo popolo di Dio. “Chiesa” significa precisamente “assemblea”: assemblea radunata dal Padre intorno a Cristo con il dono dello Spirito, Chiesa «di Dio in Gesù Cristo» (1Ts 2,14).
La Chiesa è dunque la forma definitiva del popolo di Dio nella storia, capace di attirare tutte le genti. «La legge e la parola sono usciti da Gerusalemme... e noi ci siamo rifugiati presso il Dio di Israele. Sebbene fossimo esperti nella guerra, nell’assassinio, in ogni specie di mali, abbiamo trasformato le spade in aratri, le lance in falci; e ora costruiamo il timor di Dio, la giustizia, la solidarietà, la fede e la speranza»
nota
San Giustino, Dialogo con Trifone, 18, 2-3.
.
Quanti con il battesimo vengono inseriti in Cristo, formano il popolo dei “santi”, «la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui» (1Pt 2,9).
[443]  Gli ebrei in gran parte non hanno accettato il vangelo; ma il ruolo di Israele permane nella storia della salvezza. Secondo l’immagine usata da Paolo, sono rami tagliati dall’olivo; ma rimangono della sua stessa natura, partecipano ancora della sua santità
nota
Cf. Rm 11,1624.
: «Sono amati, a causa dei padri, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili» (Rm 11,28-29).
L’antica alleanza «non è mai stata revocata»
nota
Giovanni Paolo II, Discorso ai rappresentanti della comunità ebraica a Magonza, 17 novembre 1980.
, ma perfezionata dalla nuova. Gli ebrei, intimamente solidali con la comunità cristiana, rimangono popolo di Dio. Congiunti pertanto al mistero della Chiesa, che ha la pienezza dei mezzi di salvezza, cooperano anch’essi all’edificazione del regno di Dio; svolgono «un servizio all’umanità intera»
nota
Giovanni Paolo II, Discorso ai rappresentanti della comunità ebraica dell’Alsazia a Strasburgo, 9 ottobre 1988.
. Non si può parlare di due vie parallele di salvezza, ma neppure di sostituzione di una con l’altra.
L’antica alleanza
[805] Chiamati a prendere parte alla vita di Dio, dobbiamo renderci consapevoli di che cosa comporti propriamente questa partecipazione.
Nelle diverse religioni il rapporto con Dio a volte assume la forma 21-403.pngdella distanza e della quasi estraneità; altre volte la forma della identificazione e dell’assorbimento totale. Nella Bibbia è inteso come alleanza e comunione, cioè come unità nell’alterità.
La forma arcaica da cui si parte è quella di un patto di vassallaggio. Con questa figura, presa dall’esperienza sociale e giuridica, si vuole indicare una speciale reciproca appartenenza tra Dio e Israele. Dio fa dono di una sua particolare presenza e promette benedizione, prosperità, pace: «Camminerò in mezzo a voi, sarò vostro Dio e voi sarete il mio popolo» (Lv 26,12). Israele da parte sua si obbliga a rispondere con la fede e il culto esclusivo, con l’obbedienza alla legge: «Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!» (Es 19,8). Il patto, stabilito mediante Mosè, viene rinnovato nei momenti cruciali con Giosuè, David, Giosìa, Esdra e Neemìa.
CCC, 62-64CCC 2060
Valore perenne del decalogo
[880]  I dieci comandamenti sono le «dieci parole» (Es 34,28) che il Signore ha donato perché il suo popolo viva
nota
Cf. Dt 30,16.
. Il popolo accoglie l’alleanza e la benedizione di Dio osservando fedelmente queste parole di vita. Poiché enunciano i doveri fondamentali dell’uomo verso Dio e verso il prossimo, la tradizione della Chiesa da sempre ha riconosciuto loro una grande importanza nella catechesi, in ordine alla formazione morale del cristiano. Occorre averne una comprensione globale per sapersi orientare tra i beni da promuovere e i mali da evitare. Il decalogo costituisce un tutto inscindibile: ogni “parola” rimanda a tutte le altre e la Chiesa le rilegge in modo più ricco alla luce del vangelo e dell’esperienza.
