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CATECHISMO DEGLI ADULTI

Catechismo degli Adulti

Rilettura della storia
[432]  Negli Atti degli Apostoli i discorsi, attribuiti a Pietro, a Paolo e ad altri personaggi, occupano un terzo del libro: si può intuire quanto sia importante la loro funzione. In essi risuona la voce profetica della Chiesa nascente, che animata dallo Spirito Santo interpreta la storia nella prospettiva della Pasqua di Cristo. Le vicende di Israele, gli avvenimenti della vita di Gesù, i primi passi della comunità cristiana vengono collegati in una visione coerente, di grande respiro, e proiettati verso il futuro; si delinea così il ruolo della Chiesa nella storia della salvezza, la sua posizione rispetto a Israele.
CCC, 59-64CCC 839-840
Israele
[433]  Dio ha voluto avere un popolo santo in mezzo ai popoli della terra
nota
Cf. Dt 7,6.
. Ha scelto Israele, perché fosse sua proprietà e seguisse una particolare forma di vita, confidando solo nel Signore per avere la salvezza. L’Antico Testamento mostra però quanto ricorrente sia per lui la tentazione di costruirsi da solo il proprio destino e di inseguire miraggi mondani. Come ogni altro popolo, Israele ricerca una terra, un re, una dinastia, un esercito, una capitale, un tempio, una cultura. Ripetutamente deve sperimentare la precarietà di queste mete umane. Dio lo porta a camminare faticosamente in avanti, verso una terra che è sempre più in là. Abramo viene chiamato a lasciare la casa di suo padre e parte «senza sapere dove andava» (Eb 11,8). I suoi discendenti diventano in Egitto un popolo numeroso, ma finiscono schiavi
nota
Cf. Es 1,714.
. Liberati, entrano in possesso della terra promessa, hanno una legge, un re e un tempio; ma la prosperità li trascina all’infedeltà e alla sventura. Tornati dall’esilio, ricostruiscono il tempio e la vita nazionale, ma cadono sotto l’oppressione dei re ellenisti e degli imperatori romani
nota
Cf. Dn 3,26-45.
. Al tempo delle origini cristiane, molti alimentano ancora propositi di riscossa nazionale. Ma i “poveri di JHWH”, una minoranza, si aprono a un’attesa più pura e spirituale, che si trova in sintonia con l’esperienza di Gesù e dei suoi discepoli.
La Chiesa definitivo popolo di Dio
[434]  I primi seguaci di Gesù sono convinti di essere il definitivo Israele, che lo Spirito di Dio ha riunito e santificato, dando compimento alle antiche profezie e a una lunga preparazione. Con la nascita della comunità cristiana di Gerusalemme, Dio ha ricostruito «la tenda di Davide che era caduta» (At 15,16), ha riparato le sue rovine e l’ha rimessa in piedi, perché anche i popoli pagani cerchino il Signore
nota
Cf. Am 9,11-12(LXX); At 9,15; 13,32.41.
.
[435]  Sebbene nuova sia l’alleanza, di cui Cristo è mediatore
nota
Cf. Eb 9,15.
, l’idea di un “nuovo” popolo di Dio non ha alcun rilievo negli scritti del Nuovo Testamento. Non c’è la sostituzione di Israele, ma il suo perfezionamento: Dio non ricomincia daccapo, va avanti.
Israele è “la radice santa”, dalla quale si sviluppa il cristianesimo; è “l’olivo buono”, sul quale vengono innestati i pagani, perché portino frutto
nota
Cf. Rm 11,1624.
. Gesù rimane il Messia di Israele
nota
Cf. At 3,20.
. La prima comunità, composta di giudeo-cristiani, rappresenta “il resto” di Israele
nota
Cf. Rm 11,5.
. Nel libro dell’Apocalisse, la continuità viene messa in evidenza mediante la figura della donna, che indica il popolo eletto prima e dopo la venuta del Messia
nota
Cf. Ap 12,1-17.
, e mediante l’immagine della città santa, aperta ad accogliere i pagani che vengono in pellegrinaggio.
