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CATECHISMO DEGLI ADULTI

Catechismo degli Adulti

Un mondo buono ma incompiuto
[365] Se il mondo dipende interamente da Dio, non dovrebbe essere perfetto? Come mai insieme ad aspetti di meravigliosa bellezza presenta aspetti di disordine e di male? È governato da Dio o da un destino cieco? Il male può ricevere un senso?
Dio ha creato «il cielo e la terra» (Gen 1,1), cioè l’universo, tutto ciò che esiste fuori di lui. Il mondo creato è buono e bello, nelle singole creature e ancor più nella loro interdipendenza e nell’ordine complessivo: «Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! Tutto hai fatto con saggezza» (Sal 104,24). Il solo fatto che una cosa o una persona esista è segno che è amata: «Tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure creata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi?» (Sap 11,24-25). Dio non dimentica neppure l’erba del campo e i piccoli uccelli del cielo
nota
Cf. Mt 6,26-30.
. Disprezzare il mondo, quasi fosse intrinsecamente inconsistente e senza valore, non è un atteggiamento cristiano.
Le creature ricevono il dono di esistere e quello di agire. Dio fa sì che le cose si facciano, interagiscano tra loro e cooperino con lui. Crea un mondo buono e bello, ma incompiuto, perché possa muoversi attivamente verso la perfezione definitiva: un mondo complesso, dinamico, misterioso. La parte più elevata di esso è costituita da soggetti personali, gli uomini e gli angeli, in grado di tendere al fine liberamente e di interpretare e governare le altre creature.
La persona umana
[366]  «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò» (Gen 1,27). Unico tra le creature visibili, l’uomo è fatto a immagine di Dio, capace di dialogare con lui, di conoscerlo e di amarlo. Soggetto consapevole di sé, libero e aperto all’infinito, si conosce, si interroga, si possiede, si dona. Soggetto corporeo e sessuato, riceve e trasmette la vita in un tessuto di relazioni, nell’unità del genere umano
nota
Cf. At 17,26.
. Non viene alla luce come una realtà ben definita e compiuta, ma come un progetto da portare a compimento, con la sua stessa libera cooperazione: «Da principio [Dio] creò l’uomo e lo lasciò in balìa del suo proprio volere» (Sir 15,14); «Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza» (Dt 30,19).
CdA, 801
CONFRONTAVAI
Origine dell’uomo
[367]  L’uomo è tratto dalla terra e partecipa del mondo materiale; ma riceve direttamente da Dio il soffio della vita spirituale
nota
Cf. Gen 2,7.
. L’evoluzione da sola non basta a dare origine al genere umano; la causalità biologica dei genitori non spiega da sola la nascita di un bambino, persona cosciente e libera, del tutto singolare. Occorre in ambedue i casi uno speciale concorso di Dio creatore
nota
Cf.San Leone IX,Congratulamurvehementer - DS685; Pio XII,Humani generis - DS3896.
.
Creazione degli angeli
[368]  Dio ha creato anche gli angeli
nota
Cf.Concilio Lateranense IV,Costituzione 1 “De fide catholica” - DS800; Concilio Vaticano I,Dei Filius, I e Canoni I, 5 - DS3002; 3025.
, che sono creature personali
nota
Cf.Pio XII,Humani generis - DS3891.
, puri spiriti, immortali, più intelligenti e potenti degli uomini. La libertà umana non è sola nell’universo e il mondo è più vasto e profondo di quanto la mentalità razionalista possa supporre. Peraltro appare del tutto plausibile che gli esseri materiali della natura e gli uomini, esseri materiali e spirituali nello stesso tempo, abbiano al di sopra di sé altri esseri puramente spirituali. Anche questi sono stati creati per mezzo di Cristo e in vista di lui
nota
Cf. Col 1,16.
; sono stati chiamati a vivere in comunione con lui e a cooperare per l’avvento del regno di Dio.
