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CONFRONTA I TESTI DEI CATECHISMI

CATECHISMO CHIESA CATTOLICA

  850 L’origine e lo scopo della missione. Il mandato missionario del Signore ha la sua ultima sorgente nell’amore eterno della Santissima Trinità: « La Chiesa pellegrinante per sua natura è missionaria, in quanto essa trae origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo, secondo il disegno di Dio Padre ».
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(344) Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes, 2: AAS 58 (1966) 948.
E il fine ultimo della missione altro non è che di rendere partecipi gli uomini della comunione che esiste tra il Padre e il Figlio nel loro Spirito d’amore.
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(345) Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 23: AAS 83 (1991) 269-270.
CdA 559-572
CONFRONTAVAI
CATECHISMO DEGLI ADULTI
559 - 572

Paolo missionario
[559]  Ottenuta dall’assemblea di Gerusalemme la dichiarazione della libertà cristiana riguardo alle osservanze giudaiche, l’apostolo Paolo si rimette in viaggio, con alcuni compagni, per il servizio del 13-270.pngvangelo. Più volte percorre Palestina e Siria, Asia Minore, Macedonia e Grecia, lungo le strade militari e le rotte commerciali. Entra nelle vivaci sinagoghe della diaspora e si mescola alle folle cosmopolite delle città; si confronta con l’alta cultura e con la religiosità popolare; ottiene scarse conversioni tra gli ebrei e molte più tra i pagani, fondando comunità cristiane assai promettenti.
Arrestato a Gerusalemme con l’accusa di profanare il tempio, sovvertire la religione e perturbare l’ordine pubblico, è sottoposto a un processo interminabile. Chiamato a dare spiegazioni davanti al procuratore Festo e al re Agrippa II, afferma con sicurezza che il vero protagonista della missione cristiana è Cristo stesso: egli è il primo uomo risorto dalla morte e ora sta annunciando la salvezza a Israele e ai pagani per mezzo dei suoi servitori
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Cf. At 26,23.
. Anche Paolo è stato scelto personalmente da lui per essere suo «testimone davanti a tutti gli uomini» (At 22,15) e soprattutto per essere inviato «lontano, tra i pagani» (At 22,21). Preso dal suo fascino, si è votato interamente alla sua causa, in una corsa incessante: «Sono stato conquistato da Gesù Cristo... dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta» (Fil 3,12-14). Mille difficoltà e persecuzioni non valgono a fermarlo: «Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti,... pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità» (2Cor 11,26-27). Non gli è più possibile vivere per se stesso. Per lui essere cristiano, testimone e missionario è la stessa cosa.
Il mandato missionario
[560]  Cristo risorto è la forza che anima la missione universale: gli apostoli, entrati con lui in intima comunione, condividono il suo amore per tutti gli uomini e diventano suoi collaboratori nell’opera della salvezza. Il Signore affida loro il grande compito di fare discepole tutte le genti e di introdurle nella vita di Dio: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,18-20). Promette che li accompagnerà sempre con la sua presenza: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Confermando la loro predicazione con opere prodigiose
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Cf. Mc 16,20.
, mostra di mantenere la promessa. Li sostiene con il dono dello Spirito Santo, che li spinge ad annunciare il vangelo e suscita la fede negli ascoltatori. In virtù dello Spirito, il mandato missionario diventa un’esigenza interiore, scritta nel cuore: l’esigenza di condividere con altri l’esperienza di fede e la comunione con Dio. «Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» (At 4,20). «Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo» (1Gv 1,3).
Chiesa missionaria
[561] Quella di Paolo e degli altri apostoli è indubbiamente una vocazione speciale. Ma il compito di evangelizzare non è riservato ad alcuni: in vario modo, coinvolge tutti i cristiani.
Gli apostoli stessi insegnano che la missione è affidata al popolo di 13-272.pngDio nella sua globalità: «Voi siete... il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce» (1Pt 2,9). Di fatto, al tempo delle origini, è vivissima in tutti i credenti la coscienza missionaria. In chiusura della Lettera ai Romani, viene ricordata una fitta schiera di generosi collaboratori di Paolo nel servizio del vangelo: sono uomini, donne, giovani, coniugi, intere famiglie
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Cf. Rm 16,1-16.
