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CATECHISMO DEI GIOVANI
Venite e vedrete

Catechismo dei Giovani

Venite e vedrete
Per camminare nella fede


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Le domande della vita
Viviamo oggi in un contesto pluralistico. Vari messaggi religiosi e culturali affollano il nostro tempo. Tentano di rispondere al problema di Dio e del male, propongono un significato alla vita e al futuro dell’uomo e del mondo.
Dinanzi al pluralismo religioso ai cristiani è richiesto un discernimento di fede.
Se camminiamo con Gesù, conosciamo meglio noi stessi, perché tocchiamo con mano chi è veramente Dio per noi. Siamo chiamati, però, a scegliere personalmente e a trovare motivazioni giuste e convincenti al nostro cammino.
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• Che cosa suscita in te l’incontro con la persona di Gesù, con il suo messaggio? Che cosa aggiunge di nuovo nella tua vita oggi la persona di Cristo?
• Quali sentimenti e quali immagini evoca in te l’annuncio del regno di Dio?
• Le tensioni religiose del nostro tempo esigono di essere purificate, superando gli aspetti riduttivi delle ideologie:
quale ruolo può esercitare al riguardo il messaggio cristiano?
• Quali segni e quali linguaggi utilizzati da Gesù nell’annuncio del regno di Dio trovi ancora presenti nella tua Chiesa oggi?
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L’ascolto della Parola
"Avendo saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea e, lasciata Nazareth, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Néftali, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali,
sulla via del mare, al di là del Giordano,
Galilea delle genti;
il popolo immerso nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte
una luce si è levata.
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino"...
Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del Regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo".
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La voce della Chiesa
"A quale maestro, dissi, si può ricorrere o dove si può trovare aiuto, se nemmeno in uomini come Platone e Pitagora si trova la verità?
Molto tempo fa, mi disse l’anziano, prima di tutti costoro che sono ritenuti filosofi, vissero uomini beati, giusti e graditi a Dio, che parlarono mossi dallo Spirito divino e predicevano le cose future che ora si sono avverate. Li chiamano profeti e sono i soli che hanno visto la verità e l’hanno annunciata agli uomini senza rumore o riguardo per nessuno e senza farsi dominare dall’ambizione, ma proclamando solo ciò che, ripieni di Spirito Santo, avevano visto e udito. I loro scritti sono giunti fino a noi e chi li legge prestandovi fede ne ricava sommo giovamento, sia riguardo alla dottrina dei principi che a quella dei fini, su tutto ciò che il filosofo deve sapere.
Essi infatti non hanno parlato procedendo per dimostrazione; al di sopra di ogni dimostrazione essi rendono alla verità una testimonianza degna di fede.
Gli avvenimenti passati e presenti conducono a credere alle loro parole. Essi inoltre si sono mostrati degni di fede in forza dei prodigi che hanno compiuto; questo sia perché hanno glorificato Dio Padre, creatore di tutte le cose, sia perché hanno annunciato il Figlio suo, il Cristo da Lui inviato, cosa che i falsi profeti, pervasi dallo spirito impuro e ingannatore, non hanno fatto né fanno, avendo piuttosto l’ardire di compiere dei prodigi per sbalordire gli uomini e dando gloria agli spiriti e ai demoni dell’errore.
E tu innanzitutto prega, perché ti siano aperte le porte della luce, perché nessuno può vedere né comprendere queste cose se Dio e il suo Cristo non lo concedono".
(San Giustino, Dialogo con Trifone, VII, 1-3)
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Il dialogo della preghiera
"Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
lo mi glorio nel Signore,
ascoltino gli umili e si rallegrino.
Celebrate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore e mi ha risposto
e da ogni timore mi ha liberato.
Guardate a lui e sarete raggianti,
non saranno confusi i vostri volti.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo libera da tutte le sue angosce.
L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono e li salva.
Gustate e vedete quanto è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.
Temete il Signore, suoi santi,
nulla manca a coloro che lo temono.
I ricchi impoveriscono e hanno fame,
ma chi cerca il Signore non manca di nulla"
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L’incontro con i testimoni
Daniele Comboni
Daniele Comboni nasce il 15 marzo 1831, da una famiglia di contadini, in una piccola cittadina sulle rive del lago di Garda. Trasferitosi a Verona, matura la decisione di diventare sacerdote e, avvinto dalla testimonianza dei missionari, a 18 anni consacra la sua vita all’evangelizzazione dell’Africa.
Ordinato sacerdote nel 1854, parte con alcuni compagni per un primo viaggio missionario. L’impatto con l’Africa è drammatico, ma non lo fermano il cima insalubre, le fatiche e i problemi. la povertà dei luoghi, la malattia e la morte dei compagni. Sfinito dalle febbri, è costretto a rientrare in Italia nel 1859 Si la allora portavoce in Europa delle esigenze dell’Africa: fonda una rivista missionaria. raccoglie persone, ritorna più volte sul suolo africano, progetta nuove iniziative di evangelizzazione.
Consacrato vescovo per l’Africa centrale nel 1877, è di nuovo direttamente sulle strade della missione, annunziando il vangelo, condividendo gioie e sofferenze con le popolazioni africane, levando la sua voce contro la schiavitù, organizzando l’azione missionaria verso la regione dei Grandi Laghi.
Il 10 ottobre 1881, esauste per le fatiche e in un crescendo di prove interiori ed esterne, muore a Khartoum, consumato dalla passione per il vangelo
"Era la mezzanotte quando la nostra barca si incagliò in un bassofondo. Sulla riva destra si scorgevano i falò dei Denka e, al loro bagliore, si vedevano quei giganti appoggiati a grandi scudi, con la lancia in mano. [...].
Non ci possiamo muovere. Abbiamo si dieci fucili, ma il missionario si lascia trucidare cento volte piuttosto che difendersi con grave pericolo per il nemico. Gesù Cristo non avrebbe fatto così?
Decidemmo che, se fossero arrivati, noi con al petto l’invulnerabile crocifisso avremmo ceduto loro ogni cosa e barca e tutto. Essi d avrebbero certo menati schiavi dinanzi al loro re, forse per subire la pena, ma con la grazia di Dio e con l’esercizio della carità, qui avremmo forse piantato la croce e la missione".
(Lorenzo Gaiga, Daniele Comboni. La missione continua)
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La professione della fede
"Maestro che cosa devo fare?"
"Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo" ( Mc 1,15 )
"Il regno di Dio da secoli promesso nelle Scritture... si manifesta chiaramente agli uomini, nelle parole, nelle opere, nella persona di Cristo"
( Lumen gentium , 5).
• Il Regno sì manifesta nella persona di Cristo,
Figlio di Dio e figlio dell’uomo,
il quale è venuto "a servire e a dare la sua vita
in riscatto per molti" (Mc 10,45).
• Gesù, "l’uomo perfetto" (Gaudium et spes, 38),
ci chiama a diventare suoi discepoli.
Seguire lui è percorrere un cammino di realizzazione piena:
"Egli dà all’uomo mediante il suo Spirito luce e forza
perché possa rispondere alla suprema sua vocazione"
(Gaudium et spes, 10).
• Il Regno appartiene ai poveri e ai piccoli,
a quanti cioè lo accolgono con cuore umile:
Gesù li proclama beati.
• Maria è Madre di Gesù e, insieme, sua discepola:
nell’obbedienza della fede è modello
per ciascuno di noi e per la Chiesa intera.

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