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CATECHISMO DEI GIOVANI
Io ho scelto voi

Catechismo dei Giovani

Io ho scelto voi
Marcello Candia

12. Da un solo Spirito doni diversi I fedeli laiciSantità laicaleCdA 568-57013. La missione della Chiesa Rivelare e comunicare l’amore di DioLa via della testimonianzaCdA 838-84421. La vocazione del cristiano Comune vocazione alla santità

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Marcello Candia vive gran parte della sua vita tra i malati e i lebbrosi a Marituba (Brasile), dove si trasferisce nel 1964, dopo aver incontrato la miseria delle “favelas” anni prima, quando era alla guida della società industriale del padre. Muore a Milano nel 1983.
Crescendo in una famiglia cristiana impara cosa è una fede vissuta nel quotidiano, soprattutto nell’amore ai fratelli più bisognosi. Ma verso i 50 anni sceglie di dedicare tutto se stesso agli altri: lascia la sua città, l’industria, la famiglia per fondare un ospedale ed un lebbrosario, dove poter vivere donando tutto se stesso al Signore nella persona dei poveri. Non si sente un eroe, ma solo un uomo che lavora e serve a nome della Chiesa.
«E poi... ho pensato di dover fare di più. Sta scritto nei doveri del cristiano, me l’avevano spiegato fin da ragazzo: è la storia dei talenti, ognuno di noi ne ha. Per me i talenti volevano dire la posizione sociale, gli studi, la possibilità dei mezzi finanziari, l’esperienza della professione, tutto quello che avevo imparato a fare, a vedere, a capire. E dunque era tassativo: i talenti dovevano assolutamente diventare dieci. Il Vangelo non sbaglia. Il traffico dei talenti è una responsabilità di coscienza che abbiamo tutti. E siccome questa responsabilità io la sentivo bruciare, ho agito, ho dovuto agire, non avrei potuto che agire».
«Occuparsi della povera gente dev’essere una scelta che insorge dal di dentro, che esce fuori come la vita, senza troppe riflessioni. O la forza sminuisce. E a cose fatte, ecco, te lo garantisco: si vede palesemente che il Signore ci viene incontro. Io ho sempre trovato della gran gente grata. Devo anche aggiungere che non l’ho certo fatto per questo. Non si devono sentire le cose che si fanno come una realizzazione di se stessi. Inorridivo quando qualcuno mi diceva: lei, costruendo l’ospedale S. Camillo e S. Luigi, si è realizzato. Io non volevo realizzarmi in niente. Le opere si fanno per amore di Dio, perché questo è motivo di vita su un piano di fede».

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