. Il cristianesimo si diffonde velocemente sulle vie dell’impero romano soprattutto per l’impegno spontaneo dei credenti, da persona a persona. Urgente e imperiosa è l’esigenza di condividere con altri la propria fede. Nessuno si tira indietro. Ancora nel II secolo un filosofo pagano, Celso, pensando di screditare la nuova religione, osserva che tra i suoi divulgatori abbondano «cardatori di lana, calzolai, lavandai, gente senza istruzione e di maniere grossolane»
nota
Origene, Contro Celso, 3, 55, 5.
. Sebbene i mezzi di trasporto e di comunicazione siano ben poca cosa, l’annuncio evangelico raggiunge in breve tempo i confini del mondo allora conosciuto: «E si trattava della religione di un uomo morto in croce, “scandalo per gli ebrei e stoltezza per i gentili” (1Cor 1,23)! Alla base di un tale dinamismo missionario c’era la santità dei primi cristiani e delle prime comunità»
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Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 90.
.
Cammino della missione
[562] Con il passare del tempo, si perde la piena consapevolezza della vocazione missionaria di tutto il popolo cristiano; ma la missione prosegue comunque, per impulso dello Spirito Santo, e mantiene costantemente un’apertura universale.
Alla fine del IV secolo, i paesi intorno al Mediterraneo sono in gran parte cristiani. Durante il medioevo l’evangelizzazione si estende ai popoli germanici e slavi, soprattutto ad opera dei monaci, finché intorno al 1200 tutta l’Europa è ormai battezzata. Nei secoli XIII e XIV la missione, per merito dei nuovi ordini mendicanti, si dirige verso l’Africa del nord e verso l’oriente, fino alla lontana Cina. Ma i successi tangibili sono modesti e poco duraturi.
Nuovi sconfinati orizzonti si aprono con le grandi scoperte geografiche del secolo XV. Lungo le coste dell’Africa e dell’Asia meridionale fino all’estremo oriente, attraverso le vaste regioni del nuovo continente americano ad occidente, si avventurano per tre secoli i missionari francescani, domenicani e gesuiti, spesso a prezzo di eroici sacrifici. Ma i risultati di così generosa impresa non sono sempre favorevoli: si va dalla cristianizzazione di un intero continente, l’America, e di un intero paese, le Filippine, alla formazione di nuclei circoscritti di cristiani in Africa e in India, al sostanziale fallimento in Cina e in Giappone.
Nello stesso arco di tempo, nei paesi di antica tradizione cristiana si sviluppa un’attività missionaria, intesa come predicazione straordinaria e periodica al popolo, a sostegno e integrazione della pastorale ordinaria. Le missioni estere, pur essendo la forma esemplare della missione, non la esauriscono.
Passata la rivoluzione francese, grazie anche al sorgere di nuove congregazioni specificamente missionarie, l’evangelizzazione dei popoli riprende e prosegue con slancio per tutto il secolo XIX, particolarmente in Africa, Indocina e Oceania. Finalmente, nel nostro secolo, la valorizzazione delle culture e del clero del luogo consente ovunque la formazione di Chiese locali complete.
Coscienza missionaria
[563] Riemerge oggi nella Chiesa la coscienza della comune vocazione missionaria e il magistero del papa e dei vescovi la esprime con forza.
Il popolo di Dio «è inviato a tutti gli uomini, come luce del mondo e sale della terra»
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Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 9.
. «Evangelizzare è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare»
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Paolo VI, Evangelii nuntiandi, 14.
. «La missione riguarda tutti i cristiani, tutte le diocesi e parrocchie, le istituzioni e associazioni ecclesiali»
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Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 2.
. L’impegno missionario, rivolto al proprio ambiente e al mondo intero, con la preghiera, la testimonianza e, se è possibile, con la parola, è indice della nostra fede in Cristo e criterio sicuro per verificare quanto siano validi organismi pastorali, movimenti, parrocchie e opere di apostolato.