Se già nell’antica alleanza Israele ha ricevuto il nome di assemblea di Dio, a maggior ragione merita questo nome il definitivo popolo di Dio. “Chiesa” significa precisamente “assemblea”: assemblea radunata dal Padre intorno a Cristo con il dono dello Spirito, Chiesa «di Dio in Gesù Cristo» (1Ts 2,14).
La Chiesa è dunque la forma definitiva del popolo di Dio nella storia, capace di attirare tutte le genti. «La legge e la parola sono usciti da Gerusalemme... e noi ci siamo rifugiati presso il Dio di Israele. Sebbene fossimo esperti nella guerra, nell’assassinio, in ogni specie di mali, abbiamo trasformato le spade in aratri, le lance in falci; e ora costruiamo il timor di Dio, la giustizia, la solidarietà, la fede e la speranza»
nota
San Giustino, Dialogo con Trifone, 18, 2-3.
.
Quanti con il battesimo vengono inseriti in Cristo, formano il popolo dei “santi”, «la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui» (1Pt 2,9).
Santità e peccato nella Chiesa
[436]  La Chiesa è il popolo santo, consacrato da Dio. Il suo capo, Cristo, la unisce a sé e la vivifica con il dono dello Spirito; la rigenera incessantemente con la sua parola e i sacramenti; le comunica la forza della carità, partecipazione alla vita stessa di Dio, che abilita a praticare la nuova giustizia, prospettata nel discorso della montagna.
Tutti i cristiani sono chiamati alla santità, che consiste nella perfezione della carità. Non si tratta semplicemente di un’esortazione o di un dovere, ma di «un’insopprimibile esigenza del mistero della Chiesa»
nota
Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 16.
e di una possibilità reale offerta ai fedeli di qualsiasi condizione. Di fatto molti cristiani, in ogni epoca, vivono secondo la logica della carità. Non pochi giungono fino all’eroismo e tra essi alcuni vengono riconosciuti ufficialmente come “santi”. Fioriscono molte comunità fervorose e molte opere esemplari di promozione umana. Si sviluppa un’azione assidua per la difesa della persona e dei suoi diritti fondamentali, per la riconciliazione e la pace.
[437]  Tuttavia la Chiesa include anche i peccatori; «è santa e insieme 11-219.pngbisognosa di purificazione»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 8.
. La zizzania cresce insieme al grano. Già nelle prime comunità, fondate direttamente dagli apostoli, compare il peccato: a Gerusalemme la menzogna di Ananìa e Saffìra e le tensioni per gli ostacoli posti da alcuni all’ingresso dei pagani convertiti; a Corinto le divisioni, il disordine e perfino un caso di incesto. I secoli successivi, fino ai nostri giorni, hanno visto corruzione, violenza, sete di potere e di ricchezza, discriminazioni, intolleranza, scismi, eresie. Dov’è dunque la santità del popolo di Dio? Dov’è la pace messianica intravista dai profeti
nota
Cf. Is 2,3-4.
? Come è possibile credere che il Messia sia venuto, se nel mondo nulla è cambiato? È questo l’interrogativo che gli ebrei pongono ai cristiani fin dai primi tempi
nota
Cf. San Giustino, Dialogo con Trifone, 110, 1-2.
.
La risposta è che la Chiesa, pur essendo la forma autentica e definitiva del popolo di Dio, è ancora in cammino nella storia. Sebbene per l’assistenza dello Spirito Santo sia preservata da una defezione totale, è ancora soggetta nei suoi membri alla tentazione di voltare le spalle a Dio, come lo fu Israele in cammino nel deserto. La Chiesa non è il Regno compiuto; è solo il segno, lo strumento e il germe di esso.
[438] La Chiesa è la forma definitiva del popolo di Dio nella storia. Sebbene segnata dai peccati dei suoi membri, è «la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui» (1Pt 2,9).

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