Catechismo degli Adulti
Per l’itinerario di fede
RIFLETTERE E INTERROGARSI
In una cultura dell’immediato e del progresso, spesso limitato a una dimensione solo materiale, la speranza sembra soffocata. In realtà nel cuore di ciascuno e nella società esistono, per lo più in modo implicito, attese e desideri di una realizzazione più alta. La fede è fermento di speranza per il mondo: ciascun cristiano è chiamato a renderne ragione. Cristo è in mezzo a noi: passato, presente e futuro prendono da lui luce. Uniti a lui nel mistero pasquale, siamo resi capaci di contribuire alla costruzione del nostro futuro, protesi verso la meta, sulla strada che conduce al Padre.
• In quale misura sappiamo vivere le situazioni presenti aperti al futuro di Dio?
• Come una comunità cristiana coltiva il senso dell’attesa e la celebra?
• In quale modo la speranza cristiana può essere motivo di un maggior impegno nella realtà attuale?
• Come testimoniare la speranza cristiana nel nostro ambiente?
ASCOLTARE E MEDITARE LA PAROLA
Io ritengo che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà esser rivelata in noi. La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa - e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Poiché nella speranza noi siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo? Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.
Si può leggere anche:
(Mt 25,14-30) Parabola dei talenti: l’attesa deve essere operosa.
(2Ts 3,6-15) L’attesa del Signore e i doveri quotidiani.
(Tt 2,11-15) Zelanti nelle opere buone, aspettando la venuta del Signore.
Il Verbo di Dio, per mezzo del quale tutto è stato creato, si è fatto egli stesso carne, per operare, lui, l’uomo perfetto, la salvezza di tutti e la ricapitolazione universale. Il Signore è il fine della storia umana, il punto focale dei desideri della storia e della civiltà, il centro del genere umano, la gioia d’ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni. Egli è colui che il Padre ha risuscitato da morte, ha esaltato e collocato alla sua destra, costituendolo giudice dei vivi e dei morti. Nel suo Spirito vivificati e coadunati, noi andiamo pellegrini incontro alla finale perfezione della storia umana, che corrisponde in pieno con il disegno del suo amore: «Ricapitolare tutte le cose in Cristo, quelle del cielo come quelle della terra» (Ef 1,10). Dice il Signore stesso: «Ecco, io vengo presto, e porto con me il premio, per retribuire ciascuno secondo le opere sue. Io sono l’alfa e l’omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine» (Ap 22,12-13).
(Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 45)
Si può leggere anche:
Lettera a Diogneto, 5, 1 - 6, 1 Dimorare sulla terra e essere cittadini del cielo.
PREGARE E CELEBRARE
Signore, tu sei stato per noi un rifugio
di generazione in generazione.
Prima che nascessero i monti
e la terra e il mondo fossero generati,
da sempre e per sempre tu sei, Dio.
Tu fai ritornare l’uomo in polvere
e dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Ai tuoi occhi, mille anni
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.
Li annienti: li sommergi nel sonno;
sono come l’erba che germoglia al mattino:
al mattino fiorisce, germoglia,
alla sera è falciata e dissecca.
Insegnaci a contare i nostri giorni
e giungeremo alla sapienza del cuore.
Saziaci al mattino con la tua grazia:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
O Dio, creatore dell’universo
che guidi a una meta di salvezza le vicende della storia,
concedi all’umanità inquieta il dono della vera pace,
perché possa riconoscere in una gioia senza ombre
il segno della tua misericordia.
(Messale Romano, Colletta della Messa per la pace e la giustizia)
PROFESSARE LA FEDE
• «Noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova»
(
2Pt 3,13
)
: alla fine dei tempi, con la seconda venuta di Gesù, l’umanità e il mondo saranno trasformati. Sarà la realizzazione definitiva del disegno di Dio di «ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra»
(
Ef 1,10
)
.
• «L’attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo dell’umanità nuova che già riesce a offrire una certa prefigurazione che adombra il mondo nuovo»
(
Concilio Vaticano II
, Gaudium et spes, 39).
• «Tutti i buoni frutti della natura e della nostra operosità, dopo che li avremo diffusi sulla terra nello Spirito del Signore e secondo il suo precetto, li ritroveremo poi di nuovo, ma purificati da ogni macchia, illuminati e trasfigurati, quando il Cristo rimetterà al Padre il regno eterno e universale»
(
Concilio Vaticano II
, Gaudium et spes, 39).