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CATECHISMO DEI GIOVANI
Io ho scelto voi

Catechismo dei Giovani

Io ho scelto voi
Nella comunione del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo

9. Padre e Figlio e Spirito Santo

Non conosciamo quando verrà l’ultima sera della storia e non sappiamo il modo in cui verrà trasformato l’universo, ma la risurrezione di Gesù ci assicura che la mèta ultima del nostro cammino non è l’abisso spento del nulla, e l’amore di Dio datoci in dono è la garanzia della gioia perfetta che ci attende alla festa senza fine dei cieli nuovi e della nuova terra. Solo allora vedremo Dio come egli è (1Giovanni 3,2), ma. già ora abbiamo, nella fede, un’invincibile certezza: il segreto più intimo della sua vita è l’amore e il nome grande e sublime che Gesù ci ha comunicato di lui è «Padre e Figlio e Spirito Santo» (Matteo 28,19).
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Di fronte alla luminosa profondità di questo mistero, non si dà atteggiamento più rispettoso del silenzio adorante della fede. Ma, pur nell’umile consapevolezza della nostra povertà, dobbiamo ricordare che «noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato» (1Corinzi 2,2). Perciò, grazie alla luce dello Spirito che ci spalanca l’orizzonte sul mondo di Dio, osiamo balbettare qualche sillaba della verità più alta e più santa che ci sia stata rivelata.
Al principio di tutto c’è il Padre, sorgente eternamente giovane della vita. Egli ha dato origine all’universo per effondere il suo amore su tutte le creature. E, quando l’uomo ha rifiutato la sua amicizia, ha tanto amato il mondo da mandare a noi il Figlio, ce lo ha consegnato sulla croce e lo ha risuscitato per la nostra salvezza. Ma Dio Padre non è amore solo a partire dalla creazione del mondo; alla scuola di Gesù e della sua parola, abbiamo imparato che egli è amore per se stesso, da sempre. Egli non si ripiega su di sé, ma, nell’apertura più totale e con gratuità feconda, genera il Figlio, l’eterno amato. Per questo il suo nome è “Padre”, perché inizio assoluto di un amore che non trattiene la sovrabbondante ricchezza del suo essere, ma ne fa dono radicale e irrevocabile al Figlio diletto.
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Questo Figlio diletto si è fatto uomo per la nostra salvezza. Nato da Maria e battezzato nello Spirito al Giordano, Gesù nei giorni della sua vita mortale è passato beneficando e sanando tutti coloro che erano prigionieri del male. Prima di stendere le braccia sulla croce, in segno di perenne alleanza fra il cielo e la terra, si è offerto al Padre e ha reso lode al suo amore perenne e invincibile: «Tu (Padre) mi hai amato prima della creazione del mondo» (Giovanni 17,24).
Risuscitato da morte, Gesù ci ha fatto partecipi del suo dono più grande, lo Spirito Santo, e così l’Amore in persona nel quale il Padre e il Figlio sono legati dall’eternità viene comunicato alla Chiesa e il regno di Dio comincia a germinare lungo i solchi di un mondo rinnovato.
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Un mistero così sfolgorante di luce attrae e concentra l’attenzione stupita del credente: davvero «Dio è amore», solo amore (1Giovanni 4,816). Il Padre è la sovrabbondante gratuità dell’amore che genera vita,. Il Figlio è la totale gratitudine dell’amore che raccoglie e ricambia. L’intima realtà di Dio non consiste nel possedere e nell’essere posseduti, ma nel limpido dono di sé reciprocamente offerto e ricevuto. Ogni persona divina vive per l’altra, ed è se stessa proprio perché si apre e si dà. Lo Spirito è lo stesso amore donato dal Padre, accolto e ridonato dal Figlio; uscendo completamente da se stessi, il Padre e il Figlio si incontrano nello Spirito e attraverso di lui si aprono alla storia.
“Trinità” è il termine usato dalla Chiesa fin dai primi secoli per dire questa verità della fede cristiana. Con questa parola si vuole affermare che noi crediamo in un solo Dio (monoteismo), ma non in un Dio solitario. Il Padre e il Figlio e lo Spirito costituiscono la comunione piena e beata di tre persone uguali, distinte, unite: uguali, senza differenze e senza subordinazioni; distinte, ma non separate e distanti; fuse nell’amore al punto di formare una sola “natura” divina, perfettamente una e indivisa, ma non confusa, anonima e indeterminata.
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CREDERE E CERCARE
Questa preghiera chiude i libri che Sant’Agostino (354-430) dedica alla Trinità, invocando memoria, comprensione e amore del mistero di Dio.
«Signore nostro Dio, crediamo in te, Padre e Figlio e Spirito Santo. Perché la Verità non avrebbe detto: “Andate, battezzate tutte le genti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, se tu non fossi Trinità. Né avresti ordinato, Signore Dio, che fossimo battezzati nel nome di chi non fosse Signore Dio. E una voce divina non avrebbe detto: “Ascolta, Israele, il Signore Dio tuo è un unico Dio”, se tu non fossi Trinità in tal modo da essere un solo Signore e Dio. E se tu Dio Padre fossi e fossi pure il Figlio tu» Verbo, Gesù Cristo e il vostro dono lo Spirito Santo, non leggeremmo nelle Sacre Scritture Dio ha mandato il suo Figlio né tu, o Unigenito diresti dello Spirito Santo: “Colui che il Padre manderà nel mio nome” e “Colui che io manderò da presso il Padre” Dirigendo il mio slancio secondo quanto regola della fede, per quanto ho potuto, per quanto tu mi hai concesso di potere, ti ho cercato e ho desiderato vedere con l’intelligenza ciò che ho creduto, e ho molto disputato e molto faticato. Signore, mio Dio, mia unica speranza, esaudiscimi e fa’ sì che non cessi di cercarti per stanchezza ma cerchi sempre il tuo volto con ardore. Dammi tu la forza di cercare, tu che hai fatto si di essere trovato e mi hai dato la speranza di trovarti con una conoscenza sempre più perfetta. Davanti a te sta la mia forza e la mia debolezza. conserva quella, guarisci questa. Davanti a te sta la mia scienza e la mia ignoranza: dove mi hai aperto ricevimi dentro, dove mi hai chiuso aprimi quando busso. Fa’ che mi ricordi di te, che comprenda te, che ami te. Aumenta in me questi doni, fino a quando tu mi abbia cambiato interamente». (La Trinità XV, 28.51)

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