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CATECHISMO DEI GIOVANI
Io ho scelto voi

Catechismo dei Giovani

Io ho scelto voi
Padre Massimiliano Kolbe

12. Da un solo Spirito doni diversi I fedeli laiciSantità laicaleCdA 568-57013. La missione della Chiesa Rivelare e comunicare l’amore di DioLa via della testimonianzaCdA 838-84421. La vocazione del cristiano Comune vocazione alla santità

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Il 14 agosto 1941, vigilia della festa dell’Assunzione di Maria, muore nel lager di Auschwitz padre Massimiliano Kolbe. Ha offerto la propria vita in cambio di quella di un altro prigioniero: «Sono un sacerdote cattolico polacco; sono anziano; voglio morire al suo posto, perché ha moglie e figli». Dopo giorni di inaudite sofferenze in una cella, senza cibo e senza acqua, viene ucciso con una iniezione di acido fenico. Ha 47 anni. Il suo corpo è bruciato, come quello di tante vittime della disumana e aberrante follia nazista.
Una morte eroica non si inventa, né accade per caso: è il punto di arrivo di una esistenza e l’esito delle sue motivazioni di fondo. Lo straordinario definitivo dono della sua vita, svela l’intimo orientamento che ha guidato padre Kolbe giorno per giorno: l’amore di Dio e del prossimo. Egli diventa capace di una libertà assoluta di fronte alla propria vita, perché tutta la sua vita è stata un’offerta di amore.
Un rapporto profondo e tenero con Maria caratterizza l’esistenza di questo francescano. Con sette amici fonda la “Milizia dell’Immacolata”: un gruppo di “cavalieri”, uomini cioè che scelgono con libertà di appartenere a Maria, disposti a tutto, ad offrirsi senza riserve, a farsi santi sul serio, perché, con l’aiuto e la protezione dell’Immacolata, al maggior numero di persone possa giungere l’amore di Dio.
Fonda giornali, apre stazioni radiofoniche, crea nuove forme di comunità fraterne: le “Città dell’Immacolata”, in cui giovani e ragazzi, avvinti dall’ideale mariano, si dedicano alla diffusione del regno di Dio. Nella sua patria prima, poi anche in Giappone, egli vive unendo lavoro, ricorso alle tecniche moderne, preghiera, povertà, obbedienza. L’Immacolata e San Francesco lo introducono all’intimità con il mistero della Trinità.
Poi viene la guerra, l’occupazione della Polonia, la prigionia nel campo di concentramento: è il n. 16670. Qui dove l’odio mostra il suo volto più mostruoso, egli è solito ripetere: «L’odio non è forza creativa. Soltanto l’amore crea».

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