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CATECHISMO DEGLI ADULTI

Catechismo degli Adulti

Fondamento biblico
[701]  Durante il suo ministero pubblico, Gesù ha invitato la gente a convertirsi e a credere che Dio è misericordioso e che nessun peccato è più grande della sua misericordia. Ha accolto i peccatori e ha partecipato a conviti festosi con loro, per riconciliarli con Dio. Compiendo miracoli, ha manifestato di possedere il potere divino di rimettere i peccati, come quando a Cafàrnao ha operato la guarigione fisica del paralitico dopo aver operato quella spirituale
nota
Cf. Mc 2,1-12.
. Ha promesso ai suoi discepoli il potere di “legare e sciogliere”, cioè di escludere dalla vita liturgica comunitaria i credenti rei di gravi colpe e di riammetterli dopo un congruo periodo di penitenza; un potere di ordine sacramentale, il cui esercizio avrà una precisa corrispondenza presso Dio: «In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo» (Mt 18,18).
CdA, 196-198
CONFRONTAVAI
[702]  Dopo la sua morte e risurrezione, il Signore ha effettivamente trasmesso alla Chiesa il potere di rimettere i peccati nella potenza dello Spirito, come parte fondamentale della salvezza realizzata nel mistero pasquale: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi» (Gv 20,22-23). Per questo l’apostolo Paolo può dire che Dio «ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione» (2Cor 5,18).
Questa missione viene svolta innanzitutto con la predicazione del vangelo, che chiama alla fede e alla conversione, e poi con il battesimo, che cancella ogni genere di peccato. Ma, pur essendo riconciliati, i battezzati non sono immuni per sempre dal peccato; possono ancora cadervi, come accadde agli ebrei nel deserto: tutti attraversarono il mare e ricevettero l’alleanza, pochi restarono fedeli. L’uomo è fragile, come giunco che si piega ad ogni vento: «Chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere» (1Cor 10,12). La vita è un cammino di conversione e la Chiesa è un popolo di penitenti, chiamato a rinnovarsi incessantemente sotto il giudizio esigente e misericordioso della parola di Dio. Ai battezzati ricaduti nella schiavitù del peccato, il Signore offre una nuova possibilità di salvezza attraverso il sacramento della penitenza o riconciliazione, quasi un secondo battesimo.
Gli apostoli sono consapevoli di aver ricevuto da lui il potere di escludere i peccatori dall’assemblea ecclesiale, in vista della loro correzione, e di riammetterli una volta pentiti, come segno efficace della riconciliazione con Dio. Di questo potere si avvale l’apostolo Paolo: mette fuori dalla comunione un incestuoso a Corinto, perché si converta e «il suo spirito possa ottenere la salvezza» (1Cor 5,5); ordina di fare altrettanto «con chi si dice fratello, ed è impudico o avaro o idolàtra o maldicente o ubriacone o ladro; con questi tali non dovete neanche mangiare insieme» (1Cor 5,11); infine reintegra nella pienezza della vita ecclesiale un contestatore, che in precedenza era stato escluso.
Evoluzione storica e situazione attuale
[703] La Chiesa ha sempre avuto viva coscienza di dover dispensare la grazia del perdono a nome di Cristo in virtù del suo Spirito; ma ha esercitato questo compito in diverse forme, in rapporto alle esigenze dei tempi e alla comprensione via via maturata. Nei primi secoli la disciplina di questo sacramento era molto rigorosa: i penitenti, dopo aver confessato le colpe al vescovo della propria comunità, dovevano passare per un lungo e austero periodo di riparazione, al termine del quale ricevevano pubblicamente l’assoluzione dal vescovo alla presenza della comunità. Successivamente, soprattutto per impulso dei monaci, la prassi penitenziale si concentrò nella celebrazione privata del sacramento: ciascun penitente doveva eseguire le opere penitenziali prescritte per i suoi peccati e poi otteneva l’assoluzione da un presbitero. Infine si è arrivati all’assoluzione dei peccati anticipata rispetto alle opere di penitenza e a un forte alleggerimento di queste ultime.
Il rito attuale della penitenza prevede tre modalità di celebrazione: la confessione e assoluzione individuale, che pone in evidenza l’aspetto personale della conversione; la confessione e assoluzione individuale all’interno di una celebrazione comunitaria, che esprime meglio la dimensione ecclesiale; la confessione e assoluzione collettiva, riservata a situazioni particolari.
[704] La pratica di questo sacramento conosce oggi una vasta crisi, in una situazione culturale in cui appaiono offuscati il senso di Dio e il senso del peccato. Non manca certo, anzi è molto decisa, la condanna di fatti come la guerra, la tortura, il terrorismo, la mafia, le discriminazioni razziali, la corruzione amministrativa, la speculazione edilizia, l’inquinamento, la fame nel mondo. In queste cose, però, per lo più non si vede un’offesa all’amore di Dio, ma un’offesa all’uomo; non una colpa personale, di cui in qualche misura ci rendiamo complici, ma solo un disordine sociale oggettivo, un meccanismo strutturale distorto. Senza dire di altri settori della morale, in cui l’insensibilità è ancor più marcata. Incertezze e oscuri sensi di colpa affiorano comunque, ma si pensa di poter risolvere tutto in chiave psicologica, oppure si cerca di evadere con la corsa al consumismo o, più tragicamente, ricercando i paradisi artificiali della droga.
