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CATECHISMO DEGLI ADULTI

Catechismo degli Adulti

Dalla sacralità al sacramento
[729] Tra i valori universali dell’umanità c’è l’amore per cui l’uomo e la donna si cercano e si incontrano, per diventare una coppia e dare origine alla famiglia, cellula prima e vitale della società. Per questa sua rilevanza sociale, leggi e costumi presso tutti i popoli mirano a dargli ordine e stabilità, sottraendolo al capriccio individuale. I riti ne sottolineano spesso la sacralità.
CdA, 1043-1084
CONFRONTAVAI
[730]  Nell’Antico Testamento i profeti assumono il matrimonio come simbolo dell’alleanza di Dio con Israele. Dio è lo sposo sempre fedele; Israele è la sposa spesso infedele. La genuina esperienza di fede ha la poesia del fidanzamento e la dolcezza dell’amore coniugale. L’incredulità, che volta le spalle a Dio per passare agli idoli, ripete la follia dell’adulterio e la vergogna della prostituzione. Gelosia e furore divampano nel cuore dello Sposo divino; ma più grande è la sua misericordia e, malgrado il tradimento, cerca di riportare a sé la sposa: «Ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore... Ti farò mia sposa per sempre» (Os 2,1621). Per quanto riguarda il matrimonio, questo simbolismo viene a dirci che l’amore umano, premuroso e fedele, dei coniugi imita e in qualche modo manifesta l’amore stesso di Dio.
[731]  Gesù prosegue su questa linea. Non a caso compie il primo 18-355.png miracolo per salvare una festa di nozze a Cana di Galilea
nota
Cf. Gv 2,1-11.
. Viene infatti per preparare la festa eterna, in cui egli stesso è lo sposo, e in questa prospettiva anche il matrimonio umano acquista un valore più grande. Gesù ha una buona notizia da dare agli sposi: si apre un nuovo tempo di grazia e per chi crede diventa possibile attuare il progetto originario di Dio sul matrimonio in tutta la sua bellezza. Il divorzio fu accolto a motivo della “durezza di cuore”. L’amore coniugale autentico è dono reciproco, totale, unico, fedele e indissolubile: «All’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto... Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio» (Mc 10,6-911-12). Il matrimonio indissolubile è segno e dono del regno di Dio che viene, come del resto anche la verginità consacrata
nota
Cf. Mt 19,3-12.
. Si tratta di due modi esigenti di vivere la fedeltà alla grazia.
[732]  L’apostolo Paolo sviluppa il messaggio di Gesù alla luce del mistero pasquale: «Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa»; e ora «la nutre e la cura», la purifica e la fa ringiovanire, perché sia «senza macchia né ruga» (Ef 5,25-262729). È uno sposo che ama fino al sacrificio di se stesso e al perdono delle offese.
I coniugi cristiani ricevono il suo Spirito, che li rende capaci di amare come lui ha amato. Sostenuti dalla sua donazione pasquale, possono e devono amarsi come Cristo ama la Chiesa. «L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!» (Ef 5,31-32). I cristiani si sposano «nel Signore» (1Cor 7,39), come sue membra, e il loro matrimonio è elevato a sacramento, segno efficace che contiene e manifesta la nuova alleanza, l’unione di Cristo e della Chiesa. L’amore umano è simbolo di quello di Cristo; l’amore di Cristo è modello e sostegno di quello umano.
Variazioni giuridiche e rituali
[733]  I cristiani dei primi secoli, consapevoli della santità del matrimonio, bandiscono quelle forme di licenziosità che spesso ne accompagnano la celebrazione presso i pagani. Tuttavia continuano a celebrarlo di solito in casa, secondo le formalità civili e le usanze familiari. La comunità ecclesiale si limita ad esercitare una certa vigilanza: «È conveniente che gli sposi e le spose stringano l’unione con l’approvazione del vescovo, affinché il loro matrimonio sia secondo il Signore e non secondo la concupiscenza»
nota
Sant’Ignazio di Antiochia, Lettera a Policarpo, 5, 2.
.
Nella tarda antichità e nel medioevo, la Chiesa interviene specialmente per tutelare la libertà della donna e quella dei poveri, per dare alle nozze trasparenza e certezza. Gradualmente si introducono nuove formalità giuridiche e rituali. A partire dal IX secolo il sacerdote assiste ordinariamente alla dichiarazione del consenso e congiunge la mano destra dei due sposi, dicendo: «Io vi congiungo in matrimonio, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo», o altre formule analoghe. La celebrazione si trasferisce dalla casa al sagrato della chiesa o all’interno di essa. Gli sposi rimangono protagonisti, perché il loro consenso è costitutivo del sacramento. In seguito, il concilio di Trento decreta che il matrimonio si celebri davanti al parroco, o a un suo delegato, e davanti a due o tre testimoni; altrimenti sarà nullo.
