Educat
CATECHISMO DEGLI ADULTI

Catechismo degli Adulti

Crescente responsabilità
[1140]  Il primato dell’uomo sulle cose non significa potere di usare e di abusare. Il suo lavoro si svolge sulla base di una donazione da parte di Dio. Più che proprietario, egli è amministratore e deve rendere conto. Purtroppo, «preso dal desiderio di avere e di godere, più che di essere e di crescere, consuma in maniera eccessiva e disordinata le risorse della terra e la sua stessa vita»
nota
Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 37.
.
La mentalità distruttiva è antica quanto il genere umano, ma in passato i danni rimanevano circoscritti a motivo del numero esiguo di abitanti e per la limitata capacità tecnologica. La moderna civiltà industriale, che peraltro ha il merito di aver portato il benessere ad intere popolazioni, possiede invece un’aggressività ben altrimenti pericolosa. Il saccheggio indiscriminato rischia di esaurire molte risorse della terra, che non sono rinnovabili. L’inquinamento ambientale si accumula rapidamente e minaccia di provocare sconvolgimenti a catena. Le manipolazioni genetiche aprono la strada verso importanti traguardi, ma anche verso possibili catastrofi biologiche. Il sistema che tiene insieme gli esseri viventi è quanto mai complesso e vulnerabile.
«Quanto più cresce la potenza degli uomini, tanto più si estende e si allarga la loro responsabilità»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 34.
.
Uso rispettoso della natura
[1141]  Il compito di prendere possesso e governare, affidatoci dal Creatore, non giustifica la prassi aggressiva e spoliatrice. Dio non ci ha consegnato una materia informe, ma un mondo già buono e bello: ben sette volte lo ripete il ritornello nel primo racconto della creazione. La natura certo non è divina e intangibile; è soltanto un’opera di Dio, ma è un’opera armoniosa, frutto della sapienza creatrice e ordinatrice. Il lavoro dell’uomo dovrà essere ordinatore, a somiglianza di quello di Dio; dovrà sviluppare il senso già posto in esso da Dio.
Analogo è il messaggio del secondo racconto della creazione. Dio affida all’uomo il giardino perché lo custodisca e lo coltivi e imponga il nome a ogni cosa, cioè le dia un ordine ulteriore. Ma gli proibisce di mangiare il frutto «dell’albero della conoscenza del bene e del male» (Gen 2,17), ossia di usare in maniera arbitraria il suo potere
nota
Cf. Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 43.
.
L’uomo è chiamato a perfezionare la natura. Purtroppo con il peccato vi introduce il disordine, la «schiavitù della corruzione» (Rm 8,21). «Si giura, si mentisce, si uccide, si ruba... Per questo è in lutto il paese e chiunque vi abita langue insieme con gli animali della terra e con gli uccelli del cielo; perfino i pesci del mare periranno» (Os 4,2-3). Invece di edificare una degna dimora, si rischia di rendere la terra inabitabile.
In virtù della redenzione l’uomo ritrova l’armonia con la natura. «Infine in noi sarà infuso uno spirito dall’alto; allora il deserto diventerà un giardino... e la giustizia regnerà nel giardino. Effetto della giustizia sarà la pace... Il mio popolo abiterà in una dimora di pace» (Is 32,15-18). Il cristiano è chiamato a testimoniare, con il suo impegno ecologico, la speranza che il mondo creato, in un modo che a noi sfugge, entrerà «nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,21).
[1142]  Dobbiamo accogliere tutte le creature «come se al presente uscissero dalle mani di Dio»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 37.
.
Non si tratta di una materia amorfa o di un nudo fatto obiettivo, ma di un ordine e un disegno da interpretare, di un linguaggio da ascoltare e capire, di una verità e bellezza da contemplare. La manomissione arbitraria è indice di «una povertà o meschinità dello sguardo dell’uomo, animato dal desiderio di possedere le cose anziché di riferirle alla verità, e privo di quell’atteggiamento disinteressato, gratuito, estetico che nasce dallo stupore per l’essere e per la bellezza, il quale fa leggere nelle cose visibili il messaggio del Dio invisibile che le ha create»
nota
Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 37.
.
Di conseguenza l’uso deve essere rispettoso e deve tener conto sia della originalità di ogni creatura sia della mutua connessione in un sistema ordinato
nota
Cf. Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, 34.
. Possiamo finalizzare le cose a nostro vantaggio, ma sviluppando e perfezionando una finalità già data. Dobbiamo inoltre considerare il bene delle future generazioni e non solo della nostra.
Tutti siamo responsabili dell’ambiente. Una grande quantità di consumi non comporta automaticamente una migliore qualità della vita. Occorre ripensare il nostro modello di sviluppo; sicuramente è bene darsi uno stile di vita sobrio, che ci consenta di governare la natura senza tiranneggiarla, unendo, sull’esempio di san Benedetto e di san Francesco, l’operosità alla contemplazione. La fedeltà alla vocazione integrale dell’uomo, alla comunione, al lavoro e al riposo è garanzia per la dignità della persona e per la salvaguardia della natura.
[1143] Il lavoro umano, essendo una cooperazione all’azione creatrice e ordinatrice di Dio, non deve distruggere ma sviluppare l’ordine posto dalla divina Sapienza nel mondo creato. La natura può e deve essere utilizzata a scopi umani, ma deve anche essere contemplata e rispettata: allora essa diventa davvero «una dimora di pace» (Is 32,18).

Catechismo degli Adulti
indice dei contenuti