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CATECHISMO DEGLI ADULTI

Catechismo degli Adulti

Il grande segno
[74]  In fatto di fede c’è chi si contenta di un sottile pragmatismo: 2-46.pngafferma di credere semplicemente perché lo trova bello, significativo, gratificante. Non basta però che un messaggio sia funzionale ai nostri bisogni, perché sia vero. La fede cristiana è risposta motivata e ragionevole a Dio che ci viene incontro e in qualche modo lascia trasparire la sua presenza nella storia. Ma cosa ha di così rilevante la vicenda di Israele e della Chiesa, perché si possa vedere in essa una speciale manifestazione di Dio? Non presenta forse luci e ombre come ogni altra vicenda umana?
[75]  È vero: in questa storia, per chi non vuol vedere, c’è abbastanza oscurità; ma c’è anche abbastanza luce per chi vuol vedere
nota
Cf. B. Pascal, Pensieri, 430.
. Al centro di essa sta la figura di Gesù di Nàzaret, che irradia in ogni direzione la forza della verità e dell’amore: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14). Cristo è il grande segno di Dio; egli è il rivelatore e nello stesso tempo il motivo di credibilità della rivelazione. Egli completa la rivelazione e ne conferma l’autenticità con la sua stessa presenza, con le parole e le opere, con i miracoli, con la sua morte e risurrezione, con la manifestazione dello Spirito Santo nella comunità dei credenti
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 4.
.
Storicità di Gesù
[76]  Riguardo al carattere storico della rivelazione cristiana, occorre innanzitutto sottolineare che Gesù di Nàzaret non è un’idea, ma una persona concreta. Lo confermano anche documenti di 2-45.pngprovenienza ebraica e pagana. Ma sono in sostanza i quattro Vangeli a farcelo conoscere nella sua vicenda personale, nella sua azione e nel suo insegnamento. Occorre allora chiedersi se ci si può fidare dei Vangeli: non potrebbe trattarsi di racconti leggendari?
I quattro Vangeli hanno valore storico, in quanto riferiscono fedelmente le opere e le parole di Gesù, ripensate alla luce degli eventi pasquali sotto l’influsso dello Spirito Santo
nota
Cf. Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 19.
. Essi sono espressione della fede degli evangelisti e della prima comunità cristiana; ma questo non impedisce di considerarli fonte sicura di informazione, perché la fede cristiana si caratterizza proprio per il suo radicarsi nella storia.
La fede cristiana incontra Dio in un uomo in carne ed ossa, visto con gli occhi, udito con gli orecchi e toccato con le mani
nota
Cf. 1Gv 1,1.
; suppone la conoscenza diretta o almeno la parola di testimoni attendibili; è consapevole che, senza avvenimenti garantiti da solide testimonianze, sarebbe vuota illusione. Al credente interessa non solo la perenne attualità salvifica, ma anche la memoria fedele. Di fatto i Vangeli, sebbene non intendano offrire una biografia completa, raccolgono una selezione di fatti e detti di Gesù, ritenuti importanti per il loro significato salvifico e sufficienti ad assicurare una base alla fede nel Figlio di Dio e alla comprensione globale del disegno divino.
[77]  Alla figura storica di Gesù si risale attraverso una verifica attenta, 2-48.pngarticolata in fasi successive: confronto tra le edizioni antiche dei Vangeli, nei papiri e nei codici, per stabilire il testo autentico; studio delle redazioni, per mettere in luce la forma letteraria e la teologia degli evangelisti; esame delle tradizioni utilizzate, per individuare la loro forma più arcaica; controllo delle informazioni in base ad alcuni criteri di attendibilità storica.Si tratta di un cammino a ritroso, attraverso il quale ci si rende conto di come i dati originari furono selezionati, sintetizzati, interpretati e ordinati secondo le esigenze della predicazione nelle varie comunità, ma sempre con la preoccupazione e la convinzione di essere fedeli alla memoria di Gesù e con la garanzia dei responsabili e dei testimoni oculari. Prima di scrivere, si avvertiva l’esigenza di compiere accurate ricerche e di vagliare le testimonianze
nota
Cf. Lc 1,1-4.
: questa preoccupazione di fedeltà trova riscontri nell’esattezza del quadro geografico, storico e sociale. Si sapeva distinguere l’insegnamento di Gesù da quello dei discepoli: così si spiega perché siano stati conservati modi espressivi del Maestro non più usati dalla Chiesa, come “regno di Dio” e “Figlio dell’uomo”, e viceversa non siano stati posti sulla sua bocca problemi molto sentiti nella Chiesa primitiva, ma da lui non trattati esplicitamente, come ad esempio il rapporto tra cristiani di origine ebraica e cristiani di origine pagana.
Possiamo essere sicuri che i Vangeli ci consentono di raggiungere la figura storica di Gesù nei suoi lineamenti principali, nelle costanti del suo insegnamento e della sua prassi, nei momenti cruciali della sua vita pubblica, nella sua assoluta originalità.
Singolarità di Gesù
[78] La figura di Gesù è così singolare che nessuno avrebbe potuto immaginarla, se non si fosse imposta da sé. Gesù è diverso dai grandi uomini religiosi: non manifesta incertezze, non si riconosce peccatore; parla e opera con una sicurezza e un potere senza pari. Identifica concretamente se stesso e il proprio agire con la presenza di Dio e la venuta del suo regno; rivendica un’autorità superiore a quella dei profeti; si considera decisivo per la salvezza, esigendo dedizione incondizionata.