Successivamente, in epoca moderna, il rito si svolge in chiesa, ma non riesce ad esprimere adeguatamente la ricchezza di significato e di grazia del sacramento. Anzi, spesso vi si insinua una certa mondanità. Molto opportunamente il concilio Vaticano II stabilisce che venga ordinariamente inserito nel corso della santa Messa e sia riveduto, «in modo che più chiaramente venga espressa la grazia del sacramento e vengano fatti capire bene i doveri dei coniugi»
nota
Concilio Vaticano II, Sacrosanctum concilium, 77.
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[734]  Oggi, nel nostro paese, gran parte delle coppie sceglie il 18-357.pngmatrimonio religioso. Molte di esse però avvertono più la vaga sacralità di un rito che non il valore specificamente cristiano di un sacramento. Ne sono riprova le diffuse opinioni che contrastano con il significato di questo sacramento, ad esempio circa la celebrazione soltanto civile del matrimonio, l’ammissione dei divorziati risposati all’eucaristia, la liceità dei rapporti sessuali fuori del matrimonio. Perché la celebrazione del sacramento sia fruttuosa, occorre che sia preceduta da un serio cammino di fede e che si svolga in modo da costituire essa stessa un’evangelizzazione. La sua piena autenticità comporta un clima di raccoglimento e di festa, senza distinzioni esteriori e senza sprechi, ma con attenzione ai poveri; esige il coinvolgimento dell’assemblea, la piena valorizzazione della liturgia della Parola, la partecipazione attiva degli sposi, la valorizzazione della benedizione nuziale da parte del sacerdote in nome di Cristo e il collegamento dell’alleanza coniugale con l’eucaristia, vertice sacramentale della nuova alleanza.
Partecipi dell’amore sponsale di Cristo
[735] Qual è il significato specificamente cristiano del matrimonio? Porsi questa domanda significa interrogarsi sul dono di grazia proprio di questo sacramento.
Gli sposi sono ministri del sacramento e al tempo stesso coloro che lo ricevono. Con una scelta libera, ispirata dall’amore, l’uomo e la donna si legano l’uno all’altro, impegnando la propria persona e l’intera esistenza: «Io prendo te come mio sposo (mia sposa) e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita»
nota
Sacramento del matrimonio, 28.
. È il consenso nuziale, progetto globale di vita, donazione personale totale, che include come sua espressione propria la reciproca totale donazione dei corpi. I due promettono di essere reciprocamente fedeli per tutta la vita, di amarsi e onorarsi, di accogliere con responsabilità i figli che Dio donerà loro e di educarli nella fede cristiana. Il loro stesso consenso è elevato a sacramento, segno che esprime, contiene e comunica l’amore di Cristo per la Chiesa. Il Signore Gesù dà loro lo Spirito Santo, per renderli capaci di amarsi con carità coniugale, partecipando alla sua donazione pasquale. Li consacra come coppia, non più solo come singoli; li chiama a edificare insieme il regno di Dio, modellando la loro comunione di vita sulla nuova alleanza di Dio con il suo popolo. Il matrimonio cristiano è una specifica vocazione alla santità, all’interno della comune vocazione battesimale; è una modalità della sequela di Cristo.
CdA, 1055-1056
CONFRONTAVAI
Carità coniugale
[736] Dal rito sacramentale deriva il vincolo coniugale permanente, che è dono e legge nello stesso tempo, alleanza stabile e fonte sempre nuova di grazia. Esige di essere vissuto consapevolmente come amore oblativo, fedele, indissolubile, totale cioè comprensivo di spirito e corpo, unico cioè esclusivamente riservato ai due, fecondo cioè aperto ai figli. Vivendo da veri consacrati secondo la loro vocazione, i coniugi cercheranno di superare la logica dell’individualismo egoista e si dedicheranno ciascuno al bene dell’altro. Penseranno prima a dare che a pretendere. Anzi non coltiveranno eccessive aspettative nei confronti dell’altro, ricordando che solo Dio può saziare pienamente il nostro desiderio di amore e che le nozze umane sono solo un segno e un anticipo delle nozze con Dio. La fedeltà può diventare crocifissione; può esigere grande generosità di servizio e di perdono; ma il cristiano sa di non essere mai solo a portare la croce. Il sacramento non dispensa dalla fatica, ma la rende sensata e possibile. Perché esso sia fruttuoso, occorre un cammino spirituale di coppia: preghiera, ascolto della parola di Dio, partecipazione all’eucaristia, gesti di attenzione reciproca, dialogo assiduo.
