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CATECHISMO DEI GIOVANI
Io ho scelto voi

Catechismo dei Giovani

Io ho scelto voi
Gesù e i suoi

CdA 136-139 (3. La buona notizia:5.«Seguitemi»); CdA 507-509 (12. Da un solo Spirito doni diversi:1. Unità e varietà nella Chiesa): Stati di vita e vocazioni; CdA 800-804 (21. La vocazione del cristiano:1. Chiamata di Dio e risposta dell’uomo); CdA 816-820 (21. La vocazione del cristiano:4. Seguire Cristo)
IN PARTICOLARE:
domande sull’identità di Gesù:CdA 213-217 (6. Per noi obbediente fino alla morte di croce: 2. «Chi è costui?»)
Gesù “rabbi”CdA 209-2106. Per noi obbediente fino alla morte di croce Il regno di Dio e la persona di GesùAutorità e dedizione

Quando apriamo il Vangelo, siamo abituati a farlo con la convinzione di leggere la storia di qualcuno che già sappiamo bene chi è: il Figlio di Dio fatto uomo. Non ci mettiamo nella situazione dei primi discepoli che dovettero, per la prima volta, rispondere alla domanda: chi è Gesù? Rischiamo così di non avvertire alcuna sorpresa di fronte alle sue parole e ai suoi gesti, e sentiamo lontani i primi inquietanti interrogativi sulla sua misteriosa identità che si andava ponendo chi lo aveva seguito.
Proviamo a lasciarci raggiungere anche noi, come i pescatori del lago di Galilea, dalla parola forte e dolce di Gesù, che ci viene incontro e ci invita ad esporci senza riserve all’avventura di una vita con lui.
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A prima vista egli ci può sembrare come uno dei tanti “rabbì” del suo tempo, vale a dire un maestro della Legge, della via che conduce al Signore. E così doveva apparire agli occhi della gente. Ma, se ci si mette al suo seguito insieme ai discepoli, ci si accorge ben presto che egli svolge questo ruolo con inaudita libertà. A differenza degli altri “maestri”, Gesù non attende che i discepoli chiedano di essere ammessi alla sua scuola: li sceglie lui personalmente, con autorità indiscussa, e li chiama a seguirlo non per un periodo limitato, ma definitivamente e senza sperare altro che di rimanere sempre e solo discepoli (Matteo 23,8-10). Gesù ai suoi chiede di rinunciare a tutto per lui, non solo ai beni, ma anche ai legami più sacri (Luca 14,26-27).
Autorevole ed esigente, Gesù però non si pone mai nei confronti dei suoi come un padrone rigoroso e fiscale. Li manda a predicare senza borsa, senza bisaccia, ma non fa mai mancare loro il necessario e al loro ritorno si premura di farli riposare (Marco 6,7-930-31). Non si chiude mai nel geloso isolamento di chi pretende di far tutto da sé, ma coinvolge i discepoli nella missione, aiutandoli a farsi carico della gente senza pane e senza speranza (Marco 6,35-43); li vuole totalmente come suoi e li sente come la sua vera famiglia (Marco 3,31-35), ma non si trova in lui la minima traccia di una possessività meschina e morbosa: se vogliono andarsene, egli è pronto anche a rimanere da solo (Giovanni 6,67).
Con la sicurezza autorevole del maestro e la cordiale disponibilità dell’amico, Gesù va pazientemente plasmando una comunità nuova, regolata dalla legge dell’amore, da cui è inseparabile il perdono. Un perdono che non basta mormorare a fior di labbra, ma che deve scaturire dall’accoglienza del cuore; un perdono capace di riprendere sempre da capo l’iniziativa dell’amore verso chi ci ha fatto del male (Matteo 18,21-22). Rifiutare al fratello la profondità e l’ampiezza di questo perdono, significa escludersi dallo sconfinato perdono di Dio (Matteo 6,14-15).
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Per poter vivere l’attenzione reciproca, l’umile ricerca del fratello e la disponibilità al perdono, la comunità del Regno sa di dover stabilire un nuovo modello di grandezza, diverso, anzi opposto a quello su cui si misurano i grandi della terra. Questi costruiscono la loro grandezza sul prestigio, sulle capacità, sui mezzi che possiedono. Ma in tal modo schiacciano i più fragili, oscurano i più deboli, emarginano i più poveri, creando un’umanità sofferente e divisa. Nella comunità di Gesù la vera grandezza è espressa nell’immagine di un bambino. Chi, come un bambino, si sente fragile e debole di fronte a Dio, ma al tempo stesso pienamente fiducioso in lui, non rifiuterà mai la solidarietà e l’aiuto, neppure al più disprezzato. Egli sarà grande perché saprà costruire, con le sole armi della fiducia e dell’amore divino, nuovi e insperati sentieri di comunione e di pace tra gli uomini.
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DIVENTARE COME I BAMBINI
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?». Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me». (Matteo 18,1-5)

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