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CONFRONTA I TESTI DEI CATECHISMI

CATECHISMO DEGLI ADULTI

Quinto comandamento
[885]  Il quinto comandamento “Non uccidere” prescrive con forza il rispetto della vita, che è sacra e viene da Dio: solo Dio è il Signore della vita, dal suo inizio al suo termine. Il comandamento vieta le azioni contrarie alla vita, alla salute e all’integrità, propria e altrui. Proibisce dunque il suicidio, l’omicidio, l’aborto, l’eutanasia, ogni forma di violenza che non sia per legittima difesa. Comanda di promuovere la pace e di evitare la guerra.
CCC, 2258-2317CdA, 1015-1040
CONFRONTAVAI
CATECHISMO DEGLI ADULTI
1015 - 1040

L’uomo vale per se stesso
[1015] La mentalità materialistica celebra la vita solo nella misura in cui raggiunge il successo, l’efficienza, la ricchezza, il piacere. Non le riconosce un valore in sé e per sé. Perciò finisce per alimentare una cultura di morte, che trova le sue manifestazioni nel disprezzo e nell’emarginazione dei più deboli, nell’aborto, nell’eutanasia, nell’omicidio anche per futili motivi.
CCC, 356-357
Valore della vita fisica
[1016]  Un valore assoluto va riconosciuto a quella vita di comunione, 26-487.png di cui Gesù ha detto: «Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). Non ha invece un valore assoluto la vita fisica, che all’occorrenza, secondo l’insegnamento del Maestro, bisogna essere pronti anche a sacrificare, per riaverla in pienezza nella vita eterna
nota
Cf. Gv 12,25.
. Il cristiano promuove innanzitutto la propria e l’altrui crescita spirituale; non investe tutta la sua speranza nella salute, nell’efficienza e nella bellezza esteriore; non cade nell’idolatria del corpo.
D’altra parte la vita fisica, pur non essendo il bene supremo, fa da supporto a tutti gli altri beni e ne consente l’attuazione. Va perciò rispettata dal concepimento alla morte naturale. Va curata e servita in modo che tutti possano avere cibo, vestito, abitazione, lavoro, tempo libero, assistenza sanitaria. Va difesa da ogni forma di violenza e preservata dai pericoli che la minacciano, quali l’alcolismo, la droga, gli incidenti prevedibili.
CCC, 2288-2291
Unità di anima e di corpo
[1017]  La coscienza cristiana avverte lucidamente questi doveri, perché ha un’alta considerazione del corpo, elemento costitutivo della persona umana, «destinato alla risurrezione nell’ultimo giorno»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 14.
.
Secondo la concezione biblica, l’uomo è «spirito, anima e corpo» (1Ts 5,23), cioè un soggetto partecipe di energia divina, vivo e pieno di desideri, inserito nel mondo e sottomesso alla caducità. La nostra tradizione culturale preferisce invece parlare di anima e di corpo. Ma quel che conta è affermare l’unità dell’uomo, unico soggetto che vive a vari livelli, posto tra cielo e terra, uditore di Dio e interprete delle cose materiali
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 14.
.
CCC, 362-368CdA, 366-367
CONFRONTAVAI
[1018] Il corpo umano è senz’altro un oggetto cosmico tra innumerevoli altri, un punto effimero nell’immensità dell’universo. Ma non si può ridurre a una particella di materia. Già dal punto di vista biologico appare meravigliosamente complesso. Inoltre, fatto ancor più significativo, è integrato nell’esperienza soggettiva della persona.
Io non solo osservo il mio corpo dall’esterno, ma lo vivo consapevolmente dall’interno: nell’agire, nel soffrire, nel toccare, in tutte le mie sensazioni. Io sono il mio corpo. Mediante il corpo ricevo influssi esterni, modifico le cose, comunico con gli altri, esprimo e realizzo me stesso. Una contrazione muscolare diventa nella coscienza un grido di dolore; realtà biologiche come il nascere e il morire, il mangiare e il bere, la sessualità e la malattia si caricano simbolicamente di significati esistenziali. Viceversa, un atteggiamento spirituale diventa gesto concreto: l’amicizia si fa sorriso, sguardo, abbraccio; la fede si fa testimonianza di parole e di opere.
Il corpo è linguaggio; è il dinamico inserirsi del soggetto nel mondo, per incontrare gli altri e rivolgersi a Dio. Partecipa alla dignità della persona ed è chiamato alla gloria eterna. Il rispetto dovuto alla persona si estende dunque anche al suo corpo. «Glorificate Dio nel vostro corpo!» (1Cor 6,20).