La coppia cristiana non rimane chiusa nel rapporto a due; si apre all’accoglienza e all’educazione dei figli; si consacra al loro bene. Insieme con i figli si apre al rapporto con le altre famiglie, con la comunità ecclesiale e con la società civile. Così la famiglia cristiana, fondata sul battesimo e sul sacramento del matrimonio, diventa «immagine ridente e dolce della Chiesa» e traduce in esperienza vissuta la sua vocazione ad essere come una «Chiesa domestica»
nota
San Giovanni Crisostomo, Omelie sulla Lettera agli Efesini, 20, 5-6. Cf. Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 11.
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CdA, 1056
CONFRONTAVAI
Situazioni difficili e irregolari
[737] La complessità, la mobilità, il pluralismo culturale e religioso della odierna società si ripercuotono in misura rilevante sul matrimonio.
Sono sempre più frequenti i matrimoni misti, tra cattolici e cristiani 18-358.pngdi altre confessioni, e i matrimoni interreligiosi, tra cattolici e seguaci di religioni non cristiane. È necessario un prudente discernimento e un’adeguata preparazione. Occorre in particolare una verifica riguardo alla concezione del matrimonio e un’ampia informazione sulle convergenze e divergenze delle diverse tradizioni religiose, etiche e culturali. La parte cattolica deve ottenere anche la dispensa dal proprio vescovo.
Tra i matrimoni invalidi, non sono rari quelli per mancanza di pieno consenso e per incapacità psichica, oltre che per altri impedimenti comunemente conosciuti: età immatura, consanguineità, affinità, impotenza fisica, comportamento delittuoso ecc. Quando emergono fondati indizi, bisogna procedere a una verifica con l’aiuto di consulenti qualificati. L’eventuale dichiarazione di nullità del tribunale ecclesiastico non è da confondere con il divorzio: altro è riconoscere che un matrimonio non è mai esistito e altro è distruggere un matrimonio valido.
Aumenta il numero dei coniugi separati. Hanno bisogno di un’attenzione premurosa da parte della comunità cristiana. Possono essere ammessi ai sacramenti, se non ricercano il divorzio e il matrimonio civile, se si pentono dei propri torti e sono disponibili a perdonare quelli altrui, e fanno quanto è in loro potere per ristabilire la convivenza.
I divorziati non risposati, se sono responsabili della divisione, devono pentirsi e cercare di riparare, per quanto è possibile, il male compiuto; se invece hanno subìto il divorzio e rimangono fedeli ai loro doveri familiari, sono in piena comunione con la Chiesa.
I divorziati risposati a volte finiscono nell’indifferenza religiosa; altre volte rimangono vicini alla Chiesa e desiderano essere ammessi ai sacramenti. Gli sposati solo civilmente rifiutano o rimandano il matrimonio religioso per vari motivi, come la perdita della fede, l’ignoranza del significato cristiano del matrimonio, il bisogno di fare un esperimento, le pressioni dell’ambiente. I conviventi si mettono insieme senza alcun riconoscimento pubblico, né religioso né civile; spesso rifiutano di prendere un impegno reciproco definitivo.
Queste ultime tre situazioni sono oggettivamente le più gravi. Coloro che si trovano in una di esse, finché non si convertono, non sono in piena comunione con la Chiesa: perciò non possono essere ammessi alla riconciliazione sacramentale e alla comunione eucaristica, né fungere da padrini o essere membri di consigli pastorali o responsabili di attività ecclesiali. Però appartengono ancora alla Chiesa: è importante che preghino, ascoltino la parola di Dio, partecipino alla Messa, compiano opere di carità, educhino cristianamente i figli. I sacerdoti e gli altri fedeli della comunità siano loro vicini; abbiano per loro amicizia e rispetto; preghino per loro e li esortino a confidare sempre nella misericordia del Signore. Da una parte bisogna affermare con chiarezza la verità del matrimonio cristiano; dall’altra evitare di giudicare le coscienze e saper comprendere le difficoltà concrete. Amore alla verità e amore alle persone devono andare insieme.
CdA, 467
CONFRONTAVAI
[738] «Voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa... Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!» (Ef 5,2532).
Il patto matrimoniale tra i cristiani è stato elevato a sacramento: significa, contiene e comunica l’amore di Cristo per la Chiesa, in modo che gli sposi siano capaci di amarsi con carità coniugale.

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