«Il Signore chiama sempre a uscire da se stessi, a condividere con gli altri i beni che abbiamo, cominciando da quello più prezioso che è la fede»
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Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 49.
. Del resto, «la fede si rafforza donandola!»
nota
Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 2.
.
[564] La fede in Cristo è «dono di Dio, da vivere in comunità e da irradiare all’esterno sia con la testimonianza di vita che con la parola... prima sul proprio territorio e poi altrove come partecipazione alla missione universale»
nota
Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 49.
.
Ogni credente è chiamato ad essere missionario. Tutta la Chiesa è per sua natura missionaria.
Comunione missionaria
[565] La dimensione missionaria appartiene all’identità stessa della Chiesa e del cristiano. Ma qual è il senso della missione?
Israele aveva il compito di rivelare nella storia la santità e la 13-274.pngpresenza salvifica di Dio. La comunità dei discepoli di Gesù ha il compito di annunciare e rendere in qualche modo visibile il regno di Dio, vivendo la nuova giustizia della carità, delineata nel discorso della montagna. È chiamata ad essere unita nell’amore fraterno, «perché il mondo creda» (Gv 17,21): la comunione concretamente sperimentata sarà segno trasparente di Dio e con il suo fascino attirerà gli uomini a lui.
La Chiesa «riceve la missione di annunciare il regno di Dio e di Cristo e di instaurarlo fra tutte le genti; di questo regno essa costituisce sulla terra il germe e l’inizio»
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Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 5.
. Lo annuncia con la predicazione; lo celebra con la liturgia; lo testimonia con il servizio e la condivisione dei beni spirituali e materiali. Annuncio, celebrazione e testimonianza costituiscono insieme il segno globale dell’Amore misericordioso che viene a salvare. Gli uomini possono quasi toccarlo con mano e aprirsi alla speranza di un mondo nuovo, che già adesso germoglia.
[566]  Il regno di Dio è carità. La carità è l’energia e il contenuto centrale dell’evangelizzazione. Tutto si concentra nel vangelo della carità: 13-273.png la Pasqua di Cristo, vertice della rivelazione, è evento di carità; Dio è mistero trinitario di carità; la Chiesa è comunione di carità, raccolta intorno all’eucaristia; la vita cristiana è vocazione alla perfezione della carità; la mèta definitiva è beatitudine dell’intimità immediata con Dio nella carità. Perciò anche la missione, in definitiva, non è altro che il dilatarsi della carità: da Dio a noi, da noi agli altri, attraverso parole e opere. Vivere in comunione con Dio-Amore significa amare con lui tutti gli uomini e impegnarsi perché tutti entrino consapevolmente e pienamente nella sua amicizia. «La comunione rappresenta la sorgente e insieme il frutto della missione: la comunione è missionaria e la missione è per la comunione»
nota
Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 32.
.
La Chiesa dunque «è inviata da Cristo a rivelare e comunicare la carità di Dio a tutti gli uomini e a tutte le genti»
nota
Concilio Vaticano II, Ad gentes, 10.
. È segno vivo di Dio-Amore nella storia. Purtroppo, essendo composta di santi e peccatori, non solo rivela, ma anche nasconde. Perciò deve purificarsi incessantemente con la conversione delle persone, la riforma delle comunità e il superamento delle divisioni.
La via mistica della missione
[567]  La carità è anche la via privilegiata dell’evangelizzazione. A volte è una via che rimane nascosta. In forza della carità, la liturgia, la preghiera, la contemplazione, l’umiltà e la sofferenza hanno un potere di intercessione presso Dio e quindi una misteriosa efficacia missionaria. Per questo santa Teresa di Gesù Bambino, nella clausura del suo monastero, ha meritato di diventare la patrona delle missioni. Soprattutto è fecondo il sacrificio della vita: «Diventiamo più numerosi tutte le volte che siamo mietuti; è un seme il sangue dei cristiani»
nota
Tertulliano, Apologetico, 50, 13.
.