[1019] La persona umana, immagine vivente di Dio, ha valore per se stessa: va rispettata e amata incondizionatamente.
Il corpo è espressione della persona e partecipa del rispetto ad essa dovuto.
Rifiuto della sofferenza
[1020] Fa parte della mentalità di chi è cresciuto nella civiltà del benessere rivendicare il diritto alla felicità, a un’elevata qualità della vita. Non si deve più soffrire. Se capita una malattia, ci deve essere una soluzione; la scienza deve trovarla. Si fa eccessivo consumo di farmaci; si ricorre con ossessiva frequenza agli esami clinici. Basta una qualsiasi contrarietà a rendere nervosi e tristi. Timore ed ansia fanno diradare le relazioni sociali intorno al malato grave e alla sua famiglia. Si arriva a dichiarare che accettare la sofferenza è immorale. Non si è capaci di dare un senso a questa esperienza umana fondamentale. Ma quale senso può avere la sofferenza?
Pazienza cristiana
[1021]  Il cristiano guarda realisticamente alla malattia e alla morte 26-488.png come a un male; anzi vede in queste tragiche realtà un’alienazione, carica di tutta la violenza del Maligno e capace di portare alla chiusura in se stessi, alla ribellione e alla disperazione. Non considera però il dolore una pura perdita, non tenta fughe illusorie, né si limita a subirlo fatalisticamente. Messo alle strette dalla sofferenza, continua a credere nella vita e nel suo valore. «Non è affatto un dolore la tempesta dei mali presenti per coloro che ripongono la loro fiducia nei beni futuri. Per questo non ci turbano le avversità, né ci piegano»
nota
San Cipriano di Cartagine, A Demetriano, 18.
.
La pazienza è una lotta piena di fiducia. Da una parte il cristiano mette in opera tutte le risorse per eliminare la malattia, per liberare se stesso e gli altri. Dall’altra trova nella sofferenza un’occasione privilegiata di crescere in umanità e di realizzarsi a un livello più alto. Se non gli è possibile guarire, cerca di vivere ugualmente; non si limita a sopravvivere. Affronta la situazione con coraggio, dignità e serenità; mantiene la speranza, il gusto dell’amicizia e delle cose belle; confida nella misteriosa fecondità del suo atteggiamento.
Sperimentando nella malattia la propria impotenza, l’uomo di fede riconosce di essere radicalmente bisognoso di salvezza. Si accetta come creatura povera e limitata. Si affida totalmente a Dio. Imita Gesù Cristo e lo sente personalmente vicino. Abbracciando la croce, sa di abbracciare il Crocifisso. Unito a lui, diventa segno efficace della sua presenza e strumento di salvezza per gli altri
nota
Cf. Col 1,24.
: «Ogni uomo, nella sua sofferenza, può diventare partecipe della sofferenza redentiva di Cristo»
nota
Giovanni Paolo II, Salvifici doloris, 19.
.
CdA, 130-132
CONFRONTAVAI
CdA 373-374
CONFRONTAVAI
CdA 855-856
CONFRONTAVAI
Alcune attenzioni
[1022]  La sofferenza costituisce una sfida a crescere nella fede e nell’amore; ne è la verifica più sicura: «L’amore vero e puro si dimostra fra mille pene... Chi vuol l’amore, cerchi il patire»
nota
Santa Veronica Giuliani, Diario, 26.12.1694.
. Una volta scoperta questa grande possibilità, si può essere perfino «afflitti, ma sempre lieti» (2Cor 6,10). Così il male è vinto dall’interno, sperimentandolo. Nell’apparente fallimento ci realizziamo più che mai. Occorre però assumere consapevolmente la propria situazione. Per questo in linea di principio è bene che un malato conosca la dura verità della sua malattia. Magari la prudenza consiglierà di manifestarla gradualmente e allusivamente, cercando di prevenire il più possibile il pericolo di scoraggiamento e di depressione.
[1023] Nella prospettiva di un rispetto incondizionato per la persona e di una valorizzazione della stessa sofferenza si collocano alcune particolari attenzioni. I disabili devono essere accolti e inseriti il più possibile nel vivo delle relazioni familiari, ecclesiali e sociali. Gli anziani vanno apprezzati per la loro esperienza e aiutati con un’adeguata assistenza e con iniziative capaci di suscitare il loro interesse. Meritano grande considerazione le professioni degli operatori sanitari, compiute in spirito di servizio, l’impegno per umanizzare le istituzioni, la generosa attività del volontariato, ogni presenza amica accanto a chi soffre.
