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CATECHISMO DEGLI ADULTI

Catechismo degli Adulti

Il carisma di Pietro
[531]  Il collegio dei vescovi succede a quello degli apostoli; il vescovo di Roma succede a Pietro. Da lui eredita il compito di confermare i fratelli nella fede, il carisma della “roccia”, che dà coesione e stabilità a tutta la Chiesa: «Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli» (Lc 22,31-32).
Durante la vita pubblica, Gesù ha dato a Simone il nuovo nome di Pietro
nota
Cf. Gv 1,42.
e gli ha promesso uno speciale ruolo di guida con la triplice metafora della pietra, delle chiavi e del legare e sciogliere. Dopo la risurrezione, lo costituisce suo primo testimone: «apparve a Cefa e quindi ai Dodici» (1Cor 15,5)
nota
Cf. Lc 24,34.
. Lo fa pastore di tutto il gregge: «Pasci i miei agnelli... Pasci le mie pecorelle» (Gv 21,15-16).
CCC, 551-553CdA, 204
CONFRONTAVAI
Il vescovo di Roma successore di Pietro
[532]  Pietro, nella prima comunità di Gerusalemme, è sempre in prima fila come protagonista, nel prendere la parola a nome di tutti gli apostoli, nel compiere le guarigioni miracolose, nel punire gli indegni, nel confermare le conversioni, nell’ammettere i pagani, nell’affermare la libertà cristiana di fronte alla legge mosaica.
Pietro e Paolo, «le più grandi e le più giuste colonne», portano a compimento la loro testimonianza a Roma, dove versano il sangue per Cristo «insieme a una grande moltitudine di eletti»
nota
San Clemente di Roma, Lettera ai Corinzi, 5, 1-2; 6, 1.
. Per questo la Chiesa di Roma «presiede alla carità»
nota
Sant’Ignazio di Antiochia, Lettera ai Romani, Prologo.
, e con essa, «per la sua più alta autorità apostolica, deve accordarsi ogni Chiesa, cioè i fedeli di qualsiasi parte», perché attraverso la successione dei suoi vescovi «la tradizione, che è nella Chiesa a partire dagli apostoli, e la predicazione della verità è giunta fino a noi»
nota
Sant’Ireneo di Lione, Contro le eresie, 3, 3, 2.
. «Dalla discesa del Verbo incarnato verso di noi, tutte le Chiese cristiane sparse in ogni luogo hanno ritenuto e ritengono la grande Chiesa che è qui[a Roma]come unica base e fondamento, perché, secondo la promessa del Salvatore, le porte degli inferi non hanno mai prevalso su di essa»
nota
San Massimo il Confessore, Opuscoli teologici e polemici, Lettera scritta da Roma.
.
CCC, 194CCC 834
Visibile principio di unità
[533]  Il vescovo di Roma, erede della testimonianza di Pietro, «è il perpetuo e visibile principio e il fondamento dell’unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 23.
. Impersona l’unità del collegio episcopale; manifesta e promuove quella della Chiesa.
Il primato del papa implica una potestà piena, suprema e immediata su tutta la Chiesa. Quando come supremo maestro definisce la dottrina della fede, implica anche il dono dell’infallibilità
nota
Cf. Concilio Vaticano I, Pastor aeternus, 1, 3; 1, 4 - DS 3064; 3074.
. In lui si concentra il carisma della verità del collegio episcopale e della Chiesa. Anche quando insegna da solo, si fa voce dei suoi fratelli ed esprime la fede già vissuta dal popolo di Dio e da lui interpretata con la speciale assistenza dello Spirito Santo. «Dove è Pietro lì è la Chiesa»
nota
Sant’Ambrogio, Commento ai Salmi, 40, 30.
.
CdA, 620
[534] Il papa eredita il compito che Gesù ha assegnato a Pietro: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt 16,18-19).

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