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CATECHISMO DEGLI ADULTI

Catechismo degli Adulti

La comunità dei popoli
[1109] La Chiesa con la sua stessa esistenza testimonia l’universalità del divino disegno di salvezza ed è fattore di unità per tutto il genere umano. Essa guarda dunque con grande attenzione al progressivo intensificarsi delle relazioni tra i popoli, cercando di orientarlo nella giusta direzione.
Oggi i confini degli stati sono attraversati da un flusso continuo di uomini, informazioni, capitali, merci, armi. L’interdipendenza cresce in ampiezza e spessore. Se si vogliono evitare meccanismi perversi, che avrebbero «conseguenze funeste per i più deboli»
nota
Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, 17.
, anzi per tutti, è necessario attivare una nuova solidarietà morale, culturale, politica ed economica. «Il bene comune... oggi diventa sempre più universale, investendo diritti e doveri che riguardano l’intero genere umano»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 26.
. La pretesa dei singoli stati sovrani di porsi come vertice della società organizzata sta diventando anacronistica. Si va verso forme di collaborazione sistematica, si moltiplicano le istituzioni internazionali, si auspicano forme di governo sopranazionale con larga autonomia delle entità nazionali.
La comunità dei popoli, come quella delle persone, va costruita non sui rapporti di forza, ma sui valori di verità, giustizia, amore, libertà
nota
Cf. Giovanni XXIII, Pacem in terris, 47-67.
. Anche a livello di relazioni tra i popoli, la carità esige che un’attenzione preferenziale sia riservata ai più deboli.
CCC, 1911
La cooperazione per lo sviluppo
[1110]  I paesi del sottosviluppo interpellano quelli del benessere, come il povero Lazzaro alla porta del ricco. All’origine dei mali non c’è alcuna fatalità, ma una serie di cause concomitanti, alle quali è possibile rimediare: colonialismo, sfrenata concorrenza 28-529.pngcommerciale, imprevidenza dei governi locali, conflittualità prolungata e soprattutto arretratezza culturale. La soluzione è di natura innanzitutto etica e si chiama solidarietà.
Il primo e decisivo contributo è il sostegno a programmi di educazione e di sviluppo culturale, perché «lo sviluppo di un popolo non deriva primariamente né dal denaro, né dagli aiuti materiali, né dalle strutture tecniche, bensì dalla formazione delle coscienze, dalla maturazione delle mentalità e dei costumi. È l’uomo il protagonista dello sviluppo, non il denaro o la tecnica»
nota
Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 58.
.
Accanto all’opera formativa occorrono altre forme di aiuto: sostegno ai regimi rispettosi dei diritti umani; forniture di tecnologie semplici, di servizi primari, di incentivi all’agricoltura; riforma del commercio internazionale e del sistema monetario e finanziario mondiale.
È già un fatto positivo che cresca la consapevolezza della interdipendenza degli uomini e delle nazioni. Ma bisogna assumere impegni precisi secondo le proprie possibilità, modificando, per quanto è necessario, anche il proprio stile di vita. Cooperare allo sviluppo dei popoli «è un imperativo per tutti e per ciascuno degli uomini e delle donne, per le società e le nazioni»
nota
Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, 32.
.
CCC, 1908
[1111] La crescente interdipendenza tra i popoli esige una forte solidarietà morale, culturale, economica e un’organizzazione politica della società internazionale.

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