[1024] Il cristiano apprezza e ama la vita propria e degli altri, anche quando è sfigurata dalla sofferenza e appare assurda. Anzi, nella povertà e nella debolezza riconosce una speciale presenza di Cristo e una possibilità preziosa di crescita e di fecondità spirituale.
No alla violenza
[1025]  Il cristiano non ricorre mai alla violenza, a meno che non vi sia costretto per necessità di legittima difesa. Non la considera una via praticabile per sradicare il male e costruire la giustizia. Non se ne serve neppure per reagire a una violenza subita: perdona le offese, anzi ama i nemici così come sono, accetta di convivere con loro, esponendosi ad ulteriori rischi, sperando nella loro conversione. Resiste con forza al male, ma in modo diverso, cercando di vincere il male con il bene
nota
Cf. Rm 12,21.
.
Rispetto della vita innocente
[1026]  Non si può attenuare il comandamento di Dio: «Non uccidere» (Es 20,13). Chi non rispetta la vita di tutti, rinnega la 26-490.pngpropria dignità di uomo. Per nessuna ragione può essere giustificata la soppressione diretta di un innocente. La persona umana è un valore assoluto, al quale si deve dare testimonianza a qualsiasi costo. Il soldato che in tempo di guerra si rifiuta di sparare per rappresaglia sui civili inermi, preferendo morire con loro piuttosto che uccidere, non salva nessuna vita, anzi ne perde una in più, la propria; ma intuiamo che compie il suo dovere.
Tuttavia, in caso di necessità, per tutelare un bene di estrema importanza, può essere tollerata l’uccisione indiretta. È lecito, per salvare una madre, asportare l’utero malato di tumore, anche se ciò comporta la morte del bambino. Tollerare la morte non è la stessa cosa che uccidere.
CCC, 1737
Legittima difesa
[1027] Diversa, rispetto a quella dell’innocente, è la posizione dell’ingiusto aggressore.
Il precetto evangelico di porgere l’altra guancia non può essere interpretato come remissività verso qualsiasi attentato alla convivenza umana. Superando l’antica legge del taglione, Gesù vieta la ritorsione violenta: fa riferimento a casi concreti, allora assai frequenti, e chiede di rinunciare a vendicarsi di oltraggi, estorsioni, soprusi, seccature, cercando piuttosto di conquistare con generosa magnanimità il cuore dell’avversario
nota
Cf. Mt 5,38-42.
. Propriamente il precetto della non violenza proibisce la vendetta per il male subìto; non riguarda la legittima difesa, rivolta a impedire che il male venga commesso.
Secondo l’insegnamento tradizionale della Chiesa, la difesa da un ingiusto aggressore è lecita, a volte perfino doverosa, purché sia proporzionata ai beni minacciati e alla gravità del pericolo; anzi, in caso di rischio imminente per la vita propria o di altre persone innocenti e in assenza di una diversa via di uscita, può arrivare anche all’uccisione dell’ingiusto aggressore.
Pena di morte
[1028]  Con riferimento a qualche testo biblico
nota
Cf. Rm 13,4.
, di solito è stato riconosciuto all’autorità pubblica il diritto di comminare la pena di morte ai delinquenti, identificati come responsabili di gravissimi delitti dopo un regolare processo. Oggi l’accresciuta consapevolezza riguardo alla dignità di ogni uomo, ancorché criminale, induce ad abolire questa pena. L’unica ragione che si potrebbe addurre per giustificarla, cioè l’assenza di concrete alternative per la legittima difesa della società, viene di fatto a mancare in uno stato moderno organizzato.
Tantomeno questa pena può essere utilizzata lecitamente come deterrente contro l’espandersi della criminalità. Anzi, il carcere stesso deve essere umanizzato e deve mirare alla rieducazione, e, ove possibile, al reinserimento nella società.
Questa sensibilità per la dignità e il valore della persona umana esprime in maniera più adeguata la visione biblica dell’uomo e della misericordia di Dio verso il peccatore: «Come è vero ch’io vivo - oracolo del Signore Dio - io non godo della morte dell’empio, ma che l’empio desista dalla sua condotta e viva» (Ez 33,11).
Aborto
[1029]  Non può certo essere considerato un ingiusto aggressore l’individuo 26-491.pngumano appena formato nel grembo materno, così da poterne giustificare la soppressione diretta con l’aborto. «La vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; l’aborto e l’infanticidio sono delitti abominevoli»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 51.
. La pena della scomunica sottolinea la gravità e il pericolo di una facile diffusione dell’aborto.
