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CONFRONTA I TESTI DEI CATECHISMI

CATECHISMO DEGLI ADULTI

[512]  Già durante il ministero pubblico di Gesù, i Dodici sono stati associati alla sua missione e inviati ad annunciare il regno di Dio e a porre in atto i segni della sua venuta, condividendo lo stesso stile di vita del Maestro
nota
Cf. Mt 10,5-10.
. Si trattava di un preludio della missione definitiva e universale, che avrebbero ricevuto in seguito con il potere di “legare e sciogliere”
nota
Cf. Mt 18,18.
. Di fatto ricevono dal Signore risorto il grande mandato missionario: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni... Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,18-20). Ma come potranno svolgere la loro opera dovunque e sempre, se non attraverso dei collaboratori e dei successori?
CdA, 201-204
CONFRONTAVAI
CATECHISMO DEGLI ADULTI
201 - 204

I dodici
[201] Un giorno, tra questi discepoli più vicini, Gesù ne sceglie dodici. Ci sono i quattro del lago: Simone, al quale impone il nome di Pietro, Giacomo e Giovanni di Zebedèo, Andrea fratello di Simone; e con loro ci sono anche Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananèo e infine Giuda Iscariota, il traditore.
È una scelta di importanza fondamentale e, prima di farla, Gesù passa la notte in preghiera
nota
Cf. Lc 6,12-16.
. È un’iniziativa tutta sua: «chiamò a sé quelli che egli volle» (Mc 3,13). Il numero è intenzionale: «Ne costituì Dodici» (Mc 3,14). Si tratta di un’azione profetica simbolica, con la quale il Maestro dichiara la sua intenzione di radunare le dodici tribù disperse, di convocare l’Israele degli ultimi tempi, aperto anche ai pagani. Li scelse perché «stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demòni» (Mc 3,14-15). Questo raduno e questo invio prefigurano la vocazione della Chiesa alla comunione e alla missione.
Gesù mandò effettivamente i Dodici nelle città e nei villaggi, a proclamare il vangelo con la parola e con le opere; li mandò come suoi inviati ufficiali, a due a due secondo l’uso del tempo, con l’ordine di non esigere compensi, perché fossero segno dell’amore gratuito di Dio. «Partiti, predicavano che la gente si convertisse» (Mc 6,12) e guarivano molti malati. Al loro ritorno riferirono a Gesù «tutto quello che avevano fatto e insegnato. Ed egli disse loro: “Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po’“» (Mc 6,30-31). Questa prima missione, limitata al territorio di Israele, è preludio della missione definitiva verso tutte le genti, che il Signore affiderà loro dopo la sua risurrezione.
CdA, 512-513
CONFRONTAVAI
Una comunità come segno
[202]  Gesù è profondamente legato alla comunità dei discepoli, composta da quelli che credono in lui e particolarmente da 5-111.png quelli che vanno anche materialmente con lui: la considera la sua vera famiglia
nota
Cf. Mc 3,31-35.
; ne fa il segno pubblico del regno di Dio che comincia a venire; la chiama a manifestare in questo mondo la santità del Padre, con una vita di carità, conforme alla nuova giustizia prospettata nel discorso della montagna. Dovrà essere come una scorta di sale, pronta a dare sapore alla terra; come una città illuminata sul monte, che attrae con il suo fascino tutte le nazioni e le conduce a riconoscere Dio come Padre
nota
Cf. Mt 5,13-14.
: «Molti verranno dall’oriente e dall’occidente e sederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli» (Mt 8,11). L’orizzonte ultimo di Gesù e dei suoi discepoli è universale, sebbene l’orizzonte immediato resti circoscritto a Israele: «Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele» (Mt 15,24); «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa di Israele» (Mt 10,5-6).
CdA, 426
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Comunità proiettata verso il futuro
[203]  Purtroppo, dopo un avvio promettente, il ministero di Gesù in 5-112.png mezzo al suo popolo va incontro a una crisi sempre più grave. Molti respingono l’invito al banchetto del Regno, con vari pretesti, come se la comunione con Dio avesse poco valore. Neppure le parole appassionate di rimprovero e di minaccia riescono a scuoterli. «Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza... E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe!» (Mt 11,2123); «Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c’è più di Giona! La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall’estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c’è più di Salomone!» (Mt 12,41-42).
[204]  Col passare del tempo, il Maestro, constatando la refrattarietà delle folle curiose e superficiali, se ne tiene sempre più in disparte, per dedicarsi prevalentemente alla formazione del gruppo dei discepoli. Vuole prepararli in vista del successivo sviluppo della sua opera, non certo farne una cerchia elitaria, a somiglianza dei farisei o degli esseni. Malgrado il momentaneo insuccesso, rimane pieno di fiducia nel futuro. Incoraggia i pochi che ancora lo seguono: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno» (Lc 12,32). Garantisce che la comunità, da lui radunata, sarà solida per sempre «e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa» (Mt 16,18). Ne affiderà la guida a «Simone figlio di Giona» (Mt 16,17), al quale fin d’ora dà significativamente il nuovo nome di Pietro, che vuol dire “roccia”. Sarà lui il sostegno della futura costruzione. Intanto comincia a riconoscergli una certa preminenza tra i Dodici, come portavoce dei suoi compagni.
CdA, 531
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