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CATECHISMO DEGLI ADULTI

Catechismo degli Adulti

L’uomo vale per se stesso
[1015] La mentalità materialistica celebra la vita solo nella misura in cui raggiunge il successo, l’efficienza, la ricchezza, il piacere. Non le riconosce un valore in sé e per sé. Perciò finisce per alimentare una cultura di morte, che trova le sue manifestazioni nel disprezzo e nell’emarginazione dei più deboli, nell’aborto, nell’eutanasia, nell’omicidio anche per futili motivi.
CCC, 356-357
La posizione cristiana è decisamente diversa. Gesù, con la sua attenzione preferenziale per i peccatori, i malati e gli emarginati, ha rivelato che il Padre considera importanti tutti gli uomini, quale che sia la loro condizione. Ha affermato che la persona vale più del cibo e del vestito, anzi più di qualsiasi conquista, fosse pure estesa quanto il mondo intero, e non può essere scambiata con nessuna cosa.
CdA, 130-131
La Chiesa insegna che l’uomo, immagine vivente di Dio, vale per se stesso, non per quello che sa, che produce o che possiede. Semmai è la sua dignità di persona che conferisce valore ai beni che gli servono per esprimersi e realizzarsi. Se è vero che nasce incompiuto e cresce mediante un’esperienza di donazione e di comunione fino alla perfezione definitiva della vita eterna, è anche vero che fin dall’inizio è un soggetto spirituale irripetibile, aperto all’infinito, chiamato a vivere per gli altri e con gli altri. Merita dunque rispetto e attenzione in ogni stagione della sua esistenza.
A ogni uomo, in qualsiasi situazione si trovi, la Chiesa ha una buona notizia da dare: Dio ama questa tua vita, sana o malata, felice o infelice, virtuosa o sfigurata dal peccato; Cristo la vive insieme a te, condividendo i tuoi beni e le tue miserie, come se fossero suoi; lo Spirito Santo la sostiene e la orienta, perché diventi dono di amore al Padre e ai fratelli. Credere in Dio significa anche avere la più alta considerazione dell’uomo, del valore della vita come tale e quindi di ogni vita. Invece, ancorare la propria esistenza a valori quali il successo, la salute, l’efficienza, il possesso o il piacere, significa costruire sulle sabbie mobili della precarietà e dell’individualismo.
CdA, 800-801
Valore della vita fisica
[1016]  Un valore assoluto va riconosciuto a quella vita di comunione, 26-487.png di cui Gesù ha detto: «Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). Non ha invece un valore assoluto la vita fisica, che all’occorrenza, secondo l’insegnamento del Maestro, bisogna essere pronti anche a sacrificare, per riaverla in pienezza nella vita eterna
nota
Cf. Gv 12,25.
. Il cristiano promuove innanzitutto la propria e l’altrui crescita spirituale; non investe tutta la sua speranza nella salute, nell’efficienza e nella bellezza esteriore; non cade nell’idolatria del corpo.
D’altra parte la vita fisica, pur non essendo il bene supremo, fa da supporto a tutti gli altri beni e ne consente l’attuazione. Va perciò rispettata dal concepimento alla morte naturale. Va curata e servita in modo che tutti possano avere cibo, vestito, abitazione, lavoro, tempo libero, assistenza sanitaria. Va difesa da ogni forma di violenza e preservata dai pericoli che la minacciano, quali l’alcolismo, la droga, gli incidenti prevedibili.
CCC, 2288-2291
Unità di anima e di corpo
[1017]  La coscienza cristiana avverte lucidamente questi doveri, perché ha un’alta considerazione del corpo, elemento costitutivo della persona umana, «destinato alla risurrezione nell’ultimo giorno»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 14.
.
Secondo la concezione biblica, l’uomo è «spirito, anima e corpo» (1Ts 5,23), cioè un soggetto partecipe di energia divina, vivo e pieno di desideri, inserito nel mondo e sottomesso alla caducità. La nostra tradizione culturale preferisce invece parlare di anima e di corpo. Ma quel che conta è affermare l’unità dell’uomo, unico soggetto che vive a vari livelli, posto tra cielo e terra, uditore di Dio e interprete delle cose materiali
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 14.
.
CCC, 362-368CdA, 366-367
CONFRONTAVAI
[1018] Il corpo umano è senz’altro un oggetto cosmico tra innumerevoli altri, un punto effimero nell’immensità dell’universo. Ma non si può ridurre a una particella di materia. Già dal punto di vista biologico appare meravigliosamente complesso. Inoltre, fatto ancor più significativo, è integrato nell’esperienza soggettiva della persona.
Io non solo osservo il mio corpo dall’esterno, ma lo vivo consapevolmente dall’interno: nell’agire, nel soffrire, nel toccare, in tutte le mie sensazioni. Io sono il mio corpo. Mediante il corpo ricevo influssi esterni, modifico le cose, comunico con gli altri, esprimo e realizzo me stesso. Una contrazione muscolare diventa nella coscienza un grido di dolore; realtà biologiche come il nascere e il morire, il mangiare e il bere, la sessualità e la malattia si caricano simbolicamente di significati esistenziali. Viceversa, un atteggiamento spirituale diventa gesto concreto: l’amicizia si fa sorriso, sguardo, abbraccio; la fede si fa testimonianza di parole e di opere.
Il corpo è linguaggio; è il dinamico inserirsi del soggetto nel mondo, per incontrare gli altri e rivolgersi a Dio. Partecipa alla dignità della persona ed è chiamato alla gloria eterna. Il rispetto dovuto alla persona si estende dunque anche al suo corpo. «Glorificate Dio nel vostro corpo!» (1Cor 6,20).
[1019] La persona umana, immagine vivente di Dio, ha valore per se stessa: va rispettata e amata incondizionatamente.
Il corpo è espressione della persona e partecipa del rispetto ad essa dovuto.

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