L’ovulo fecondato ha immediatamente una sua autonomia biologica, in quanto possiede un programma genetico scritto nel DNA dei cromosomi, in base al quale realizzerà il successivo sviluppo fisico e psichico. Dipende dalla madre per il nutrimento e la protezione, ma non è parte del suo corpo, né una sua proprietà. Non hanno solido fondamento i tentativi di datare l’ominizzazione dopo le prime due settimane, in cui l’embrione può dividersi per dare origine ai gemelli, o più tardi ancora, dopo la formazione della corteccia cerebrale. L’unica cosa sicura è la perfetta continuità biologica dal concepimento alla nascita, dalla nascita alla morte.
Basta questo per esigere il rispetto della vita appena concepita: nessuno può permettersi di uccidere un individuo, anche solo nel dubbio che si tratti di un uomo. La tradizione cristiana, malgrado le diverse opinioni teologiche circa il momento della creazione dell’anima, ha sempre condannato senza esitazione l’aborto.
26-492.png Inconsistenti appaiono le teorie, secondo cui il feto non sarebbe ancora uomo, perché non è cosciente o non è ancora inserito nella società. Neppure un bambino appena nato è pienamente cosciente; un cerebroleso non lo diventa mai; un addormentato cessa di esserlo temporaneamente. Quanto alla società, non ha certo il potere di stabilire chi è uomo e chi non lo è.
Eventuali motivi di equilibrio psichico della madre o di equilibrio familiare e sociale passano in secondo ordine rispetto al dovere di rispettare la vita e devono trovare soluzioni compatibili con esso. L’aborto non è un diritto per nessuno. La legge civile non può rendere onesto quello che non lo è. Anziché autorizzare in determinati casi l’interruzione volontaria della gravidanza, dovrebbe piuttosto riconoscere il diritto dei piccoli indifesi a una speciale cura e protezione, prima e dopo la nascita.
La comunità cristiana rifiuta con fermezza l’aborto e ogni connivenza con la mentalità abortista, ma sa pure di dover essere segno della misericordia di Dio, che non esclude nessuno. Deve esserlo anche mediante una concreta accoglienza sia delle madri in difficoltà sia di quanti fossero caduti in tale peccato, magari per pressioni psicologiche o sociali, per smarrimento o debolezza.
Manipolazioni genetiche
[1030] Il rispetto dovuto alla persona umana consente gli interventi sull’embrione umano solo a scopo terapeutico. Non tollera la manipolazione genetica delle cellule germinali, che aprirebbe la strada a uno sconvolgimento della specie. Esige massima prudenza anche nel modificare il patrimonio genetico delle specie animali e vegetali, per non turbare in modo irreparabile gli ecosistemi assai complessi.
CCC, 2292-2295
Trapianti
[1031]  La dignità dell’uomo postula che sia salvaguardata la sua integrità 26-493.pngfisica. Tuttavia è lecito amputare una parte per la salute di tutto l’organismo o donare un organo a chi ne abbia necessità, purché non si tratti di trapiantare un organo singolo e vitale come il cuore, nel qual caso il prelievo deve avvenire solo dopo accertata la morte del donatore. La donazione di organi è una nuova via che si apre per la solidarietà e la carità; occorre però combattere ogni tentazione di vergognoso commercio. È necessario a questo riguardo educare le coscienze e promuovere un’adeguata legislazione.
CCC, 2296
Suicidio
[1032] È da considerare un grave disordine il suicidio, che implica il rifiuto del dono di Dio e del compito da lui affidato. Molto spesso però ai suicidi manca la piena responsabilità, a causa dell’angoscia opprimente e del crollo delle energie psichiche. Per questo oggi si concedono spesso anche le esequie religiose.
Eutanasia
[1033] Disordine delittuoso è anche l’eutanasia vera e propria, che consiste nella soppressione indolore, direttamente voluta, di una vita giudicata non più degna di essere vissuta, di solito a motivo di qualche malattia dolorosa e inguaribile. Un eventuale sentimento soggettivo di pietà in colui che la compie non potrebbe cambiarne la qualità morale negativa.
Terapia del dolore
[1034] Non vanno però confuse con l’eutanasia le cure terminali che mirano ad alleviare il dolore, anche se indirettamente possono a volte abbreviare la vita. Esse sono lecite per motivi proporzionati. Non bisogna comunque dimenticare che l’aiuto migliore per i morenti rimane l’accompagnamento personale, pieno di carità e di speranza. Un volto e una mano amica non possono essere surrogati dalle apparecchiature sofisticate.
Accanimento terapeutico
[1035] Neppure la rinuncia al cosiddetto “accanimento terapeutico” va confusa con l’eutanasia. Le cure enormemente costose e senza consistenti vantaggi per il paziente vengono omesse lecitamente e perfino doverosamente. Il malato ha diritto a morire con dignità.