La via della testimonianza
[568]  La via della carità ha anche un’efficacia verificabile, quella della testimonianza: «Si è missionari prima di tutto per ciò che si è, come Chiesa che vive profondamente l’unità dell’amore, prima di esserlo per ciò che si dice o si fa»
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Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 23.
. L’evangelizzazione avviene per irradiazione, prima che per iniziative specifiche. Attraverso la testimonianza dei singoli credenti, delle famiglie e delle comunità, l’amore di Dio va a raggiungere le persone nella loro situazione concreta e le dispone a credere. Specialmente nel clima odierno, permeato di materialismo pratico, estraneità reciproca e indifferenza religiosa, molte porte si aprono solo per il fascino dell’amicizia e della solidarietà. Anche i distratti e i superficiali rimangono colpiti e si accostano al messaggio cristiano.
[569]  Interpella le coscienze con particolare efficacia l’amore preferenziale per i poveri, che, mentre contraddice l’egoismo radicato nell’uomo e le discriminazioni presenti nella società, si fa espressione di una benevolenza diversa, quella di Dio, gratuita e rivolta a tutti. Per questo l’azione caritativa ha sempre avuto grande rilievo nella vita e nella missione della Chiesa. Già la comunità di Gerusalemme aveva un’assistenza organizzata per i bisognosi
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Cf. At 6,2-6.
; quella di Roma nel III secolo manteneva a sue spese più di millecinquecento vedove e poveri
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Cf. San Cornelio papa, Lettera a Fabio di Antiochia (in Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica, 6, 43, 11.
; moltissime comunità ai nostri giorni sono impegnate nei problemi dell’emarginazione e del sottosviluppo. Emerge oggi la consapevolezza che la solidarietà con gli oppressi esige anche una sincera revisione della propria vita da parte dei cristiani.
[570]  A partire dall’attenzione preferenziale ai poveri, la carità evangelica è criterio ed energia per la «trasformazione del mondo»
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Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 38.
. Promuove nella società i valori del regno di Dio, quali il rispetto della libertà e dei diritti dell’uomo, la giustizia, l’uso ragionevole della natura, la pace
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Cf. Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 42.
. Contesta i poteri politici ed economici oppressivi
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Cf. Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 43.
. Si adopera per la crescita di tutto l’uomo e di tutti gli uomini, ben sapendo che le salvezze storiche prefigurano quella eterna e che la promozione umana è parte integrante dell’evangelizzazione.
La via dell’annuncio
[571]  La presenza operosa non basta. La testimonianza cristiana include la professione pubblica della fede
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Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium,11.
. L’evangelizzazione ha al suo centro l’annunzio esplicito che Dio ci dona la salvezza in 13-276.pngGesù Cristo, crocifisso e risorto. «La fede dipende dalla predicazione» (Rm 10,17); la Chiesa è generata dalla Parola. Anche i fedeli laici, devono saper annunciare Cristo agli altri credenti e ai non credenti
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Cf. Concilio Vaticano II, Apostolicam actuositatem, 6.
.
L’annuncio deve essere coraggioso e franco, ma anche umile: la verità, che abbiamo ricevuto in dono, non è un vanto per noi; è una responsabilità. L’amore per gli interlocutori esige che si rispetti la loro libertà e si tenga conto della loro situazione esistenziale, sociale e culturale, del loro linguaggio, delle loro aspirazioni, dei loro valori etici e religiosi.
Intercessione, testimonianza e annuncio sono le vie della missione, per le quali devono incamminarsi i singoli cristiani, le famiglie e le comunità. Un radicale cambiamento di mentalità e una profonda revisione pastorale occorrono oggi per dare slancio alla missione universale.
[572] La missione della Chiesa è evangelizzare, cioè annunciare, celebrare e testimoniare l’amore di Dio, che si rivela e si dona in Cristo per la salvezza di tutti gli uomini. Le vie della missione sono la preghiera, avvalorata dal sacrificio, la testimonianza dell’amore reciproco e del servizio ai poveri e alla società, l’annuncio esplicito del vangelo.