Catechismo degli Adulti
La moderna emancipazione
[1052] A partire dal secolo XVIII si sviluppano vari movimenti di liberazione della donna. Fino alla metà del nostro secolo le rivendicazioni riguardano la parità nella società: accesso a tutti i livelli di istruzione, suffragio universale e partecipazione politica, uguali opportunità di lavoro in tutte le professioni. Negli ultimi decenni la contestazione si estende al rapporto uomo-donna all’interno della stessa famiglia. Alcuni orientamenti rifiutano ogni codificazione di ruoli maschili e femminili tra le pareti domestiche; affermano il diritto della donna a gestire autonomamente il proprio corpo: libertà di contraccezione, di aborto, di rapporti omosessuali. Cosa pensare da un punto di vista cristiano di questo processo culturale?
| |
Pari dignità e reciprocità
[1053]
I racconti della creazione sottolineano sia la pari dignità sia la distinzione e la reciprocità tra uomo e donna. Ci mettono così in guardia da soluzioni semplicistiche e unilaterali.
Uomo e donna sono ambedue soggetti liberi, dotati di piena umanità; sono però anche due modi di essere al mondo, di vedere la realtà e di comunicare. In essi la pienezza umana si trova polarizzata in maniera diversa. Nell’uno di solito appaiono accentuate l’aggressività, la capacità di iniziativa, l’attività esteriore produttiva. Nell’altra si concentra la ricchezza simbolica della maternità, cioè l’interiorità, l’accoglienza, la cura della vita fisica e spirituale, la tenerezza, la premura per la crescita, la difesa di ciò che è debole.
Emancipazione della donna non può allora significare omologazione pura e semplice. Le deve senz’altro essere riconosciuto il diritto di inserirsi da protagonista nella vita familiare, professionale, sociale, culturale ed ecclesiale; ma anche di portarvi la sua originalità e il suo genio. La gestione della famiglia e l’organizzazione sociale vanno ripensate in modo da valorizzare il più possibile il diverso apporto di ambedue i sessi e attivare un ricco scambio di esperienze.
L’uomo deve essere responsabilizzato, come marito e come padre, a condividere il peso quotidiano della vita familiare. La donna non deve inseguirlo sulla via dell’affermazione individualistica di sé e del consumismo sessuale. Il lavoro produttivo di per sé è un bene per ambedue; non dovrebbe però essere una scelta obbligata. Di qui l’esigenza di un riconoscimento culturale ed economico del lavoro domestico e del ruolo sociale della famiglia.
| |
Nella Chiesa stessa, a parte il ministero ordinato, la donna può assumere moltissimi compiti, anche di grande responsabilità, con conseguente arricchimento della teologia, della spiritualità e dell’azione pastorale, come del resto è già avvenuto in passato.
Valorizzare la donna nella società civile e nella Chiesa significa sicuramente valorizzare la gratuità e l’attenzione alle persone prima che alle cose. Non basta ovviamente cambiare le leggi e introdurre delle riforme; occorre soprattutto cambiare la mentalità e il costume.
| CdA, 727 |