È senz’altro più salutare attingere dalla rivelazione la fiducia nel Padre misericordioso e il senso di responsabilità davanti a lui, ascoltando il monito severo e appassionato di Gesù: «Se non vi convertirete... non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 18,3). Solo all’interno di un serio cammino di conversione il sacramento della penitenza, cioè della conversione, ritrova il suo pieno significato. Esso coinvolge direttamente le persone, una per una, nella loro più segreta interiorità. La sua importanza è decisiva per la formazione di una coscienza cristiana. Si avverte perciò la necessità di una maggiore disponibilità da parte dei sacerdoti e di una pastorale più attenta, che riservi al sacramento un posto privilegiato.
Elementi costitutivi
[705] Il sacramento che esprime e attua la conversione del cristiano viene designato con tre nomi, che derivano dai suoi elementi costitutivi: penitenza, confessione, riconciliazione.
Occorre anzitutto la penitenza o cambiamento del cuore. Il peccatore, mosso dallo Spirito Santo, riscopre il volto santo e misericordioso del Padre, esamina se stesso, prende coscienza dei propri peccati; ne prova dolore; li detesta; propone di non commetterli più; si impegna a cambiare radicalmente la propria vita, a riordinarla secondo il vangelo
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. XIV, Decr. Sul sacramento della penitenza, 4 - DS 1676.
.
[706] Fare l’esame di coscienza significa valutare la propria posizione davanti a Dio, alla luce della sua parola, e riconoscere i peccati commessi in pensieri, parole, opere e omissioni, gravi o leggeri, con piena responsabilità o per fragilità.
Il pentimento dei peccati si chiama anche “dolore perfetto” o “contrizione”, quando è ispirato dall’amore filiale verso Dio, degno di essere amato sopra ogni cosa; “dolore imperfetto” o “attrizione”, quando è ispirato dalla paura. Nell’un caso come nell’altro include il fermo proposito di rompere con il peccato e di evitare le occasioni, quindi è sufficiente per disporsi a ricevere il perdono nel sacramento; anzi il dolore perfetto, che include anche il proposito di confessarsi al più presto possibile, ottiene subito il perdono, prima del rito sacramentale.
CdA, 927-929
CONFRONTAVAI
[707]  Il pentimento interiore si esprime esteriormente nella confessione e 17-341.pngin un impegno concreto di penitenza
nota
Cf. Rito della penitenza, Premesse, 6.
. Mediante la confessione il penitente manifesta, con umiltà e sincerità, davanti al sacerdote tutti i peccati mortali di cui si ricorda e che non ha già confessato in altra occasione. È bene dire anche i peccati veniali, specialmente i più pericolosi per la vita spirituale. La confessione fiduciosa dei propri peccati implica la confessione di lode del Dio misericordioso: l’amore vince il timore e lo sconforto.
L’impegno di penitenza, chiamato anche soddisfazione, è un rimedio del peccato, un segno di riparazione e di cambiamento della vita
nota
Cf. Rito della penitenza, Premesse, 6.
. Il penitente non solo è tenuto per giustizia a riparare eventuali danni, materiali o morali, recati al prossimo, ma deve anche recuperare la piena guarigione spirituale e restaurare il disordine causato dai suoi peccati, che almeno in parte rimane dopo l’assoluzione. Da ciò deriva la conseguenza di un impegno di penitenza, che viene stabilito dal sacerdote e accettato dal penitente. Può consistere in una forma di preghiera, in un’opera di carità, in un gesto di rinuncia e di sacrificio.
[708]  Al peccatore che manifesta il suo pentimento mediante la confessione dei peccati e l’accettazione di un impegno di penitenza, Dio concede il suo perdono attraverso l’assoluzione data dal sacerdote
nota
Cf. Rito della penitenza, Premesse, 6.
. Il Padre accoglie il figlio che torna a casa; Cristo prende sulle spalle la pecora perduta
nota
Cf. Lc 15,4-7.
; lo Spirito santifica ancora il tempio della sua presenza
nota
Cf. Ef 2,21-22.
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Il sacerdote, come il Signore Gesù, è fratello che comprende, medico che cura, maestro che insegna la strada, giudice che lega e scioglie. L’assoluzione che egli dà, è riconciliazione con Dio e con la Chiesa, come insegna il concilio Vaticano II: «Coloro che si accostano al sacramento della penitenza ottengono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese a lui arrecate e la riconciliazione con la Chiesa che hanno ferito col loro peccato»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 11.
.
Il peccato è offesa all’amore di Dio e insieme danno arrecato, direttamente o indirettamente, alla Chiesa: è quindi ragionevole che la riconciliazione con Dio sia congiunta alla riconciliazione con la Chiesa; è ragionevole che si debba ricorrere al sacerdote che la rappresenta. Di più, la presenza del sacerdote indica che la giustificazione è dono che si riceve, non traguardo che si conquista. Non ci si battezza da soli e non ci si assolve da soli: un peccatore non può darsi la vita nuova dei figli di Dio, come un morto non può risuscitare se stesso.