CCC, 2064-2069CdA, 805
CONFRONTAVAI
Unità della Bibbia
[68]  La Bibbia riferisce avvenimenti ed esperienze molto diversi tra loro; ma, proprio perché è ispirata da Dio, sa anche collegarli in una profonda unità, piena di significato. Vede tutta la storia come storia dell’alleanza di Dio con l’uomo, protesa verso una meta ultima. In definitiva, «tutta la Scrittura è un libro solo e quest’unico libro è Cristo»
nota
Ugo da San Vittore, L’arca di Noè, 2, 8.
. «Il Nuovo Testamento è nascosto nell’Antico e l’Antico Testamento è svelato nel Nuovo»
nota
Sant’Agostino, Questioni sull’Eptateuco, 2, 73.
. L’antica alleanza mantiene il suo valore come preparazione alla nuova. Attesa e compimento si illuminano reciprocamente.
Dono di se stesso
[230] Gesto di speranza è dunque l’ultima cena. Ma ancor più è gesto di autodonazione per la salvezza dell’umanità.
Mentre mangiavano, Gesù «preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi”» (Lc 22,19-20).
[417]  Viene il giorno di Pentecoste: festa della mietitura, in cui si 11-213.pngoffrono al tempio le primizie del raccolto, ma soprattutto festa dell’alleanza, in cui si celebra la legge data da Dio attraverso Mosè. Quanto accade in questo giorno ai seguaci di Gesù, viene narrato come una teofania, simile a quella del monte Sinai: rumore fragoroso, vento potente, lingue di fuoco. «Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi» (At 2,2-4). Lo Spirito è la nuova legge scritta nei cuori, che era stata promessa attraverso i profeti: «Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi» (Ez 36,27). «Era conveniente che nel giorno in cui fu data la legge antica, in quello stesso giorno, fosse data la grazia dello Spirito»
nota
Severiano di Gabala, Commento agli Atti degli apostoli, 2, 1.
.
La nuova legge dello Spirito è vita in Cristo, energia di amore, luce di sapienza, varietà di doni, prima ancora di essere comandamento. Consacra i discepoli di Gesù come assemblea della nuova alleanza, germoglio del popolo di Dio radunato negli ultimi tempi, secondo le promesse e le attese.
[435]  Sebbene nuova sia l’alleanza, di cui Cristo è mediatore
nota
Cf. Eb 9,15.
, l’idea di un “nuovo” popolo di Dio non ha alcun rilievo negli scritti del Nuovo Testamento. Non c’è la sostituzione di Israele, ma il suo perfezionamento: Dio non ricomincia daccapo, va avanti.
Israele è “la radice santa”, dalla quale si sviluppa il cristianesimo; è “l’olivo buono”, sul quale vengono innestati i pagani, perché portino frutto
nota
Cf. Rm 11,1624.
. Gesù rimane il Messia di Israele
nota
Cf. At 3,20.
. La prima comunità, composta di giudeo-cristiani, rappresenta “il resto” di Israele
nota
Cf. Rm 11,5.
. Nel libro dell’Apocalisse, la continuità viene messa in evidenza mediante la figura della donna, che indica il popolo eletto prima e dopo la venuta del Messia
nota
Cf. Ap 12,1-17.
, e mediante l’immagine della città santa, aperta ad accogliere i pagani che vengono in pellegrinaggio.
Se già nell’antica alleanza Israele ha ricevuto il nome di assemblea di Dio, a maggior ragione merita questo nome il definitivo popolo di Dio. “Chiesa” significa precisamente “assemblea”: assemblea radunata dal Padre intorno a Cristo con il dono dello Spirito, Chiesa «di Dio in Gesù Cristo» (1Ts 2,14).
La Chiesa è dunque la forma definitiva del popolo di Dio nella storia, capace di attirare tutte le genti. «La legge e la parola sono usciti da Gerusalemme... e noi ci siamo rifugiati presso il Dio di Israele. Sebbene fossimo esperti nella guerra, nell’assassinio, in ogni specie di mali, abbiamo trasformato le spade in aratri, le lance in falci; e ora costruiamo il timor di Dio, la giustizia, la solidarietà, la fede e la speranza»
nota
San Giustino, Dialogo con Trifone, 18, 2-3.
