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CONFRONTA I TESTI DEI CATECHISMI

CATECHISMO DEGLI ADULTI

La ricerca guidata da Dio
[24] A motivo del senso religioso che la pervade, la storia dei popoli procede come un immenso pellegrinaggio verso il santuario di un possibile incontro con Dio. Secondo l’insegnamento della Chiesa, la ricerca millenaria, che prende corpo nelle religioni, è segno non solo della trascendenza dell’uomo sul mondo visibile, ma anche della vicinanza di Dio stesso.
Per la sua stessa costituzione la persona umana è aperta a Dio. Inoltre, fin dall’inizio della storia, è chiamata per grazia alla comunione di vita con lui in Cristo. «Questo intimo e vitale legame»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 19.
può essere dimenticato e addirittura rifiutato per vari motivi, come ignoranza, indifferenza, pregiudizi, scandali, sensi di colpa. Però, nel profondo del cuore, rimane sempre e continua ad esercitare il suo benefico influsso sulle vicende dei singoli e delle società. Dio non cessa di attirare a sé le persone e conduce il cammino dei popoli: «Per essi ha stabilito l’ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17,26-28).
Il comune senso religioso non è soltanto conoscenza razionale attraverso la creazione, ma anche impulso di vita, che coinvolge tutto l’uomo ed è alimentato dalla grazia di Dio, il quale «volendo aprire la via della salvezza celeste, fin dal principio manifestò se stesso ai progenitori... ed ebbe costante cura del genere umano, per dare la vita eterna a tutti coloro che cercano la salvezza con la perseveranza nella pratica del bene»
nota
Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 3.
. Pertanto le religioni, pur segnate in varia misura da errori dottrinali e pratici, «non raramente riflettono un raggio di quella Verità che illumina tutti gli uomini»
nota
Concilio Vaticano II, Nostra aetate, 2.
. I loro innumerevoli seguaci sono aiutati dallo Spirito Santo a viverne i valori autentici, in preparazione a un incontro più perfetto. Le molte strade vanno verso una sola direzione: gli uomini le percorrono «come a tentoni», ma non abbandonati a se stessi.
CCC, 27-30CdA, 42
CONFRONTAVAI
CdA 353
CONFRONTAVAI
CdA 401
CONFRONTAVAI
CdA 575
CONFRONTAVAI
CdA 582
CONFRONTAVAI
CdA 585
CONFRONTAVAI
CdA 800-804
CONFRONTAVAI
CATECHISMO DEGLI ADULTI
800 - 804