Il perdono di Dio è molto più che un condono; è un gesto creativo del Padre in Cristo con effusione dello Spirito Santo, che «è la remissione di tutti i peccati»
nota
Messale Romano, Orazione sulle offerte del sabato della VII settimana di Pasqua.
. Un tale gesto Dio lo compie associandosi la Chiesa e il suo ministro, come appare dalla stessa formula liturgica dell’assoluzione: «Dio, Padre di misericordia, che ha riconciliato a sé il mondo nella morte e risurrezione del suo Figlio, e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, ti conceda, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace. E io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo»
nota
Rito della penitenza, 55.
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CdA, 930
Necessità e utilità del sacramento
[709]  Il sacramento della penitenza è il vertice di un più ampio ministero di riconciliazione, con cui la Chiesa accompagna il cammino di conversione dei suoi membri: annuncio della parola di Dio, correzione fraterna, perdono delle offese, gesti penitenziali, opere di carità. Il sacramento è necessario per quanti sono caduti in peccato mortale dopo il battesimo: nella Chiesa per la riconciliazione «ci sono l’acqua e le lacrime, l’acqua del battesimo e le lacrime della penitenza»
nota
Sant’Ambrogio, Lettere, 41, 12.
; diventato infruttuoso il primo canale, non rimane che il secondo. Si può certo ottenere il perdono anche prima del sacramento, non però senza di esso, perché il dolore perfetto che giustifica, include il desiderio e il proposito di confessarsi al più presto.
Invece il sacramento non è necessario per la remissione dei peccati veniali: basta essere sinceramente pentiti, compiere opere di carità, partecipare all’eucaristia. È comunque utile confessare anche i peccati veniali, per ricevere la forza di una più sicura crescita spirituale. In pratica conviene confessarsi con frequenza e regolarità, scandendo con il sacramento i passi di un cammino permanente di conversione, senza dimenticare che anche l’eucaristia da parte sua rimette i peccati veniali e preserva da quelli mortali
nota
Cf. Concilio di Trento, Sess. XIII, Decr. Sul sacramento dell’eucaristia, 2 - DS 1638.
.
CdA, 932
CONFRONTAVAI
CdA 942
CONFRONTAVAI
Indulgenza
[710] I peccati non solo distruggono o feriscono la comunione con Dio, ma compromettono anche l’equilibrio interiore della persona e il suo ordinato rapporto con le creature. Per un risanamento totale, non occorrono solo il pentimento e la remissione delle colpe, ma anche una riparazione del disordine provocato, che di solito continua a sussistere. In questo impegno di purificazione il penitente non è isolato. Si trova inserito in un mistero di solidarietà, per cui la santità di Cristo e dei santi giova anche a lui. Dio gli comunica le grazie da altri meritate con l’immenso valore della loro esistenza, per rendere più rapida ed efficace la sua riparazione.
La Chiesa ha sempre esortato i fedeli a offrire preghiere, 17-342.pngopere buone e sofferenze come intercessione per i peccatori e suffragio per i defunti. Nei primi secoli i vescovi riducevano ai penitenti la durata e il rigore della penitenza pubblica per intercessione dei testimoni della fede sopravvissuti ai supplizi. Progressivamente è cresciuta la consapevolezza che il potere di legare e sciogliere, ricevuto dal Signore, include la facoltà di liberare i penitenti anche dei residui lasciati dai peccati già perdonati, applicando loro i meriti di Cristo e dei santi, in modo da ottenere la grazia di una fervente carità.
I pastori concedono tale beneficio a chi ha le dovute disposizioni interiori e compie alcuni atti prescritti. Questo loro intervento nel cammino penitenziale è la concessione dell’indulgenza. Si ha l’indulgenza “plenaria” quando la liberazione è totale; altrimenti si ha l’indulgenza “parziale”. Per ricevere l’indulgenza plenaria si richiedono: una disposizione di distacco affettivo da qualsiasi peccato, anche veniale; l’attuazione di un’opera indulgenziata; il soddisfacimento, anche in giorni diversi, di tre condizioni, che sono la confessione sacramentale, la comunione eucaristica e la preghiera secondo l’intenzione del papa
nota
Cf. Paolo VI, Indulgentiarum doctrina, Norme, 7.
. Le indulgenze, plenarie e parziali, possono essere applicate ai defunti a modo di suffragio.
La pratica delle indulgenze non pregiudica il valore di altri mezzi di purificazione, come anzitutto la santa Messa e l’offerta della propria sofferenza. Costituisce anzi un incoraggiamento a compiere opere buone a vantaggio di tutti.
CdA, 944
CONFRONTAVAI
[711] Il cristiano, che ha peccato dopo il battesimo, viene riconciliato con Dio attraverso la riconciliazione con la Chiesa. Il pentimento, la confessione dei peccati, l’impegno di penitenza e di riparazione del penitente, si incontrano con il gesto del sacerdote, l’assoluzione data in nome di Cristo e della Chiesa.

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