[1036] «Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti... Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male» (Rm 12,1821).
Residuo di barbarie
[1037]  Per affermare i suoi diritti, veri o presunti, la comunità politica ricorre talvolta alla violenza collettiva, organizzata, pubblica. È la guerra, «il mezzo più barbaro e più inefficace per risolvere i conflitti»
nota
Giovanni Paolo II, Messaggio per la XV Giornata mondiale della pace (1 gennaio 1982), 12.
. Il mondo civile dovrebbe bandirla totalmente e sostituirla con il ricorso ad altri mezzi, come la trattativa e l’arbitrato internazionale
nota
Cf. Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 52.
. Si dovrebbe togliere ai singoli stati il diritto di farsi giustizia da soli con la forza, come già è stato tolto ai privati cittadini e alle comunità intermedie.
Agli occhi del cristiano la guerra contraddice il disegno di Dio sulla storia, la sua iniziativa di riconciliazione in Cristo, «nostra pace» (Ef 2,14). Non c’è conquista che possa giustificarla. La pace è preferibile alla vittoria
nota
Cf. Sant’Agostino,La città di Dio, 4, 15.
.
Difesa armata e suoi limiti
[1038]  Tuttavia, in caso di estrema necessità, qualora ogni altro mezzo 26-494.png si sia rivelato impraticabile, non si può negare ai popoli quel diritto alla legittima difesa che non si nega neppure ai singoli uomini
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 79.
. Per motivi analoghi è consentita l’ingerenza umanitaria armata da parte di un paese neutrale o di un’istanza internazionale, per mettere fine a una strage crudele tra due fazioni o due popoli in lotta. L’intervento armato dovrà in ogni caso essere proporzionato ai beni da salvaguardare e limitato agli obiettivi militari.
«La potenza bellica non rende legittimo ogni suo uso militare o politico»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 79.
. Altro è servirsene per difendere giusti diritti conculcati, altro è farlo per imporre il proprio dominio. Altro è mirare ai soli bersagli militari, tollerando a malincuore eventuali danni che indirettamente possano derivarne ai civili, altro è colpire direttamente la popolazione, per scoraggiare la resistenza. La guerra totale, indiscriminata, «è delitto contro Dio e contro la stessa umanità»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 80.
. Purtroppo oggi la potenza delle armi è così terribilmente distruttiva che ogni conflitto diventa facilmente guerra totale. Appare pertanto urgente promuovere nell’opinione pubblica il ricorso a forme di difesa non violenta. Ugualmente meritano sostegno le proposte tendenti a cambiare struttura e formazione dell’esercito per assimilarlo a un corpo di polizia internazionale.
CCC, 2243CCC 2266
Terrorismo
[1039] Come la guerra totale, merita una netta condanna anche il terrorismo, sebbene abbia una capacità distruttiva molto più limitata. In quanto uccisione diretta e indiscriminata di innocenti, è giustamente ritenuto un metodo criminale di lotta, anche quando l’obiettivo perseguito fosse giusto.
Gravissime sono anche le forme di criminalità organizzata quali mafia, ‘ndrangheta, camorra.
CCC, 2297-2298
Edificare la pace
[1040]  La pace non si riduce all’assenza di guerra. È una costruzione politica e prima ancora un fatto spirituale
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 82.
.
È dovere dei politici organizzare la pace: eliminare le armi di 26-495.pngdistruzione di massa e tenere a basso livello le altre, destinare le risorse risparmiate con il disarmo allo sviluppo dei popoli, sostituire sempre più la collaborazione alla concorrenza. È dovere di tutti i cittadini educare se stessi alla pace: rispettare il pluralismo politico, sociale, culturale e religioso, favorire il dialogo e la solidarietà in ambito locale e a dimensione planetaria, tenere un sobrio tenore di vita che consenta di condividere con gli altri i beni della terra. «Non è possibile che la pace sussista se non prospera prima la virtù»
nota
San Giovanni Crisostomo, Omelie sulla Lettera agli Efesini, 9, 4.
. In questo contesto risalta il significato educativo che può avere la scelta degli obiettori di coscienza di testimoniare il valore della non violenza sostituendo il servizio civile a quello militare, senza peraltro recare pregiudizio al valore e alla dignità del servizio dei militari quando operano come «servitori della sicurezza e della libertà dei loro popoli»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 79.
.
Le contese tra gli uomini non cesseranno; la pace perfetta verrà al di là della storia. Il cristiano sa di non avere soluzioni definitive; ma si impegna ugualmente con totale serietà, per attuare un’anticipazione profetica della salvezza: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9).
CdA, 1164-1165
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