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CATECHISMO DEI GIOVANI
Venite e vedrete

Catechismo dei Giovani

Venite e vedrete
Per camminare nella fede


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Le domande della vita
Più le situazioni sono complesse e oscure, più avvertiamo il bisogno di luce per interpretarle e vivere.
Nella vicenda di Gesù e nella fede della Chiesa rimane centrale e decisivo l’evento della Pasqua di morte e risurrezione.
Da questo mistero siamo raggiunti e salvati. La risurrezione del Signore illumina il mistero dell’uomo. La storia umana è abitata dalla luce pasquale.
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• In quali situazioni hai sperimentato che per vivere veramente è necessario morire a se stessi?
• Come il credere in Cristo morto e risorto rende possibile il passaggio dalla morte del peccato alla riconciliazione con Dio e con i fratelli?
• Come riusciamo a leggere nelle tante vicende della nostra storia i segni di speranza e di vita già presenti in essa?
• Con quali segni e con quali azioni la tua comunità cristiana manifesta la vittoria pasquale della vita sulla morte?
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L’ascolto della Parola
"Gesù di Nazareth – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete –, dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete ucciso.
Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere...
Questo Gesù Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni.
Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire...
Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!".
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La voce della Chiesa
"Ieri si immolava l’agnello e le porte venivano dipinte col sangue e tutto l’Egitto pianse i suoi primogeniti, ma noi restammo immuni, il sangue sulle porte ci salvò.
Oggi lasciamo l’Egitto e il suo Faraone e i suoi
feroci prefetti; lasciamo la fabbrica dei mattoni e nessuno ci può impedire di celebrare la festa della nostra liberazione; e celebriamo non nel vecchio fermento della malizia, ma negli azzimi della sincerità e della verità, poiché non portiamo con noi niente dell’empietà dell’Egitto.
Ieri ero levato in croce con Cristo, oggi sono glorificato con lui; ieri morivo con lui, oggi rivivo; ieri venivo seppellito con lui, oggi risorgo. Offriamo, dunque, qualcosa a colui che per noi morì ed è risorto. Forse voi pensate a oro, argento, tessuti, pietre lucide e preziose, tutta roba fragile e mutevole della terra, la maggior parte della quale è in possesso di un qualche schiavo delle cose terrene e di un qualche principe del mondo. Offriamo, invece, noi stessi; questo è il possesso più prezioso per Dio e il più degno di lui. Diamo all’immagine ciò che conviene all’immagine, riconosciamo la nostra dignità, onoriamo il modello, comprendiamo la forza del mistero e il motivo per cui Cristo è morto.
Siamo come Cristo, perché Cristo s’è fatto come noi.
Facciamoci dèi per lui, perché lui per noi s’è fatto uomo. Prese qualche cosa d’inferiore, per darci qualche cosa di superiore. Si fece povero, perché diventassimo ricchi della sua povertà. Prese la condizione di schiavo, perché noi fossimo liberati.
Scese, perché noi salissimo. Fu tentato, perché noi vincessimo. Fu vilipeso, per coprirci di gloria. Morì per dar salute a noi. Salì al cielo, per trarre con sé quelli che giacevano nella caduta del peccato.
Ciascuno dia tutto; tutto a colui che diede tutto se stesso come prezzo del nostro riscatto; ma nessuno darà mai tanto, quanto darebbe se desse se stesso con l’esatta comprensione di questo mistero: farsi tutto per colui che s’è fatto tutto per noi".
(Gregorio di Nazianzo, Discorso I, Sulla Pasqua, 3-5)
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Il dialogo della preghiera
"Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio,
concedi a noi miseri di fare,
per la forza del tuo amore,
ciò che sappiamo che tu vuoi,
e di volere sempre ciò che a te piace,
affinché, interiormente purificati,
interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo,
possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto,
il Signore nostro Gesù Cristo,
e, con l’aiuto della tua sola grazia,
giungere a te, o Altissimo,
che nella Trinità perfetta e nella Unità semplice
vivi e regni glorioso,
Dio onnipotente,
per tutti i secoli dei secoli. Amen".
(San Francesco d’Assisi, Lettera a tutto l’Ordine)
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L’incontro con i testimoni
Angela da Foligno
Angela da Foligno (1248 ca. - 1309), toccata dalla grazia di Dio nel mezzo di una vita che oggi diremmo borghese, prende coscienza dei propri peccati e, attraverso un cammino di purificazione, giunge alla più alta visione di Dio, fino a poter dire: "Mi sembrava di navigare nel seno stesso della Trinità".
È un cammino segnato da penitenza, distacco da cose ed affetti, immedesimazione nelle sofferenze di Cristo, esperienza della dolcezza di Dio, percezione della presenza in sé della Trinità, conoscenza di Dio nelle creature.
Ci sono anche sofferenze, tentazioni e aridità, ma al vertice del cammino raggiunge una cognizione oscura ma certissima di Dio ("nella tenebra", poiché viene a mancare ogni conoscenza razionale e lo stesso amore umano), e poi l’amore divino l’attrae a sé, nella cella dell’anima dove nulla può turbarla, in una esperienza di cui nulla si può dire.
Il memoriale dettato da Angela, insieme ad altri testi, forma il "Libro dell’esperienza dei veri fedeli". Donna e laica, raccolse attorno a sé un vero cenacolo dello spirito La sua penetrazione del mistero di Dio ne fa la più teologica ma anche la più ardita e appassionata fra le mistiche.
"All’improvviso l’anima fu rapita e mi trovai in uno stato di felicità che nulla di essa saprei dire. In essa, tutto ciò che volevo conoscere, conoscevo appieno; tutto ciò che volevo avere, tutto già possedevo; e vedevo ogni Bene. [...] Ora la mia speranza non riposa in alcun bene che possa essere descritto o rappresentato con la mente; la mia speranza sta tutta in un bene segreto, certissimo e nascosto, che comprendo in mezzo ad una grande tenebra. [...]
In questo stato non so se sono fuori di me o rimango in me, ma vedo il Dio-Uomo che trae a sé l’anima mia con tanta tenerezza che a volte sento la sua parola: "Tu sei me, ed io sono te". [...] Ed allora sono presa dal desiderio di lodare e cantare: "Ti lodo Dio, mio diletto, nella tua croce ho posto il mio letto"".
(Il libro della beata Angela da Foligno, Memoriale, IX, 28-31, 34-36, 91-93, 104-105)
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La professione della fede
"Maestro che cosa devo fare?"
"Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo la salverà" ( Mc 8,34-35 ).
"L’opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio... è stata compiuta da Cristo Signore, specialmente per mezzo del mistero pasquale della sua beata passione, risurrezione da morte e gloriosa ascensione, mistero col quale "morendo ha distrutto la nostra morte e risorgendo ci ha ridonato la vita" (Messale romano, Prefazio pasquale)" ( Sacrosanctum Concilium , 5).
• "Vi ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture" (1Cor 15,3-4).
• Gesù che va verso la morte non la subisce come una fatalità, ma l’accetta in piena libertà e le dà un senso: ne fa il dono della sua vita.
• Il dolore della creazione e della storia è assunto dal Crocifisso, che offre la sua vita in sacrificio per tutti: egli è il sommo sacerdote che può condividere le nostre fragilità, vittima pasquale che ci redime dai nostri peccati.
• Il Padre risuscita il Figlio dai morti, lo eleva alla sua destra, lo colma della forza dello Spirito, lo pone come capo del suo corpo che è la Chiesa, lo costituisce Signore del mondo e della storia: per lui e in lui il Padre ha voluto ricreare ciò che aveva creato.
• Gesù ha mandato a tutti i suoi discepoli lo Spirito Santo, "che li muovesse dall’interno ad amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutte le forze, e ad amarsi a vicenda come Cristo ha amato loro" (Lumen gentium, 40).

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