Provvidenza divina
[369]  Dio dirige tutte le cose alla perfezione definitiva. A ognuna dà consistenza, energia, identità, fine e leggi proprie; insieme le compone in un ordine dinamico globale, «con misura, calcolo e peso» (Sap 11,20). Ed esse, con la loro singolarità e con l’interdipendenza reciproca, celebrano la sua sapienza e il suo amore.
Soprattutto, la Provvidenza divina conduce la storia dell’uomo, perché possa conseguire la meta della sua vocazione. Il Padre veglia con premurosa sollecitudine su tutti e su ciascuno. Dal principio alla fine la Bibbia attesta la coerente attuazione del suo mirabile disegno di salvezza, incentrato in Cristo. Singole vicende, come quelle di Giuseppe venduto dai fratelli, di Mosè salvato dalle acque, di Tobia accompagnato dall’angelo, si offrono, a una lettura di fede, come segni incoraggianti della sua vicinanza. Il credente sa di poter andare avanti con fiducia: «Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla... Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me» (Sal 23,13-4).
Lo scandalo del male
[370] La fede nella Provvidenza è messa a dura prova dallo scandalo del male: dov’è Dio, quando i cataclismi della natura, le guerre, la fame e le malattie fanno strage di intere popolazioni? perché i giusti e gli innocenti soffrono, mentre i malvagi trionfano?
La protesta ha assunto, fin dall’antichità, una forma logica serrata con il filosofo Epicuro: «Dio o vuole togliere il male e non può; o può e non vuole; o non vuole e non può; o vuole e può. Se vuole e non può, è debole; se può e non vuole, è malevolo; se non vuole e non può, è malevolo e debole; se vuole e può, come si addice a lui, perché esiste il male e Dio non lo elimina?»
nota
Lattanzio,Dio è impassibile?, 13.
.
Occorre una risposta articolata. Ma viene subito in mente un’osservazione: Dio è misterioso e le sue vie rimangono nascoste, ma negare Dio significa rinunciare alla speranza di superare il male, rassegnarsi alla sconfitta definitiva.
[371]  Nella Bibbia, il libro di Giobbe demolisce le facili spiegazioni 10-190.pngteologiche, «sentenze di cenere», «difese di argilla» (Gb 13,12); ma, nello stesso tempo, rimprovera chi vuol mettere sotto processo la Provvidenza. L’uomo è troppo piccolo davanti a Dio: vede solo le frange delle sue opere e ode appena un sussurro della sua potenza
nota
Cf. Gb 26,14.
; gli sfugge il disegno totale della creazione: «Dov’eri tu quand’io ponevo le fondamenta della terra? Dillo, se hai tanta intelligenza! Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai, o chi ha teso su di essa la misura? Dove sono fissate le sue basi o chi ha posto la sua pietra angolare, mentre gioivano in coro le stelle del mattino e plaudivano tutti i figli di Dio? Chi ha chiuso tra due porte il mare, quando erompeva uscendo dal seno materno, quando lo circondavo di nubi per veste e per fasce di caligine folta?... Sei mai giunto ai serbatoi della neve, hai mai visto i serbatoi della grandine?...
Per quali vie si espande la luce, si diffonde il vento d’oriente sulla terra?... Ha forse un padre la pioggia? O chi mette al mondo le gocce della rugiada?... Vai tu a caccia di preda per la leonessa e sazi la fame dei leoncini, quando sono accovacciati nelle tane o stanno in agguato fra le macchie? Chi prepara al corvo il suo pasto, quando i suoi nati gridano verso Dio e vagano qua e là per mancanza di cibo?» (Gb 38,4-922242839-41). Dio è infinitamente grande e non c’è da sorprendersi che risulti anche misterioso. Sono fuori luogo sia i tentativi di giustificarlo, sia quelli di accusarlo. L’atteggiamento corretto davanti a lui è l’umile e fiducioso abbandono: «Comprendo che puoi tutto e che nessuna cosa è impossibile per te» (Gb 42,2).
L’origine del male
[372] Tuttavia il male ci investe da ogni parte, in molte forme: disgrazie, violenze, malattie, miseria, oppressione, ingiustizia, solitudine, morte. Non possiamo evitare la domanda: da che cosa dipende questa infelice situazione? perché l’uomo è soggetto alla sofferenza?
