HOMECATECHISMO DEGLI ADULTIPARTE TERZA: A TE DIO PADRESEZIONE PRIMA: L’UOMO NUOVO IN CRISTOCap.22: LIBERTÀ CRISTIANA E LEGGE EVANGELICA5. Un ordine morale oggettivo
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I precetti morali, in quanto riflettono il dinamismo stesso della vita proteso alla perfezione, esprimono un «ordine morale oggettivo»
Concilio Vaticano II, Dignitatis humanae, 7.
, necessario sia per darsi un progetto di esistenza personale significativo sia per dare fondamento alla convivenza pacifica della società. Sono determinanti per la valutazione morale delle singole azioni. La moralità di un atto umano dipende innanzitutto dal suo contenuto, «ordinabile o meno a Dio» e alla «perfezione della persona»
Giovanni Paolo II, Veritatis splendor, 78.
. Non si deve fare il male morale perché ne venga il bene
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L’intenzione soggettiva che si aggiunge all’azione non può riscattare un atto in se stesso disordinato: «Quanto agli atti che sono per se stessi dei peccati... chi oserebbe affermare che, compiendoli per buoni motivi, non sarebbero peccati?»
Sant’Agostino,Contro la menzogna, 8, 18.
. L’eventuale intenzione soggettiva buona può al più attenuare la colpevolezza personale. Viceversa l’intenzione è di grande importanza quando si tratta di qualificare ulteriormente un atto che in se stesso è buono o indifferente; in tal caso i comportamenti esteriori acquistano significato dall’atteggiamento interiore, dal cuore
[894]Analogamente le circostanze che accompagnano un atto e le conseguenze prevedibili che derivano da esso non possono renderlo onesto se è in se stesso disordinato. Possono però modificare la responsabilità personale, rendere disordinato un atto di per sé buono, aggravare ulteriormente un atto già in sé disordinato.
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Esistono atti intrinsecamente disordinati per il loro contenuto, indipendentemente dalle intenzioni e dalle conseguenze
Cf. Giovanni Paolo II, Veritatis splendor, 80.
. Alcune azioni, come la bestemmia, l’apostasia, l’uccisione diretta di un innocente, i disordini sessuali, la falsa testimonianza, sono disordinate a prescindere dai danni o dai vantaggi che ne potrebbero derivare e dalle eventuali buone finalità di chi le compie.
[896]La moralità di un atto umano dipende innanzitutto dal suo contenuto oggettivo, poi dall’intenzione soggettiva, dalle circostanze e dalle conseguenze.