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CONFRONTA I TESTI DEI CATECHISMI

CATECHISMO CHIESA CATTOLICA

  858 Gesù è l’Inviato del Padre. Fin dall’inizio del suo ministero, « chiamò a sé quelli che egli volle [...]. Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare » (). Da quel momento, essi saranno i suoi « inviati » (è questo il significato del termine greco άπόστoλoι). In loro Gesù continua la sua missione: « Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi » ().
nota
(7) Cf .
Il loro ministero è quindi la continuazione della sua missione: « Chi accoglie voi, accoglie me », dice ai Dodici ().
nota
(8) Cf .
CdA 200-206
CONFRONTAVAI
CdA 511-515
CONFRONTAVAI
CdA 559-564
CONFRONTAVAI
Mc 3,13-14Gv 20,21Gv 13,2017,18Mt 10,40Lc 10,16
CATECHISMO DEGLI ADULTI
511 - 515

Istituzione divina
[511] Del ministero apostolico partecipano quei credenti che vengono scelti perché siano rappresentanti di Cristo pastore e in suo nome sostengano la vita di fede e di carità di tutti i fedeli attraverso la predicazione della Parola, la celebrazione dei sacramenti, la guida della comunità, nella continuità della tradizione apostolica. La funzione ecclesiale, che viene loro affidata, è tale da polarizzare tutta la loro esistenza e determinare il loro modo di essere cristiani, il loro genere di vita.
CCC, 551CCC 858-860CCC 877
[512]  Già durante il ministero pubblico di Gesù, i Dodici sono stati associati alla sua missione e inviati ad annunciare il regno di Dio e a porre in atto i segni della sua venuta, condividendo lo stesso stile di vita del Maestro
nota
Cf. Mt 10,5-10.
. Si trattava di un preludio della missione definitiva e universale, che avrebbero ricevuto in seguito con il potere di “legare e sciogliere”
nota
Cf. Mt 18,18.
. Di fatto ricevono dal Signore risorto il grande mandato missionario: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni... Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,18-20). Ma come potranno svolgere la loro opera dovunque e sempre, se non attraverso dei collaboratori e dei successori?
CdA, 201-204
CONFRONTAVAI
[513]  Nella Chiesa delle origini gli apostoli occupano il primo posto tra 12-249.pngtutti i carismi. Sono i testimoni ufficiali del Risorto; i suoi ambasciatori, inviati con la forza dello Spirito Santo e accreditati con i miracoli; i dispensatori dei doni di Dio; i ministri della riconciliazione.
Formano un collegio, presieduto da Pietro, e guidano insieme il cammino iniziale della prima comunità di Gerusalemme. Cresce però in fretta il numero dei credenti ed essi sentono il bisogno di associarsi dei collaboratori. Creano prima sette responsabili per una parte della comunità, quella di lingua e cultura greca, che presto verrà perseguitata e cacciata dalla città
nota
Cf. At 6,1-6.
. Affidano poi l’altra parte, quella di cultura ebraica, a Giacomo, cugino del Signore, coadiuvato da un collegio di presbìteri, secondo il modello delle sinagoghe. Giacomo, la prima figura conosciuta di pastore unico a capo di una comunità locale, morirà martire e avrà come successore Simeone, un altro cugino di Gesù.
[514]  Le comunità che man mano si aggiungono a quella di Gerusalemme hanno anch’esse dei responsabili: ad Antiòchia cinque «profeti e dottori» (At 13,1); nelle città dell’Asia Minore un collegio di presbìteri stabiliti dallo Spirito Santo attraverso gli apostoli; a Filippi «i vescovi e i diaconi» (Fil 1,1); a Tessalonica i «preposti nel Signore» (1Ts 5,12); altrove «pastori e maestri» (Ef 4,11). I titoli non sono ancora precisi e ufficiali e variano da un ambiente all’altro. Nell’insieme però appare abbastanza chiaro che le comunità sono guidate da un collegio di responsabili, sotto l’autorità dell’apostolo fondatore.
[515]  Con l’andar del tempo gli apostoli avvertono la necessità di una successione: «Istituirono i vescovi e i diaconi e diedero ordine che, quando costoro fossero morti, altri uomini provati succedessero nel loro ministero»
nota
San Clemente di Roma, Lettera ai Corinzi, 44, 2.
. Essi stessi passano le consegne ai loro discepoli più fidati. Questo passaggio è documentato nelle lettere pastorali, attribuite a Paolo, in cui le comunità risultano affidate a un collegio di presbìteri, coadiuvati dai diaconi, sotto la guida di un evangelizzatore, discepolo dell’apostolo, anello sicuro di una catena destinata a prolungarsi: «Le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare a loro volta anche altri» (2Tm 2,2).
Poco più tardi Ignazio di Antiòchia attesta che ogni comunità, «fino ai confini della terra», è governata da un solo vescovo; anzi afferma che senza il vescovo, il collegio dei presbìteri e i diaconi, non ci può essere una vera Chiesa
nota
Cf. Sant’Ignazio di Antiochia, Lettera ai cristiani di Tralle, 3, 1; Id., Lettera agli Efesini, 3, 2.
. Poi, durante il secondo secolo, vengono compilati, per le singole Chiese, gli elenchi dei vescovi risalenti fino agli apostoli.
Da allora la struttura gerarchica della Chiesa è rimasta immutata e i vescovi presiedono le comunità come successori degli apostoli, con l’aiuto dei presbìteri e dei diaconi.
Questa linea di sviluppo offre sicuro fondamento alla dottrina cattolica, che è così sintetizzata dal concilio Vaticano II: «Per istituzione divina i vescovi sono succeduti agli apostoli quali pastori della Chiesa»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 20.
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