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CONFRONTA I TESTI DEI CATECHISMI

CATECHISMO CHIESA CATTOLICA

  2438 Varie cause, di natura religiosa, politica, economica e finanziaria danno oggi « alla questione sociale [...] una dimensione mondiale ».
nota
(320) Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 9: AAS 80 (1988) 520-521.
Tra le nazioni, le cui politiche sono già interdipendenti, è necessaria la solidarietà. E questa diventa indispensabile allorché si tratta di bloccare « i meccanismi perversi » che ostacolano lo sviluppo dei paesi meno progrediti.
nota
(321) Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 17: AAS 80 (1988) 532-533; Ibid., 45: AAS 80 (1988) 577-578.
A sistemi finanziari abusivi se non usurai,
nota
(322) Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 35: AAS 83 (1991) 836-838.
a relazioni commerciali inique tra le nazioni, alla corsa agli armamenti si deve sostituire uno sforzo comune per mobilitare le risorse verso obiettivi di sviluppo morale, culturale ed economico, « ridefinendo le priorità e le scale di valori, in base alle quali si decidono le scelte ».
nota
(323) Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 28: AAS 83 (1991) 828.
  2439 Le nazioni ricche hanno una grave responsabilità morale nei confronti di quelle che da se stesse non possono assicurarsi i mezzi del proprio sviluppo o ne sono state impedite in conseguenza di tragiche vicende storiche. Si tratta di un dovere di solidarietà e di carità; ed anche di un obbligo di giustizia, se il benessere delle nazioni ricche proviene da risorse che non sono state equamente pagate.
  2440 L’aiuto diretto costituisce una risposta adeguata a necessità immediate, eccezionali, causate, per esempio, da catastrofi naturali, da epidemie, ecc. Ma esso non basta a risanare i gravi mali che derivano da situazioni di miseria, né a far fronte in modo duraturo ai bisogni. Occorre anche riformare le istituzioni economiche e finanziarie internazionali perché possano promuovere rapporti equi con i paesi meno sviluppati.
nota
(324) Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 16: AAS 80 (1988) 531.
È necessario sostenere lo sforzo dei paesi poveri che sono alla ricerca del loro sviluppo e della loro liberazione.
nota
(325) Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 26: AAS 83 (1991) 824-826.
Questi principi vanno applicati in una maniera tutta particolare nell’ambito del lavoro agricolo. I contadini, specialmente nel terzo mondo, costituiscono la massa preponderante dei poveri.
CdA 880-891
CONFRONTAVAI
CdA 1109-1111
CONFRONTAVAI
CdA 880-891
CONFRONTAVAI
CdA 1109-1111
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CdA 880-891
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CdA 1109-1111
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CATECHISMO DEGLI ADULTI
1109 - 1111

La comunità dei popoli
[1109] La Chiesa con la sua stessa esistenza testimonia l’universalità del divino disegno di salvezza ed è fattore di unità per tutto il genere umano. Essa guarda dunque con grande attenzione al progressivo intensificarsi delle relazioni tra i popoli, cercando di orientarlo nella giusta direzione.
Oggi i confini degli stati sono attraversati da un flusso continuo di uomini, informazioni, capitali, merci, armi. L’interdipendenza cresce in ampiezza e spessore. Se si vogliono evitare meccanismi perversi, che avrebbero «conseguenze funeste per i più deboli»
nota
Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, 17.
, anzi per tutti, è necessario attivare una nuova solidarietà morale, culturale, politica ed economica. «Il bene comune... oggi diventa sempre più universale, investendo diritti e doveri che riguardano l’intero genere umano»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 26.
. La pretesa dei singoli stati sovrani di porsi come vertice della società organizzata sta diventando anacronistica. Si va verso forme di collaborazione sistematica, si moltiplicano le istituzioni internazionali, si auspicano forme di governo sopranazionale con larga autonomia delle entità nazionali.
La comunità dei popoli, come quella delle persone, va costruita non sui rapporti di forza, ma sui valori di verità, giustizia, amore, libertà
nota
Cf. Giovanni XXIII, Pacem in terris, 47-67.
. Anche a livello di relazioni tra i popoli, la carità esige che un’attenzione preferenziale sia riservata ai più deboli.
CCC, 1911
La cooperazione per lo sviluppo
[1110]  I paesi del sottosviluppo interpellano quelli del benessere, come il povero Lazzaro alla porta del ricco. All’origine dei mali non c’è alcuna fatalità, ma una serie di cause concomitanti, alle quali è possibile rimediare: colonialismo, sfrenata concorrenza 28-529.pngcommerciale, imprevidenza dei governi locali, conflittualità prolungata e soprattutto arretratezza culturale. La soluzione è di natura innanzitutto etica e si chiama solidarietà.
Il primo e decisivo contributo è il sostegno a programmi di educazione e di sviluppo culturale, perché «lo sviluppo di un popolo non deriva primariamente né dal denaro, né dagli aiuti materiali, né dalle strutture tecniche, bensì dalla formazione delle coscienze, dalla maturazione delle mentalità e dei costumi. È l’uomo il protagonista dello sviluppo, non il denaro o la tecnica»
nota
Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 58.
.
Accanto all’opera formativa occorrono altre forme di aiuto: sostegno ai regimi rispettosi dei diritti umani; forniture di tecnologie semplici, di servizi primari, di incentivi all’agricoltura; riforma del commercio internazionale e del sistema monetario e finanziario mondiale.
È già un fatto positivo che cresca la consapevolezza della interdipendenza degli uomini e delle nazioni. Ma bisogna assumere impegni precisi secondo le proprie possibilità, modificando, per quanto è necessario, anche il proprio stile di vita. Cooperare allo sviluppo dei popoli «è un imperativo per tutti e per ciascuno degli uomini e delle donne, per le società e le nazioni»
nota
Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, 32.
.
CCC, 1908
[1111] La crescente interdipendenza tra i popoli esige una forte solidarietà morale, culturale, economica e un’organizzazione politica della società internazionale.