Catechismo degli Adulti
4. Il servizio alla vita
Sessualità e fecondità
[1059] L’amore coniugale costituisce l’unità degli sposi, unità riservata a loro, ma non chiusa in un egoismo a due.
L’uomo e la donna sono diversi non solo per integrarsi reciprocamente, ma anche per generare ed educare figli. «Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra”» (Gen 1,28). L’unione fisica e affettiva si prolunga e si personifica nei figli. «I coniugi, mentre si donano tra loro, donano al di là di se stessi la realtà del figlio, riflesso vivente del loro amore, segno permanente dell’unità coniugale»
![]() Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, 14.
È evidente che sessualità e fecondità sono finalisticamente connesse a livello di dinamismo biologico. Ma lo sono anche nell’ordine simbolico. Come il sorriso esprime simpatia e la stretta di mano amicizia, così l’atto coniugale è un gesto importante di comunicazione, un linguaggio che ha due significati oggettivi inscindibili: unitivo e procreativo
![]() Cf. Paolo VI, Humane vitae, 12. | |
Una procreazione responsabile
[1060] È dunque necessaria innanzitutto un’adesione di principio alla fecondità. Purtroppo, nel nostro paese, tale adesione non è scontata. Molte coppie hanno paura di accettare anche un solo figlio.
La fondamentale adesione alla fecondità deve poi attuarsi in modo responsabile davanti a Dio. Occorre regolare di comune accordo, senza grettezza e calcolo utilitaristico, il numero e il momento opportuno delle nascite, considerando il bene dei coniugi stessi, l’educazione dei figli che nasceranno e di quelli già nati, le condizioni generali della società. D’altra parte bisogna rispettare il duplice significato oggettivo dell’atto coniugale.
È autentico solo il comportamento che mette insieme la responsabile regolazione delle nascite e la disponibilità effettiva ad accogliere la vita.
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In vista di una procreazione responsabile, si può regolare la fertilità attraverso la continenza periodica, che tiene conto dei tempi fecondi e infecondi della donna. C’è chi si chiede se anche qui non ci si trovi di fronte a un artificio. Il ricorso ai ritmi naturali rispetta invece la completa verità oggettiva, non solo biologica ma anche simbolica, dell’atto sessuale; nello stesso tempo favorisce la crescita di altri valori: dominio di sé, rispetto dell’altro, dialogo, tenerezza
![]() Cf. Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, 32. | |
[1062]
La castità coniugale è una conquista. Occorre riconoscere
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La fecondazione artificiale
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Disordine opposto alla contraccezione può essere considerata la fecondazione artificiale: quella esclude la fecondità, questa il rapporto sessuale. È di diversa specie e può essere più o meno grave secondo che sia eterologa o omologa e secondo il metodo usato. Gli embrioni non utilizzati vengono lasciati morire. Inoltre è forte il rischio che l’intervento si trasformi in un affare commerciale. Un figlio, essendo persona, può avere degna origine solo dall’amore e dal gesto che esprime l’unità dei coniugi, non dalla tecnica. Deve essere accolto come un dono, non realizzato come un prodotto. Disponendosi alla procreazione attraverso l’amore reciproco nel rapporto sessuale, i coniugi si mantengono nel ruolo di cooperatori dell’amore di Dio creatore
![]() Cf. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 50. È comprensibile la sofferenza delle coppie senza figli e desiderose di averne. Da una parte devono essere aiutate a comprendere che non esiste un vero e proprio diritto al figlio, quasi fosse un oggetto da possedere; d’altra parte vanno incoraggiate a orientarsi verso altre forme di fecondità, come l’affidamento e l’adozione. Si può essere padre e madre senza aver generato. Anche la coppia sterile è chiamata a oltrepassare se stessa nell’amore.
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Missione educativa dei genitori
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La fecondità non si riduce alla riproduzione biologica, ma include l’educazione. Innanzitutto i coniugi educano se stessi; si aiutano reciprocamente a crescere verso la pienezza umana e cristiana. Poi, col fatto stesso di generare persone destinate a svilupparsi, si assumono un compito educativo nei loro confronti. L’educazione dei figli è una generazione prolungata e la famiglia è un «grembo spirituale»
![]() San Tommaso d’Aquino, Somma Teologica, II-II, q. 10, a. 12. ![]() Cf. Concilio Vaticano II, Gravissimum educationis, 3.
I genitori devono essere vicini ai figli con la testimonianza personale e il colloquio quotidiano, evitando di essere possessivi o al contrario dimissionari dalle proprie responsabilità. «Di fronte alla cura per i figli e alla loro educazione, tutto sia per noi secondario. Se fin dall’inizio insegni al fanciullo ad essere saggio, egli acquista la ricchezza più grande di ogni altra e la gloria più valida»
![]() San Giovanni Crisostomo, Omelie sulla Lettera agli Efesini, 21, 2.
La comunicazione educativa non è a senso unico. I figli contribuiscono attivamente alla formazione dei genitori. La famiglia, nel quotidiano intreccio di rapporti interpersonali, costituisce il primo ambiente di umanizzazione, «la prima e vitale cellula della società»
![]() Concilio Vaticano II, Apostolicam actuositatem, 11. | CCC, 2221-2231 |
[1065] L’atto coniugale ha due significati inscindibili: quello unitivo e quello procreativo. Sarebbe menzognero se non fossero rispettati entrambi
La regolazione delle nascite va attuata con la continenza periodica e il ricorso ai metodi naturali.
La procreazione responsabile include anche l’educazione. I figli devono essere accolti come un dono, una promessa e un compito.
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