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CATECHISMO DEI RAGAZZI
Sarete miei testimoni

Catechismo dei Ragazzi

Sarete miei testimoni
La Chiesa in cammino nella storia

11. Lo Spirito del Signore e la comunità dei credenti Fedeltà creativa nella storiaCdA 54512. Da un solo Spirito doni diversi Vita di speciale consacrazioneMirabile varietà

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Con vivo stupore e interesse, ancora oggi, a duemila anni di distanza, leggiamo negli Atti degli apostoli gli inizi della Chiesa di Gesù.
Gli apostoli erano dodici; a loro si affiancava il gruppo dei discepoli del Signore. Erano persone semplici, eppure hanno portato il Vangelo ai confini del mondo.
L’impresa sembrava impossibile e temeraria.
Ma la predicazione del Vangelo ha dentro l’efficacia dello Spirito Santo: i cuori accolgono la grazia della Pasqua di Gesù, gli occhi si aprono alla luce del suo Vangelo.
A Pentecoste si rivela al mondo la Chiesa, il nuovo popolo di Dio.
Era verosimilmente l’anno 30 della nostra era, l’anno della morte e risurrezione del Signore.
Nei decenni successivi, tra il 35 e il 60, l’annuncio del Vangelo valicò i ristretti confini del popolo di Israele; dalla Palestina il messaggio cristiano si diffuse prima di tutto in Siria. Si distinse in particolare la comunità di Antiochia, dove per la prima volta i credenti vengono chiamati cristiani.
Il messaggio della salvezza inizia così la sua corsa di universalità nella storia degli uomini.
Verso occidente il cristianesimo si diffuse a Cipro, in tutte le regioni dell’Asia minore, in Grecia, in Sicilia, a Roma, nel Nord-Africa, nella Gallia meridionale e nella Spagna. Verso oriente il cristianesimo venne accolto in Mesopotamia, in Egitto, in Arabia e fino alle Indie.
Con una capacità di diffusione che stupisce, già negli anni 60-70 vi erano comunità cristiane in tutte le principali città e territori dell’impero romano.
La comunione di fraternità tra le varie Chiese era garantita dalle visite degli apostoli, dalle lettere scritte alle singole comunità, dalla partecipazione di tutti alla raccolta di offerte per i cristiani di Gerusalemme e della Palestina, provati da gravi carestie a partire dal 48.
Accanto alla prima Chiesa-madre di Gerusalemme anche le Chiese di Antiochia, Efeso, Filippi, Tessalonica, Corinto e Roma resero testimonianza dinanzi agli ebrei e al pagani della novità assoluta del Vangelo, andando incontro a diffidenze e a veri atti persecutori, sia da parte degli ebrei che da parte dei pagani. Infatti convertirsi al Vangelo significava non accettare compromessi con le idolatrie e il politeismo dei pagani, ma anche superare la concezione tipica degli ebrei di Dio, della legge mosaica e del culto.
La prima persecuzione violenta esplose a Gerusalemme e si estese a tutta la Palestina già nel 34. Stefano è il primo martire cristiano. Come Gesù, Stefano pregò il Signore Dio di non imputare il peccato a chi lo lapidava.
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Spesso nei primi tre secoli i cristiani testimoniarono, a costo della propria vita, dinanzi a funzionari dell’impero romano, la fede in un solo Dio creatore e Padre, e in Gesù, Figlio di Dio e salvatore. Risultarono particolarmente feroci le persecuzioni contro i cristiani provocate dagli imperatori Nerone negli anni 64-67, Decio negli anni 249-251 e, soprattutto, Diocleziano negli anni 303-311.
Messi alla prova, molti rifiutavano di offrire sacrifici agli idoli e di adorare l’imperatore come un dio. Spesso subivano processi, erano torturati e condannati a morte. Noi li veneriamo come martiri, che vuol dire testimoni, perché testimoniarono con il sangue la loro fede. I martiri più antichi e più noti, oltre gli apostoli, sono i vescovi di Roma Lino e Clemente, e poi il vescovo Ignazio di Antiochia, la giovane Lucia, il diacono Lorenzo, e ancora Agnese, Sebastiano, Tarcisio... Fin dalle origini il sangue dei martiri è seme di cristiani. Pagando di persona le comunità cristiane seppero contestare i costumi, la mentalità e i principi assolutistici dell’impero romano.
Ieri come oggi, la fedeltà al Vangelo di Gesù vale più degli amici, della famiglia, delle leggi dello stato e perfino della propria vita.
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DAGLI ATTI DEL MARTIRIO DI SAN GIUSTINO
A Roma, verso il 165, durante l’impero di Marco Aurelio, alcuni cristiani vengono arrestati e portati in tribunale, davanti al prefetto Rustico. Il prefetto interroga per primo un anziano studioso, il filosofo Giustino.
Rustico:
– Prima di tutto, credete agli dei e ubbidite all’imperatore?
Giustino:
