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CATECHISMO DEI GIOVANI
Venite e vedrete

Catechismo dei Giovani

Venite e vedrete
Per camminare nella fede


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Le domande della vita
La ricerca avviene sempre in situazioni di vita e di relazioni concrete.
Le domande importanti a cui siamo chiamati a dare una risposta, spesso decisiva, non appaiono sempre evidenti. Neppure la risposta è sempre scontata e facile.
Nella vita di tutti i giorni si aprono nuove prospettive, si fanno incontri importanti, ci si imbatte in risposte contraddittorie e talvolta frustranti. Ma si può incontrare in modo nuovo e sorprendente Gesù Cristo, un incontro in cui la decisione personale e tutta la realtà della nostra vita vengono coinvolte.
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• Quali interrogativi si impongono con maggior frequenza nella tua vita? Quali domande ritieni più importanti?
• Nell’ambiente in cui vivi quali sono gli stimoli culturali che ti aiutano nella ricerca e le pesantezze che ti stordiscono?
Quali sono le fatiche e le incertezze di chi si mette in ricerca?
• Ciascuno di noi avverte attese e speranze.
Quali ritieni più importanti per una piena realizzazione?
Quali cammini e quali mete ritieni possibili per la tua ricerca?
• In quale misura intravedi e sperimenti nella comunità cristiana uno spazio per trovare risposta alle tue domande?
In quale modo, a tua volta, ti lasci interpellare dal suo cammino?
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L’ascolto della Parola
"Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l’agnello di Dio!".
E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: "Che cercate?".
Gli risposero: "Rabbì (che significa maestro), dove abiti?". Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio".
(Gv 1,35-39)
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La voce della Chiesa
"L’uomo vuole lodarti,
particella del tuo creato,
che porta con sé la prova del suo
destino mortale,
che porta con sé la prova del peccato,
e la prova che tu resisti ai superbi.
Eppure l’uomo,
particella del tuo creato,
vuole lodarti.
Sei tu che lo stimoli a dilettarsi delle tue lodi,
perché ci hai fatto per te,
e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in te.
Concedimi, Signore,
di conoscere e capire se si debba
prima invocarti o lodarti,
prima conoscerti o invocarti.
Ma come potrebbe invocarti chi non ti conosce?
O tu devi essere invocato perché ti si conosca?
Che io ti cerchi, Signore,
invocandoti e t’invochi,
credendo in te,
perché sei stato
annunciato a noi.
T’invoca, Signore, la mia fede,
quella che tu mi hai dato,
quella che mi hai ispirato,
mediante il tuo Figlio fatto uomo,
mediante l’opera di lui
che ti ha annunciato
a noi".
(Sant’Agostino, Confessioni, I, 1, 1)
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Il dialogo della preghiera
"O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco,
di te ha sete l’anima mia,
a te anela la mia carne,
come terra deserta, arida, senz’acqua.
Così nel santuario ti ho cercato,
per contemplare la tua potenza e la tua gloria.
Poiché la tua grazia vale più della vita,
le mie labbra diranno la tua lode.
Così ti benedirà finché io viva,
nel tuo nome alzerà le mie mani.
Mi sazierà come a lauto convito,
e con voci di gioia ti loderà la mia bocca.
Quando nel mio giaciglio di te mi ricordo
e penso a te nelle veglie notturne,
a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
A te si stringe l’anima mia
e la forza della tua destra mi sostiene".
"Io aspetto. Dammi un segno,
siamo così vicini.
Tra noi soltanto un muro
sottile ha messo il caso:
basterebbe ad abbatterlo
della tua voce e della mia un richiamo.
Cadrebbe senza suono".
(Rainer Maria Rilke, Dio, mio vicino)
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L’incontro con i testimoni
Agostino d’Ippona
Diremmo oggi che le aveva provate tutte il trentaduenne Agostino, che nel sabato santo del 387 il santo vescovo Ambrogio battezzava nel battistero di Milano. Veniva da Tagaste (oggi Souk Ahras in Algeria), dove era nato nel 354, e portava con sé una formazione classica di tutto rispetto, che lo aveva posto a confronto con le correnti culturali più vive del tempo, passando anche attraverso un periodo di adesione alla setta eretica dei manichei. Lasciava dietro di sé una vita ricca di amicizie, ma anche di amori disordinati, da cui era nato un figlio, Adeodato. Aveva vegliato su di lui la madre Monica, con molte preghiere e nella fiduciosa certezza che Dio avrebbe fatto sentire con forza la sua voce a questo figlio di grandi doti e di grandi eccessi.
L’insegnamento di retorica a coi era stato chiamato nella prestigiosa sede di Milano poteva essere un punto di arrivo per un intellettuale di successo. Ma per chi era alla ricerca della verità non poteva certo bastare. Il contemporaneo approfondimento dette sacre Scrittore e della filosofia neoplatonica lo conduce ad accogliere la pienezza della fede cristiana nella Chiesa cattolica.
Tornato in Africa, la sua vita si fa subito ascetica e, su sollecitazione del vescovo e del popolo di Ippona, viene ordinato sacerdote e poi vescovo dalla stessa piccola città portuale. Da allora la predicazione e la cura delle anime diventano il suo primo dovere, cui affianca però un impegno straordinario nella lotta contro i nemici esterni ed interni delta Chiesa e della verità del vangelo. Nasce così una produzione enorme di opere esegetiche, teologiche, filosofiche, catechetiche, apologetiche. ecc., che costituiscono una profonda rielaborazione del pensiero cristiano dei secoli precedenti. il vertice della riflessione di fede della Chiesa antica e il riferimento ancora non esaurito di tanto successivo cammino della teologia. Ma il grande teologo è anche colui che nelle Confessioni apre il suo animo e la della sua vicenda di ricerca di Dio un esemplare termine di confronto per ogni ricercatore autentico della Verità.
Agostino muore ad Ippona il 28 agosto 430.
"Tardi ti ho amato,
bellezza tanto antica e tanto nuova,
tardi ti ho amato.
Ed ecco che tu stavi dentro di me
e io ero fuori
e là ti cercavo.
E io, brutto, mi avventavo
sulle cose belle da te create.
Eri con me ed io non ero con te.
Mi tenevano lontano da te quelle creature,
che, se non fossero in te, neppure esisterebbero.
Mi hai chiamato, hai gridato,
hai infranto la mia sordità.
Mi hai abbagliato, mi hai folgorato,
e hai finalmente guarito la mia cecità.
Hai alitato su dì me il tuo profumo
ed io l’ho respirato,
e ora anelo a te.
Ti ho gustato
e ora ho fame e sete di te.
Mi hai toccato
e ora ardo dal desiderio
di conseguire la tua pace".
(Confessioni, X, 27, 38)
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La professione della fede
"Maestro che cosa devo fare?"
"Dio nessuno l’ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato" ( Gv 1,18 ).
"Cristo, per tutti morto e risorto,
dà all’uomo, mediante Il suo Spirito, luce e forza,
perché l’uomo possa rispondere
alla suprema sua vocazione;
né è dato in terra un altro nome agli uomini
in cui possano salvarsi" ( Gaudium et spes , 10).
• A Dio, che ci chiama a incontrarlo e ad accoglierlo
in Gesù Cristo, noi rispondiamo con la fede.
La fede è dono dell’amore di Dio
e, insieme, atto personale, intelligente e libero.
• La fede è sempre atto ecclesiale.
Nessuno si dà la fede da se stesso,
come non si dà la vita da sé, ma la riceve da altri.
Nessuno tiene la fede per se stesso,
ma la comunica agli altri.

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