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CATECHISMO DEI GIOVANI
Io ho scelto voi

Catechismo dei Giovani

Io ho scelto voi
Tutto hai posto nelle nostre mani

CdA 1113-1119 (29. Un lavoro degno dell’uomo:1. Vocazione al lavoro e al riposo)
IN PARTICOLARE:
universale destinazione dei beniCdA 88722. Libertà cristiana e legge evangelica Il messaggio delle “dieci parole”Settimo comandamento

Affermare che il mondo è dono d’amore di Dio, per Israele non significa negare che esso è nelle mani dell’uomo perché lo trasformi. Già nel racconto della creazione l’uomo, fatto ad immagine del suo creatore, è destinato al dominio su tutte le realtà del mondo (Genesi 1,26-28). Posto al centro e al di sopra del creato, è accompagnato dalla benedizione divina, dalla vitalità e dalla forza che essa comunica.
Questa misteriosa grandezza dell’uomo, artefice e costruttore del proprio mondo, è cantata con stupore nella preghiera d’Israele. Anche se di fronte all’immensità del creato l’uomo appare piccolo ed indifeso, Dio lo ha reso capace di essere l’unica creatura del mondo a poter continuare l’opera della creazione.
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«Se guardo il tuo cielo,
opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l’uomo perché te ne ricordi,
il figlio dell’uomo perché te ne curi?
Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato:
gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi;
tutti i greggi e gli armenti,
tutte le bestie della campagna;
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
che percorrono le vie del mare»
Per il compimento di quest’opera, Dio ha dotato l’uomo di sensibilità e d’intelligenza, di forza e di libera decisione. Tutte le capacità che sono in lui vanno viste come dono divino, per il suo compito di dare forma sempre nuova al mondo (Siracide 17,2-6).
La fede del popolo di Dio segnala, nelle sue linee essenziali, la posizione dell’uomo dentro il mondo e aiuta a scoprire il compito che ci attende di fronte alla realtà. Dio ci chiama a crescere proprio nella fatica continua di conoscere, di scoprire, di trasformare tutto quanto sta intorno a noi. Lo studio, quindi, e la ricerca, la creatività artistica e l’apprendimento di un lavoro sono momenti importanti di questa crescita.
Ma proprio dentro questa avventura, che dura dal principio della storia umana, non possiamo dimenticarci del Dio che l’ha resa possibile e l’accompagna con la forza della sua benedizione.
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«Tu visiti la terra e la disseti:
la ricolmi delle sue ricchezze.
Il fiume di Dio è gonfio di acque;
tu fai crescere il frumento per gli uomini.
Così prepari la terra:
ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle,
la bagni con le piogge
e benedici i suoi germogli.
Coroni l’anno con i tuoi benefici,
al tuo passaggio stilla l’abbondanza»
Forse mai come nella nostra epoca è possibile divenire consapevoli della grandiosità delle opere dell’uomo, degli spazi inesplorati che si aprono alla sua intelligenza e alla sua abilità. Ma, proprio nella esplosione del potere dell’uomo sul mondo, si è annidata la presunzione pericolosa e distruttrice che l’uomo possa far tutto da solo, senza rendere né grazie né conto del proprio agire a Dio. E in questo mondo l’uomo rischia di vivere come un estraneo, nella continua paura che i giganti da lui costruiti gli riversino addosso nuove forme di schiavitù, di disumanizzazione e di morte.
Correre l’avventura della fede dentro questo mondo significa ritrovare, nella sapienza e nella continua ricerca, il progetto originario di Dio. Occorre saper accogliere con gratitudine le nuove conoscenze, le possibilità e le realizzazioni umane che la nostra cultura e il nostro mondo ci offrono. Dobbiamo però anche farci critici là dove esse vengono manipolate contro la vita e la crescita degli uomini, là dove diventano idoli che generano nuove schiavitù.
«Il nostro Dio è nei cieli,
egli opera tutto ciò che vuole
Gli idoli delle genti sono argento e oro,
opera delle mani dell’uomo.
Sia come loro chili fabbrica
e chiunque in essi confida»
(Salmo 115,3-48)
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