Catechismo degli Adulti
Indole secolare
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La Chiesa è il segno efficace del regno di Dio che viene nella storia e comincia a salvare il mondo. Fa parte della sua missione ordinare secondo il vangelo le realtà temporali: famiglia, lavoro, cultura, società
Cf. Concilio Vaticano II, Apostolicam actuositatem, 5; Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 16.
Questo compito viene attuato soprattutto mediante l’impegno dei fedeli laici. Se una certa dimensione secolare è comune a tutti i cristiani, «è proprio e specifico dei laici il carattere secolare»
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 31; cf. Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 15. | |
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Gesù a Nàzaret ha condotto per lunghi anni un’esistenza di tipo secolare: famiglia, relazioni sociali, lavoro. Successivamente, durante la sua vita pubblica, possiamo vedere rappresentati i fedeli laici da quei discepoli che credono in lui, ma rimangono a casa propria, immersi nelle consuete occupazioni, senza seguirlo fisicamente nel suo ministero itinerante. A uno di essi viene rivolto questo invito: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato» (Mc 5,19). Secondo l’insegnamento del Maestro, verginità e matrimonio, rinuncia alle ricchezze e uso corretto di esse sono due forme esigenti della nuova santità, resa possibile dal regno di Dio. Sia chi esce dalle ordinarie condizioni di vita sia chi vi rimane dentro può e deve vivere le beatitudini.
| CdA, 200 CONFRONTAVAI |
Santità laicale
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Chi è immerso nelle realtà della famiglia, della professione e della vita sociale, deve santificarsi valorizzando queste realtà. La presenza nel mondo può diventare dedizione a Dio e missione: «È proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio»
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 31. Cf. Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 15. La santità dei laici si sviluppa attraverso la preghiera, l’ascolto della parola di Dio e la partecipazione ai sacramenti, come quella dei pastori e dei religiosi; ma si nutre anche di quotidiane occupazioni e preoccupazioni: famiglia, scuola, ufficio, fabbrica, negozio, palestra, traffico, quartiere, sindacato, politica... Pur essendo sostanziata di fede, speranza e carità come ogni altra santità, possiede una fisionomia propria con virtù umane specifiche, come la competenza nella professione, la fedeltà e la tenerezza in famiglia, la lealtà e la giustizia nelle relazioni sociali, l’obbedienza verso i pastori della Chiesa e la corresponsabilità nella vita ecclesiale.
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Impegno ecclesiale
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In virtù del battesimo e della cresima, i fedeli «sono tenuti a professare davanti agli uomini la fede ricevuta,... a diffondere e a difendere la fede con la parola e con l’azione, come veri testimoni di Cristo»
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 11. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 35.
Purtroppo anche tra i cattolici praticanti è piuttosto diffuso il pregiudizio che la fede sia un affare privato, anzi individuale, qualcosa che ognuno si tiene per sé. Bisogna maturare una coscienza missionaria, rendersi conto che l’apostolato, anche quello dei laici, «non consiste soltanto nella testimonianza della vita; il vero apostolo cerca le occasioni per annunziare Cristo con la parola sia ai non credenti per condurli alla fede, sia ai fedeli per istruirli, confermarli e indurli a una vita più fervente»
Concilio Vaticano II, Apostolicam actuositatem, 6.
Il primo apostolato è quello spontaneo delle singole persone: è capillare, costante, particolarmente incisivo; è possibile in famiglia, tra i vicini e gli amici, tra i colleghi di lavoro, tra i compagni di svago o di viaggio; è il migliore presupposto anche per l’apostolato associato
Cf. Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 28. Insieme all’apostolato personale, ha particolare valore ed efficacia quello della famiglia cristiana. Fondata sul sacramento del matrimonio, la famiglia è chiamata ad essere immagine viva della Chiesa e soggetto privilegiato di evangelizzazione. In modo proprio e originale può manifestare la presenza e la carità di Cristo, sia con la vita ordinaria di ogni giorno, sia mediante opportune iniziative in ambito ecclesiale e sociale.
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Per molti laici la partecipazione alla missione della Chiesa si esprime anche in forme aggregative: associazioni, movimenti, comunità, gruppi. La libertà associativa è un diritto che deriva dal battesimo e si deve attuare nel rispetto dei “criteri di ecclesialità”
Cf. Concilio Vaticano II, Apostolicam actuositatem, 18; Codice di diritto canonico, 215; Giovanni Paolo II, Christifideles laici 29; 30. Paolo VI, Discorso ai partecipanti all’Assemblea nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, 25 aprile 1977.
Ma tutti i laici, in qualche modo, devono attivamente partecipare alla vita delle loro comunità ecclesiali. Alcuni sono anche chiamati ad assumere ministeri e a far parte di organismi pastorali
Cf. Paolo VI, Evangelii nuntiandi, 73. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 37. | |
Impegno nella società
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È senz’altro auspicabile una presenza numerosa e qualificata dei laici nelle attività ecclesiali. Tuttavia «il campo proprio della loro attività evangelizzatrice è il mondo vasto e complicato della politica, della realtà sociale, dell’economia; così pure della cultura, delle scienze e delle arti, della vita internazionale, degli strumenti della comunicazione sociale; ed anche di altre realtà particolarmente aperte all’evangelizzazione, quali l’amore, la famiglia, l’educazione dei bambini e degli adolescenti, il lavoro professionale, la sofferenza. Più ci saranno laici penetrati di spirito evangelico, responsabili di queste realtà ed esplicitamente impegnati in esse, competenti nel promuoverle e consapevoli di dover sviluppare tutta la loro capacità cristiana spesso tenuta nascosta e soffocata, tanto più queste realtà, senza nulla perdere né sacrificare del loro coefficiente umano, ma manifestando una dimensione trascendente spesso sconosciuta, si troveranno al servizio dell’edificazione del regno di Dio, e quindi della salvezza in Gesù Cristo»
Paolo VI, Evangelii nuntiandi, 70. | |
La fedeltà al vangelo vissuto in famiglia, nel lavoro, nell’impegno culturale, sociale e politico è culto spirituale a Dio e manifestazione del suo regno già presente nella storia. Con il contributo dei fedeli laici la città di Dio cresce dentro la città dell’uomo, la illumina e la trasfigura.
| CdA, 953-954CdA 1014-1166 |