Vocazioni particolari e vocazione comune
[800] Molti ritengono che la vita sia un’avventura solitaria, un farsi da sé, contando unicamente sulle proprie risorse. Secondo la fede cristiana, la vita è dialogo, risposta a una vocazione, dono che diventa compito.
Il concetto di vocazione è tipico della rivelazione biblica. Dio, soggetto trascendente e personale, entra liberamente, come una novità inaspettata, nell’esistenza delle persone. Ad alcuni, come Abramo, Mosè, Amos, Isaia, Geremia, Ezechiele, rivolge direttamente la sua parola. Ad altri, come Aronne e David, fa pervenire la sua chiamata attraverso mediazioni umane. Nell’Antico Testamento, dirette o mediate, le vocazioni particolari si collocano nell’ambito della comune vocazione degli israeliti ad essere il popolo dell’alleanza
nota
Cf. Dt 7,6.
. La vocazione comporta sempre un disegno di amore da parte di Dio, una missione da compiere e una forma di vita corrispondente. Attende una risposta libera e fiduciosa di obbedienza da parte dell’uomo.
Ancora maggiore è il rilievo che la vocazione ha nel Nuovo Testamento. Sono chiamati i Dodici, Paolo, i cristiani tutti; alcuni purtroppo rimangono sordi. Le vocazioni a particolari servizi e forme di vita stanno dentro la comune chiamata alla fede, alla santità, alla missione, alla gloria celeste.
CdA, 508-509
CONFRONTAVAI
Liberi per poter rispondere
[801]  La chiamata di Dio si inscrive nelle fibre del nostro essere. Anzitutto ci mette in grado di dargli una vera risposta: un sì o un no. Ci dona la libertà, che è padronanza interiore dei propri atti, autodeterminazione, capacità di scelte consapevoli, non soggette agli istinti spontanei o alle pressioni esteriori. Ci affida a noi stessi
nota
Cf. Sir 15,14.
: «Se vuoi, osserverai i comandamenti; l’essere fedele dipenderà dal tuo buonvolere» (Sir 15,15).
Ma una scelta non è positiva solo perché è una scelta o perché dà un piacere immediato: molti delitti sono decisioni volontarie, molte esperienze piacevoli sono distruttive. La libertà arbitraria o che cerca solo un facile appagamento non fa crescere, non va in nessuna direzione, si agita soltanto. Il piacere non è un valore in sé, né un criterio legittimo di azione; è solo conseguenza di un obiettivo raggiunto e va considerato buono o cattivo secondo la qualità morale dell’obiettivo stesso. Contrariamente a quanto viene suggerito dalla mentalità edonistica, individualistica e nichilistica, siamo liberi per aderire alla verità e per attuare il bene: «La vera libertà è nell’uomo segno altissimo dell’immagine divina. Dio volle, infatti, lasciare l’uomo in mano al suo proprio consiglio, così che egli cerchi spontaneamente il suo Creatore, e giunga liberamente, con l’adesione a lui, alla piena e beata perfezione»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 17.
.
Una scelta è ragionevole solo se contribuisce alla definitiva realizzazione della persona. Noi da sempre siamo alla ricerca di una pienezza per la nostra vita. Possiamo realizzarci davvero, solo se rispettiamo l’ordine oggettivo dei beni, posto dalla divina sapienza, rimanendo sempre orientati al Bene infinito, l’unico che può appagare il nostro cuore, incapace di trovare riposo nelle soddisfazioni parziali e provvisorie
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 41.
. La nostra incessante ricerca «è ultimamente un appello del Bene assoluto che ci attrae e ci chiama a sé, è l’eco di una vocazione di Dio, origine e fine della vita dell’uomo»
nota
Giovanni Paolo II, Veritatis splendor, 7.
.
CCC, 1730-1742
Risposta decisiva
[802]  Con la sua chiamata interiore Dio suscita la nostra libertà e si offre come meta alla nostra ricerca. Intanto ci viene incontro pubblicamente nella storia, inviando il suo Figlio Gesù Cristo a invitare tutti gli uomini alla festa della vita eterna. «Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 22.
.
L’iniziativa del suo amore ci interpella. Accettare il suo dono con «la fede che opera per mezzo della carità» (Gal 5,6) significa realizzare se stessi; rifiutare il suo dono con il peccato significa perdere se stessi. «Dio ci ha dato la vita eterna e questa vita è nel suo Figlio. Chi ha il Figlio, ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita» (1Gv 5,11-12). La risposta che daremo risulterà decisiva per la nostra riuscita o per il nostro fallimento. A ognuno di noi il Signore Gesù ripete l’appello rivolto al giovane ricco: «Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti... Se vuoi essere perfetto,... vieni e seguimi» (Mt 19,1721). Se vuoi vivere, devi fare il bene. L’urgenza della salvezza fonda l’obbligazione morale.
CCC, 2002
Risposta implicita
[803]  L’appello di Dio risuona anche nel cuore dei non credenti. Anche loro infatti avvertono l’imperativo morale fondamentale: fa’ il bene, evita il male. Lo avvertono come obbligatorio e non solo come ragionevole. Anche quando non c’è un vantaggio personale verificabile, anche quando si tratta con uomini tutt’altro che amabili, si deve fare il bene e non il male. Implicitamente tutti intuiscono che i valori morali sono oggettivi e sono situati nella prospettiva del Bene assoluto che esige obbedienza. Se obbediscono, seguono la chiamata di Dio e accolgono la grazia di Cristo, anche senza saperlo, perché «la vocazione ultima dell’uomo è effettivamente una sola, quella divina»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 22.
.
Il cristiano nutre sincera stima per tutti gli uomini di buona volontà; vede in loro dei compagni di viaggio verso la stessa mèta; è disposto a costruire con loro una convivenza giusta e fraterna. Egli rimane però sempre fedele alla propria identità; anzi sollecita con rispetto l’onestà morale a svilupparsi nella direzione della fede esplicita e consapevole.
CCC, 1954-1960
[804] Insieme a tutti gli uomini siamo chiamati alla vita eterna. Come cristiani siamo chiamati a camminare insieme verso di essa nella Chiesa e a pregustarne un anticipo. La risposta che daremo a Cristo è decisiva per la nostra salvezza.