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CATECHISMO DEGLI ADULTI

Catechismo degli Adulti

Distinzione non separazione
[1086] La cultura moderna ha il merito di aver affermato la consistenza propria della vita civile rispetto a quella religiosa. Spesso però è arrivata a considerare la fede un affare privato, irrilevante in ambito sociale e politico.
Il cristiano accetta la distinzione delle realtà terrene da quelle eterne e spirituali, ma non la separazione. Sa che ogni dimensione della realtà ha leggi proprie ed esige un metodo ed una competenza specifici, ma ritiene che tutto debba essere finalizzato a obiettivi coerenti con la dignità e la vocazione dell’uomo, rivelate pienamente solo dalla parola di Dio. Egli da una parte individua nel peccato la radice profonda dei mali della società, dall’altra si rende conto che la conversione a Dio implica anche serietà di impegno per una società autenticamente umana.
CCC, 2820
Incidenza sociale del peccato
[1087]  Secondo la Bibbia, il peccato porta disordine, oppressione e violenza nella famiglia, nella città, nella nazione
nota
Cf. Am 8,4-7.
e nei rapporti tra i popoli
nota
Cf. Es 1,8-22.
; corrompe la convivenza fra gli uomini e rende mostruoso il potere politico. Secondo il magistero della Chiesa, i peccati personali moltiplicandosi si fossilizzano in strutture sociali di peccato; queste a loro volta condizionano fortemente le persone e le inclinano a nuovi peccati
nota
Cf. Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, 36.
.
CCC, 408CCC 1869CCC 1887
Regno di Dio e riforma della società
[1088] Dio vuole innanzitutto cambiare il cuore dell’uomo, ma, a partire dal cuore, vuole rinnovare anche la società.
È il liberatore degli oppressi: protegge i poveri, gli stranieri, gli orfani, le vedove; vuole giustizia e solidarietà. Chiede ai credenti di non separare la pratica religiosa dall’impegno sociale. «Io detesto, respingo le vostre feste e non gradisco le vostre riunioni... Lontano da me il frastuono dei tuoi canti: il suono delle tue arpe non posso sentirlo! Piuttosto scorra come acqua il diritto e la giustizia come un torrente perenne» (Am 5,2123-24). «Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo?» (Is 58,6-7).
Il Messia sarà mandato a portare una nuova esperienza di Dio, ma con essa anche il disarmo, la giustizia per i poveri, la prosperità e la pace.
CCC, 1886-1889CCC 2820CdA, 129
CONFRONTAVAI
[1089]  Di fatto Gesù di Nàzaret, mentre rivela la paternità di Dio, promuove una giustizia più perfetta, che implica fedeltà, sincerità, amore preferenziale per i poveri, riconciliazione con i nemici
nota
Cf. Mt 5,20-48.
; immette nella convivenza umana lo spirito delle beatitudini, che rende umili, miti, misericordiosi e operatori di pace
nota
Cf. Mt 5,3-10.
. La comunione con lui costruisce una nuova solidarietà tra gli uomini, abolisce le discriminazioni della società: «Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28)
Il regno di Dio, pur non essendo di questo mondo, opera in questo mondo. La salvezza messianica si compie nell’eternità, ma comincia nella storia e si manifesta restituendo autenticità e bellezza a ogni dimensione della vita, quella sociale compresa. La Chiesa fin dalle origini è consapevole di aver ricevuto un messaggio che ha rilevanza anche per la società.
CdA, 130
CONFRONTAVAI
CdA 133
CONFRONTAVAI
CdA 155
CONFRONTAVAI
CdA 856-864
CONFRONTAVAI
La dottrina sociale della Chiesa
[1090]  «Per la Chiesa insegnare e diffondere la dottrina sociale appartiene alla sua missione evangelizzatrice e fa parte essenziale del messaggio cristiano, perché tale dottrina ne propone le dirette conseguenze nella vita della società ed inquadra il lavoro quotidiano e le lotte per la giustizia nella testimonianza a Cristo salvatore»
nota
Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 5.
. La Chiesa non è mossa da ambizione di prestigio o di potere, ma unicamente dalla «cura e responsabilità per l’uomo»
nota
Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 53.
, per ogni uomo concreto, amato e redento da Cristo. E dal mistero di Cristo trae la luce per illuminare la vera identità dell’uomo e orientare il suo cammino storico. «La dottrina sociale della Chiesa trova la sua sorgente nella Sacra Scrittura, a cominciare dal libro della Genesi e, in particolare, nel Vangelo e negli scritti apostolici. Essa appartenne fin dall’inizio all’insegnamento della Chiesa stessa, alla sua concezione dell’uomo e della vita sociale e, specialmente, alla morale sociale elaborata secondo le necessità delle varie epoche. Questo patrimonio tradizionale è poi stato ereditato e sviluppato dall’insegnamento dei pontefici sulla moderna “questione sociale”»
