Catechismo dei Giovani
Io ho scelto voi
Cercare il diritto e la giustizia
29.
Un lavoro degno dell’uomo
Produrre e possedere senza cupidigiaFratelli mediante i beni materiali e il lavoroCdA 1131-113929.
Un lavoro degno dell’uomo
L’uomo al centro dell’economia)
La consapevolezza che la fedeltà a Dio esige la pratica della giustizia si fa sconvolgente parola di appello e di denuncia sulla bocca del profeta Amos.
Siamo durante il regno di Geroboamo II (783-743 a.C.), tempo di sviluppo economico e di prosperità materiale per Israele. Ma il benessere è di pochi. Una classe di ricchi proprietari terrieri fa la propria fortuna sulle spalle dei ceti più deboli e poveri. La potenza dei ricchi influenza anche la pratica della giustizia nei tribunali, così che i più poveri non trovano chi difenda i loro diritti. La corruzione diventa strumento abituale nella corsa alla ricchezza. Nei rapporti economici si fa uso indiscriminato della menzogna e della frode.
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![]() Accanto a queste palesi ingiustizie trionfa però la coscienza di essere il popolo “eletto” da Dio, e in questa elezione si vuol vedere una sorta di garanzia della sua protezione in ogni caso, qualunque sia il comportamento del popolo. Si moltiplicano i pellegrinaggi, le feste e le celebrazioni nei luoghi di culto; ma si tratta, più che altro, di espressioni di potenza e di presunzione, non di fede.
Dentro una società in cui si manifestano squilibri sociali e incoerenze nella vita religiosa, il profeta fa penetrare la sua parola tagliente come una spada. Ricorda che, se Dio ha eletto il popolo, è perché si aspetta da esso un particolare impegno nel bene. Di fronte all’ingiustizia, l’elezione diventa giudizio e castigo.
«Soltanto voi ho eletto
fra tutte le stirpi della terra;
perciò io vi farò scontare
tutte le vostre iniquità»
(Amos 3,2).
Amos invita, con tono ironico e sferzante, a continuare le pratiche del culto, ma ammonisce che Dio detesta tutte queste cose, perché nel paese non è più rispettato il diritto e non è più praticata la giustizia.
«Andate pure a Betel e peccate!
A Gàlgala e peccate ancora di più!
Offrite ogni mattina i vostri sacrifici
e ogni tre giorni le vostre decime.
Offrite anche sacrifici di grazie con lievito
e proclamate ad alta voce le offerte spontanee
perché così vi piace di fare, o Israeliti,
dice il Signore.
Io detesto, respingo le vostre feste
e non gradisco le vostre riunioni;
anche se voi mi offrite olocausti,
io non gradisco i vostri doni
e le vittime grasse come pacificazione
io non le guardo.
Lontano da me il frastuono dei tuoi canti:
il suono delle tue arpe non posso sentirlo!
Piuttosto scorra come acqua il diritto
e la giustizia come un torrente perenne» (Amos 4,4-55,21-24). | |
![]() Consapevole che non c’è Dio dove non esistono rapporti giusti e veritieri tra gli uomini e dove non sono riconosciute le esigenze di vita dei poveri, il profeta lancia accuse e minacce tremende contro gli oppressori. Si scaglia contro il lusso e la ricchezza sfrenata e avida.
«Guai agli spensierati di Sion
e a quelli che si considerano sicuri
sulla montagna di Samaria!
Essi su letti d’avorio
e sdraiati sui loro divani
mangiano gli agnelli del gregge
e i vitelli cresciuti nella stalla.
Canterellano al suono dell’arpa,
si pareggiano a David negli strumenti musicali;
bevono il vino in larghe coppe
e si ungono con gli unguenti più raffinati,
ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano.
Perciò andranno in esilio
in testa ai deportati
e cesserà l’orgia dei buontemponi»
Amos denuncia coloro che compiono parzialità e ingiustizie nei tribunali, dove i deboli non trovano ascolto.
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![]() «Essi sono oppressori del giusto,
incettatori di ricompense
e respingono i poveri nel tribunale.
Perciò il prudente in questo tempo tacerà,
perché sarà un tempo di sventura»
(Amos 5,12-13).
Il profeta porta alla luce le frodi messe in atto nei rapporti economici. Con forza ed irruenza grida che ogni ingiustizia è venire meno alla fedeltà di Dio.
«Ascoltate questo, voi che calpestate il povero
e sterminate gli umili del paese,
voi che dite: “Quando sarà passato il novilunio
e si potrà vendere il grano?
E il sabato, perché si possa smerciare il frumento,
diminuendo le misure e aumentando il siclo
e usando bilance false,
per comprare con denaro gli indigenti
e il povero per un paio di sandali?
Venderemo anche lo scarto del grano”.
Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe:
certo non dimenticherò mai le loro opere»
(Amos 8,4-7).
Ritrovare il volto di Dio, convertirsi a lui, significa cercare il bene, non il male. È possibile una vita piena, quale Dio vuole donare agli uomini, solo ristabilendo e rinsaldando nuovi rapporti di giustizia e di fraternità, secondo le esigenze divine.
«Cercate il bene e non il male,
se volete vivere,
e così il Signore, Dio degli eserciti,
sia con voi, come voi dite.
Odiate il male e amate il bene
e ristabilite nei tribunali il diritto;
forse il Signore, Dio degli eserciti,
avrà pietà del resto di Giuseppe» (Amos 5,14-15). | |
![]() Chi si farà portatore della giustizia di Dio, così da fare del mondo la casa della fraternità, il luogo dove le cose necessarie alla vita vengono equamente distribuite e condivise, dove i diritti fondamentali di ciascuno sono riconosciuti, l’attenzione premurosa va verso i poveri, gli indifesi, gli esclusi dal banchetto della vita?
La via dell’esperienza, guidata dalla preghiera d’Israele
e dalla voce dei profeti, apre nuovi orizzonti alla nostra
esistenza. Ma l’interrogativo rimane: qual è l’uomo
capace di portare a compimento il disegno divino
sulla creazione? chi ci donerà la giustizia di Dio
e ci darà la forza di viverla pienamente?
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