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CATECHISMO DEI GIOVANI
Io ho scelto voi

Catechismo dei Giovani

Io ho scelto voi
Segno e strumento di unità

CdA 425-426 (11. Lo Spirito del Signore e la comunità dei credenti:2. Segno del Signore risorto); CdA 432-438 (11. Lo Spirito del Signore e la comunità dei credenti: 4. Il popolo santo di Dio); CdA 450-455 (11. Lo Spirito del Signore e la comunità dei credenti:6. Una Chiesa in molte Chiese); CdA 742-745 (19. Comunione di vita con Dio:1. Corpo di Cristo in virtù dello Spirito)
IN PARTICOLARE:
comunione ecclesiale ed eucaristia:CdA 466 (11. Lo Spirito del Signore e la comunità dei credenti: 7. Cristiani divisi ed ecumenismo): Impegno ecumenico; CdA 566 (13. La missione della Chiesa:2. Rivelare e comunicare l’amore di Dio): Comunione missionaria; CdA 691-695 (16. I sacramenti dell’iniziazione cristiana: 4. L’eucaristia): Comunione con Cristo e con i fratelli
la testimonianza delle comunità cristiane:CdA 568-571 (13. La missione della Chiesa:2. Rivelare e comunicare l’amore di Dio)
la testimonianza delle comunità cristiane nella storia:CdA 482-495 (11. Lo Spirito del Signore e la comunità dei credenti: 9. Fedeltà creativa nella storia)
il dialogo con le altre religioni:CdA 581-606 (13. La missione della Chiesa:4. Il dialogo interreligioso)
la promozione della paceCdA 1037-104126. Accoglienza e rispetto della vita Abolire la guerra

Il progetto di comunione, che Dio ha per tutti gli uomini, è il dono e l’annuncio che la Chiesa deve portare come parola di speranza nel mondo. Lo fa, anzitutto, con la sua stessa vita. Già nel suo esistere e nel suo modo di vivere essa è un segno visibile per tutti della comunione e della pace che Dio offre all’umanità.
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La sua unità e il suo costruirsi come comunità non dipendono dal fatto che quanti vi partecipano abbiano la stessa educazione, le stesse inclinazioni, uno stesso ruolo sociale e un’identica cultura. Al contrario, questo popolo nuovo raccoglie in sé le persone più diverse. Nessuna motivazione sociale e nessuna affinità semplicemente umana ne può spiegare la nascita e la crescita. Soltanto la fede in Dio, che ama gli uomini come suoi figli, che dona lo Spirito del suo amore perché gli uomini vivano riconciliati, è il fondamento dell’unità nella Chiesa. In forza di questo dono immenso, tutte le diversità umane vanno superate: «Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c e più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Galati 3,26-28).
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La Chiesa è un unico corpo perché ha ricevuto lo Spirito dell’amore divino, che la fa sperare in una comunione piena; perché ha riconosciuto in Gesù Cristo il Signore e il Maestro della vita; perché ha visto in Dio il volto di un Padre, che ci edifica in una fratellanza nuova (Efesini 4,4-6). Nell’Eucaristia la Chiesa celebra questa comunione: quanti mangiano dell’unico Pane e bevono dell’unico Calice formano un unico corpo.
Forte di questa esperienza, la Chiesa si fa segno a tutti gli uomini, perché riconoscano la fonte vera della comunione. E in realtà, pur ammettendo le tante fragilità e manchevolezze dei cristiani nel vivere la vocazione dell’amore, chi può negare l’impegno, lo sforzo di testimonianza delle comunità cristiane nella storia e anche nel mondo di oggi? la loro costante attenzione agli ultimi, quali i poveri e i malati? le molteplici forme di perdono e riconciliazione, talvolta eroiche, di tanti suoi figli e figlie? l’aiuto reciproco tra le Chiese? il dialogo continuo con uomini di altre religioni e con ogni persona di buona volontà? l’instancabile promozione della pace fra i popoli?
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GESÙ MODELLO E VIA DI UNA NUOVA UMANITÀ
Le pagine della storia della Chiesa sono piene di testimoni di amore, di fraternità e di dialogo. Ogni comunità ed ogni credente può trovare in essa orientamento, motivazioni e forza per le sue scelte. L’insegnamento del Papa e dei Vescovi – il Magistero – raccoglie e dà nuovo impulso all’esperienza di una comunità che cammina con gli uomini, come il Cristo per le strade della Palestina.
Il Concilio Vaticano II ha illuminato le relazioni dei credenti con tutti gli altri uomini riferendole alla persona stessa di Gesù: la sua incarnazione dentro la vita umana non fu solo il più grande evento della storia, ma è anche fondamento e origine della solidarietà di ogni credente con la vita dei fratelli.
In uno dei documenti del Concilio si legge:
«Lo stesso Verbo incarnato volle essere partecipe della convivenza umana. Fu presente alle nozze di Cana, entrò nella casa di Zaccheo, mangiò con i pubblicani e i peccatori. Egli ha rivelato l’amore del Padre e la privilegiata vocazione degli uomini, rievocando gli aspetti più ordinari della vita sociale e adoperando linguaggio e immagini della vita d’ogni giorno.
Santificò le relazioni umane, innanzitutto quelle familiari, dalle quali traggono origine i rapporti sociali, volontariamente sottomettendosi alle leggi della sua patria. Volle condurre la vita di un lavoratore del suo tempo e della sua regione. Nella sua predicazione espressamente comandò ai figli di Dio che si trattassero vicendevolmente da fratelli. Nella sua preghiera chiese che tutti i suoi discepoli fossero “uno”. Anzi egli stesso si offrì per tutti fino alla morte, redentore di tutti. “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” ( Giovanni 15,13 ). Comandò, inoltre, agli apostoli di annunciare il messaggio evangelico a tutte le genti, perché il genere umano diventasse la famiglia di Dio, nella quale la pienezza della legge fosse l’amore». (Gaudium et spes, 32)

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