CdA, 213
CONFRONTAVAI
Eppure queste pretese esorbitanti non risultano odiose in lui, perché vive totalmente al servizio del Padre e degli uomini, dimentico di sé, fedele fino alla morte in croce: «Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,45). Chiama Dio «Abbà» (Mc 14,36), con una familiarità che nell’ambiente giudaico appare insolita e audace, ma nello stesso tempo è consapevole di dipendere da lui in tutto, come Figlio grato e obbediente.
Verso i peccatori manifesta una misericordia senza limiti, provocando lo sdegno della gente pia e osservante. Si commuove per ogni miseria e sofferenza, operando numerosi miracoli. Tuttavia rimprovera duramente gli ipocriti ed è estremamente esigente riguardo all’amore di Dio e del prossimo.
«Mai un uomo ha parlato come parla quest’uomo!», risposero le guardie del tempio a chi le biasimava perché non avevano proceduto al suo arresto (Gv 7,46). Il messaggio di Gesù risponde alle aspirazioni segrete dell’uomo, pur criticandone il comportamento usuale; illumina la grandezza e la miseria della condizione umana; promette la salvezza eterna e promuove le salvezze storiche; supera l’Antico Testamento pur rimanendo in continuità con esso; risulta attuale in ogni ambiente e cultura; appare sublime e semplice, senza sforzo intellettuale, spontaneo come un’esperienza vissuta.
CdA, 166
[79]  Gesù è unico. Già durante la vita pubblica, la gente si poneva a suo riguardo un problema che non avrebbe senso per i comuni mortali: «Chi è dunque costui?» (Mc 4,41). E lui stesso sollevava l’insolita domanda: «Chi dite che io sia?» (Mc 8,29).
CdA, 214
CONFRONTAVAI
a sola risposta adeguata è quella che hanno dato i discepoli, appena 2-49.pngconclusa la sua vicenda terrena. È una risposta del tutto imprevedibile in un ambiente rigidamente monoteista: Gesù di Nàzaret, il Crocifisso, è il Messia Signore, che siede alla destra di Dio. Per il mondo religioso ebraico era una bestemmia e una follia inconcepibile; ma i primi cristiani, benché si trovassero in ambiente ebraico e fossero ebrei essi stessi, ebbero il coraggio di proclamare pubblicamente questa fede, in mezzo a contrasti e persecuzioni. Che cosa dava loro forza e sapienza per un messaggio così nuovo? Ripetevano a tutti di aver visto Gesù risuscitato dai morti: lo avevano visto in molti, più volte e in diverse circostanze. Non potevano tacere quello che avevano visto e udito
nota
Cf. At 4,20.
: erano stati conquistati da Cristo; la loro vita era cambiata. Questa testimonianza riempie le pagine del Nuovo Testamento e appare seria e credibile a chiunque sia libero da pregiudizi, disposto a lasciarsi mettere in questione e a convertirsi.
CdA, 289
Presenza continua
[80]  Secondo il Nuovo Testamento, il Signore risorto continua ad essere presente nella comunità dei credenti con la potenza dello Spirito Santo, fino alla fine del mondo. Tale presenza è nascosta, ma si manifesta indirettamente attraverso molti doni dello Spirito, in particolare la perseveranza nella fede e nella retta dottrina, la santità della vita e la forza dei miracoli, perché la Chiesa sia segno pubblico ed efficace della salvezza.
[81] Se consideriamo le infinite contraddizioni del pensiero umano, è sorprendente che in quasi duemila anni la Chiesa, pur sbagliando e correggendosi in molte cose, sia rimasta sempre fedele alla verità rivelata nella sua professione di fede, malgrado abbia subito, nelle diverse epoche, pressioni culturali, sociali e politiche di ogni genere.
[82]  Ancor più, data la fragilità dell’uomo, meraviglia il fenomeno della santità eroica. Sebbene i credenti risultino in gran parte mediocri e peccatori, tuttavia in ogni epoca, in situazioni e forme diverse, si rinnova la sublime testimonianza di numerosi cristiani totalmente rivolti a Dio e ai fratelli. Nei santi «Dio rivela vividamente agli uomini la sua presenza e il suo volto»
nota
Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 50.
, perché solo dall’alto può venire la forza che rende possibile l’eroismo permanente, la gioia che il mondo non conosce, capace di alleggerire le fatiche e di illuminare la sofferenza e la morte.
[83]  Parimenti, in ogni epoca, fino ai nostri giorni, continuano a verificarsi nel nome di Gesù «guarigioni, miracoli e prodigi» (At 4,30), come agli inizi. Molte volte si tratta di fantasie popolari; spesso però sono fatti così ben documentati da escludere ogni ragionevole dubbio e riconosciuti scientificamente inspiegabili, in quanto comportano trasformazioni eccezionali e istantanee nell’organismo umano e nella natura. È sorprendente che simili fatti avvengano costantemente in circostanze religiose, in connessione con il Cristo e secondo la sua promessa.
[84] Ci sono ombre e luci nella storia del popolo di Dio; ma è con Gesù di Nàzaret che bisogna fare i conti, non con le deficienze vere o presunte dei suoi seguaci. Nella personalità unica del Cristo si concentra un insieme coerente di segni parziali, che vanno a costituire un solo grande segno, in cui è ragionevole riconoscere la mano potente e misericordiosa di Dio.
[85] È ragionevole credere, perché Gesù Cristo è il grande segno luminoso della presenza e dell’amore di Dio, convergenza di numerosi segni parziali, che emergono nella storia del popolo di Dio.

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