.
Quanti con il battesimo vengono inseriti in Cristo, formano il popolo dei “santi”, «la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui» (1Pt 2,9).
La nuova alleanza
[806]  Gesù Cristo attua la nuova alleanza, che è unione sponsale con la Chiesa
nota
Cf. Ef 5,22-32.
, reciproco dono di sé e comunione di vita in virtù dello Spirito Santo. I credenti vi partecipano mediante i sacramenti, specialmente il battesimo e l’eucaristia: in loro, come in un tempio, viene ad abitare Dio.
CCC, 610-611CCC 1965
Memoriale
[636]  Nell’Antico Testamento i simboli, i riti e le feste, pur mantenendo un riferimento alle vicende della natura e ai momenti della vita sociale, diventano segni dell’alleanza, memoria e attualizzazione delle opere mirabili compiute da Dio nella storia a favore del suo popolo. In particolare la Pasqua ebraica, immolazione di un agnello da consumare in una cena rituale, ricorda l’esodo dall’Egitto e vi fa in qualche modo partecipare i presenti al rito, perché Dio viene ancora a fare per i figli quello che un tempo aveva fatto per i padri. «Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito perenne» (Es 12,14). Il memoriale comunica la grazia dell’evento ricordato.
CCC, 1093-1094CCC 1150CCC 1363
[730]  Nell’Antico Testamento i profeti assumono il matrimonio come simbolo dell’alleanza di Dio con Israele. Dio è lo sposo sempre fedele; Israele è la sposa spesso infedele. La genuina esperienza di fede ha la poesia del fidanzamento e la dolcezza dell’amore coniugale. L’incredulità, che volta le spalle a Dio per passare agli idoli, ripete la follia dell’adulterio e la vergogna della prostituzione. Gelosia e furore divampano nel cuore dello Sposo divino; ma più grande è la sua misericordia e, malgrado il tradimento, cerca di riportare a sé la sposa: «Ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore... Ti farò mia sposa per sempre» (Os 2,1621). Per quanto riguarda il matrimonio, questo simbolismo viene a dirci che l’amore umano, premuroso e fedele, dei coniugi imita e in qualche modo manifesta l’amore stesso di Dio.
Due modi di vivere l’alleanza
[1075]  Il matrimonio unico, fedele, indissolubile è un modo di accogliere degnamente il regno di Dio, che comincia a venire nella storia mediante Gesù
nota
Cf. Mt 19,3-9.
. Inserito nel mistero di Cristo e della Chiesa
nota
Cf. Ef 5,32.
, consacrato e trasfigurato, diventa una partecipazione e una rivelazione della nuova alleanza di Dio con il suo popolo.
[1076] La verginità cristiana va accolta come una vocazione, che viene da Dio mediante l’ascolto della sua parola e la grazia interiore del suo Spirito. Va vissuta con un atteggiamento di fede e di gioia spirituale, alimentato dalla preghiera. Comporta il distacco non solo dalla vita di coppia, ma anche dalle simpatie troppo limitate, per orientare tutte le energie, comprese quelle affettive, alla comunione con Cristo e con quanti diventano vicini a causa di lui, per affinità di carisma o per motivo di ministero. È un dono prezioso per la Chiesa: testimonia infatti la presenza iniziale del regno di Dio e la sicura speranza del suo compimento; rende più disponibili al servizio.
La verginità non contraddice la dignità del matrimonio, ma la presuppone, la conferma, la difende dalle interpretazioni riduttive
nota
Cf. Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, 16.
. Ricorda agli sposi che devono vivere il matrimonio come un anticipo e una figura della comunione perfetta con Dio. Il “Tu” che ognuno cerca in definitiva è Dio: l’altro coniuge non può saziare il desiderio illimitato di amore; le vere nozze sono quelle con Dio.
D’altra parte il matrimonio è per la verginità un richiamo ad essere donazione effettiva, non immaginaria, comunione e non isolamento. Si tratta di due doni complementari che si edificano reciprocamente.