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CATECHISMO DEGLI ADULTI

Catechismo degli Adulti

Dimensione costitutiva dell’uomo
[1113] In alcuni paesi, tra cui il nostro, l’eccezionale sviluppo scientifico, tecnico, economico degli ultimi due secoli ha prodotto una situazione di prosperità. Si accumulano capitali, tecnologia, esperienza imprenditoriale e amministrativa, redditi, consumi. È la civiltà del lavoro e del benessere, ricca di valori e di ambiguità, le cui radici traggono alimento dalla stessa tradizione cristiana.
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[1114]  Il lavoro, finalizzato a prendere possesso dell’ambiente, è per la Bibbia una dimensione costitutiva dell’uomo, come la sessualità e la socialità: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra”» (Gen 1,27-28).
Avendo creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, Dio non lo chiama solo a lavorare, ma anche a riposare. Egli infatti, nel realizzare l’opera della creazione, lavora e riposa
nota
Cf. Gen 2,2-3.
. Secondo la rappresentazione simbolica del linguaggio mitico, sei giorni lavora e il settimo giorno riposa: questo significa che il suo agire è sovranamente libero, produttivo di perfezione e di bellezza, gratificante. L’uomo partecipa al lavoro e al riposo di Dio: ambedue sono per lui una benedizione e un dono, ambedue fecondi di vita e necessari per affermare la dignità e il primato della persona umana sopra le altre creature visibili.
Soggiogare la terra e dominare gli animali dell’acqua, dell’aria e del suolo vuol dire prendere possesso dell’ambiente e governarlo. Lo stesso concetto esprimono le immagini di custodire e coltivare il giardino e di imporre il nome a tutti gli animali. Si tratta di rispettare l’ordine posto in essere dal Creatore e di svilupparlo a proprio vantaggio, scoprendo progressivamente e usando con responsabilità le risorse della natura, per soddisfare i bisogni propri, della famiglia e della società. È l’impresa grandiosa della scienza e del lavoro per umanizzare il mondo, farne la degna dimora dell’uomo, una casa di libertà e di pace.
[1115]  Il lavoro è nello stesso tempo necessità vitale e affermazione di 29-535.png libertà, segno di dipendenza e di trascendenza rispetto alla natura. Solo l’uomo lavora, perché, a differenza degli animali, è soggetto intelligente, capace di progettare e operare creativamente. Mentre produce cose utili, sviluppa anche la sua umanità, un insieme di importanti valori: iniziativa, coraggio, realismo, tenacia, ordine, solidarietà. Esprime e attua la sua dignità di persona. Si può così parlare di un diritto dell’uomo al lavoro: «La libertà medesima, respiro della persona, è, in certo modo..., condizionata da queste primordiali esigenze: del lavoro e del pane»
nota
G. La Pira, L’attesa della povera gente, 20.
.
Perché il lavoro possa rivelare e mantenere il suo senso, non deve assorbire tutte le energie. Deve lasciare spazio alla contemplazione, all’amicizia, alla famiglia, al gioco. Ecco la necessità del riposo, finalizzato non tanto a reintegrare le forze fisiche in vista di una nuova fatica, quanto a consolidare le motivazioni fondamentali dell’esistenza. Ed è molto opportuno, anzi indispensabile, che questo riposo si concentri particolarmente in un giorno di festa, per celebrare comunitariamente la bellezza della vita e sperimentare insieme la benevola vicinanza di Dio.
Valore sfigurato e restaurato
[1116]  Il credente accoglie le creature come dono dalle mani di Dio, come beni adatti a soddisfare i bisogni dell’uomo, ad accrescere le sue possibilità di vita. Secondo la Bibbia, le ricchezze sono una benedizione del Signore, anche se di minore importanza rispetto ad altri benefici, quali la sapienza, la giustizia, la pace dell’anima. Disprezzarle sarebbe meschinità di spirito, forse invidia e risentimento.
Lavoro e possesso vengono sfigurati dal peccato, ma la valutazione di fondo resta positiva. Fatica, amarezza e rischio di sterilità fanno sentire il loro peso: «Maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te... Con il sudore del tuo volto mangerai il pane» (Gen 3,17-19). Ma questa maledizione non annulla la benedizione originaria. Il lavoro diventa un bene arduo, ma resta pur sempre un bene, via insostituibile per affermare la dignità dell’uomo e il suo primato sul mondo visibile. Anzi la difficoltà costituisce una sfida e un’occasione per crescere in umanità. Di qui l’alta considerazione che la Bibbia e la tradizione cristiana riservano alla virtù della laboriosità.
Ma la laboriosità, per essere autentica, deve accompagnarsi con l’impegno per la giustizia, per un ordine economico-sociale in cui il lavoratore resti soggetto libero, signore e non schiavo. Il peccato crea un disordine strutturale, che tende a ridurre l’uomo a puro strumento di produzione, a forza lavoro. Gli ebrei in Egitto vengono assoggettati a un lavoro duro, monotono e sfruttato, un lavoro senza senso e senza riposo. Dio però libera gli oppressi, restituisce un senso al lavoro e concede il riposo
nota
Cf. Es 3,7-10.
. Il giorno di festa sarà memoria efficace della liberazione donata dal Signore, perno di una società libera e solidale, protezione per la dignità dei più deboli
nota
Cf. Dt 5,12-15.
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CCC, 400
[1117]  Il Signore Gesù, con la sua umile fatica di operaio, il suo ministero pubblico e la sua croce e risurrezione, risana e perfeziona definitivamente la dignità e il primato della persona umana anche nell’ambito del lavoro. La Chiesa ne è consapevole fin dalle origini: «Non c’è più schiavo né libero..., poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28); «Lo schiavo che è stato chiamato nel Signore, è un liberto affrancato del Signore» (1Cor 7,22). Il lavoro assume un più alto significato: «Qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che come ricompensa riceverete dal Signore l’eredità» (Col 3,23-24).
Chi lavora con amore, nel rispetto della dignità di ogni persona, non solo contribuisce al progresso terreno, ma anche alla crescita del regno di Dio. Prolunga l’opera del Creatore e coopera all’attuazione del disegno della Provvidenza nella storia, associandosi al Cristo redentore
nota
Cf.Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 34.
. Si avvicina a Dio, facendo propria la pienezza di senso da lui data al lavoro. Ma per viverla consapevolmente e coerentemente, ha bisogno di un’adeguata formazione, di momenti di spiritualità. In particolare, ha bisogno del riposo e della festa, dono di Dio come il lavoro.
Il tempo libero
[1118] Oggi il tempo lasciato libero dal lavoro produttivo è cresciuto notevolmente dal punto di vista quantitativo ed è destinato a crescere ancora. È un fenomeno di per sé positivo. Il tempo libero risponde a un bisogno profondo della persona ed è una realtà che ha in se stessa il proprio scopo e valore, in quanto espressione di creatività, convivialità e spiritualità. Sua destinazione dovrebbero essere la preghiera personale e comunitaria, la formazione culturale, la contemplazione della natura e dell’arte, la ricreazione e il gioco, la famiglia, l’amicizia, la solidarietà sociale.
Purtroppo la logica della produzione e del profitto invade anche il tempo libero e soffoca la creatività personale. Ne derivano insoddisfazione e tensione, tanto che si avverte la necessità di “liberare” il tempo libero. Occorre una saggia educazione al turismo, al divertimento, allo sport, all’uso dei mezzi della comunicazione sociale.
CdA, 658
CONFRONTAVAI
CdA 883
CONFRONTAVAI
[1119] «Sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro... Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo» (Es 20,9-11).

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