Molti mali derivano senz’altro dai limiti naturali, dall’inserimento nel mondo. Partecipando a un processo evolutivo globale, l’uomo nasce, si trasforma e muore come gli altri esseri della natura. Può ricevere la vita solo a frammenti.
La precarietà della condizione creaturale viene poi aggravata da innumerevoli colpe personali, che procurano più o meno direttamente una infinità di guai, a sé e agli altri: basti ricordare i danni recati alla salute, le storture della convivenza sociale, le guerre.
A sua volta la propensione dell’uomo a peccare, secondo la concezione biblica, dipende sia dall’influsso di Satana e dei demòni, sia da una misteriosa solidarietà nel peccato, che coinvolge tutta l’umanità fin dalle origini della sua storia.
CdA, 381-382CdA 396-398
[373] Questa solidarietà negativa non solo inclina a commettere i peccati personali, che causano molte sofferenze, ma impedisce di integrare nella vita, in maniera significativa, i dolori che provengono dagli altri uomini e dai limiti inerenti alla natura. Molte volte, più che il soffrire pesa il soffrire inutilmente, senza un significato. L’universale alienazione da Dio priva l’animo della forza e della gioia, che deriverebbero da un’intensa comunione con lui e sarebbero capaci di riempire e trasfigurare le stesse esperienze dolorose.
[374]  Secondo l’intenzione del Creatore, l’uomo dovrebbe vivere in un paradiso terrestre, in una condizione di perfetta armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso. L’offerta originaria della grazia includeva i doni dell’integrità e dell’immortalità. L’amicizia con Dio sarebbe stata così intima e tangibile da orientare con facilità al bene tutte le energie e le tendenze spontanee e da preservare dalla sofferenza e dalla morte angosciosa, come noi attualmente la sperimentiamo. Purtroppo questa condizione è stata perduta a causa del peccato.
[375] L’esperienza del male come tale trova dunque la sua origine nel peccato degli angeli e degli uomini, non in Dio. Il Signore crea un mondo in divenire, in cui le creature possano muoversi attivamente e liberamente verso la perfezione. Ciò comporta che innumerevoli esseri vengano continuamente distrutti, perché altri possano vivere, e che gli angeli e gli uomini possano peccare. Dio prende sul serio la libertà delle sue creature, fino a permettere che gli si ribellino. Agisce in modo simile a una madre, che, sia pure con intima sofferenza, espone il suo bambino al rischio di cadere a terra, perché impari a camminare.
[376]  Dio non impedisce il male; ma ne trae il bene. Il suo atteggiamento si rivela definitivamente nella croce di Gesù Cristo. Egli ama appassionatamente gli uomini, fino a prendere su di sé il peso della loro miseria come fosse la propria. È vicinissimo anche quando sembra assente. Dal delitto più grande, che è la crocifissione di Gesù, trae il più grande bene, che è la sua risurrezione e la nostra redenzione. Fa crescere nella prova l’amore più puro, che riscatta i peccatori dalle loro colpe. Conduce infine alla vittoria e alla liberazione completa: Cristo «vince il peccato con la sua obbedienza fino alla morte e vince la morte con la sua risurrezione»
nota
Giovanni Paolo II,Salvifici doloris, 14.
. In Cristo acquista senso anche ciò che non ha senso: «Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio» (Rm 8,28). La Provvidenza «non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per prepararne una più certa e più grande»
nota
A.Manzoni,I promessi sposi, 8.
.
[377] Dio ha creato un mondo buono, in cammino verso la perfezione definitiva, con gli angeli e gli uomini capaci di muoversi e orientarsi liberamente.
La divina Provvidenza guida il cammino di tutte le creature con sapienza e amore.
Il male dipende in definitiva dall’abuso della libertà da parte delle persone create.
Dio non fa il male; non lo impedisce, perché rispetta la libertà; lo fa servire al bene. «Sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!» (Rm 11,33).

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