– Io ubbidisco al nostro salvatore Gesù Cristo!
Rustico:
– A te dunque piacciono quelle dottrine, sciagurato?
Giustino:
– Sì, poiché le seguo secondo la vera fede.
Rustico:
– Dove vi riunite, cioè dove raduni i tuoi discepoli?
Giustino:
– Abito presso un certo Martino; se qualcuno vuole venire da me, mi trova là.
Rustico:
– Insomma, sei cristiano?
Giustino:
– Sono cristiano.
Poi il prefetto passa agli altri che sono stati arrestati con Giustino.
Rustico:
– Che dici tu, Carito?
Carito:
– Sono cristiana, per dono di Dio.
Rustico:
– Tu pure sei uno di loro, Felice?
Felice:
– Sono cristiano e, anche se sono schiavo dell’imperatore, Cristo mi ha reso libero!
Vittore:
– Anch’io sono cristiano!
Rustico:
– Se non obbedite, sarete puniti senza pietà!
Tutti:
– Fa’ quel che vuoi: noi siamo cristiani e non sacrifichiamo agli idoli!
Rustico:
– Coloro che si sono rifiutati di sacrificare agli dei e di sottomettersi all’editto dell’imperatore, siano flagellati e condotti al supplizio della decapitazione, secondo le leggi.
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Con la caduta dell’impero romano d’occidente, l’Italia e le terre mediterranee subirono profonde trasformazioni, dovute all’insediamento di popoli nuovi, come i Goti, i Vandali, i Longobardi. Nessuno più coltivava le terre saccheggiate e abbandonate; ignoranza e miseria si diffondevano a macchia d’olio.
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In questo periodo di distruzioni e di nuova organizzazione della società, sorsero un po’ dovunque in Europa i monasteri benedettini. In Italia divennero famosi i monasteri di Subiaco, Montecassino, Bobbio. I monasteri diventarono subito centri di promozione umana e centri di rifugio dove trovavano accoglienza coloro che fuggivano dalle città devastate dai barbari: plebei, patrizi e schiavi, senza distinzione. I monaci riorganizzarono il lavoro; attorno al monasteri sorgevano villaggi, rifiorivano la vita, la cultura, l’agricoltura e la civiltà.
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ORA ET LABORA
Nel monastero i monaci vivono come fratelli, sotto la guida di un Abate (che vuol dire padre) seguendo una regola comune di vita.
La regola di san Benedetto è stata riassunta nelle parole prega e lavora (in latino: ora et labora), che sono tuttora il motto dei monaci benedettini; essi dividono il loro tempo tra la lode a Dio nel canto della liturgia e il lavoro fatto per amore.
Con la loro vita i monaci sono per il mondo modello di uguaglianza, laboriosità, fraternità e pace.
Con paziente lavoro nei monasteri si raccolsero e si ricopiarono i grandi libri della civiltà antica, che sono giunti fino a noi.
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Per tutto il Medioevo la Chiesa nei paesi europei si distinse in una grande opera di promozione civile e culturale e in uno sforzo intenso per ricercare equilibrio e pace tra le nuove popolazioni che si erano insediate nelle antiche regioni dell’Impero.
Le scuole dei monasteri e delle cattedrali prima, la nascita delle università e degli ospedali poi, costituirono il libro vivo e parlante della presenza del cristianesimo in occidente.
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Verso la fine del Medioevo, nei comuni e nelle città che diventavano sempre più grandi nascevano nuovi problemi. In una società così industriosa le famiglie dei lavoratori non sapevano come assistere e curare i loro malati. Allora le confraternite degli artigiani e dei commercianti fondarono i primi ospedali per assistere e curare gli infermi.
In questo stesso periodo nascono gli ordini mendicanti per opera di S. Domenico di Guzman e di S. Francesco d’Assisi. Coloro che vi appartengono vivono in comunità come fratelli (frati) e vanno ovunque a portare agli uomini l’acqua della vita, per questo vengono chiamati anche predicatori.
Molti ordini di predicatori e istituti missionari nasceranno lungo i secoli; ricordiamo in particolare nel XVI secolo la compagnia di Gesù (gesuiti).
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In epoca moderna si fece più urgente il problema di educare e istruire i figli dei poveri, altrimenti destinati a restare per sempre analfabeti. Nacquero allora nuove famiglie religiose, che fondarono oratori per la gioventù e scuole popolari. Possiamo ricordare per esempio quello che ha compiuto san Filippo Neri a Roma, san Giovanni Battista de La Salle, fondatore dei fratelli delle scuole cristiane, ed anche san Giovanni Bosco, educatore di migliaia di giovani e fondatore dei salesiani, e, ai nostri giorni, i santi don Orione e don Calabria.
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