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CATECHISMO DEI GIOVANI
Io ho scelto voi

Catechismo dei Giovani

Io ho scelto voi
Sulla via della croce

6. Per noi obbediente fino alla morte di croce

Nella prossimità della sua morte, durante un banchetto che ha la tristezza e la solennità dell’addio, Gesù rivolge una chiamata definitiva ai suoi discepoli. Egli compie un gesto che vuol essere un riassunto di tutta la sua vita e l’anticipazione del significato della sua croce. Si china, come uno schiavo davanti al padrone, per lavare i piedi ai discepoli. In ogni parola e in ogni gesto l’esistenza di Gesù è stata un servizio per la vita degli uomini. La sua morte diventerà il dono ed il servizio totale.
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Ma ecco l’esigenza nuova che deve segnare la vita dei discepoli: «Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica» (Giovanni 13,12-17). Sulle orme del Maestro, anche la vita del discepolo deve diventare dono generoso, servizio pieno ai fratelli. Nel mettere a disposizione tutto se stesso, egli troverà la beatitudine, la gioia profonda che solo Dio può offrire.
Non è un programma di vita facile. Esige un continuo cambiamento di mentalità, uno sforzo rinnovato per superare se stessi. Pietro intuisce che questa strada è dura e umanamente inconcepibile e tenta di resistere a Gesù: «Non mi laverai mai i piedi!». Ma Gesù lo avverte: «Se non ti laverò, non avrai parte con me» (Giovanni 13,8). L’amore per il Maestro, il desiderio di essergli vicino e di condividerne la sorte, gli permette di superare le difficoltà e l’istintivo rifiuto: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!» (Giovanni 13,9).
Ci sarà anche chi opporrà il proprio no deciso a questa radicale richiesta di Cristo. Mettere la propria vita al servizio degli altri può apparire una scelta insensata, una decisione da persone deboli. Meglio pensare a se stessi, alla proprie cose, alla propria affermazione. Gesù sa che il suo esempio può incontrare cuori chiusi: «“Voi siete mondi, ma non tutti”. Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: “Non tutti siete mondi”» (Giovanni 13,10-11). Eppure egli non desiste dall’indicarci e dall’aprirci questo cammino di donazione, perché esso è il cammino di Dio per la vita del mondo.
Chi accetterà questo progetto per la propria vita, continuerà a rendere presente nella storia Gesù, servo di Dio e degli uomini. Gli presterà voce, mani, cuore perché possa ancora amare in modo visibile gli uomini di tutti i tempi. Gesù potrà dire davvero: «Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me» (Giovanni 13,20). Quanti sono chiamati da Gesù sulla sua strada non dovranno mai dimenticare la figura del “servo”, che egli ci ha lasciato come testamento supremo.
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LI AMÒ SINO ALLA FINE
Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto.

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