nota
Giovanni Paolo II, Laborem exercens, 3.
.
CCC, 2419-2425
[1091] In epoca moderna, guidata dalla sollecitudine per l’evangelizzazione, l’attenzione della Chiesa si è allargata progressivamente a orizzonti sempre più vasti, a fenomeni sempre più complessi. Importanti documenti si sono succeduti con ritmo via via più serrato, in sincronia con i rapidi cambiamenti della società: “Rerum novarum” di Leone XIII (1891); “Quadragesimo anno” di Pio XI (1931); Messaggio radiofonico di Pio XII (1941); “Mater et magistra” (1961) e “Pacem in terris” (1963) di Giovanni XXIII; “Gaudium et spes” (1965) del concilio Vaticano II; “Populorum progressio” (1967) e “Octogesima adveniens” (1971) di Paolo VI; “Laborem exercens” (1981), “Sollicitudo rei socialis” (1987) e “Centesimus annus” (1991) di Giovanni Paolo II.
Le conferenze episcopali e i singoli vescovi hanno contribuito notevolmente all’elaborazione della dottrina sociale della Chiesa. Un apporto rilevante è venuto dagli stessi fedeli laici, particolarmente competenti in campo economico, sociale e politico.
[1092]  Il nucleo centrale della dottrina sociale della Chiesa è costituito da alcune verità di antropologia e di etica cristiana, che corrispondono all’immagine rivelata dell’uomo e alla «sua vocazione terrena e insieme trascendente»
nota
Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, 41.
. Sono principî di valore permanente, fonte inesauribile di ispirazione per costruire una società ordinata. Alla luce di essi il magistero della Chiesa interpreta le situazioni storiche contemporanee in continua evoluzione, denuncia i mali e le ingiustizie, avanza proposte operative per stimolare la ricerca e l’azione dei cristiani laici e di tutti gli uomini di buona volontà
nota
Cf. Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, 3; 41.
. Come si vede, la dottrina sociale non è né un generico appello alla fratellanza, né un progetto globale risolutivo alla maniera delle ideologie
nota
Cf. Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 43.
, ma un segnale che indica la giusta direzione di un cammino sempre aperto di riforma.
L’impegno sociale e politico dei fedeli laici
[1093]  Educare le coscienze è il compito fondamentale della Chiesa. Di questo compito l’insegnamento della dottrina sociale è parte integrante. Spetta poi ai cristiani, singoli o associati, particolarmente ai fedeli laici, inserirsi intimamente nel tessuto della società civile e «inscrivere la legge divina nella vita della città terrena»
nota
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 43.
. Essi operano non a nome della Chiesa, ma con responsabilità propria, nella complessità delle situazioni concrete, sapendo che la fede stessa li obbliga ad assumersi compiti temporali e ad attuarli con coerenza evangelica
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 43.
. Alimentano il loro impegno con la formazione spirituale e culturale e con la preghiera. La carità li muove ad agire secondo una logica di servizio, con la maggior competenza possibile, con attenzione costante alle persone, specialmente a quelle che non contano, agli ultimi. Li fa disponibili al dialogo e alla collaborazione con tutti gli uomini di buona volontà. La speranza li rende tenaci nell’azione, pazienti nella sofferenza, modesti nel successo, aperti a ogni nuova possibilità di bene. Così ciascuno per la sua parte concorre, «con l’energia ricevuta da Dio» (1Pt 4,11), a edificare la città dell’uomo, come concorre a edificare la Chiesa.
È doloroso per la Chiesa dover constatare la divaricazione fra la prassi religiosa e l’azione sociale e politica dei credenti. È preoccupante per un paese dover attraversare una crisi di legalità, diffusa nella classe dirigente e nei comportamenti dei cittadini: concussione, corruzione amministrativa, voto di scambio, evasione fiscale, danneggiamento di strutture pubbliche, assenteismo dal lavoro... Solo da un’assidua opera educativa ci si può attendere una solida coerenza dei credenti e un sano costume di tutti i cittadini.
Servendo l’uomo e la società con la forza della carità e alla luce del vangelo e della dottrina sociale della Chiesa, i cristiani manifestano che Cristo salvatore è presente nella storia e dona un anticipo della salvezza.
CCC, 898-899CCC 909CCC 912
[1094] Il regno di Dio si compie nell’eternità, ma opera già nella storia. La missione evangelizzatrice della Chiesa comprende anche l’insegnamento della sua dottrina sociale.
L’impegno evangelicamente coerente dei fedeli laici nella vita sociale e civile è parte integrante della testimonianza a Cristo salvatore.

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